Jump. Linee guida e variabili

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Tutorial

Gli ottoni sintetici che caratterizzano Jump, la hit dei Van Halen del 1984, vennero originariamente realizzati con l’OB-X di Oberheim, capostipite della fortunata serie OB rilasciata a partire dal 1979.

Di Jacopo Mordenti

L’architettura relativamente semplice dell’OB-X, realizzata peraltro in dominio puramente analogico, fa sì che tali ottoni siano replicabili senza eccessive difficoltà su numerosi sintetizzatori attualmente in produzione: vediamone i punti chiave.

Oscillatori

Abbiamo bisogno di due forme d’onda a dente di sega, ergo di due oscillatori a cui demandare, indipendentemente l’uno dall’altro, la generazione di un medesimo segnale. E’ fondamentale che le due forme d’onda siano leggermente scordate fra loro: intervenendo specularmente sull’intonazione fine degli oscillatori otteniamo un timbro ricco e movimentato.

Filtro

Il segnale degli oscillatori deve attraversare un filtro passa-basso con pendenza di 12 db per ottava, il cui punto di cutoff va modulato attraverso un inviluppo ADSR. I parametri in gioco vanno regolati con discrezione: al fine di evitare una certa nasalità, il cutoff deve attestarsi su valori elevati, mentre la resonance su valori moderati; onde non perdere l’impatto dell’attacco, la profondità di modulazione dell’inviluppo non deve essere eccessiva e/o il tempo del segmento di attack dell’inviluppo deve essere piuttosto breve.

Ampiezza e effetti

Una volta filtrato, il segnale attraversa l’amplificatore, a sua volta modulato da un inviluppo ADSR: non abbiamo bisogno che l’ampiezza del timbro cambi nel tempo, dunque ci basta regolare al mimino il valore di attack e al massimo quello di decay e sustain; quanto al release ci attestiamo su di un valore appena più che minimo, onde evitare disturbi collaterali. Il timbro, di per sé già pronto, può essere infine affidato a una sezione effetti: possiamo ad esempio ricorrere a un chorus per conferire – pur sempre con discrezione – maggiore spessore e spazialità al suono.

Variabili

Il margine di personalizzazione è ampio. In termini di architettura di sintesi standard, possiamo ricorrere a una leggera modulazione del pitch degli oscillatori attraverso un LFO, così da movimentare impercettibilmente il segnale. Possiamo poi attivare un terzo oscillatore, se disponibile, regolandone l’intonazione un’ottava sotto – o un’ottava sopra – quella degli oscillatori principali: avendo l’accortezza di impostarne l’ampiezza su valori modesti, quello che otterremo sarà un timbro ancora più d’impatto. Possiamo inoltre adottare un filtro passa-basso con una pendenza maggiore, ricalibrando su di essa i valori del caso, o addirittura un filtro con funzionamento inverso: optare per un passa-alto con cutoff al minimo e resonance pronunciata significa di fatto sollecitare le frequenze basse del segnale. In ogni caso, buon divertimento.

Motif XF

La generazione di Motif XF fa perno esclusivamente sulla lettura di campioni, ergo il nostro punto di partenza sarà individuare il multisamples più opportuno: a meno di non ricorrere a propri campioni ah hoc, si può optare ad esempio per OB Saw (1373), da utilizzare nei primi due degli otto Element che costituiscono una Voice. Trovare un filtro passabasso all’altezza non sarà un problema: oltre a LPF12 abbiamo a disposizione per ogni element LPF18, 18S, 24D e 24A fra cui scegliere. Quanto agli effetti, sarà sufficiente indirizzare gli Element 1 e 2 al blocco Insertion A o B per processarli con un algoritmo di modulazione : con G Chorus, ad esempio. Le ampie risorse ancora a disposizione – 6 element e buona parte della sezione effetti – lasciano un significativo margine di personalizzazione e arricchimento.

V-Synth XT

V-Synth XT ci consente di scegliere, per generare il segnale di cui abbiamo bisogno, fra la lettura di un campione e la generazione via algoritmo: non avendo necessità della tecnologia di lettura Variphrase, scegliamo questa seconda strada. Possiamo spendere entrambi gli oscillatori di una patch, scegliendo fra SAW, LA SAW, HQ SAW; possiamo in alternativa optare per una SUPERSAW, avendo cura di regolarne con discrezione il detune: guadagneremo un oscillatore libero da utilizzare eventualmente in seguito. All’interno dell’ampio parco di filtri COSM possiamo scegliere fra TVF12 o 24. La generosa sezione effetti ci mette a disposizione numerose  modulazioni: scegliamo ad esempio l’algoritmo Hexa Chorus, all’interno del banco MFX. Le risorse a disposizione per arricchire ulteriormente il timbro sono ampie: possiamo andare dalla sottile modulazione del pitch degli oscillatori tramite un LFO con forma d’onda CHAOS, fino alla drastica adozione – magari in cascata – di filtri COSM come SBF1, 2 e COMB.

