Warm Audio BUS-COMP, la compressione VCA secondo Bryce Young

Written by Emiliano Girolami on . Posted in no-categoria, Recording

Il bus compressor basato su Voltage Controlled Amplifier (VCA) ha fatto la storia della musica moderna da quando è comparso nelle console Solid State Logic. La sua capacità di dare solidità anche alle tracce più slegate lo ha reso uno strumento utile a chiunque si occupi di mixing.

di Emiliano Girolami

Figura 1

Non poteva mancare la proposta Warm Audio in questo ambito e, come al solito, il rapporto qualità/prezzo sembra essere il primo punto a favore (ma non l’unico come vedremo nel seguito) del nostro BUS-COMP.

Descrizione

Partendo da sinistra, dopo il logo, sul pannello frontale fa bella mostra di sé  un indicatore ad ago che mostra esclusivamente il livello di compressione. È illuminato da una luce bianca che sul pannello nero mette in evidenza ago e serigrafie anche in condizioni di scarsa illuminazione. Seguono sei manopole che controllano: la soglia di intervento (Threshold), il tempo di attacco (Attack), il rapporto di compressione (Ratio), il tempo di rilascio (Release), la frequenza di taglio del filtro HPF sulla side-chain (HPF) e il guadagno per compensare la riduzione dovuta alla compressione (Make up).

Figura 1

Successivamente tre tasti quadrati retroilluminati attivano la compressione (Compressor), l’eventuale segnale esterno per il controllo della sidechain (External side-chain) e uno stadio di uscita basato su operazionali a componenti  discreti e trasformatori Cinemag custom. Ultimo controllo è l’interruttore di accensione.

Sul retro ingressi e uscite (inutile dire che il BUS-COMP è stereo) sono disponibili su XLR o TRS (bilanciati in entrambi i casi) mentre l’ingresso side-chain è solo XLR.

L’alimentatore è interno e accoglie la tensione di rete grazie a un connettore IEC con cambio tensione.

Figura 2

All’interno il cablaggio è particolarmente ordinato con una main board su cui si notano i due canali con due VCA That 2180, la side-chain che, crediamo, prende a riferimento il segnale RMS ottenuto dalla somma di L e R, la parte elettronica dell’alimentatore (molto ben dimensionata e di tipo tradizionale, non switching). I due operazionali, realizzati con componenti discreti, raggiungono i trasformatori Cinemag grazie a un cablaggio dedicatoo. Una PCB più piccola è installata dietro il pannello frontale a supporto dei potenziometri (Threshold e Make-up) e i commutatori (tutti gli altri controlli).

L’insieme è ben realizzato con componenti di qualità più che adeguata alla classe della macchina. La citazione del modello di riferimento, almeno nell’estetica, è palese. Rispetto allo SSL G Series, però, si nota un layout semplificato e un minore numero di componenti.

La prova

Abbiamo provato il BUS-COMP per molto tempo e in varie situazioni. Vi diciamo subito che non c’è modo di farlo suonare male. Riesce sempre a dare il suo contributo utile al contesto anche quando gli si tira il collo arrivando a situazioni estreme.

Sul pianoforte mette in evidenza le risonanze e i riverberi. Riesce a rendere il tutto più piacevole se non si esagera con la compressione (col pianoforte limitare la dinamica oltre un certo livello è contro producente). Per evitare di incidere troppo sui transienti meglio tenere l’attacco comodo a 10 o 30 milllisecondi.

Sul bus della batteria trova una delle applicazioni più naturali. In questo caso sperimentare è possibile (e forse auspicabile). Si va da una semplice omogeneizzazione dei componenti del drum set ad un effetto di squashing molto incisivo (con compressioni anche di 15-20dB) che mantiene comunque una piacevolezza di fondo e una intelligibilità che non ci aspettavamo. Per mantenere l’impatto corretto della cassa è molto comodo il filtro sulla side-chain. In questo caso il suono e inconfutabilmente rock e in grado di emergere nei mix più complessi.

Sul master bus l’impiego più naturale è per incollare le tracce e tirare fuori il suono a cui le nostre orecchie sono state abituate da decenni di compressione SSL.

A questo proposito abbiamo fatto anche confronti diretti con il G-Comp disponibile sulla mini-console SSL SiX (che dispone della versione originale del bus compressor con un set ridotto di parametri regolabili). La similitudine è notevole. Il compressore SSL ha Ratio, attacco e rilascio fissi (per quanto scelti in modo mirabile) e, da questo punto di vista il Warm Audio è certamente più versatile. La pasta sonora è però la stessa nonostante la semplificazione della topologia del circuito a cui abbiamo fatto cenno in precedenza (quella del SiX è invece conforme all’originale).

Ci aspettavamo un effetto maggiore dai trasformatori (e relativi driver a componenti discreti). L’effetto si sente sui bassi (maggiore rotondità) e sugli inviluppi (che mettono in evidenza la “punta” dei transienti) ma è abbastanza delicato. Rischia di perdersi nel mix se si usa BUS-COMP su un bus e non sul master. In quest’ultimo caso è comunque un’opzione piacevole e… lo switch tende a rimanere sempre attivato. Probabilmente andrebbe aumentato il guadagno dei driver per avere un affetto più marcato e tale da costituire effettivamente un’opzione (un po’ come è stato fatto su SSL Fusion in cui lo stadio a trasformatore ha un driver bello spinto che guida i trasformatori verso una impronta sonora più evidente).     

Vi lasciamo con alcuni esempi audio in cui, per ogni gruppo, riportiamo:

  • il file non processato
  • la versione elaborata da WA BUS-COMP
  • la versione elaborata dal bus compressor di SSL SiX

per le tracce seguenti:

  1. pianoforte del brano “Crown blues” di E.Girolami
  2. batteria del brano “Vite parallele” di E.Girolami
  3. versione completa del brano “Vite parallele” di E.Girolami

Buon ascolto!

Conclusioni

Il Warm Audio BUS-COMP si compra a poco meno di 750€, è ben costruito e suona bene in ogni situazione. E’ gentile o aggressivo ma sempre con classe. Ha un suono che è riconoscibile e applicabile a tutti i generi musicali. Un acquisto stra-consigliato per chi non ha ancora un compressore stereo e vuole far crescere il livello delle proprie produzioni. Per chi ha già un bus compressor (magari uno SSL serie G) potrebbe essere opportuno (vista la spesa gestibile) aggiungerne un paio al proprio arsenale per trattare i bus (drums, chitarre, tastiere) prima di passare tutto attraverso il master.

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