LuSH-101, un piccolo test drive

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Software

LuSH-101 ovvero la ricostruzione in virtuale del glorioso Roland SH-101, con “qualche” feature in più. Delle caratteristiche del “neonato” di casa D16 se n’è parlato approfonditamente in quest’articolo, ragion per cui quello che andremo ad effettuare in questo nostro nuovo appuntamento è giust’appunto un “giretto sulla giostra” assieme a questo prodotto per toccare con mano le sue potenzialità, verificare i suoi eventuali margini di miglioramento e apprezzare i suoi punti di forza.

Di Antonio Antetomaso

FIGURA1

 

Per fare questo, vi propongo il seguente tour guidato:

● Un’analisi con lente di ingrandimento delle varie sezioni di cui si compone l’interfaccia del plugin;

● Un giudizio (strettamente personale e legato all’esperienza di utilizzo in una DAW);

● Una piccola demo “casareccia” composta da tre video in cui cercherò di mostrarvi come lavora il prodotto, compatibilmente con le caratteristiche hardware/software della mia postazione DAW;

Indossate il berretto rosso, stringete la fascia bianca attorno al braccio, mettetevi in fila indiana e puntate gli occhi al cartello “ACM” così da non perdervi, si parte.

Iniziamo dalle basi, la fruibilità: il prodotto è distribuito come plugin VST o AU. Non esiste nessuna versione standalone o RTAS, almeno non per il momento. Quindi se volete godere delle meraviglie di questo synth dovete “accattarvi” una DAW compatibile con uno di questi protocolli (Cubase, Logic, Live, Reaper, etc.). E’ un limite? Non saprei rispondervi, io lo uso sempre con una DAW, ma c’è da dire una cosa: D16 afferma “the only synth you need”; verrebbe da pensare automaticamente ad una versione standalone da usare “chiavi in mano”. E invece…pazienza.

Installato il prodotto, attivato e caricata una bella traccia di tipo virtual instrument a cui assegnare il plugin, il prodotto si avvia in tutta la sua imponenza e in tutto il suo sapore analogico mostrando l’interfaccia di seguito.

 

FIGURA2

 

Ovviamente i pallocchi non sono inclusi, ma sono stati aggiunti dal sottoscritto per consentirvi di identificare rapidamente le zone su cui muoversi, dato che i controlli non sono pochi. Lente d’ingrandimento alla Sherlock Holmes, analizziamole nel dettaglio, iniziando dalla sezione più in alto.

In essa sono presenti i controlli che consentono di gestire i global presets, le configurazioni timbriche, cioè, che tengono uso delle combinazioni dei layers offerti. I controlli sono quelli più comuni: browsing, salvataggio e richiamo. Al centro dell’interfaccia predomina la sezione di gestione degli 8 layers offerti. Ciascun layer altro non è che una particolare configurazione timbrica del plugin, corredata con effetti e miscelata insieme alle altre mediante la sezione mixer.  E’ ovvio che più layers aggiungo maggiormente complesso e ricercato sarà il timbro finale e, cosa da non sottovalutare, assai maggiore sarà il consumo di risorse.

Tornando al discorso “layering”, mediante i controlli offerti è possibile abilitare ciascun livello, inibirne/abilitarne le modifiche, metterlo in mute o in solo e così via. Cosa importante, di ogni layer è possibile regolare il canale MIDI, conferendo allo strumento una multitimbricità ad 8 parti, di fatto. Come pure, ogni layer può essere assegnato ad una zona precisa della tastiera (vedremo come in seguito) creando degli split molto efficaci. Diciamo che la sezione layering è un vero punto forte del plugin e, se vogliamo, è questa prerogativa che lo fa staccare di brutto dalla controparte analogica reale.

FIGURA3

 

Oltre al knob del volume (estrema destra) di cui non vado a parlare per non offendere la vostra sensibilità, gli altri tre pulsanti mostrano le altre due sezioni dell’interfaccia. La sapiente sezione di mixing:

FIGURA4

e l’efficacissima nonchè usabilissima modulation matrix:

FIGURA5

Le sezioni in basso influenzano il layer corrente. In particolare la prima offre la possibilità di:

● Impostare l’uscita audio desiderata, il canale MIDI e la zona di tastiera che innesca la timbrica selezionata per il layer corrente;

Selezionare il timbro desiderato scegliendolo dal mare di preset offerti e categorizzati;

● Impostare la polifonia desiderata (da non sottovalutare, specie quando si usano parecchi layers), azionare e dosare il portamento per timbri monofonici, abilitare e regolare l’unisono di più voci;

● Inserire e regolare uno tra gli effetti a disposizione dell’utente;

● Regolare volume, intonazione e panning del layer in uso.

