Brutemachine! – Come trasformare il MicroBrute in una drum-machine 

Written by Francesco Bernardini on . Posted in Gear, Tutorial

Microbrute è un piccolo sintetizzatore monofonico prodotto da Arturia che sta incassando un discreto successo sia per la fascia di prezzo in cui si colloca che per il fatto di possedere, nonostante tutte le limitazioni del caso, una sua personalità vera e propria in grado di farlo “saltare fuori” dal solito sound. Credo che questo sia in larga misura merito del comparto di filtraggio, che suona “diverso” dal solito fin dalle prime pernacchie che si tirano fuori dallo strumento.

Di Francesco Bernardini

microbr

Un’altra caratteristica saliente è la presenza di un essenziale – quanto efficace – sequencer interno. La possibilità di registrare pattern di note e (importantissimo) di pause ci consente da subito di giocare a fare Moroder a Berlino; un knob è dedicato al rate (velocità) del sequencer e tutti i controlli di segnale (inviluppo, frequenza del filtro etc.) sono sincronizzabili con il rate del sequencer stesso e/o con l’LFO (tramite selettore sull’LFO stesso + matrice CV), il quale  ci fornisce le tre classiche forme d’onda: pulse, saw e triangle.

Proprio l’attenzione alla sincronizzazione (per quanto  basilare) che il synth denota mi ha portato a sperimentarne un utilizzo “ritmico”. Entra in gioco l’ingresso audio del MicroBrute, che consente di processare un qualsiasi segnale esterno tramite le sezioni di amplificazione e filtro del sintetizzatore. Avevo già sfruttato questa possibilità per sopperire alla mancanza di un generatore di noise, per esempio, inviando un segnale di rumore bianco dal pc al synth e mixandolo con quello dell’oscillatore, per dare “spazio” a qualche turbolenza timbrica.

Qui, invece, useremo lo stesso canale di input sincronizzandolo con il sequencer del sintetizzatore per processare un groove di batteria, al fine di “impossessarci” della ritmica di partenza e di poterla manipolare solo ed esclusivamente tramite il synth, il suo filtro, il suo inviluppo ed il suo sequencer, nonchè di poterla missare (ovviamente) con la voce stessa dell’oscillatore interno.

 

Cosa faremo in pratica

Invieremo al sintetizzatore un groove di batteria di cui conosciamo con certezza il tempo in BPM, mentre sul sequencer del MicroBrute imposteremo un pattern che costituirà una “griglia ritmica” che andrà a sovrapporsi al groove in ingresso sull’input audio. Sincronizzando il sequencer dello strumento con il tempo del groove in ingresso si otterrà l’apertura dell’amplificatore ad ogni note-one del sequencer a tempo con il groove stesso: questo determinerà l'”ossatura” del groove, che passerà poi per l’inviluppo e per il filtro, consentendoci di determinarne lo “swing” e di decidere quali frequenze passare o meno. Sincronizzando poi la rate del filtro con la rate del sequencer sarà possibile ricavare forme ritmiche completamente differenti da quelle in ingresso e passare da una all’altra in modo fluido e “vivo”, creando un sound simile a quello di dischi tipo “The Fat of the Land” dei Prodigy (ma senza doverci tingere i capelli di verde).

 

Cosa serve

Un Arturia Microbrute, un PC con un qualche software in grado di mandare MIDI Clock al synth (una qualsiasi DAW dovrebbe farlo), un groove di batteria (o qualcosa del genere) da mandare all’ingresso audio del sintetizzatore.

La cosa migliore sarebbe mandare un loop di batteria dalla stessa DAW che manda il MIDI Clock al synth, in modo da avere la sincronia perfetta quando si preme PLAY sul trasporto, ma per fare questo c’è bisogno di una scheda audio che abbia almeno un’uscita oltre a quella master, per ributtare il segnale sul synth. Io qui uso Linux e una Focusrite con 2 input e 4 output, uno dei quali ributta l’audio dal pc nel sintetizzatore (lo screenshoot qui sotto mostra il routing audio/MIDI di Ladish).

 

ladish

Per quanto riguarda il loop, qui uso Hydrogen (una drum machine open source senza molte pretese che si trova anche per Windows) con un piccolo loop di due misure per quattro battute; ad ogni modo, qualsiasi maniera di mandare un loop audio al sintetizzatore, anche un mp3, va bene, basta essere sicuri del BPM a cui si muove e cercare di farlo partire “a tempo” (anche se si ottengono interessanti risultati sfasando il battere/levare nell’ingresso).

Un compressore aiuta molto quando si smanetta con il feedback a livelli estremi e un delay potrebbe fornire nuovi spunti (ma lavorando a BPM decisamente più rilassati rispetto a quello dell’esempio).

