Arturia PolyBrute Polyphonic Analog Synthesizer

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Mancava solo quello nel catalogo Arturia e, tra gli addetti ai lavori, si discuteva sulla data di presentazione: il polifonico analogico francese offre sei voci la cui struttura è strettamente imparentata con quella del MatrixBrute (ma non mancano le differenze) con diverse importanti novità. Finalmente, mentre prepariamo febbrilmente diversi video di approfondimento, possiamo iniziare a divulgare le prime informazioni in nostro possesso.

Di Enrico Cosimi

PB Front panel

Per chi si fosse messo in contatto solo ora, perdendo tutti i buzz e i gossip che circolano dallo scorso Aprile, ecco il riassunto più condensato possibile di cosa è il nuovo PolyBrute: polifonico analogico a sei voci, con possibilità di split/layer per sfruttare la bitimbricità; tastiera a cinque ottave sensibile alla dinamica e all’aftertouch; capacità di morphing tra timbro A e timbro B per transizioni sonore fluide durante l’esecuzione; Motion Recorder per catturare e ripetere le operazioni effettuate sul pannello comandi; modi poly, mono e unison con allocazione libera delle sei voci disponibili; sequencer polifonico, arpeggiatore, matrix arpeggiator completamente programmabile; sezione mixer con routing dei due oscillatori e del noise verso i due filtri Ladder e Steiner; i filtri possono lavorare in serie e/o in parallelo; portamento/glide con numerose opzioni di personalizzazione; ribbon controller indirizzabile; controller XYZ Morphée assegnabile liberamente alla modulazione e al morphing; sezione effetti digitale (era ora…) con short modulation, ring mod, delay, reverb (configurazioni in send, insert o bypass); doppio display alfanumerico per la programmazione on board; 768 locazioni patch suddivise in 8 banchi da 96; matrix di pannello per richiamare i preset, per gestire le modulazioni o per programmare sequenze e arpeggi; ogni preset può gestire fino a 5 snapshot di salvataggio “al volo” per catturare progressi estemporanei durante le fasi di editing timbrico; software gratuito PolyBrute Editor per semplificare ulteriormente le funzioni di programmazione.

Considerate queste righe come il minimo sindacale della conoscenza indispensabile per poter parlare di PolyBrute con gli amici.

Il canale di sintesi contiene due oscillatori completi (il VCO 2 è dotato di sub oscillazione) con possibilità di wavefolding sulle forme d’onda (Metalizer), soft/hard sync e PWM. Due filtri Steiner del secondo ordine e Ladder del quarto ordine collegabili in serie e/o in parallelo; Brute Factor e configurazione LP/BP/HP per il modulo Steiner; Master Cutoff per il controllo simultaneo delle due frequenze di taglio; modulazione di frequenza in banda audio. Il Morph tra timbrica A e timbrica B interviene su tutti i parametri ad andamento continuo (un interruttore on/off non può essere subordinato alla transizione di morphing); tre oscillatori a bassa frequenza sincronizzatili; tre generatori di inviluppo loopabili; generatore di rumore a colorazione variabile.

PB Life

Il Morphée lavora sui tre assi XYZ simultaneamente; in aggiunta, è possibile contare su Key Velocity, Channel Aftertouch, Ribbon Controller indirizzabile, Pitch e Mod Wheel, Sustain Pedal e Expression Pedal 1 e 2.

Il Sequencer di bordo ha polifonia fino a 6 voci per Step, registra fino a tre tracce di automazione/modulazione parametro, 64 Step di lunghezza massima per sequenza; 32 Step per la maschera di arpeggio programmabile; Swing e divisione ritmica liberamente selezionabile. É possibile innescare playback multipli con direzioni diverse; gli arpeggi possono essere convertiti in sequenza (gli utenti MicroFreak si troveranno a casa con questa opzione…); Editing e Record in Step Mode, Matrix Arpeggiator programmabile; BPM regolabile con continuità tra 30 e 240 BPM.

L’Editor gratuito PolyBrute Editor dialoga bidirezionalmente con lo strumento (si gira un pomello sul pannello hardware e la posizione viene aggiornata nella grafica a scherma; si ruota col mouse un comando nell’Editor e lo strumento aggiorna il proprio stato operativo); il programma gestisce la costruzione timbrica, la scrittura e il trasferimento delle patches, la costruzione delle matrici di modulazione. L’Editor funziona come plug-in VST per l’automazione dei parametri da dentro le DAW utilizzate normalmente.