FIGURA6

La seconda sezione può essere definita il cuore del plugin: oscillatori, filtro e arpeggiatore/gater. Relativamente agli oscillatori, questi sono stati programmati in perfetta analogia con la macchina originale.

FIGURA7

Due oscillatori e altrettante tipologie di forme d’onda a disposizione: quadra a simmetria variabile e rampa ascendente AKA dente di sega. Tutto qui? E che ci faccio con due oscillatori? Beh un sacco di cose, specie se arricchiti con altre features come:

1. Sub oscillatore offrente le seguenti forme d’onda: quadra, rampa ascendente e impulsiva. Le forme d’onda quadra e rampa sono disponibili una o due ottave sotto la frequenza degli oscillatori principali;

2. Pulse Width Modulation mediante i due oscillatori a bassa frequenza (LFO1 e LFO2) o mediante i due inviluppi (ENV1 e ENV2);

3. Supersaw (in perfetto stile JP-8000), ad arricchire e rendere più “fat” l’unica dente di sega a disposizione. Ricordiamo brevemente che la supersaw altro non è che una forma d’onda ottenuta dalla somma del segnale di base con altre sue copie lievemente “shiftate” in frequenza;

4. Rumore bianco, rosa e marrone, con relativo slider di dosaggio;

5. Possibilità di detuning degli oscillatori;

6. HardSync degli oscillatori. Per realizzare questa funzionalità, LuSH-101 usa un oscillatore secondario che agisce come slave, per ciascuna delle due forma d’onda principali. Sono presenti controller per modificare la frequenza dell’oscillatore slave rispetto a quella del relativo master e per miscelare la forma d’onda originaria con il risultato dell’operazione di hard sync, una vera chicca.

7. Pitch modulation, ancora mediante LFO o inviluppi

Niente male, sinusoide e triangolare a parte, direi che c’è tutto l’occorrente per fare un bel po’ di male al nostro impianto di mixaggio. Andiamo avanti con un’altra chicca, tra l’altro non presente nello strumento originale: l’arpeggiatore/gater.

FIGURA8

Prima prerogativa potentissima: l’arpeggiatore NON è condiviso tra i layers. Ogni livello ha il proprio arpeggiatore indipendente e indipendentemente regolabile. Ovviamente ogni cosa ha il suo prezzo…vi lascio immaginare quello in questione.

Senza entrare troppo nel dettaglio, direi che i controlli tipici di un arpeggiatore ci sono tutti:

● Modalità di arpeggio (up, down, random…);

● Numero di ottave coperte;

● Numero di ripetizioni della sequenza per ciascuna ottava coperta;

● Hold delle note premute con diverse modalità;

● Velocità dell’arpeggiatore in sessantaquattresimi;

● Regolatore dello shuffle per la sequenza generata;

● Due file di LED per escludere/includere le note da suonare nella sequenza e per legarle insieme (rispettivamente riga superiore e riga inferiore)

Da notare la modalità chord,che, se innescata, trasforma l’arpeggiatore in GATER: premendo un accordo sulla tastiera, l’arpeggiatore le suonerà tutte simultaneamente in un singolo step. Ovviamente tutto ha senso se è stata impostata una adeguata polifonia.

Passiamo alla sezione di filtraggio:

FIGURA9

Due filtri, un passa alto di cui è possibile regolare solo la frequenza di taglio e un ben più ricco filtro multi modale risonante. I controlli sono quelli consueti:

● Frequenza di taglio;

● Indice di modulazione ad opera dei due inviluppi e dei due LFO;

● Indice di modifica della frequenza di taglio in funzione dell’altezza della nota premuta;

● Risonanza;

● Indice di modulazione della risonanza ad opera del secondo inviluppo e/o del secondo LFO

Da notare la modalità operativa SH-101 che che simula in modo fedele le non linearità della controparte analogica, a patto di un maggior consumo di risorse naturalmente. Passiamo all’ultima sezione, le sorgenti di modulazione:

FIGURA10

Anche in questo caso, i controlli sono quelli canonici. Da sinistra verso destra:

1. Slider di dosaggio dell’azione del controller di pitch bending su frequenza degli oscillatori e frequenza di taglio del filtro principale;

2. Slider di dosaggio dell’azione della modulation wheel su frequenza degli oscillatori e frequenza di taglio del filtro principale;

3. Selezione della sorgente di modulazione che governa l’amplificatore;

4. Generatori di inviluppo 1 e 2 rispettivamente. Ciascun generatore è controllato dai canonici parametri ADSR;

5. Oscillatori a bassa frequenza 1 e 2, per i quali è possibile regolare la forma d’onda desiderata e il rate, abilitare la sincronizzazione con il clock MIDI, il keyboard tracking e la modalità mono e selezionare la modalità di reset.