Nel video che trovate in fondo a questo articolo,  è stato usato un compressore+riverbero Lexicon per dare un po’ di spazio ed aggiustare la dinamica (stiamo sempre parlando di batteria…): ho tenuto l’effetto statico in modo da non comportare grandi stravolgimenti del segnale, ma usandone l’ingresso MIDI per sincronizzarlo con tutto il resto si potrebbe raggiungere un risultato decisamente più simpatico :)

Ovviamente, si può usare qualsiasi plugin software perverso che si abbia sotto mano, non solo per comprimere e riverberare ma anche per distorcere, tagliare, granularizzare, stocasticizzare secondo catene Markoviane, invocare Satanasso etc… etc…

Per il resto, non serve altro.

 

Setup

La cosa principale è agganciare il BPM del nostro groove di batteria al BPM del sequencer interno del Microbrute: settiamo il sync dello strumento su “Auto” o “ext” tramite il software Arturia Connection (o inviando un control-change adeguato via MIDI) e assicuriamoci che la DAW che stiamo utilizzando sia configurata per fungere da MIDI Clock Master. Io utilizzo Ardour sotto Linux e non credo che a qualcuno interessi il dettaglio della configurazione, ad ogni modo si vede bene dallo screenshoot poco sopra e non cambia molto rispetto ad Ableton o simili.

Una volta che il Microbute “vedrà” il midiclock e il suo sequencer interno sarà agganciato al BPM impostato nella DAW, tramite il knob “rate” sarà possibile selezionare lo “step” con cui il seq seguirà il clockmaster alla stessa maniera di come il knob “rate” dell’LFO aggancia il BPM del sequencer stesso :)

Altra cosa: colleghiamo l’out della scheda (o del mixer, o di quello che è) da cui uscirà il groove di batteria “pulito” all’ingresso ext del MicroBrute. Attenzione: occorre controllare che il segnale abbia un minimo di amplificazione o si sentirà troppo basso; è possibile regolare il volume in input agendo sul simpatico knob “a scomparsa” a fianco dell’input jack.

Una volta collegato l’ingresso, premendo un tasto sul synth (ovvero aprendo l’amp) dovrebbe sentirsi il segnale del groove. Facendo partire il sequencer, dovremmo sentire il loop continuo; per iniziare lo faremo passare “pulito”: tutti i knob relativi alla voce dell’osc vanno chiusi, il filtro sta su LP con cutoff aperto e l’inviluppo è settato in modo da lasciare praticamente sempre aperto l’amp (occhio al knob relativo all’Env Amount). In queste condizioni il groove di batteria dovrebbe essere abbastanza distinguibile. Dovremmo esserci.

 

Giochiamo

Succede che per esempio, un banalissimo groove cassa-rullante-charleston di 4/4 entra nel MicroBrute a 140 BPM. Impostando un sequencer che picchi tre volte e faccia una pausa per poi ricominciare da capo (tanto per dire), possiamo “far passare” solo delle “terzine” (i guru del formalismo ritmico mi passino questa porcata); queste verrano poi processate dalla sezione di filtraggio, che cadrà – ad esempio – a metà del tempo rispetto al sequencer e farà in modo che la prima terzina sia “chiara”, la seconda “scura” e la terza chissà…

Il divertente è che sfruttando i tre diversi tipi di filtraggio (hp, bp, lp) è possibile selezionare abbastanza accuratamente le frequenze ritmiche da passare, e tramite il feedback (il cosiddetto “BruteFactor”) è possibile ottenere transienti d’attacco generati sostanzialmente dal filtro stesso, i quali vanno a colorare il suono fino a stravolgerlo e a restituire qualcosa di completamente diverso dal loop d’ingresso.

Unendo questo alla voce dell’oscillatore – in particolar modo giocanco con l’overtone – si può ottenere qualcosa che ricorda quel muro ritmico “basso-batteria-distorsione” che la faceva da padrone in tutte quelle produzioni inglesi anni ’90 tipo Chemichal Brothers et simila.

A questo punto, giocando con i controlli di filtro, di quantità di inviluppo su filtro (l’env amount) e sul tipo di maschera impostata nel sequencer (se puramente “ritmica” o anche armonica, giocando con le note e sul track del filtro sulla frequenza delle stesse) è possibile manipolare il loop originario fino a stravolgerlo completamente utilizzando solo ed esclusivamente i controlli forniti dal MicroBrute.

Qui sotto, nel video (realizzato senza troppe pretese),  si dovrebbe intuire il succo del discorso.

Schermata 01-2457048 alle 20.30.39

Tags: , , ,

Trackback from your site.