Un orientamento veloce sui pannelli frontale e posteriore

Lo strumento, di robusta costruzione meccanica (pesa 20 chilogrammi) può essere sorretto con quattro zampe in legno dedicate ed opzionali; il pannello frontale non è cernierato e l’ingombro anche visivo risulta contenuto. La costruzione privilegia il metallo, con la stessa verniciatura micalizzata usata nel MatrixBrute e con ampio uso del legno per i fianchetti (attenzione alle conseguenze timbriche…), per la fascia di separazione e per il Ribbon Controller. La matrice tattile è più piccola di quella utilizzata nel MatrixBrute, ma offre maggiore interazione e personalizzazione.

PB Left Panel

Il pannello frontale ospita, da sinistra verso destra, i controlli Performance (nella plancia a sinistra della tastiera trova posto il Morphée che sicuramente ricorderà qualcosa ai musicisti elettronici più sensibili ai controller meno convenzionali) con superficie tattile XYZ, due Wheel; proseguendo verso destra, ci sono i gestori di Voice Management, il Morph Control, il blocco degli oscillatori, con mixer, filtri e quanto altro già abituati a vedere nel MatrixBrute; sempre a sinistra della matrice di collegamento, troviamo impaginati i tre generatori di inviluppo e i tre oscillatori a bassa frequenza.

PB Right Panel
La matrice di modulazione/richiamo preset/sequenza 12 x 8  è sormontata dai due display e dagli otto tastoni circolari per i richiamo veloce dei banchi. A destra della matrice, trovano posto il modulo globale di uscita, gli effetti digitali e i controlli del Sequencer/Arpeggiator con il Motion Recorder.

PB Rear Panel

Nel pannello posteriore, è alloggiata la coppia stereo left/right di uscita master, i due connettori Sync in formato 1/8”, i tre ingressi per i pedali (uno switch e due control indirizzabili), la porta MIDI con i tre connettori DIN, la porta UBS, l’alimentazione e l’interruttore di accensione.

PB Master

Nel dettaglio: Controlli Master e procedure di base

I controlli Master permettono di definire l’apertura Stereo del segnale (è possibile modulare a distanza il parametro), controllare la posizione Bypass, Send o Insert della sezione effetti (non è possibile spacchettare i tre effetti Mod-Delay-Reverb che lavorano in costante collegamento seriale), regolare il Fine Tune e i due livelli di ascolto Phones e Master Out.

La natura analogica della voice board prevede la possibilità di innescare a discrezione dell’utente la VCO Calibration, o la VCF Calibration o l’accordatura complessiva dell’apparecchio; i comandi di pannello sono configurabili in comportamento Hook (si attivano al superamento del valore memorizzato), Jump (saltano al valore memorizzato appena li si sposta) o Scaled (incrementano o riducono il valore scritto in memoria senza coerenza con la loro posizione fisica); il comportamento Hook è (forse) quello meno rischioso.

I preset sono organizzati in 8 banchi da 96 locazioni, corrispondenti ad altrettanti tasti rotondi numerati da 1 a 8 per i banchi e a tutte le celle di matrice attivabili dal musicista; per richiamare i preset, è ovviamente necessario attivare prima il prefisso Preset con apposito tasto dedicato (nulla di diverso da quanto implementato nel precedente MatrixBrute).

PB VCO 1

Oscillatori e Noise

I due oscillatori producono forme d’onda triangolare e dente di sega continuamente miscelabili; la loro somma è poi addizionale all’onda impulsiva generata per comparazione: due potenziometri permettono quindi il bilanciamento Saw/Triangle e il livellamento Mix Wave con Pulse. In maniera differenziata tra i due circuiti, è disponibile l’intervento Metalizer sulla componente Triangle Wave (ripiegamento wavefolding dell’onda originale, con pesante arricchimento timbrico – Attenzione! Nel PolyBrute, è possibile configurare il Metalizer attivandolo su tutte le forme d’onda e non solo sulla triangolare…); Pulse Width sull’onda impulsiva, Sync 2>1 con comportamento fluidamente variabile tra Soft Sync e Hard Sync (nel primo caso, non c’è arricchimento armonico che invece è preponderante con la sincronizzazione dura); SubOsc sinusoide -1 ottava sul secondo oscillatore, FM Expo 2>1. Ciascun oscillatore può essere indirizzato sul solo Steiner Filter, sul solo Ladder Filter o su tutti e due; come è facile immaginare, collegando le sorgenti ai due filtri e mettendo i due filtri in serie si può raggiungere una condizione operativa poco utile. Caveat…

A differenza del precedente MatrixBrute, il colore del rumore è regolabile con continuità tra Rosso e Bianco.

PB Filters

Filtri

Come nel MatrixBrute, ma in forma ridisegnata e snellita, sono disponibili i due trattamenti Steiner (la firma timbrica della famiglia Brute) e Ladder. Il primo offre comportamenti 12dB LP, BP e HP fluidamente configurabili (mettendo il controllo a metà corsa tra LP e HP si attiva un quarto comportamento Notch non dichiarato a pannello); le altre regolazioni comprendono ovviamente Brute Factor, Cutoff, Resonance, Envelope Amount bidirezionale (matrice a parte, l’inviluppo di riferimento è il primo) e Output Level.

