Roland Model 184: “la” tastiera CV/Gate definitiva

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Anticamente, quando i dinosauri regnavano sulla terra, il Roland System 100-M era uno dei sistemi modulari più accessibili e meglio suonanti che fosse possibile acquisire con economie “umane”. Per la sua struttura, era prevista una serie di tastiere monofoniche a due e tre ottave… e poi c’era lei, Model 184la tastiera a quadrifonica a quattro ottave con arpeggiatore incorporato. Oggi, complice un provvidenziale annuncio su ebay, cogliamo l’occasione per omaggiarne il perfetto funzionamento.

Di Enrico Cosimi

184 a

La tastiera Model 184, alimentata autonomamente, offriva quattro ottave di tastiera non sensibile alla dinamica, con controllo dell’articolazione Gate On/Off e dell’intonazione attraverso CV in formato standard 1V/Oct.

Forte di una scansione digitale, il suo controllo sull’intonazione era (ed è, perlomeno in tutti gli esemplari ormai vintage che ci sono passati sotto le mani…) spaventosamente accurato, in grado quindi di essere utilizzato per testare il tracking e le regolazione di tensione all’interno dei più disparati oscillatori.

184 d

La connettività era garantita su doppio formato: mini jack 1/8″ per il System 100-M “di casa” e jack 1/4″ standard per il resto del mondo. Come è facile immaginare, l’utente meno esperto, arrivato al punto di collegare tastiera a sint vero e proprio, poteva essere preso dai dubbi: cosa collegare e come scegliere le uscite giuste? Benvenuti nel mondo della quadrifonia analogica.

 

184 b

Un sistema quadrifonico

La logica di scansione della 184 prevede la lettura di quattro possibili voci polifoniche, ciascuna dotata del proprio doppio connettore CV e Gate (regolarmente numerati da 1 a 4); a seconda delle necessità del musicista, era possibile scegliere tra quattro logiche di assegnazione voci:

  • Unison 1: solo una voce utilizzata in trasmissione, con priorità low note; in questo modo, il funzionamento era assimilabile alla maggior parte dei sintetizzatori analogici monofonici di vecchia scuola.
  • Unison 2: tutte e quattro le voci, cioè tutte e quattro le uscite CV (e tutte e quattro le uscite Gate…) erano innescate premendo un singolo tasto; in questo modo, il musicista poteva costruire impressionanti fraseggi sfruttando quattro canali paralleli di controllo (su quattro sint indipendenti o su quattro sezioni di uno stesso modulare auspicabilmente di mostruose dimensioni);
  • Poly 1: assegnazione polifonica a rotazione; il primo tasto premuto impegna la voce 1, il secondo la voce 2, il terzo la voce 3, il quarto la voce 4… il quinto recupera la voce 1 e così via. E’ il normale funzionamento di allocazione voci all’interno dei sintetizzatori moderni;
  • Poly 2: assegnazione con reset; la prima voce eseguita cattura il primo canale CV/Gate, la seconda eseguita in monofonia cattura sempre il primo canale; se il musicista impegna un bicordo, finalmente entrano in funzione il primo e il secondo canale CV/Gate; se il musicista suona nuovamente una singola nota, rientra in funzione il canale numericamente più basso e così via. E’ il funzionamento delle prime macchine polifoniche targate Oberheim.

Inutile dire che, collegando solo CV 1 e Gate 1 Out al sintetizzatore e lasciando la tastiera in Poly 1, il meccanismo funziona una nota ogni quattro, con crisi profonda del musicista. Per ovviare a questo stato di cose, se non c’è sufficiente risorsa polifonica, non rimane che tornare ai meccanismi di Unison.

 

184 c

Arpeggiatore

Il classico arpeggiatore Roland può lavorare in modalità Up, Down, Up and Down (senza ripetizione delle note terminali: un pattern di quattro note è restituito a terzine…) e Random. Non c’è possibilità di decidere il range di ripetizione in ottava – arriverà sui successivi modelli Roland – e il meccanismo può essere regolato attraverso Clock Speed di bordo o con treno d’impulsi esterni collegati alla porta Arpeggio Clock In.

Il segreto dei bassi synth meccanici è tutto qui.

 

Controlli sull’intonazione

Oltre alla regolazione di Master Tune, il modello 184 offriva un Transpose generico all’ottava inferiore e un Pitch Bend trasversale (vecchia scuola Roland) con escursione regolabile.

 

Essenziale, di facile impiego, assolutamente affidabile ed accurata nel tracciamento, sicuramente la vecchia tastiera Model 184 ha ancora molto da insegnare alle nuove generazioni. A patto di saper rinunciare a key velocity e channel aftertouch.

 

 

Tags: , ,

Trackback from your site.

Comments (7)

  • K

    |

    Bell’articolo che mi chiarisce del tutto il funzionamento della 184… che dire, mi attira. Purtroppo per usarla degnamente occorre spendere circa 8.000 €. In questo senso il Cirklon mi attira di più.. a proposito, a quando una bella review di uno dei sequencer moderni più avanzati ? :-) Grazie come sempre Enrico..

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    forse, si riesce a fare qualcosa anche spendendo meno di 8000 euro… 😉

    il problema con il Cirklon è la difficoltà di reperirne uno per fare la prova…

    Reply

  • Bruno DC

    |

    Buona giornata…
    cosa ne pensi della piccola QuNexus ? in particolar modo delle sue funzionalità di conversione tra i vari formati MIDI / CV / USB….
    non mi sembra ci siano alternative valide (a questo prezzo) sul mercato…
    p.s. spero di non essere troppo OT 😉 ma non ho trovato alcuna citazione della QuNexus sul sito !
    grazie…

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      non ho ancora avuto modo di metterci le mani sopra; di solito, il materiale prodotto da Keith McMillen è sempre affidabile.
      Il problema, con Hz/V è che è un formato “fastidioso” con cui lavorare, richiede una barca di tensione e, nel migliore dei casi, le conversioni garantiscono un risultato accettabile max su tre ottave di escursione.

      staremo a vedere… :-)

      Reply

  • Bruno DC

    |

    Grazie per il tempestivo commento….
    per quanto riguarda il CV Hz/Oct, tra l’altro, dal manuale leggo che l’uscita CV della QuNexus è max 5V, quindi comunque il range sarebbe limitato…
    leggo anche che è possibile controllare lo pitch scaling (con un comando trim) e l’offset… tutto via software (tramite editor)…. non sembra male, in effetti bisognerebbe metterci le mani sopra….

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      passate le calure estive, vedo di procurarmi un esemplare per una prova sul campo… 😉

      Reply

      • Bruno DC

        |

        Ottimo ! ! :-)

        Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');