Lennar Digital Sylenth1 Polyphonic VSTi Synthesizer – Seconda parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software

Prima di tirare le somme, concludiamo la panoramica delle funzioni previste all’interno di Sylenth1.

Di Enrico Cosimi

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La tastiera

Ovviamente, Sylenth1 non ha bisogno di una tastiera virtuale per suonare: con il piano roll o con un qualsiasi controller esterno, si può/si deve lavorare per inserire le note necessarie. Comunque, nella fascia bassa della schermata è riprodotta la tastiera virtuale e il grappolo dei comandi necessari alla sua personalizzazione.

E’ quindi possibile controllare l’escursione del Pitch Bend e visualizzare, attraverso rappresentazione dinamica l’eventuale movimento della Mod Wheel; si può inserire la logica Mono Legato, per evitare non solo l’esecuzione polifonica, ma anche il retrigger degli inviluppi a meno di non staccare le singole note.

Con il regolatore di Portamento, si definisce la velocità di transizione/integrazione tra una nota e l’altra, potendo contare sulla modalità Normal o Slide; nel primo caso, il portamento agisce solo durante l’esecuzione legata; nel secondo, il Portamento è sempre attivo, con legato o meno.

 

Schermata 03-2456738 alle 18.53.50

Arpeggiator

L’arpeggiatore di Sylenth1 è più articolato del normale circuito riscontrabile in altri sintetizzatori (hard o soft che siano) e condivide diverse funzioni con il comportamento che ci si aspetterebbe da uno step sequencer; dal momento che ciascun suono ha diritto al proprio arpeggio, è facile immaginare come questo possa portare alla costruzione di vere e proprie librerie di comportamenti timbrici articolati in “micro sequenze di arpeggio” con cui simulare tanto il venerando comportamento della compianta TB-303, quanto altre strutture di automazione nei confronti delle note MIDI interpretate dall’esterno.

Come funziona l’arpeggiatore? E’ presto detto…

Un arpeggio può essere personalizzato nelle sue regolazioni di Time (da 1/1 a 1/64, per la durata del singolo step); Gate (la percentuale di legato o staccato all’interno dello stesso step); Wrap, la “chiusura in loop” delle note prese in considerazione per l’arpeggio (si possono prendere in esame da 1 a 16 note, tra tutte quelle eseguite “nel tempo” dal musicista… oppure, si può rinunciare al limite di Wrap e ricevere indifferenziatamente tutte le note ricevute). Con il parametro di Octave, si definisce per quante ottave deve essere esteso l’arpeggio (da 1 a 4).

L’arpeggiatore condivide, sotto l’ombrello del parametro Mode, diversi comportamenti di scansione/interpretazione delle note ricevute; è possibile arpeggiare in modalità Up, Down, Up/Down 1 e 2, Down/Up 1 e 2, Random, Ordered, Step e Chord. I comportamenti sono auto esplicativi: le duplicazioni di modo sono inerenti alla diversa interpretazione delle note terminali (ripetute o meno); gli unici dubbi rimangono a proposito dei comportamenti Step Seq e Step Chord.

Con Step Seq, l’arpeggiatore viene convertito in un sequencer a otto passi, ciascuno configurabile con le opzioni sotto elencate; con Step Chord, ovviamente, tutte le note eseguite sono riprodotte in accordo senza suddivisione in arpeggio.

La personalizzazione dell’arpeggiatore in modalità Step ne permette l’uso come micro sequencer: ci sono sedici celle (visualizzate in due blocchi da 8) di valori offset personalizzabili e applicabili alle note ricevute; per ciascuna di esse, è quindi possibile definire/sovrapporre un valore di Transpose (+(/- 24 semitoni applicati alla nota eseguita sulla tastiera);  Key Velocity, che può essere statico, forzato sul numero deciso dal musicista, ridotto al minimo – per non suonare la nota, producendo una pausa – o interpretato alla luce di cinque metodi differenti. Panico, paura, terrore? Ne avete ben donde…

La Key Velocity può:

  • essere letta direttamente dal valore Key eseguito dal musicista con le dita sulla tastiera;
  • essere congelata in Hold su un unico valore dinamico interpretato con l’ultma nota premuta ed “esportato” per tutti gli step ritenuti degni di omogeneizzazione;
  • specificato nota per nota, step by step, scrivendo i rispettivi valori nelle 16 celle disponibili;
  • essere elaborato in Step+Key attraverso miscelazione del valore estratto dalla nota il valore scritto nella griglia;
  • essere elaborato in Step+Hold attraverso miscelazione di quanto letto dalla sequenza e dall’abilitazione di Hold.

Oltre al controllo d’intonazione (Pitch) sugli oscillatori e all’articolazione (Gate) sugli inviluppi, è possibile ruotare l’uscita dell’Arpeggiator/Step Sequencer nei suoi valori di Key Velocity come sorgente di modulazione. In questo modo, si può influenzare qualsiasi parametro ritenuto significativo all’interno della programmazione di patch.

 

In uso

Sylenth1 può essere fatto suonare in maniera molto tradizionale (basta limitarsi a regolare oscillatore filtro e amplificatore per simulare vecchie glorie del passato), o molto articolato (basta implementare il meccanismo di Arpeggio/Step Sequencer), o – ancora – molto “pesante”, spendendo polifonia e clonazione di voci da sfruttare in spread, detune e sfasamento.

Fintanto che ci si limita all’impiego più semplice, il gioco è gratificante, ma non si va più lontano di quanto si potrebbe prevedere ad una prima occhiata; quando, invece, si inizia a premere sul pedale della sovrapposizione in unison, le cose diventano molto più interessanti, per la caratteristica di massiva densità timbrica ottenibile con patches altrimenti banali. Intendiamoci: non è l’unico programma che permette la veloce realizzazione di suoni hover adatti a conquistare l’intero mixaggio (basterebbe ricordare, a questo proposito, la letale efficacia di Massive by Native Instruments…), ma – di sicuro – Sylenth1 riesce a convertire la semplicità d’utilizzo in un valore aggiunto con cui produrre velocemente le timbriche efficaci richieste dal brano “sotto composizione”.

Allo stesso modo, spremendo l’arpeggio e la sequenza, si può creare un mondo di comportamenti bass line che fremono per essere sincronizzati al BPM di sistema. Provare per credere.

 

 

 

 

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