Waldorf Zarenbourg – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Dopo una lunghissima gestazione (anni, e anni, e anni…), finalmente è arrivato in Italia il digital stage piano Zarenbourg by Waldorf. Con la consueta cortesia, Midiware ha acconsentito a lasciarcene uno a disposizione per qualche ora, in modo da poterne trarre delle veloci impressioni sulla resa timbrica, sulla funzionalità e, in ultima analisi, sulla funzionalità dell’apparecchio.

Di Enrico Cosimi

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Diciamo subito che lo strumento non è ancora completo di editor Mac/PC, con il quale sarà possibile customizzare le timbriche intervenendo sui tre motori di sintesi interna; per ora, Zarenbourg è un lussuoso stage piano auto amplificato, che incorpora suoni di grande qualità e funzionalità per il loro semplice impiego customizzato. Non male…

Zarenbourg è uno stage piano, quindi un oggetto meccanicamente imponente (il peso supera di poco i trenta chili), sufficientemente profondo per ospitare un Minimoog o un polifonico senza vederlo cadere a terra durante l’esecuzione, dotato di quattro zampe cromate che ricordano molto quelle del vecchio Wurly A200. A differenza del Wurlitzer, il pedale di sustain è di tipo elettrico, quindi niente cavi metallici che trasmettono meccanicamente l’alzasmorzi.

L’apparecchio è auto amplificato ed utilizza un efficiente sistema EMES composto da due tweeter posti alle estremità del pannello comandi (sparano verso le orecchie del musicista e, suonando, ci si trova piacevolmente immersi nel fronte stereofonico) ed un subwoofer piazzato nel fondo dell’apparecchio; il generoso volume del cabinet garantisce una buona gestione energetica dell’amplificazione. Ovviamente, il sistema 2+1 deve essere considerato un personal monitor nelle situazioni più tranquille (quelle portate avanti a colpi di spazzola, cantante in lungo e club rigorosamente “affumicato”); in presenza di ritmiche più energiche, sarà pressoché indispensabile ricorrere a amplificazione esterna.

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La tastiera è in plastica piena, con meccanica a peso lanciato e tasto pesato; non c’è la simulazione del doppio scappamento, ma risulta ferma sotto le dita e (tecnica pianistica permettendo) garantisce una risposta veloce tanto nei ribattuti quanto nell’emissione del mezzo forte.

Come tradizione per le apparecchiature di questo tipo, tutti i controlli sono sul frontale, le connessioni (uscita cuffia a parte) sono sul retro; non rimane che collegare la corrente, accendere l’apparecchio e buttarsi con le dieci dita sulla tastiera.

Ci sono 4 Gb RAM disponibili per i campionamenti, 7 locazioni preset e 21 locazioni user’s writable per le loro modifiche.

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I comandi disponibili

Oltre alla connessione per cuffia (che, con l’attuale revisione soft, è l’unico modo per silenziare l’amplificazione interna), è possibile regolare il livello d’uscita dell’apparecchio e dosare la quantità di External Signal eventualmente connesso a Zarenbourg attraverso presa TRS posteriore.

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Di default, tutti i suoni residenti, a prescindere dalla catena effetti, possono essere arricchiti con uno Stereo Tremolo regolabile in intensità, velocità e comportamento stereofonico. Ovviamente, le timbriche di Rhodes si candidano naturalmente per essere sbatacchiate a destra e a sinistra, ma anche le altre sonorità non filologiche possono trarre giovamento dal tremolo; ricordiamo che, vista la sua importanza, quest’unità di elaborazione è indipendente dagli altri effetti ed è sempre disponibile “on demand”.

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Con un selettore a sette posizioni, coadiuvato da un tasto preset e tre tasti Bank A, B, C, si raggiungono le sonorità residenti (in futuro, alterabili e caricabili tramite editor esterno…). Di default, Zarenbourg offre locazioni timbriche identificate come EP Tines, EP Bars, EP Reeds, Acoustic Grand, Electric Grand, FM Piano e Clavinet, ma – come è facile immaginare – al suo interno trovano posto masse orchestrali campionate e variazioni più o meno spinte dei suoni di base.

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L’adiacente sezione effetti è quella dove più si concentrano le funzionalità di modifica timbrica e dove – con occhio maligno – è facile vedere le conseguenze della lunga gestazione progettuale.

Gli effetti sono raggiungibili attraverso selettore a nove posizioni (Off, Adjust, Chorus, Flanger, Phaser, Echo/Reverb, Auto Wah, Equalizer, Overdrive); una volta fatta la scelta, ci sono due controlli indirizzabili che si impadroniscono dei parametri più significativi per ciascun algoritmo.

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Con una serie di salti mortali, è possibile creare delle catene seriali di effetti (distorsione dentro chorus, chorus dentro delay…) e sovrapposizioni layer di timbriche diverse; ovvio, ancora una volta, che tutto diventerà più semplice quando ci sarà il famoso editor esterno.

 

Connessioni

Oltre alla connessione per cavo di alimentazione standard e per lo standby elettrico, è possibile sfruttare la porta SDHC Card (per aggiornamenti e trasferimento dati), e le tre connessioni In, Out, Thru della porta MIDI. La gestione dati sarà controllata attraverso presa USB, per il dialogo con editor esterno; una connessione audio S/PDIF coassiale si affianca alla coppia di prese Jack Left/Right mono compatibile; in aggiunta, un eventuale segnale audio esterno è sfruttabile con la connessione TRS Jaco dedicata. Due pedali di controllo (sustain e continous) possono essere agganciati alle prese dedicate.

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Non tutto su pannello comandi…

… perlomeno, non tutto visibile al primo colpo: il lungo periodo di gestazione dell’apparecchio – una volta definito il corredo hardware di controlli – ha obbligato i progettisti ad adottare una serie di scorciatoie per i comandi di pannello; in questo modo, fintanto che non ci sarà l’editor esterno, può divenire impegnativo gestire la costruzione dei layer o delle catene di effetti. Probabilmente, nel prossimo futuro, tutto diventerà una passeggiata…

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Oltre alla selezione del suono e degli effetti, Zarenbourg prevede la possibilità di trasporre per semitoni il funzionamento del suo motore sonoro.

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Sound Engine?

Zarenbourg lavora in tre modalità diverse: lettura dei campioni, modellazione fisica e sintesi in FM lineare. A seconda dei suoni che devono essere generati, si ricorrerà ad uno piuttosto che ad un altro modello di sintesi. In questo modo, i pianoforti acustici, le timbriche orchestrali e quelle di corde pizzicate sono gestite attraverso lettura di campioni, i pianoforti digitali in stile FM sono (ovviamente) elaborate con il motore di FM lineare a sei operatori, i pianoforti elettrici sono modellati fisicamente.

Inutile dire che, con il software, si può fare tutto e il contrario di tutto: non ci sarebbe da stupirsi se, in una futura revisione operativa, anche le timbriche di acoustic piano finissero sotto le grinfie della modellazione fisica (da questo punto di vista, piccoli capolavori come Pianoteq o grandi imprese come Physis Piano  hanno ampiamente dimostrato la loro efficacia nei confronti del mastodontico strumento acustico).

A questo punto, non rimane che guardare e ascoltare due simpatici videozzi, nei quali si passa in rassegna quanto offre la ditta direttamente out of the box.

Schermata 08-2456524 alle 12.25.58

 

Schermata 08-2456525 alle 10.27.20

La prossima volta, concluderemo parlando degli effetti e dei layer.

Buona visione.

 

 

 

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