Prima di passare ai giudizi (strettamente personali), vi elenco gli effetti messi a disposizione degli utenti su ogni singolo layer:

● Chorus

● Flanger

● String ensemble

● Phaser

● Vowel filter

● Distortion

● Decimator

● Tremolo

Sono presenti poi tre effetti globali da gestire con i canonici meccanismi di send/return: riverbero, delay e chorus. Ciascuno di essi offre una decina di presets pronti all’uso ed è accessibile dalla sezione mixer.

FIGURA11

Domanda di rito: HOW DOES IT SOUND? Nulla da dire sulla generazione timbrica, i suoni sono veramente di alta qualità. Il plugin è poi versatilissimo, capace di passare da timbriche calde e avvolgenti a leads acidi e penetranti, a sequenze articolate e assolutamente non banali.

Funzionale l’interfaccia e molto evocativa della controparte analogica.

Ottima la gestione del midi learn, con la possibilità di salvare la propria configurazione e di impostarla come il default, per cui, se avete un buon controller, potete governare senza problemi ogni singolo aspetto dello strumento. I punti di forza sono da ricercarsi, come accennato, nel layering e nell’arpeggiatore indipendente. Il punto di debolezza, a mio avviso, è nella domanda di risorse che è inevitabilmente (per come è stato concepito il prodotto) alta. Per usare al meglio tutti i layers avete bisogno almeno di un processore I7 con le alette e le minigonne, senza contare la presenza di un’ottima scheda audio.  Come meravigliarsi, d’altronde? Uno strumento così potente che non fa uso di campioni ma calcola tutto in tempo reale mediante la CPU deve per forza di cose essere dato in pasto ad un hardware adeguato.

Per darvi un’idea, io posseggo un normalissimo iMac del 2009 con processore Intel Core Duo da 3.06 Ghz con 4 GB di RAM e corredato con una M-AUDIO Fast Track Ultra e….NON VADO OLTRE I 3 LAYERS, pena fastidiosi glitches e gracchi. Comunque anche in configurazione base, diciamo così, il prodotto saprà regalarvi belle soddisfazioni, questa è una certezza. Per averlo dovete sborsare 149 sesterzi. Cosa buona e giusta, NIENTE DONGLE!! Vi lascio con tre video in cui, a dispetto della poca complicità del mio hardware e assolutamente senza nessuna velleità artistica, cerco di mostrarvi la qualità timbrica e il modus operandi offerti dal prodotto.

Schermata 01-2456318 alle 11.41.31

Sound programming

Schermata 01-2456318 alle 11.43.08

Sound layering

Schermata 01-2456318 alle 11.44.47

Split programming

Felici oscillazioni a tutti.

Tags: , , ,

Trackback from your site.

Comments (18)

  • nICO

    |

    Solo una nota riguardo l’arpeggiatore dichiarato assente nello strumento originale: nell’sh 101 originale è presente sia un’ arpeggiatore up, down, up/down, che un sequencer digitale a 100 step!

    Reply

    • Antonio Antetomaso

      |

      Ops, piccola svista. Grazie della segnalazione.
      Antonio.

      Reply

      • Antonio Antetomaso

        |

        Comunque non c’era la possibilità di commutarlo in modalità GATER vero?
        Grazie.

        Reply

        • nICO

          |

          Be sicuramente questo qui è più evoluto dell’originale..

          Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    probabilmente, pensavano che arpeggi e sequenze sarebbero ricadute sulle spalle della DAW ospite… 😉

    Reply

  • marco

    |

    Scusate la domanda,ma leggo sul sito ad inizio pagina http://www.d16.pl/lush-101 che è compatibile rtas ma in fondo alla pagina ,come dice il “Maestro” leggo solo VST-AU….

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      magari, hanno aggiornato le compatibilità strada facendo, o magari si è trattato di una svista nello scrivere il testo…

      in ogni caso, le specifiche tecniche “ufficiali” dovrebbero far fede… :-)

      Reply

      • Antonio Antetomaso

        |

        Scusami, io sul sito leggo:

        OS: 10.6.x or 10.7.x
        CPU: Intel based 2.8 Ghz with SSE (i7 based 3.4 GHz recommended)
        RAM: 1 GB (1.5 GB recommended)
        Software: AU or VST host (32bit or 64bit)

        mentre RTAS è in roadmap (tra l’altro la prima tappa, dalla figura in alto), quindi significa che ci sarà un giorno non precisato, ma ancora non c’è. E difatti, scaricando la demo ed installandola non c’è traccia del plugin per Pro Tools.

        Reply

        • marco

          |

          ah ecco mi pareva,certo che è veramente singolare che non esca anche la versione per una della daw più diffuse….