Il secondo filtro Ladder offre il solo comportamento LP -24dB/Oct (quindi più essenziale dell’implementazione MatrixBrute) con regolazioni di Cutoff, Resonance, Distortion, Env Amount bipolare e Out Level.
Comuni ai due filtri, è possibile sfruttare i comandi di Key Tracking, Master Cutoff e Series-Parallel; quest’ultimo non è a selezione secca, ma prevede “pericolose” condizioni intermedie (chiunque abbia fatto pratica con N.I. Massive saprà come gestire cotanta complessità…).

La frequenza di taglio del VCF 1 è modulabile in banda audio attraverso il segnale del VCO 2; parallelamente, il Noise può modulare in banda audio la frequenza di taglio del VCF 2.

Apertura stereo e Routing effetti

Tenendo premuto il tasto SETTINGS e ruotando il comando Stereo, si può scegliere se aprire solo i panpot delle voci o se allargare sul fronte stereo anche le uscite dei filtri Steiner e Ladder. L’effetto timbrico è sottile, ma non deve essere sottovalutato.

Gli effetti digitali possono lavorare in Insert (sull’intero percorso audio dello strumento), attraverso mandata Send (in percentuale arbitraria) o possono essere completamente scavalcati.

PB LFO 1-2

Oscillatori a bassa frequenza LFO

A differenza del monofonico MatrixBrute, il PolyBrute ha tre oscillatori a bassa frequenza interamente programmabili. I primi due sono esattamente quelli utilizzati nel modello precedente, con differenza Phase/Fade In e capacità di comportamento monofonico, polifonico o polifonico con retrig/restart in base alla ricezione dei codici di Nota On.

PB LFO 3
Il terzo LFO è un pochino più particolare e per certi versi ricorda le implementazioni West Coast: genera una traiettoria Rise/Fall con curvatura selezionabile log-lin-exp, comportamento ciclico o one shot, simmetria regolabile per passare da rampa a triangolare a dente di sega, velocità regolabile indipendentemente dagli altri circuiti. La velocità del LFO 3 può essere modulata col ciclo di forma d’onda impostato dentro a LFO 1; in questo modo, è possibile costruire percorsi di modulazione wobbling assolutamente imprevedibili. Quando si abilita la modulazione da parte di LFO 1 e LFO 3 è impostato in single cycle/one shot, ogni volta che LFO 1 ricomincia il proprio ciclo innesca una transizione Rise/Fall programmata secondo i parametri di LFO 3… praticamente, c’è un quarto generatore di inviluppo disponibile per la modulazione.

Tenendo premuto per più di un secondo il tasto MODE (LFO 1 e 2) o RETRIG (LFO 3), si alterna il comportamento unipolare o bipolare; quando gli LFO sono in Sync Mode, si può accedere al menu straigth, dotted e triplet con una pressione prolungata del tasto SYNC.

PB Envs

I tre Envelope Generator

Ci sono tre generatori di inviluppo ADSR internamente dedicati a Cutoff 1 e 2 (VCF ENV), Amp (VCA ENV) e Modulation (MOD ENV); come è facile immaginare, le connessioni possono essere riconfigurate accedendo alla matrice di modulazione. I primi due generatori sono dotati di controllo per regolare la sensibilità alla Key Velocity (l’escursione dell’inviluppo viene scalata in modo inverso a seconda della dinamica di tastiera) o il Delay iniziale. I tempi coprono un’escursione compresa tra 2 e 18.000 millisecondi.

Tenendo premuto il tasto SETTINGS mentre si lavora con Attack e Decay Time permette di variare le curve dei segmenti di tempo. Deviazione dalla linearità e subordinazione alla Key Velocity possono essere personalizzate attraverso l’accesso a diversi preset comportamentali disponibili nell’apparecchio.

PB VCA Env

I tre generatori di inviluppo, innescati dai Nota On, possono compiere la propria traiettoria 1, due, tre volte per poi fermarsi o ripetere all’infinito; si accede al menu Loop tenendo premuto il tasto SETTINGS mentre si muovono i cursori Velocity o Delay.

PB Effects

Gli Effetti

Ci sono tre sezioni indipendenti, costantemente collegate in serie, che svolgono compiti di Short Modulation selezionabile (Chorus, Phaser, Flanger, eccetera), Delay e Reverb.

Short Modulation

Gli algoritmi disponibili comprendono: Chorus e Phaser direttamente selezionabili da pannello, Alternate (scelta da display per Flanger, Phaser 12p, RingMod, BitCrusher, SoftFlanger, Phase Flanger, DownSampler).

