Peak Corner 03 – Imparare ad amare la Modulation Matrix

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Portata a conoscenza del grande pubblico commerciale con lo storico Oberheim Xpander, la matrice di modulazione è un ingegnoso sistema che permette di creare collegamenti liberi tra due blocchi numericamente consistenti di sorgenti e di destinazioni di modulazione. In modo simile a quanto avveniva con i vecchi sistemi modulari hardware dello scorso secolo, il musicista è dotato di una quantità definita di patch cords virtuali (20 nell’Oberheim Xpander, 16 nel Novation Peak) con i quali creare le connessioni che reputa più opportune. È facile comprendere come conoscere a fondo il meccanismo della matrix modulation possa aprire la porta a risultati sonori non banali.

Di Enrico Cosimi

 peak 702

Ovviamente se, come in un modulare vero, tutto fosse caricato sulle spalle della modulation matrix, la sua operatività finirebbe per esaurirsi velocemente, a meno di non ipotizzare una matrice 120 x 120 o 256 x 256 (in tutti i casi, troppo estesa per poter essere usata agevolmente). Per ovviare a questo tipo di problema, dentro Novation Peak e dentro tutte le macchine dello stesso tipo, si differenziano due categorie di percorsi di modulazione: quelli quasi banali nella loro indispensabilità, e quelli arbitrari, riservati ad un impiego più consapevole. I primi trovano riscontro diretto sul pannello comandi: non se ne può fare a meno e, per questo motivo, giustificano l’investimento elettromeccanico della loro realizzazione hardware (basti pensare all’Envelope Amount che dosa la quantitè di inviluppo ritenuta adatta a muovere le frequenza di taglio del filtro). Gli altri, quelli apparentemente meno ricorrenti come utilizzo, sono concentrati nella matrice di modulazione e riservano accesso attraverso il display di bordo.

Per imparare, o confermare, le mosse necessarie alla corretta gestione della matrice di modulazione presente dentro Novation Peak, proporremo tre possibili collegamenti di uso pratico, differenziati per complessità e peculiarità operativa.

  • Collegare il channel aftertouch alla frequenza di taglio, per aprire il filtro spingendo di più sui tasti. Lo abbiamo già accennato nella puntata precedente, ma repetita iuvant come dicevano nella fabbrica Binson.
  • Collegare l’onda triangolare prodotta da un modulo LFO alla frequenza degli oscillatori, scalandone l’ampiezza con la posizione fisica della Modulation Wheel. Il vibrato degli strumenti commerciali deve pur essere realizzato in qualche modo…
  • Collegare il segnale audio dell’Osc 3 all’ingresso FM Linear dell’Osc 1 e gestire l’indice di modulazione attraverso il Mod Envelope 2. Quest’ultimo trattamento ci permetterà di sperimentare su strada i risultati ottenibili attraverso la duplicazione o la triplicazione dello stesso percorso di modulazione.

 

Nozioni preliminari sulla matrice di modulazione presente nel Novation Peak

La matrice di modulazione a nostra disposizione ha 16 slot, cioè prevede 16 percorsi di modulazione indipendenti tra loro, che si sommano a quanto già ottenibile agendo direttamente sul pannello comandi.

Ciascuno slot è articolato in due sorgenti di controllo moltiplicabili tra loro (non è necessario usarle sempre simultaneamente, ma ci torneranno particolarmente comode quando, ad esempio, vorremo scalare/moltiplicare l’ampiezza del segnale LFO per la posizione della Modulation Wheel) che, con una intensità “depth” programmabile, agiscono su una destinazione di modulazione. Ciascuno slot ha diritto a due pagine di display: nella prima, trovano posto l’indicazione dello slot (da 1 a 16), l’indicazione della Destination e la profondità della modulazione Depth; nella seconda, sono visibili le due sorgenti (il valore Direct indica una costante 1 di energia, appunto, costante) e – ancora – l’indicazione della Depth.

 

Aprire il filtro con il Channel Aftertouch

La dichiarazione d’intenti recita testualmente: dobbiamo collegare l’uscita del sensore di Channel Aftertouch (sorgente di modulazione) alla frequenza di taglio del filtro (destinazione di modulazione), definendo un’intensità del controllo (indice di modulazione) che permetta di aprire il filtro premendo sulle note già suonate esercitando uno sforzo muscolarmente accettabile – senza rischiare la tendinite, insomma – per rendere più espressivo il nostro suono.

