Analogue Solutions Leipzig-S

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Per Tom Carpenter, mastermind celata dietro il marchio Analogue Solutions, Leipzig è sinonimo di monofonico analogico particolarmente cattivo; nel corso degli anni, sotto questa sigla si sono avvicendati diversi hardware – ovvero, variazioni dello stesso hardware – accomunati da un motore di sintesi esemplare per prestazioni e ragionata economia di gestione. Come dire che Leipzig suona tanto, suona cattivo, è facile da usare per chiunque sappia cosa sia un filtro e un oscillatore. Meglio di così…

di Enrico Cosimi

Leipzig S riunisce, in un unico rack a cinque unità, due comportamenti indipendenti di sintetizzatore analogico monofonico (con predisposizione al filtraggio di segnali audio ricevuti dall’esterno) e Step Sequencer a otto passi; in aggiunta, c’è un’interfaccia MIDI “di servizio” che permette l’integrazione dello strumento con apparecchi esterni. Ma, per tranquillizzare i più ortodossi, l’apparecchio può gestire – con determinate cautele – anche tensioni analogiche per il controllo del sequencer clocking e dell’hard sync. Non è possibile pilotare il motore di sintesi attraverso CV e Gate. La costruzione è in corposo lamierino metallico, con alimentatore esterno (requisiti nominali: 15 V in tensione alternata, 500 mA, con positivo al centro, anche se l’alimentatore in dotazione eroga solo 12 V); verniciatura nera mattata e i classici pomelli già adottati sul Telemark confermano il look Analogue Solutions.

Il pannello posteriore dello strumento raccoglie le connessioni audio e di controllo; oltre alla prevedibile connessione Audio Out, si possono sfruttare due connettori Ext 1 e Ext 2: il primo come eventuale controllo analogico sul VCO 2 Sync e il secondo come vero e proprio audio input per i segnali in ingresso al filtro. Il connettore per l’alimentatore esterno e i MIDI In e Thru completano il tutto.

Il sintetizzatore

La struttura di voce è quella classica dual VCO – VCF – VCA, con poche sorprese e molte conferme dal punto di vista timbrico; i due oscillatori producono onde quadra a simmetria variabile e rampa; in aggiunta, nel filter mixer, è possibile sfruttare una suboscillazione ottenuta per divisione di frequenza. L’oscillatore 1 definite l’intonazione generale dello strumento e può essere controllato tanto nella simmetria dell’onda impulsiva (da parte della LFO triangle wave o dall’envelope 2), quanto nella frequenza vera e propria (da parte della LFO triangle wave); il voltaggio di tastiera e il comportamento dello Step Sequencer possono essere smussati attraverso regolatore di Glide indipendente. Il secondo oscillatore produce un eguale corredo di forme d’onda – con identiche possibilità di PWM – ma, in più, può essere detunato rispetto alla frequenza del VCO 1 e può essere sganciato dal controllo MIDI Pitch; in aggiunta, è possibile porlo sotto Hard Sync, eleggendo a segnale master l’eventuale controllo ricevuto alla porta External 1, l’onda quadra generata dal VCO 1 o l’onda quadra generata dal LFO di bordo. La presenza di due regolatori di Glide indipendenti garantisce una buona flessibilità durante l’esecuzione, anche se obbliga l’utente ad un doppio lavoro d’intervento sui controlli.

I segnali prodotti dai due oscillatori confluiscono nel Mixer, dove si trovano in (buona) compagnia del Suboscillatore, che può generare onda quadra a una o due ottave inferiori (il segnale è ottenuto trattando l’audio del VCO 1 con un coefficienti di divisione /2 o /4 – v), e del White Noise Generator, utile per simulare un mondo di effetti atmosferici (vento, maree, eccetera…). Alternativamente al Noise Generator, lo stesso controllo di volume può dosare il segnale prodotto… dallo Step Sequencer.  Si perchè, come vedremo in seguito, se uno Step Sequencer è fatto girare a velocità audio, i sui valori di step diventano punti di una tabella con cui è possibile definire una traiettoria di forma d’onda: non sarà l’arma definitiva, ma ci si può divertire con suoni al di fuori del comune…

Così miscelati, i segnali entrano nel VCF, che lavora in modalità Low Pass 24 dB/Oct transistor ladder; inutile dire che l’interazione tra i livelli di segnale impostati nel Mixer e la frequenza di taglio definita nel VCF porteranno Leipzig S a suonare in maniera molto aggressiva. I controlli sono quelli classici del filtro analogico (qualcuno li considererebbe rassicuranti…): Cutoff Frequency, Resonance – che arriva fino all’auto oscillazione – Keyboard Tracking e Envelope Modulation, con selezione di EG 1 o EG 2. Grinta, cattiveria e grassezza non mancano…