Delay

Può essere impostato per lavorare in comportamento BBD, Ping Pong o Alternate; in quest’ultimo caso, si scegli tra gli algoritmi Stereo Delay, Long Delay, BBD PingPong, Karplus, Stereo Spread, Parallel, BBD Spread). É possibile regolare il Delay Time, la quantità della ripetizioni, il livello di uscita e la sincronizzazione su valori ritmici normali, terzinati o puntati. Il segnale prodotto dalla linea di ritardo può essere sottoposto a filtraggio HP o LP.

Reverb

Si può scegliere  tra i comportamenti Hall, Plate, Bright Plate, Room, Dreamy, Spring, Delayed Plate. Le regolazioni comprendono livello e durata. Anche in questo caso, è possibile richiamare una logica di filtraggio.

PB Morphée

Morphée Wheel  e Ribbon

Il Morphée è una superficie in legno montata su sospensione morbida che può essere agevolmente ititillata, tambureggiata eccetera generando valori di controllo collegati agli assi X, Y e Z dello spostamento (rispettivamente, il movimento sinistro-destro, avanti-dietro e la pressione esercitata).

Attenzione! Contrariamente a quanto succede con un analogo controller standalone, la superficie del Morphèé si limita a muoversi lungo l’asse Z, cioè sembra solo essere sensibile alla pressione e non si inclina visibilmente sulla punta o “sul tacco”. E’ solo un discorso meccanico, perché la superficie legge tutti e tre gli assi e li documenta con aggiornamenti in tempo reale nella grafica del display: è possibile vedere in tre dimensioni il Morphèé con la traiettoria del dito, la pressione esercitata, lo spostamento dagli assi di quiescienza sui valori X, Y, Z. 

Dove andremo a finire…

I segnali di controllo prodotti dal Morphée possono andare in matrice di modulazione (che rende disponibili i tre flussi indipendenti X, Y e Z), o possono essere usati per riconfigurare la complessità degli arpeggi e o delle sequenze in esecuzione (la procedura è simile al lancio di dadi che si esegue dentro al MicroFreak); in questo caso, c’è una variazione Spice assegnabile all’asse X, o all’asse Y, o un rimbalzo Ratchet sull’asse Z di pressione; sfiorando con tre dita la superficie del Morphée, si tira un nuovo dado che rimette in gioco le configurazioni prodotte dai motori di arpeggio e/o sequenza. Non ultimo, si può usare la superficie del Morphée per spostare il suono nella traiettoria di morph, cioè di variazione timbrica tra suono di partenza e suono d’arrivo.

Solo il Morphée, da diversi punti di vista, può giustificare un’analisi approfondita del funzionamento ottenibile col PolyBrute: dopo decenni di sintesi polifonica analogica, potrebbe essere finalmente la volta buona…

In aggiunta alla superficie del Morphée, ricordiamo che la movimentazione timbrica può avvenire anche ruotando semplicemente il comando Morph A-B disponibile sul pannello comandi; a differenza di quanto accade col Morphée, il valore del controllo rotativo viene memorizzato nella singola patch timbrica.

Il Ribbon Controller può essere configurato in relazione al punto zero (autocentrante o assoluto, con latch di valore o comportamento momentaneo); le regolazioni sono salvate nella singola patch.

La Modulation Wheel può finire dritta in matrice di modulazione o essere assegnata d’ufficio al Cutoff, all’ampiezza del Vibrato  prodotto con LFO 1 o all’ampiezza del LFO 1 inviato verso altra destinazione.

 

 

PB zampe

Gestione della polifonia e della bi-timbricità

PolyBrute può lavorare in polifonia a 6 voci mono timbriche, può sovrapporre le sei voci in Unison stack, può isolare una sola voce in Mono per fraseggi melodici tradizionali; in aggiunta, si può implementare il modo Split per differenziare la timbrica rispettivamente a sinistra e a destra del punto di divisione impostato su tastiera. In quest’ultimo caso, il musicista può distribuire le sei voci disponibili in configurazione 0:6, 2:4, 3:3. 4:2, 6:0; ovviamente, in alternativa allo Split, le due parti timbriche possono essere organizzate in modalità Layer (sovrapponendo due suoni lungo tutta l’estensione di tastiera). Si può decidere anche quante voci impilare nello Unison Stack; le due parti timbriche in Split possono essere trasposte indipendentemente su ottave diverse.