Metteremo in pratica tutto questo partendo, a scelta, dalla vecchia timbrica generica di poly synth che avevamo realizzato nella prima puntata; oppure personalizzeremo velocemente la Init Patch, portandola velocemente in una condizione espressiva appena accettabile, ma caratterizzata dal filtro Low Pass aperto a metà e già sottoposto alla modulazione da parte del generatore d’inviluppo.

Per collegare il Channel Adi tastiera al controllo della frequenza di taglio, occorre seguire questi passaggi:

  • Premere il tasto Mod, per accedere alle schermate display della matrice di modulazione. Il display mostra la videata MOD MATRIX 1/2 e la prima riga utile dichiara Slot 1 – quello che useremo per il nostro esperimento.
  • Usare i tastini a sinistra del display per portare il cursore sulla seconda riga utile di testo. Con l’encoder a destra del display, scegliere la Destin(ation) FiltFreq – cioè, la Cutoff Frequency.
  • Spostare il cursore sulla terza riga utile di testo e impostare preventivamente una Depth pari a 42; mentre cambiate il valore, suonando noterete che il filtro si apre sotto l’azione della costante Direct definita di default come sorgente di modulazione. Il suono che ascoltate corrisponde all’effetto finale ottenibile quando spingerete al massimo sul sensore di aftertouch, quindi decidete oculatamente il valore di Depth ritenuto necessario (42 potrebbe andare bene).
  • Con i tasti Page/Select, spostarsi sulla seconda pagina display MOD SLOT 1 2/2. Usare i tastini a sinistra del display per scendere sulla prima riga di testo utile e, con l’encoder, selezionare la Source AftTouch.

Suonare qualche nota sulla tastiera e, a tasto impegnato, premere ancora per schiacciare il sensore di Aftertouch. Se il risultato è soddisfacente, salvare la patch con la consueta procedura; in caso contrario, aumentare o modificare il valore del parametro Depth.

A proposito: se la vostra tastiera non produce Aftertouch, siete nei guai…

 

Gestire il vibrato con la modulation wheel

Impegneremo un secondo slot della matrice di modulazione per creare il vibrato. Questa volta, la dichiarazione d’intenti recita: dobbiamo collegare l’uscita del modulo LFO 1 (con onda triangolare a 5 Hz di velocità, al controllo di frequenza complessivo e comune di tutti e tre gli oscillatori; l’uscita del segnale LFO deve essere moltiplicato per il valore della seconda sorgente di controllo, ovvero la Modulation Wheel. L’intensità Depth del trattamento deve essere tale da poter realizzare un vibrato gradevole e non un antifurto.
Per fare pratica, possiamo continuare a lavorare con la patch dove, poco prima, abbiamo sperimentato l’Aftertouch sul filtro.

Questi sono i passaggi necessari:

  • Premere il tasto Mod e entrare nel menu dispay MOD MATRIX. Portare il cursore sulla prima riga utile di testo e selezionare Slot 2 (il primo slot è occupato dalla modulazione Aftertouch vs cutoff).
  • Seleionare la Destin 0123Pitch (non ci vuole molta fatica, visto che è la prima destinazione, selezionata per default dal sistema).
  • Per ora, nella terza riga di testo utile, lasciare la Depth a 0.
  • Con i tasti Page/Select, raggiungere la schermata MOD SLOT 2 2/2 e spostare il cursore sulla riga di testo Source A.
  • Scegliere la sorgente di destinazione LFO1 +/- (ci serve il segnale bipolare prodotto da LFO 1).
  • Definire un’ampiezza Depth di modulazione (dopo aver spostato il cursore sulla terza riga utile di testo) adeguata al nostro vibrato. Appena apriremo il valore di Depth, ascolteremo con orrore uno smiagolio sgraziato prodotto dall’eccessiva lentezza del LFO 1.
  • Localizzare, nella sezione LFO 1, il parametro Rate e portarlo almeno a 170. Dopo aver lasciato andare il comando Rate, il display torna automaticamente a visualizzare lo slot di modulazione (elevate un sentito ringraziamento agli ingegneri Novation).
  • Quello che state ascoltando è un vibrato costante prodotto da LFO 1 e applicato simultaneamente alla frequenza dei tre oscillatori. Ma noi abbiamo bisogno di controllare l’ampiezza del vibrato con la Modulation Wheel. Per questo motivo, occorre…
  • Spostare il cursore sulla seconda riga utile di testo e selezionare Source B Mod Wheel.
  • A questo punto, quando la Modulation Wheel è al minimo, il segnale LFO è moltiplicato per zero; quando la Modulation Wheel è al massimo, il segnale LFO è moltiplicato 1x, raggiungendo la profondità originalmente specificata col parametro Depth.