L’amplificatore VCA è dotato di Volume finale e può essere messo sotto controllo di diversi segnali: si possono scegliere gli EG 1 o 2 (questo offre notevole flessibilità nei confronti dello smistamento inviluppi: i due ADSR sono liberamente selezionabili e accoppiabili sul controllo della PWM, della frequenza, del Cutoff e del VCA…); si può subordinare l’apertura del VCA alla brutale tensione di Gate (quindi On immediato, persistenza di Sustain indefinita, Off immediato); si può infine tenere sempre aperto il VCA, in modalità Thru, per facilitare le operazioni di filtraggio dei segnali esterni.

L’oscillatore a bassa frequenza si occupa della produzione di segnali di controllo ad andamento ciclico, adatti insomma alla produzione di vibrato (sulla frequenza dei VCO)e  wah (sulla frequenza del filtro); la velocità del LFO è regolabile con un controllo dedicato – la velocità scelta è visualizzata con un apposito LED di segnalazione. Volendo essere pignoli, più che di un semplice LFO, si dovrebbe parlare, per Leipzig S, di una vera e propria sezione di modulazioni, con possibilità di gestire simultaneamente tre buss di controllo (verso VCO 1, VCO 2 e VCF) indipendenti per Amount e scelta della sorgente di modulazione. Il musicista può scegliere tra LFO triangle wave (per il vibrato), LFO square wave (per i trilli), EG 1, EG 2 (per le normali articolazioni), VCO 1 square wave (per le modulazioni in banda audio), VCO 2 square wave (ricordate che il VCO 2 può essere sganciato dal MIDI control), e MIDI (con gestione diretta da parte del CC ricevuto al MIDI In).

I due inviluppi sono ora in formato completo Attack, Decay, Sustain e Release; il loro innesco è confermato da una coppia di LED di segnalazione e, a discrezione del musicista, si può disabilitare – per ciascun inviluppo – la ricezione dei MIDI trig, lasciando i due EG in pasto allo Step Sequencer di bordo. I tempi (A, D, R) dei due inviluppi sono sufficientemente veloci per garantire una corretta programmazione di percussioni analogiche – da questo punto di vista, lo Step Sequencer può garantire ore di groove sperimentale.

 

MIDI

Leipzig S incorpora un’interfaccia MIDI che, attraverso una rapida procedura di Learn, permette di definire il canale di ricezione e di identificare il MIDI CC: basta premere il tastino Program sul pannello comandi e inviare un Nota On all’apparecchio per definire il canale di ricezione; con l’invio di un MIDI CC, si definisce il CV di controllo – normalmente assegnato alla Key Vel.

Leipzig Sequencer Sync Source...

Step Sequencer

Il sequencer incorporato in Leipzig S è un 8×1, cioè possiede un’unica fila da otto step, che può essere indirizzata – con amount indipendenti – al controllo del VCO 1, del VCO 2 e del VCF. La possibilità di dosare individualmente le tensioni ricevute dai due oscillatori deve essere considerata un’arma a doppio taglio: da una parte, è molto difficile regolare i valori in maniera che i due oscillatori traccino la sequenza all’unisono, dall’altra – specie nella costruzione di sonorità percussive, dove l’intermodulazione gioca importanti ruoli – offre ampi spazi di manovra timbrica. Inutile dire che, a fronte di un’unica fila disponibile, quando si apre l’amount di modulazione verso il filtro, occorrerà conciliare le esigenze d’intonazione con quelle di accento/apertura del filtro stesso. Insomma, anche se c’è più di un motivo per preferire il classico Step Sequencer 8×2, anche con la minimale struttura disponibile in Leipzig S ci si può divertire a lungo.

Lo Step Sequencer può essere fatto avanzare in passo con i cicli del LFO di bordo (un ciclo – uno step), con la frequenza (presupponibilmente audio) del VCO 2, con la subordinazione ai codici MIDI Key Note ricevuti (ogni nota on – uno step), con la subordinazione all’Accent, cioè ogni volta che la nota MIDI ricevuta ha velocità maggiore a 80. In alternativa, si può “clockare” il sequencer con il MIDI Sync vero e proprio (con tanto di comandi Start e Stop), o con il MIDI CV2 precedentemente definito attraverso procedura di Learn, o ancora con il treno d’impulsi analogici eventualmente collegati all’ingresso Ext 1.

Non è possibile dimensionare la sequenza su un numero di step diverso da 8, ma si può innescare il comportamento di Reset forzato ogni volta che Leipzig S riceve una nota MIDI con key velocity superiore a 8. Si può navigare negli otto step con il tastone di Step; per facilitare le procedure di programmazione (manca la quantizzazione…), è meglio mettere in thru il VCA e sfruttare accuratamente l’indeterminato prolungamento degli eventi sonori.

