BOTPF: Step Sequencer – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Che significa BOTPF? Con il massimo rispetto per Don Henley, l’acronimo deve sciogliersi come: Building Of The Perfect Beast, in questo caso la ricerca del meccanismo più cattivo, più complesso, più performante che possa essere assimilato alla categoria degli Step Sequencer. Nel corso di questi appuntamenti, cercheremo di capire come e perchè talune apparecchiature che rientrano in questa categoria possano o non possano funzionare secondo i desideri del musicista e – peggio ancora – perchè vengano prese talune decisioni al momento del loro progetto.

Di Enrico Cosimi

CHADABE

Come dicevamo tempo addietro, a proposito dello splendido ARP Step Sequencer, un sequencer analogico è un apparecchio che permette la memorizzazione “analogica” di un ristretto numero di valori con cui controllare parametri ritenuti significativi all’interno della catena di sintesi; se la sequenza di 8, 12, 16 o più valori è inviata all’intonazione dell’oscillatore, diventerà una sequenza di note; se è inviata al guadagno di un amplificatore, diventerà una sequenza di accenti e così via.

Nella sua accezione più semplice, come al solito lavorando all’interno del Clavia Nord Modular G2, la più sfiziosa piattaforma modular virtual analog reperibile in giro – con una certa fatica, viste le lungimiranti politiche commerciali del Nord Europa… – lo Step Sequencer è una scatola che, per ciascuno delle  possibili 16 sedici locazioni di memoria, permette di definire un valore di step (programmabile utilizzando il piano roll)  e uno stato on/off di step (programmabile con i tastini quadrati bicolore, allineati verticalmente con i regolatori di step.

01 seq

La conferma On/Off può essere impostata su funzionamento Trigger o Gate (cioè, un impulso che conferma lo start dell’evento o una tensione che dura quanto l’evento e che, in due eventi adiacenti, viene fusa in un’unica tensione prolungata).

Le due uscite quadrate blu e gialla convogliano rispettivamente le informazioni di nota-CV e di articolazione-Gate/Trigger.

02 seq

In questo modo, la gestione più semplice del mondo, per controllare intonazione e articolazione di un sintetizzatore è quella riportata nell’immagine qui sopra.  Analizziamo con calma l’illustrazione, traducendo il claviese in linguaggio tecnico più generico:

  • struttura di sintesi – colonna di destra: il segnale prodotto dall’oscillatore D1 entra (cavo rosso verticale) nell’ingresso del VCA incorporato all’interno del modulo Env ADSR sottostante; quest’ultimo si occupa dell’articolazione di livello, permettendo il controllo del VCA interno attraverso l’inviluppo ADSR incorporato;
  • il segnale “articolato” dell’oscillatore moltiplicato l’inviluppo è collegato (cavo rosso in verticale) alle due uscite Left e Right dello strumento… per la gioia dei vicini;
  • lo step sequencer sulla sinistra è caricato con 16 valori di nota abbastanza casuali; il loro valore d’intonazione raggiunge (cavo blu) la porta Pitch dell’oscillatore;
  • l’uscita di Trigger del sequencer è collegata (cavo giallo) all’ingresso Gate dell’inviluppo ADSR. Nell’illustrazione soprastante, nessuno dei sedici step è abilitato all’esecuzione… sono tutti in Trigger Off.

 

Aggiornamenti e migliorie

Così come è strutturata, la patch non funziona perchè: a) manca una sorgente di clock che faccia avanzare lo step sequencer; b) nessuno step è abilitato all’esecuzione. Provvediamo immediatamente e vediamo, qui sotto, il risultato delle modifiche…

03 seq

La sorgente di Clock, sulla sinistra dell’illustrazione, è collegata all’avanzamento degli step (ingresso Clock) e quindi trascina il sequencer facendolo avanzare inesorabilmente; ogni quattro quarti, il segnale di Sync si occupa di resettare il sequencer – può sembrare una precauzione ridondante, ma ci permetterà, in un eventuale futuro di complessità programmatoria, di tornare sempre alla base ogni chiusura di battuta… non si sa mai.

Diversi step della sequenza sono stati abilitati alla condizione di Nota On (lo si scopre vedendo la differente colorazione dei quadratini accesi sotto ogni step); in questa condizione, i passi 1, 3, 4, 5, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 15, 16 suonano, i passi 2, 6, 10, 14 sono in pausa. Il risultato ritmico è la classica cavalcata tu tu-tu tu tu-tu tu di antica memoria.

Ma c’è un problema non da poco: la durata estremamente limitata dell’impulso di trigger (nell’ordine di qualche millisecondo) non è sufficiente a garantire la corretta esecuzione della traiettoria d’inviluppo; in pratica, la sequenza di note suona come una sequenza di… pernacchiette cortissime e inutilizzabili in contesto melodico.

04 seq

L’unico modo per risolvere il problema è relativo alla modifica della curva d’inviluppo: innescando tempi di Decay e Release significativamente lunghi, si garantirà all’amplificatore (sotto controllo ADSR) il tempo necessario per far apprezzare le note contenute in ciascuno step della sequenza.

Le regolazioni suggerite nell’immagine qui sopra possono – senza troppa fantasia – risultare efficaci.

05 seq

 

Problemi, problemi e ancora problemi

L’immagine qui sopra fa riferimento a una modifica inevitabile: per meglio apprezzare il comportamento dello step sequencer, si programma al suo interno una melodia (meglio: una scala diatonica maggiore) facilmente riconoscibile nella sua integrità melodica. Tutti gli step sono aperti, tutte le note suonano inesorabilmente, scandite come sedicesimi in base alla velocità di Clock programmata nel modulo omonimo (in questo caso, 120 BPM).

Ma, se premiamo una qualsiasi nota sulla tastiera, magari per trasporre la sequenza (sommando alle intonazioni del sequencer un offset definito premendo Do, o Mi, o Sol sulla tastiera), scopriamo con orrore che il gate di tastiera distrugge l’effetto ritmico dello step sequencer, ovvero, il Gate On prolungato proveniente dalla tastiera prende il sopravvento sul treno d’impulsi di Trigger prodotti dallo step sequencer.

Allo stato attuale, l’unico modo per salvare capra e cavoli sembra essere suonare a tempo, cioè impartire i cambi di tonalità dalla tastiera cercando di incastrarsi ritmicamente tra l’inesorabile treno di sedicesimi.

E’ proprio vero? non ci sono altre soluzioni? Lo scopriremo la prossima volta.

Intanto, ragionateci sopra e (piccolo suggerimento) studiate con attenzione l’interfaccia utente dell’Envelope Generator di Clavia… c’è un tastino magico che, facendo riferimento ad una normalizzazione, potrebbe risolvere le cose con pochissimo sforzo.

Alla prossima.

 

 

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Comments (2)

  • valex

    |

    grazie ENRICO per questo interessante tutorial…Essendo un utilizzatore stra felice del Nord g2 ho imparato che ha delle immense potenzialita’ sia a scopo didattico/teorico che sperimentali .è una fonte incredibile di idee e di cultura musicale
    alex

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  • Enrico Cosimi

    |

    yuk yuk, con il NMG2 si possono fare cose allucinanti… :-)

    Reply

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