Comments (10)

  • Bruno DC

    |

    Bell’articolo Francesco ! adesso che ho visto (e sentito) il video mi è venuta ancor di più la voglia di provare questa tecnica alternativa e molto interessante !
    Ciao

    Reply

    • frabb

      |

      prova a passarci un ritornello, un loop di qualche tipo, e a prenderlo con una loopstation per poi lavorarlo sincronizzando i parametri degli effetti… io ci ho sbattuto dentro un pezzo di un’intervista a Glenn Gould e ci sarebbe da farci una traccia completa :)

      Reply

  • DanieleB.

    |

    Salve io sto tentando di provarci con ableton ma non riesco.Ho una scheda audio edirol Ua-25.Pero’ quando da ableton faccio partire la clip di batteria il segnale della scheda audio che rimando nel microbrute è tutto distorto.Non ottengo lo stesso effetto…in parole povere.Temo di star sbagliando configurazione.

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      devi entrare in un ingresso di linea, e NON in uno microfonico…
      poi, devi controllare, in base alla scheda che stai usando, di aver regolato correttamente l’ascolto tra segnale in ingresso e playback “di sistema”

      Reply

  • DanieleB.

    |

    Il Microbrute entra nell input 1 della Ua-25.Da Ableton ho selezionato in midi sync le opzioni relative al microbrute.Riceve il clock da ableton. Ora prendo Output Della Ua 25 e lo ributto nel ext audio del microbrute.Setto tutto ma…devo essere impedito mi sa.Cmq grazie almeno mi spingete a provarci.

    Reply

  • DanieleB.

    |

    Dopo 4 ore di tentativi mi arrendo per stasera.Temo di esser stato colto da troppo entusiasmo.Forse mi mancano le basi.Sulla mia scheda audio usb ho due ingressi audio.Uno x microfono uno x chitarra.Il microbrute l ho messo nell input 2 e ascolto il suo segnale dalla uscita cuffie con direct monitoring attivo…Dietro la schedo ci sono 2 uscite output.! coppia a jack tipo chitarra.L altra coppia tipo rca.Da questa uscita rca entro nel microbrute audio ext.Sono riuscito ad ottenere qualcosa di carino ma credo di esser troppo principiante.Non capisco come regolare ascolto tra segnale in ingresso e playback di sistema.Grazie x l ispirazione.Domani riprovero dopo aver letto i basilari.

    Reply

  • frabb

    |

    Ciao Daniele, ho dato un’occhiata alla tua scheda audio…. allora:
    1 – come colleghi l’uscita RCA posteriore al bruto? Usi un semplice cavetto a Y o cosa? In linea di principio dovrebbe essere corretto usare l’uscita che stai usando, ma occorre che il segnale abbia un minimo di amplificazione perchè il bruto lo possa “sentire”.
    2 – puoi controllare il volume in ingresso nel bruto usando il knob a scomparsa vicino all’input. Mettilo a metà, spara il campione sulla DAW, tira giu tutti i knob del bruto relativi all’oscillatore, metti il filtro su LP, apri il potenziometro del cutoff al massimo e tira giù completamente quello della resonance. Per sicurezza apri il knob “ENV amount” (dico quello posto subito sotto il knob della resonance) a circa le ore 9:00
    3 – occhio all’inviluppo, mettilo in modo che l’amp resti aperto

    ora prova a pigiare un tasto sul bruto: dovresti sentire “passare” più o meno solo il suono del campione che hai mandato in loop sulla daw.
    Fammi sapere se ci siamo :)

    Reply

  • DanieleB.

    |

    Sono ormai 6 ore che sto godendo come un riccio grazie all ispirazione che mi avete dato.Ad un certo punto ho deciso di togliere la cuffia dalla Ua25 e di entrare nella cuffia del microbrute.E finalmente ho sentito il loop di batteria pulito filtrato e inviluppato e già godevo…poi è partito il sequencer e ….sono stato in trance orgasmica fino ad ora.Ora mi domando..ma se faccio uscire il microbrute dalla cuffia e lo mando al mixer con l impianto buono non è che arriva il vicino e mi prende a calci?Grazie mille x le idee che avete.
    P.S.Se mi spiegate xche’ solo ascoltando dalla cuffia del microbrute ottengo il segnale pulito..vorrei capire a sto punto come usare il Direct Monitor delle cuffie della Edirol Ua25.

    Reply

  • frabb

    |

    è semplice, stai usando il direct monitorig, ergo senti quello che entra nella scheda bypassando la daw :)
    Il motoring diretto in questo tipo di schede è utile per esempio se entri nella scheda stessa da un mixer dal quale esce il suono già pronto per essere registrato. In questo modo per esempio hai la possibilità di controllare sempre “empiricamente” il segnale pulito/processato dalla daw. Ma se usi il pc un po’ per tutto, diciamo coi soft synth e i plugin a palla su ableton e simili, devi semplicemente chiudere il direct monitoring :)
    ciao e buone drummate :)

    Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');