Come accennato in precedenza, se lo Step Sequencer è clockato dall’onda quadra del VCO 2, finirà per girare in banda audio, cioè finirà per diventare pressochè inutilizzabile come sorgenti di controllo, ma potrà essere impiegato con profitto per generare un segnale audio direttamente collegato al Mixer del sintetizzatore; in base alla regolazione degli otto step, si potrà definire un profilo di forma d’onda che sarà poi smussato come di consueto dal filtro. Se, per dire, i primi quattro step sono messi al massimo del loro valore e gli altri quattro sono messi al minimo, si avrà un’onda quadra tradizionale; posizionando – a due a due – gli step al massimo e al minimo, si raddoppierà l’ottava percepita dell’onda quadra “virtuale”; mettendo gli otto valori su livelli casuali, si otterrà un segnale che potrà essere più o meno gradevole. In tutti i casi, con un semplice intervento sugli otto potenziometri, si potrà provare l’ebbrezza della real time wave synthesis. Niente male…

Le versioni precedenti

Il Leipzig semplice era alloggiato in un rack arricchito da due fasce orizzontali in legno; estetica a parte, la struttura di voce era quasi la stessa del sistema attuale, con la maggior differenza nei generatori d’inviluppo, che lavoravano in modalità Attack, Decay/Release (accomunati sullo stesso controllo, in stile Minimoog Model D) e Sustain. Quest’ultimo stadio era disinseribile a discrezione del musicista, per lavorare solo con i tre tempi d’articolazione A, D e R.

Il Leipzig a tastiera incorpora(va) l’elettronica del modello semplice in un case dotato di tastiera a tre ottave, con pitch e modulation wheel alloggiate direttamente nella plancia comandi. Oltre alla normale struttura di sintesi, il modello a tastiera era dotato di un secondo LFO per la performance, con onda triangolare individualmente dosabile su VCO 1, VCO 2, VCF e ampiezza scalabile attraverso modulation wheel. Attraverso il display a due righe, era possibile editare i parametri performance.

Conclusioni

Una volta familiarizzati con le scelte peculiari di Leipzig (nello specifico, il doppio Glide, le soluzioni di modulazione e la disposizione dei controlli), lo strumento non riserva sorprese, confermando un suono dopo l’altro la carnosità analogica che Tom Carpenter ha infuso nel sintetizzatore. Se si esagera con i livelli del Mixer, Leipzig S inizierà a saturare sensibilmente, squadrando i segnali e tirando fuori una bella dose di cattiveria: in certe condizioni operative, è pressochè impossibile evitare saturazioni e distorsioni anche cattive… Leipzig S ha molta voce da tirare fuori e occorre usarlo per quello che sa fare meglio: l’analogico cattivo cattivo cattivo. Se si innesca lo step sequencer e lo si fa girare a manetta (complice l’assenza di memorizzazioni), ci si troverà proiettati in una dinamica Anni 70 che farà dell’estemporanea improvvisazione un grosso volano creativo. Tanto nel controllo d’intonazione + filtro, quanto nella generazione di forme d’onda “per compilazione”, l’automazione a 8 step offre divertimento assicurato. Se state cercando un analogico privo di fronzoli, ma con qualche piacevole variazione sul tema, potreste essere atterrati sulla macchina giusta. Se poi volete divertirvi a far girare lo Step Sequencer per auto ipnotizzarvi, dovrete solo preoccuparvi di tenere d’occhio l’orologio.

A buon intenditor…

In chiusura di articolo,  è doveroso ringraziare New Groove, nella persona dell’iper disponibile Alex Cecconi, non solo per la squisita disponibilità con cui mette a disposizione preziose apparecchiature analogiche, ma specialmente per il fiuto con cui va a caccia di sfiziose apparecchiature elettroniche a dir poco irresistibili. Thanks!!

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Comments (3)

  • francesco

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    Salve Enrico, sempre interessanti questi articoli!
    Una cosa non mi è chiara del Leipzig. Non c’è una selezione delle ottave per i vco? si riescono a distanziare di almeno un’ottava a prescindere dal sub oscillatore? saluti!

    Reply

    • Enrico Cosimi

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      premesso che dopo un anno e mezzo dalla pubblicazione dell’articolo, i ricordi iniziano ad affievolirsi, mi sembra proprio che i due oscillatori “ufficiali” non abbiano modo di lavorare a ottave di distanza; l’unico modo è ricorrere al sub…

      Reply

      • francesco

        |

        grazie assai!

        Reply

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