Non ci dispiacerebbe, in una futura revisione firmware, poter decidere i low-high limit di tastiera per i due suoni: in questo modo, diventerebbe possibile avere in mano sinistra un suono synth bass che si sovrappone al pad disponibile per tutte e cinque le ottave. É molto più efficace che avere il semplice split timbrico a sinistra e a destra del punto di divisione…

In polifonia, le voci possono essere allocate in Rotate/Cycle, o in Reset e Reassign o in Unison/Stack; si può decidere se sacrificare le voci più vecchie, le più basse o se bloccare il meccanismo di Steal Voice (a un certo punto, la settima voce richiesta non suonerà fino a che non si libera qualche nota premuta in precedenza).

In monofonia, le voci possono avere priorità bassa, alta, ultima, con legato on/off sull’articolazione degli inviluppi (potete chiamarlo trigger singolo/multiplo) e legato glide.

PB Life

Motion Recorder

Oltre a giocare con la capacità cangiante di fare Morph tra timbrica A e timbrica B elaborata sul pannello comandi, è possibile scrivere in memoria tutti le operazioni compiute sui comandi rotativi del pannello stesso. Il “registatore di movimento” cattura ogni spostamento da quando si arma la registrazione, permettendo poi la riproduzione a singolo ciclo o come flusso loop ininterrotto. Quando la registrazione si interrompe, il valore del parametro torna quello inizialmente previsto nella patch; la riproduzione (singola o ripetuta all’infinito) può essere compressa tra 1/8 dell’originale e 8 volte più lenta dell’originale.
Il Motion Recorder cattura tutti i comandi di pannello tranne: gli interruttori, i parametri del Sequencer, il Motion Recorder Rate stesso, il Fine Tune, il livello della Cuffia, il Master Volume; anche i tre assi X, Y e Z del Morphée sono catturati dal registratore. Non male.

Preset e Snapshot

Ciascun Preset, dei 768 organizzati nei otto banchi da novantasei cadauno, può ospitare al suo interno fino a cinque snapshot cioè istantanee e temporanee di funzionamento ritenute utili per documentare determinati stadi di avanzamento lavori: siete in programmazione e, mentre spippolate allegramente, atterrate su una configurazione che ha un certo non so che, affascinante ma forse non ancora sufficientemente matura per poter mettere la parola Fine alla sessione di sound design… basta premere velocemente SAVE per scrivere lo snapshot in memoria, con tanto di time stamp che permetterà a posteriori di risalire al momento preciso del salvataggio. Si possono accumulare fino a sei snapshot indipendenti, ricaricabili per confronto e ascolto critico usando i tasti ASSIGN 2-6); quando si è finalmente convinti del proprio lavoro, si salva il preset congelando le ultime modifiche. Gli snapshot saranno automaticamente sostituiti quando si carica un nuovo preset; da questo punto di vista, il salvataggio definitivo può essere considerato come il sesto snapshot previsto dall’architettura di memoria.

La scrittura procede per gradi: se si preme semplicemente SAVE, si accumulano gli snapshot nell’area del Preset, se si preme tre volte di seguito SAVE si scrive definitivamente il nuovo preset nella locazione di memoria corrente, se si tiene premuto SAVE e si usano i tasti ASSIGN 1-8, si può scegliere banco e locazione di memoria diversa da quella corente. Ovviamente, ogni preset ha il proprio nome e al propria categoria.

Le modulazioni

La grossa matrice 8 x 12 che campeggia nel pannello comandi permette di gestire in comoda autonomia tutti gli incroci sorgente-destinazione che possano tornare utili durante la programmazioine; a differenza del modello MatrixBrute, questa volta l’implementazione grafica sul display di bordo è più esplicita e semplifica ulteriormente le procedure.

Le dodici linee orizzontali – corrispondenti alle sorgenti “privilegiate” – comprendono: VCF Env, MOD Env, Voice Number, LFO 1, LFO 2, LFO 3, Key/Seq, Velocity, Aftertouch, Wheel+X, Ribbon+Y, Exp2+Z.

Le trentadue (8 x 4 banchi) destinazioni sono liberamente assegnabili dal musicista tenendo premuto uno dei tasti 1-8 e ruotando il comando del parametro desiderato.

Gli amount, una volta creato l’incrocio tra sorgente e destinazione, sono regolabili lungo un’escursione uni/bipolare a seconda delle necessita e possono a loro volta diventare destinazione di modulazione (modulazione di modulazione); per fare questo, basta tenere premuto come destinazione uno dei tasti ASSIGN 1-8 agganciandolo alla sorgente desiderata.

Non è possibile accendere più di 64 connessioni sorgente-destinazione; tranquillizzatevi: 64 modulazioni nella stessa patch sono tante…

Il sistema permette di inviare la stessa sorgente al controllo di più destinazioini, ciascuna con la propria quantità di modulazione; simmetricamente, si possono assegnare/accendere più sorgenti verso la stessa destinazione (saranno gli amount individuali a definire il peso di ciascuna sorgente)

Non tutte le destinazioni di modulazione hanno un riscontro fisico a pannello e per questo motivo possono essere raggiunte solo attraverso il display di bordo. La lista delle destinazioni no-hardware è visibile tenendo premuto uno dei tasti ASSIGN 1-8 e ruotando il controllo MOD AMOUNT; l’elenco comprende: VCA, LFO 1.2.3 Amplitude, Global Pitch, Filter Pan, Voice Pan.

