ABC del Sound Design – Terza parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Dopo aver sbozzato la parte iniziale della programmazione timbrica (intonazione e articolazione di volume), è il momento di affrontare il corposo blocco di funzioni che sovrintendono al timbro di base e alle sue successive caratterizzazioni. La categoria operativa che abbiamo scelto per fare pratica è quella – invero ampia – dei synth bass.

Di Enrico Cosimi

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Per “cambiare il suono” del sintetizzatore, ci sono letteralmente decine di metodi che, in ampia parte, dipendono dallo strumento utilizzato e dalla tecnica di sintesi che ne governa il funzionamento. Come è facile immaginare, in questa fase della discussione, rimarremo su indicazioni relativamente generiche, per tracciare un quadro generale. Successivamente, approfondiremo le possibilità più caratteristiche.

Il timbro “di base”

La semplicità è solo apparente: c’è una forte interazione tra il timbro prodotto dagli oscillatori (dalle sorgenti sonore pure) e quello elaborato attraverso filtraggio e trattamenti successivi. Per apprezzare l’insieme, come al solito, è necessario suddividere il problema grande in tanti problemi più piccoli, facilmente affrontabili su base individuale.

In una macchina analogica o virtual analog, il suono “di base” dipende principalmente da: a) la forma d’onda scelta nell’oscillatore, b) il tipo di filtro disponibile e le sue regolazioni. Andiamo per ordine.

Prontuario veloce delle forme d’onda

Senza partire nuovamente dalle Sante Crociate, recuperiamo in maniera veloce la conoscenza indispensabile delle quattro forme d’onda analogiche classiche; rampa/dente di sega, quadra/impulsiva, triangolare e sinusoide sono già sufficienti per coprire un ampio raggio di possibili caratterizzazioni timbriche – ovviamente, macchine diverse (hardware e software) potranno fornire risultati diversi a seconda di come sono concepite e di quali segnali metteranno a disposizione nella sezione degli oscillatori.

  • onda rampa o dente di sega; se sale da sinistra verso destra, è una rampa; se scende da sinistra verso destra, è una dente di sega (timbricamente, non cambia niente, quindi possiamo andare tranquilli). E’ la forma d’onda più semplice da generare per un circuito elettronico “classico” e si può dire tranquillamente che non manca mai anche nel sintetizzatore più scamuffo. Il suo suono è rotondo, aggressivo e pieno, facilmente riconoscibile proprio per l’estrema casistica di applicazioni – si può dire che l’ottanta per cento dei suoni di synth sia realizzato con la rampa/dente di sega. Anticamente, se ne paragonava il suono a quello di una sezione d’archi o, se si preferisce, a quello dei brass; di fondo, è aggressivo ma non quanto l’onda quadra, è fermo ma non quanto la sinusoide, è roccioso e permette di fare un bel lavoro con i filtraggi successivi. Un must.

Per la cronaca, al suo interno trovano posto tutte le armoniche, pari e dispari, in decadimento energetico “lineare”; la seconda armonica è, teoricamente, pari a 1/2 dell’energia presente nella fondamentale, la terza armonica è 1/3, eccetera; il profilo grafico rampa o dente di sega dipende dall’alternanza o coerenza di fase tra le armoniche presenti – timbricamente, come dicevamo prima, c’è veramente poca differenza. 

  • onda quadra e/o impulsiva; la differenza è tutta nella simmetria; se la parte alta della forma d’onda è larga esattamente quanto quella bassa, parliamo di onda quadra, se una delle due è più larga (o più stretta) dell’altra, parliamo di “onda impulsiva al xx %” (dove xx % rappresenta il rapporto numerico percentuale tra alto e basso). Timbricamente, l’onda quadra è “una stecca in faccia”: può essere usata per realizzare velocemente suoni penetranti, aggressivi, con un pizzico di distorsione naturale (prima, terza, quinta, settima armonica…), insomma suoni che bucano naturalmente in mixaggio. Ovviamente la propensione a bucare e a divenire protagonisti può trasformarsi in un’arma a doppio taglio. Se il primo piano non serve, l’onda quadra è – semplicemente – troppo ingombrante. Le onde impulsive (dal 1% al 99%) cambiano timbro e contenuto armonico in base al rapporto di simmetria… velocissimamente, più il rapporto “stringe”, maggiore sarà la componente di nasalità del suono stesso.

Se un’onda quadra (cioè, per traslato, un’impulsiva al 50%) è rotonda, ma penetrante, e ricorda un clarinetto nel suo registro di chalumeaux, le onde impulsive diventano progressivamente più simili alla nasallità del’oboe o alla “punta” del clavinet (con la giusta articolazione d’inviluppo, ovviamente). 