          Reply

          • Antonio Antetomaso

            |

            Sai che però non è il primo prodotto per il quale non viene fornito RTAS o comunque non di primo acchitto? Probabilmente questo è indice del fatto che il mercato sta propendendo di più verso altri prodotti DAW come Logic o Cubase, ritenendo Pro Tools pur sempre un’ottima piattaforma ma meno diffusa nel mondo “end consumer”. In fondo come dar torto, Pro Tools si è aperto al mercato come sola soluzione software da poco tempo. Prima c’erano solo le piattaforme hardware/software basate su questo prodotto, ma era tutt’altra storia essendo esse rivolte per lo più agli studi di registrazione.

            Reply

          • Giovanni

            |

            proverò!

            Reply

  • Giovanni

    |

    Dite quello che vi pare ma dai demo si sente molto chiaramente la sua virtualità…

    Reply

    • Antonio Antetomaso

      |

      Guarda, io sinceramente penso che un prodotto come questo vada suonato piuttosto che ascoltato su Youtube. Puoi avere l’impianto audio migliore che vuoi ma Youtube, specie ai prodotti virtual analog, non rende giustizia.

      Ti suggerisco di scaricare la demo e provarla con una buona scheda audio, specie se hai una workstation potente. Non ne rimarrai affatto deluso, è una certezza.

      Reply

      • Antonio Antetomaso

        |

        Tieni conto anche di una cosa: il mio iMac purtroppo ha un Intel Core duo. Con un prodotto del genere, per usare un commento alla romana, semplicemente più di tanto NUJAFA’!!! Non sono andato oltre i tre layers e gli effetti….proprio lo stretto stretto indispendabile.
        Ripeto, se hai una macchina potente è un prodotto che può darti belle soddisfazioni.

        Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    più in generale – e quindi, ancora più pericoloso dal punto di vista delle valutazioni – occorre non dimenticarsi che quando si “cerca di capire” come suona un plug-in, in realtà si finisce per essere influenzati dalla gestione del sound engine operata dall’eventuale programma “ospite”; poi dalla scheda audio che è usata (nativa, residente o esterna) nel computer, poi dalle coppia di monitor in cui si sente il tutto – o da cui, magari con una ripresa microfonica della telecamera (non è questo il caso…), è stato catturato l’audio

    per di più, c’è sempre un’inquietante conversione audio applicata dal motore YT… ricordo che, nei mesi scorsi, sono diventato PAZZO per risolvere un problema di controfase che usciva solo dopo che il video era caricato in rete: il file sorgente era perfetto, la sorgente audio era perfetta, il montato definitivo era perfetto…. l’ascolto YT (su diverse macchine, da IP diversi, era in controfase). Ho caricato quattro volte il video e alla fine mi sono arreso: è rimasto con la controfase

    ora, senza dare la colpa agli ufo o alle voci aliene che danno comandi imperiosi, è comunque probabile che LuSH suoni meno autentico della macchina autentica; però, il problema è che noi ascoltiamo una macchina autentica che ha 30 e passa anni di uso/abuso sulle spalle: come si sarà comportata quando era nuova nuova? :-)

    è un problema che, prima o poi, dovremo iniziare ad accettare…

    (poi, un plug-in può essere scritto bene o meno bene…)

    Reply

    • Giovanni

      |

      Secondo me bisognerebbe distinguere tra macchine e macchine…un Prophet 5 è una cosa un Roland SH-101 indubbiamente un altro, dal punto di vista del suono dopo tanti anni.
      Poi la questione è un altra, quanto risulti digitale (cioè per quello che intendo io un suono con la presenza di determinate frequenze nel suo spettro) un plug-in o meno. E nel caso specifico, non vorrei essere perentorio, ma mi pare che non ci siano dubbi.

      Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    GIovanni, la perentorietà è sinomimo di temperatura che sale e – sinceramente – non mi sembra il caso, visto che qui nessuno sta cercando di vendere un prodotto invece di un altro… 😉

    detto questo, così come in analogico ci sono differenze timbriche tra due progetti di taglio diverso, di struttura diversa e di “filosofia” differente, è ovvio che ci saranno analoghe differenze tra due sistemi virtuali – se non altro perchè fanno riferimento a modelli timbrici differenti.

    nel caso del LhSH, il modello è uno strumento che, da sempre, ha suonato diverso dalle classiche “grassezze statunitensi”, quindi non ha senso paragonarlo a determinati archetipi timbrici.

    ancora: in base a quali esperienze di ascolto sei arrivato ad una valutazione così negativa del prodotto? voglio sperare che non siano solo gli ascolti in rete, se non altro per non dover combattere contro troppe variabili…

    quello che ti consiglio è di scaricare il demo del prodotto, fargli fare un giro sulla tua struttura e valutare/confrontare in base al funzionamento delle tue casse e della tua scheda audio.

    alla fine, probabilmente, il suono non ti convincerà lo stesso, ma potrai dire di averlo verificato in un “ambiente non ostile”.

    a presto

    Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');