Morph Timbrico

Ciascun preset del PolyBrute è composto da due suoni denominati A e B che possono essere significativamente diversi per valore parametrico espresso con i controlli di pannello. Il Morph tra A e B è controllato con apposito comando rotativo e non può intervenire sullo stato degli interruttori e dei selettori, ma è applicato tout cour a tutti i comandi dotati di controllo continuo (cioè di “pomello”). La transizione tra A e B è regolata con il comando MORPH dedicato o, come già elencato, può essere gestita come destinazione di quanto eseguito sulla superficie sensibile del controller Morphée (nomen omen…).

I due suoni A e B condividono lo stesso corredo di modulazioni in matrice; quindi le differenze seppure sostanziali a livello timbrico devono essere concepite solo ed esclusivamente in rapporto alla diversa posizione fisica dei controlli rotativi o a cursore presenti nel pannello comandi.

É comunque possibile macro-influenzare il funzionamento dell’apparecchio sintonizzando gli Edit sul solo suono A, sul solo suono Bm su tutti e due, prelevando i valori di B, copiando la configurazione di A su quella di B, rendendo A il suono corrente o rendendo B il suono corrente, invertendo le posizioni A con B e B con A.

Il Sequencer

La stessa matrice usata per le modulazioni può essere “impaginata” per lavorare con le sequenze, gli arpeggi o le matrici di arpeggio personalizzabili. Arpeggio e Sequence condividono alcuni parametri di pannello (start, stop, eccetera) e alcune regolazioni su display (ad esempio, la visualizzazione 1-32/33-64); se l’utente ha esperienza anche limitata col vecchio MatrixBrute, si troverà velocemente a proprio agio.

É possibile personalizzare la presenza di un metronomo, con o senza pre-count, definire la Time Division (tra 1/2 e 1/32 includendo comportamenti straight, dotted e triplet), impostare la percentuale di Swing, regolare la percentuale di Gate e la velocità esecutiva con o senza un decimale dopo la virgola (basta tenere premuto SEQ mentre si ruota il comando RATE).

Le sequenze possono essere copiate, incollate, incollate insieme alle tracce di automazione, cancellate completamente; si può limitare la cancellazione alle sole note risparmiando l’automazione di parametro o viceversa.

Il contenuto può essere inserito in un unico passaggio o per sovrapposizioni progressive attraverso meccanismo di Overdub appositamente attivato.

Arpeggiator

Si può definire l’escursione di arpeggio tra 1 e 4 ottave e – cosa da non sottovalutare – è prevista la possibilità “in stile MicroFreak” di trasferire il pattern di arpeggio all’interno della memoria di sequenza, conservandolo per l’eternità. L’arpeggio può essere eseguito con la direzione up, down, inclusive (ripetizione delle note terminali), exclusive, order, random, pattern (generazione più o meno pilotata di pattern casuali).

Sequencer

Sequenze polifoniche lunghe fino a 64 step, con visibilità edit divisa in due macro blocchi 1-32 e 33-64; quando si lavora con la sequenza, la matrice di bottoni 8 colonne * 12 righe viene impaginata come quattro righe ciascuna da 8 step e dotata di tre parametri indipendentemente regolabili per ciascuno step; in aggiunta, ogni passo permette la memorizzazione della nota, lo stato on/off, la key velocity, l’accento e tre tracce di modulazione liberamente indirizzabili su altrettanti parametri ritenuti significativi all’interno della patch.
La registrazione può avvenire in tempo reale o step by step; è prevista la possibilità di modifiche a posteriori e inserimento manuale dei valori desiderati.

Come nel vecchio MatrixBrute, si può assegnare il Sequencer al controllo della timbrica Lower (con la parte sinistra della tastiera che traspone realtime la sequenza) mentre la parte Upper della tastiera, con timbro indipendente, è dedicata al live playing. Il contenuto polifonico o monofonico della sequenza può essere influenzato dalle decisioni prese nella sezione Timbrality; se lo strumento è in modo Layer, la sequenza suona tutti e due i timbri attivati (ma si può lavorare in Layer comunque mantenendo una porzione di tastiera per la trasposizione real time della sequenza).

La lunghezza della sequenza può essere regolata agendo direttamente sulla matrice o lavorando con l’encoder AMOUNT. Con il comando Extend, si può raddoppiare la durata attuale copiando il contenuto precedentemente memorizzato. L’avanzamento della sequenza può essere impostato nei modi Forward, Pendulum, Random, Walk.