Un’onda quadra, generata da un oscillatore “dedicato a fare solo quella” e accordato all’ottava inferiore, è perfetta per lavorare come SUB; se il suono del sub risultasse troppo devastante, si può optare per un segnale meno ricco di armoniche, ad esempio una triangolare o una sinusoide. Ulteriori particolari in seguito. 

  • onda triangolare; immaginate una versione pesantemente filtrata, ma sempre composta da armoniche dispari; il maggior peso sulla fondamentale – o, se preferite, la minor predominanza delle acute – candida l’onda triangolare alla realizzazione di tutte quelle timbriche dove deve sentirsi “la nota”, ma non è necessario avere distrazione dovuta a troppa apertura sulle alte. Anticamente, si diceva che l’onda triangolare ricorda il suono del flauto dolce… come passa il tempo.
  • onda sinusoide; è la pura fondamentale, totalmente priva di armoniche acute e integralmente concentrata – a livello energetico – sull’unica frequenza generata. Perfetta per realizzare SUB pesanti, gommosi, che fanno godere i woofer da 18” senza la minima percentuale di sbavature, è la scelta più sbagliata per fare suoni lead o protagonisti. Vedremo poi, opportunamente pitchata, è la scelta più adatta per realizzare kick devastanti.

 

Forme d’onda: vademecum brevissimo

Serve un suono penetrante

Appunto, serve un suono penetrante, che buchi facilmente il mixaggio affollato e che possa essere usato con comodità tanto per il synth bass quanto per una parte lead: privilegiare le forme d’onda ricche di armoniche, quindi rampa o quadra. Delle due, la quadra è più in faccia; occhio a non esagerare.

Serve un suono “solido”

Serve un suono solido, su cui costruire l’arrangiamento: privilegiare la dente di sega o la rampa, caratterizzandola con un filtraggio opportuno (avremo modo di vedere più avanti come l’interazione tra Cutoff, Resonance e Envelope Amount permetta di tirar fuori tutti i bassi del mondo dallo stesso strumento – o quasi…).

Serve un suono gommoso

Ancora una volta, l’onda dente di sega/rampa, opportunamento filtrata e arricchita con appena appena una punta di resonance. Come vedremo, più resonance entra in gioco, più si passa dalla gommosità all’acidità.

Serve un suono totalmente privo di acute

Il “sub naturale” si ottiene con la sinusoide. Punto. Occhio agli effetti collaterali: un fraseggio ritmico eseguito con la sinusoide privilegia il peso timbrico, ma rende molto difficile identificare e ricordare le note ascoltate. Se serve l’intellegibilità, se si devono riconoscere le note, è meglio usare forme d’onda più “aperte sulle acute”; quindi la triangolare (scelta già compromessa in partenza) è appena sufficiente e rampa o quadra si candidano naturalmente.

Serve qualcosa di corposo come la sinusoide, ma…

… ma anche un pochino più percepibile come intonazione e sopravvivenza al mixaggio. Si può pensare all’onda triangolare, come naturale complemento che il pizzico di armoniche dispare mette in gioco. Se nello strumento che state usando (può succedere…), la triangolare non c’è, basta prendere un’onda quadra e filtrarla energicamente con un trattamento passa basso.

A questo punto, non rimane che fare esperienze pratiche impostando l’intonazione all’ottava bassa, l’articolazione di inviluppo d’ampiezza con il giusto grado di percussività – o persistenza – desiderato e verificando come lo stesso fraseggio (meglio se inviato da un’inesorabile traccia MIDI) possa cambiare di “sapore” e peso semplicemente cambiando le forme d’onda generate dall’oscillatore. 

Provare per credere.

La prossima volta, affronteremo la seconda – grande – sezione relativa alla caratterizzazione timbrica: i filtri.

 

Paura, eh?

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Comments (4)

  • astrolabio

    |

    Ottimo tutorial, al solito!

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  • Leonardo

    |

    Quella bambina dell’immagine sono io davanti allo schermo del pc quando leggo un articolo di Enrico Cosimi…. lo contemplo nell’oscurità della mia stanza come un oracolo luminescente… 😉 Caro Enrico, anche questa serie di post episodici sono una delizia da leggere e offrono sempre nuovi stimoli per sperimentare e per riordinare alcuni concetti di base. Ancora! Ancora!!!

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    • frabb

      |

      che però è la bambina di poltergeist un attimo prima di essere rapita dalle forze occulte che stanno dentro la TV…. quando comprate casa, assicuratevi che non sia costruita su di un antico cimitero indiano.

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  • fabrizio

    |

    Sei il guru della divulgazione synthetica!

    Reply

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