A discrezione, regolare il parametro Depth se si rende necessaria maggior intensità di modulazione e accelerare il parametro LFO 1 se si rende necessaria una più elevata velocità di vibrato.

Salvare la patch con la consueta procedura.

Attenzione! Se, per dire, risultasse interessante aprire il filtro anche con la dinamica di tastiera, basterà impegnare un altro slot di modulazione – il terzo – con la sorgente Velocity applicata alla destinazione FilterFreq. Nel caso, consigliamo di abbassare di poco il valore della Cutoff Frequency, per evitare di raggiungere velocemente la massima apertura sotto dinamica di tastiera e Aftertouch.

 

Duplicare lo stesso percorso di modulazione sperimentando con la FM Lineare

Se l’indice di modulazione, cioè la Depth, è troppo debole per le nostre esigenze, nessuno ci impedisce di duplicare la modulazione occupando due o più slot con la stessa selezione di sorgente e destinazione: l’effetto finale sarà la somma di tutti i percorsi generati.

Per sperimentare questo meccanismo, rozzo ma efficace, metteremo su strada una patch di FM Lineare all’interno di Novation Peak.
La dichiarazione d’intenti recita: collegheremo l’uscita audio di Osc 3 all’ingresso FM Line di Osc 1, possibilmente usando due onde sinusoidi; metteremo il segnale modulante con la Depth al massimo e ne controlleremo l’escursione dinamica scalandola (Source B) con il Mod Envelope 2.

Questi sono i passaggi necessari:

  • Richiamare la Init Patch e, in Osc 1, selezionare l’onda sinusoide (la scelta è puramente strategica, per ottenere un segnale più controllabile; successivamente, potremo optare per forme d’onda più complesse.
  • Anche dentro Osc 3 – il cui volume nel MIXER rimane a zero – scegliamo un’onda sinusoide.
  • Con il tasto Mod, accediamo alla Matrice di Modulazione e, nello Slot 1, selezioniamo la Destin(ation) FM 03>01 (occorrerà ruotare parecchio l’encoder per raggiungerla…).
  • Impostiamo la Depth al massimo (+63).
  • Nella pagina MOD SLOT 1 2/2, selezioniamo la Source A ModEnv 2.
  • Regoliamo, previa selezione col tastino Select 1, i parametri del Mod Envelope 1 raggiungendo un inviluppo che ci convince. Probabilmente, nell’Amp Envelope, dovremo allungare un pochino il Release Time (possiamo contare, grazie alla Init Patch, nel Sustain che già è al massimo del livello).
  • Se la timbrica ottenuta ci soddisfa, abbiamo finito.
  • Se, invece, vogliamo rendere più intensa la modulazione FM Lineare, occorre…
  • Replicare nello Slot 2 di modulazione il collegamento ModEnv2 su FM 03>01 con Depth al massimo.
  • Se, ancora, non basta: triplicare nello Slot 3 di modulazione.

A richiesta, si può moltiplicare il segnale ModEnv2 per la key velocity, ma la mancanza di un indice sulla modulazione di modulazione rende il controllo troppo energico; eventualmente, si può moltiplicare (in tutti e tre o in uno solo, o in due slot) il segnale ModEnv2 per la posizione della Mod Wheel, in modo da portare sulla master keyboard il controllo in tempo reale della FM Lineare.

Ancora, si può innestare anche in questa patch il meccanismo di Vibrato: basta dedicare uno slot di modulazione al segnale LFO 1 moltiplicato Modulation Wheel (o Aftertouch) e applicarlo simultaneamente al Pitch di Osc 1, Osc 2 e Osc 3.

Come in tutte le patch FM che si rispettino, il rapporto di frequenza tra oscillatore portante (nel nostro caso, Osc 1) e modulante (nel nostro caso, Osc 3) e la scelta delle forme d’onda utilizzate hanno molta importanza nei confronti del risultato finale.
Provate, ad esempio a portare Osc 3 a 16’ (il suono acquista una componente di sub-oscillazione) o a 4’ (il suono diventa più cristallino); poi, provate a selezionare per Osc 3 le forme d’onda rampa o impulsiva. Infine, provate a modulare in tempo reale la simmetria dell’onda impulsiva eventualmente prodotta con Osc 3.

 

Stay tuned.

Tags: , , , ,

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');