Le tre file di interruttori che compongono la colonna di step (prolungata fino a coprire 32 step su quattro file da 8) permettono di accendere indipendentemente i comportamenti di Slide (portamento attivato per lo step), Accent (incremento di livello e articolazione esasperata dell’articolazione di inviluppo) e Key (Nota On/Off). Se il musicista spegne lo step, la nota non suona.

La registrazione avviene normalmente inserendo una nota alla volta dalla tastiera (con possibilità di legare il contenuto di due o più step adiacenti), ma può essere effettuata anche in tempo reale permette l’inserimento fluido dei dati direttamente da tastiera e da pannello, ma (come per la DrumBrute) deve comunque fare i conti con la griglia di step presente nell’architettura del Sequencer stesso, quindi non è possibile scrivere nuances espressive negate alla rigorosa organizzazione ritmica (il vantaggio è solo nella velocità di inserimento).

Le tre tracce di modulazione assegnate ad altrettanti parametri significativi possono essere scritte semplicemente muovendo il controllo durante la registrazione RealTime (l’inserimento dati termina alla fine del primo ciclo di sequenza) o può avvenire per inserimento diretto dei valori in ogni passo di sequenza durante la registrazione Step By Step (come già implementato nel MatrixBrute).

PB Matrix Arp

Matrix Arpeggiator

Deve essere considerato come una struttura nella quale progettare il comportamento desiderato per il proprio pattern di arpeggio. La superficie della matrice viene divisa in modo specifico:

  • Le prime tre file attivano lo Slide, l’Accent e l’esecuzione On/Off per i 16 step programmabili come maschera di Matrix Arpeggiator (dal momento che sulla matrice esistono fisicamente solo otto colonne verticali, è possibile alternare la visualizzazione 1-8 e 9-16 durante le operazioni di programmazione).
  • Le sei file successive di tasti abilitano o meno l’arpeggio per le sei voci di polifonia offerte dalla macchina.
  • Le ultime tre file di tasti permettono di spostare l’ottava dello step lavorando in modalità ottava superiore-ottava nominale-ottava inferiore.

L’arpeggio a matrice può lavorare in polifonia: basta attivare sei voci o quante se ne desiderano simultaneamente sullo stesso step; se si collegano in press & hold due o più celle contigue sulla stessa “linea di voce” si ottiene il comportamento monofonico classico (la stessa voce salta da un’intonazione all’altra).

L’encoder AMOUNT può essere usato per alterare +/-1 semitono la nota eseguita in rapporto al tasto premuto.

Il menu SETTINGS

Permette di accedere a tutte quelle voci di personalizzazione che per mille motivi di strategia operativa non trovano riscontro diretto sul pannello comandi.

  • VCO 1 Tune Modulation, VCO 2 Tune Modulation (sceglie il comportamento continuo o quantizzato per semitoni cromatici per l’oscillatore sottoposto a modulazione esterna);
  • Metalizer Mode (attivo solo sulla triangolare o su tutte le forme d’onda disponibili nell’oscillatore);
  • Pitch Accuracy (Off, Mild Linear, Mild Exponential, Wild);
  • Sub Level Mode (Crossfade con il livello dell’oscillatore ufficiale o in somma diretta);
  • Morph Pitch Quantize (transizione continua tra il valore A e quello B, oppure quantizzata per diversi intervalli cromatici);
  • VCF/VCA Env Velo Mode (la dinamica controlla solo l’amount, agisce su amount e accorcia la durata, agisce sull’amount e allunga la durata);
  • VCF/VCA Env Single/Repeat2/Repeat3/Looping (le regolazioni sono indipendenti per i due inviluppi);
  • VCF/VCA/MOD AD env curves (Default, Quick, Percussive);
  • MOD Env loop mode (come sopra);
  • LFO 1/2 global retrig (On/Off);
  • LFO 1/2 polarity (uni, bipolar);
  • LFO 3 polarity (come sopra);
  • LFO 1-3 Sync Division (binary, triplet, dotted – questo parametro è in comune per i tre oscillatori a bassa frequenza);
  • Voice Allocation Poly upper/lower (poly cycle, reset, unison, reassign, steal old/low/none);
  • Voice Allocation Uni/mono upper/lower;
  • Unison Voice Count (da 1 a 6 voci per quantità predefinite);
  • Out Preset Volume;
  • Out Stereo Mode (voice pan, voice+filter pan, distribution centered/gradual);
  • Out Modulation Alt (sceglie l’algoritmo da usare per la posizione Modulation Alt);
  • Out Delay Settings (sceglie la sincronizzazione binary, triplet, dotted, il filtro sull’uscita e l’algoritmo Alt);
  • Out Reverb Settings (sceglie il filtraggio e l’algoritmo Alt);
  • Expression Control (imposta il pitch bend range, l’escursione per il vibrato, la sorgente per il vibrato – tipicamente LFO 1, il comportamento di glide, la risposta del Morphée con latch del valore raggiunto o meno ed escursione assoluta, scalata instantanea o veloce);
  • Expression Ribbon (sceglie autocentraggio, latch dei valori, scansione veloce o meno);
  • Expression Pedal 1 e 2 (assegnazione su Master Cutoff, Morph X, Morph Y, Morph Z, Ribbo, Modwheel, Matrix.