PC3

La V.A.S.T. implementata in PC3 ci permette di generare il segnale sia accedendo ai multisamples residenti in memoria, sia ricorrendo agli oscillatori KVA: optiamo per quest’ultima scelta, mettendo mano alla parziale modularità della macchina. Posto come un Program possa arrivare a contare 32 layer, ci basterà far confluire il layer 1 nel layer 2 attraverso il cosiddetto cascade mode: il primo layer fungerà da generatore (ospitando ad esempio un DSP da 4 blocchi come SUPER SAW o TRIPLE SAW), il secondo da filtro (ospitando un 2 POLE LOWPASS da 2 blocchi, o un 4 POLE LOWPASS W/SEP o un 4 POLE MOGUE LP da 4 blocchi). La sezione effetti, articolata in catene, permette di scegliere fra numerosissime modulazioni: Dense Chorus può rappresentare un buon punto di partenza. Il margine di personalizzazione, data l’estrema flessibilità della V.A.S.T. quanto a DSP e routing del segnale, è pressoché sterminato. Una logica molto simile è alla base della sezione effetti: anche qui possiamo di fatto costruire la modulazione che riteniamo più efficace, concatenando fra loro più blocchi effetto.

Fantom G

Fantom G lavora esclusivamente a partire dalla lettura di multicampionamenti: a meno di non ricorrere a propri campioni, per generare il segnale di cui abbiamo bisogno possiamo rifarci a una delle saw contenute nella memoria ROM (locazioni 1258-1281), da far riprodurre indipendentemente dai primi due dei quattro Tone che costituiscono una Patch; in alternativa possiamo spendere un unico Tone a cui assegnare una delle supersaw (1071-1079). Ogni Tone dispone di un suo stadio di filtraggio, al quale facciamo ospitare l’algoritmo LPF. Possiamo agevolmente arricchire il segnale risultante ricorrendo alla sezione effetti: nel banco MFX/PFX troviamo numerose modulazioni, fra cui ad esempio Space-D. Non manca la possibilità di personalizzare il timbro: posto come disponiamo di due (se non tre) ulteriori Tone, possiamo mettere mano ai dodici tipi di struttura con i quali variare architettura e interazione dei Tone 1-2 e 3-4, ricorrendo all’occorrenza a booster e ring modulator. Anche altri algoritmi di filtraggio possono risultare efficaci: possiamo optare, nell’economia dei singoli Tone, per LPF2, LPF3 o PKG, oppure ricorrere a valle ai filtri disponibili nel banco effetti MFX/PFX.

Tags: , , , , , ,

Trackback from your site.

Comments (5)

  • synthy

    |

    interessante, avrei detto una quadra a simmetria variabile ed una saw trattandosi di ottoni, ah beata ignorance….
    quindi sull’andromeda useresti il filtro B, quello multimodo a 12 db vero?

    Reply

  • Jacopo Mordenti

    |

    Nulla vieta di sostituire una delle due saw, o piuttosto di aggiungere – se la macchina lo consente – un terzo oscillatore un’ottava sotto o sopra. La stessa elasticità si può applicare alla pendenza del filtro 😉

    Il timbro di Jump ha in effetti due pregi: essere noto pressoché a tutti, e essere la quintessenza del concetto di bread&butter. La marmellata, dato ciò di cui sono capaci le macchine attualmente in commercio, mettiamocela noi!

    Reply

  • Gianni

    |

    Jacopo! Bellissimo leggerti in queste pagine :-)
    Un forte abbraccio e complimenti.

    Reply

  • alberto

    |

    i motif generazone xf un giudizio sincero e cristallino da parte di enrico cosimi mi sarebbe molto utile grazie enrico alberto cb.

    Reply

  • Maurizio Fiori

    |

    Sarebbe molto interessante vedere una serie di articoli di questo genere…l’analisi dei suoni synth di brani famosi, la struttura di sintesi degli strumenti, come riprodurli sui sintetizzatori odierni…mi rendo conto però che essendo ahimè assente da queste pagine da mesi sono l’ultimo a poter fare delle richieste…:-(

    Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');