Come in tutti gli strumenti Arturia, esiste una gerarchia da seguire per interpretare le possibili sorgenti di clock; nel caso del PolyBrute, la graduatoria corrisponde a: Internal, USB, DIN, Clock analogico TTL. Quest’ultimo può essere personalizzato in trasmissione/ricezione per una densità pari a 1Step, 2PPQ, 24PPQ, 48PPQ.

Il metronomo può essere regolato su quattro diversi livelli di volume, con pre-count attivabile.

La tastiera è personalizzabile nelle sue curve di risposta alla dinamica e all’aftertouch.

Implementazione MIDI

I controlli di pannello trasmettono e ricevono MIDI CC. É possibile specificare un canale MIDI indipendente per la trasmissione, la ricezione e per le eventuali parti timbriche Upper/Lower. Si può smistare la trasmissione sulla porta USB, DIN o su tutte e due. I dati elaborati da Sequencer e Arpeggiator possono essere trasmessi via MIDI a discrezione dell’utente; allo stesso modo, si può abilitare il Local Control, il Program Change.

Adesso, non rimane che accendere lo strumento, aspettare che raggiunga la stabilità termica (Hai voluto l’analogico polifonico? E ora pedali…).

Stay tuned.

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Comments (5)

  • Dario

    |

    Davvero stupendo, grazie come sempre per l`eccellente recensione. Ci stavo facendo un pensierino, però la cosa che davvero mi blocca è il limite delle sole 6 voci di polifonia che tra l’altro diventano 3 quando è usata la bi-timbricità, è davvero un peccato, oltre poi ai 20 kg di cui pesa il synth. Prof, crede che sia possibile avere un incremento delle voci di polifonia nei futuri updates? Forse un’eresia?
    Grazie mille, un saluto

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    non credo sia possibile…
    del resto, il P5 è rimasto a cinque voci ed è stato un successone… 😀

    Reply

  • Flavio

    |

    Buongiorno,
    Articolo un po’ datato ma provo a scriverle ugualmente.
    Leggendo il suo articolo e vedendo il video su audio centrale magazine questo polybrute mi è sembrata una gran bella macchina.
    Ora ho un dubbio che mi attanaglia.
    Ero orientato verso una macchina sequential, prophet 6 o il nuovo trigon per via della facilità di utilizzo senza troppi fronzoli e menù a display ed ovviamente per il suono sequential. Adesso seguendo un po’ di più i prodotti Arturia questo polybrute mi sembra eccellente sia come suono che come possibilità timbriche e materiale costruttivo. Insomma mi sembra nn abbia nulla da invidiare alla sequential. Lei cosa ne pensa? Ed il minor costo poi a cosa è dovuto?
    Grazie maestro!

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    • Enrico Cosimi

      |

      Carissimo Flavio,
      sono due macchine molto diverse: premesso che la differenza di prezzo – a parità di polifonia – è derivata dalla diversa produzione (statunitense e cinese, con tutte le conseguenze sui costi di allestimento, eccetera eccetera), Trigon-6 è uno strumento molto più essenziale come organizzazione di voce, mentre il PolyBrute prevede molte più connessioni di gestione e, attraverso matrice, può fare cose molto complesse.

      Ovviamente, complessità significa anche maggior difficoltà di apprendimento. Trigon è molto più immediato, monotimbrico; PolyBrute è bitimbrico, ma assai più complesso da approcciare, specialmente all’inizio.

      Da non sottovalutare la presenza di un’ottava in più e del ribbon controller…

      A presto
      enr cos

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  • Flavio

    |

    La ringrazio per la gentilezza e professionalità!
    Effettivamente avendo un vecchio V.A. il Korg Z1 (che tengo per affetto ma anche perché ancora fa il suo ) con quasi tutti i comandi da display ho impiegato molto tempo per studiarlo e tirarci fuori qualcosa di buono. Ripetere lo stesso con il polybrute un po’ mi spavento. Forse meglio qualcosa di più immediato. Certo il prezzo, l’ottava in più e le infinite possibilità allettano.Boooohhhhh
    Grazie di nuovo

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