Organo Hoax HX3 Expander

Written by Attilio De Simone on . Posted in Gear

L’organo tascabile col suono di un organo a console. Premessa: siamo tutti consapevoli che un determinato suono di riferimento per tutti gli amanti dei suoni di organo elettromagnetico vintage può essere ottenuto con tutte le sue sfumature solo tramite l’utilizzo dello strumento reale. Con questa consapevolezza ci approcciamo a questa tipologia di strumenti che si ispirano agli organi vintage cercando di comprendere cos’hanno di buono in riferimento allo strumento vintage.

di Attilio De Simone

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Evitiamo pertanto le polemiche vintage vs clone, perché alla fine non portano a nulla. La musica si evolve, un determinato tipo di tecnologia non è più praticabile e dobbiamo farcene una ragione provando a utilizzare le possibilità offerte dalle tecnologie attuali.

Il sogno di tutti i musicisti si avvera? Mettersi in tasca una scatolina dal peso di 680 grammi che costa poco più di 500 € e tirare fuori un suono degno di un organo a console di ben altra stazza, di ben altro peso, di ben altro valore e con ben altre problematiche? Tutto ciò è davvero possibile?

E perché la tecnologia che c’é dietro questo prodotto è stata chiamata Hoax, termine che, oltre ad essere l’acronimo di Hammond On A Xilinx FPGA, tradotto letteralmente significa beffa, truffa, inganno? Si vuole forse alludere al fatto che l’ascoltatore possa essere tratto in inganno e pensare che lo strumento che sta ascoltando sia un vero organo elettromagnetico?

Proviamo a capirne di più.

Partiamo dal principio: Carsten Meyer è uno sviluppatore tedesco che nasce come specialista nella riparazione di organi elettromagnetici e nella fornitura di parti di ricambio per la stessa tipologia di strumento. Dall’alto della sua conoscenza dello strumento, è riuscito a coniugare la tecnologia del physical modeling che prevede l’utilizzo massiccio di algoritmi paralleli immessi all’interno di una semplice scheda generica FPGA. Non ci sono campionamenti, non c’è CPU, non c’è memoria RAM. Niente di tutto ciò. C’é un software sviluppato su computer, i cui comandi sono stati immessi all’interno della scheda, la quale esegue le istruzione ricevute.

Il risultato è riassunto dai seguenti dati: un suono senza latenza (non devono essere effettuati calcoli da nessuna CPU), polifonia completa dei manuali superiore, inferiore e della pedaliera, esclusione assoluta del rischio di qualsiasi crash in quanto il sistema è basato su puro hardware.

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Tante belle parole, ma come suona?

Al di là di tutti questi elementi tecnici, che avrebbero un valore irrilevante se lo strumento non avesse un suono convincente, il suono dell’Hoax è vitale, non sussistono elementi come i rapporti di fase presenti nell’emulazione digitale dei Tonewheels. Inoltre sono riproposte anche tutte quelle particolarità, anche quelle negative, che hanno reso lo strumento di riferimento unico nella storia della musica: il Leakage, lo slittamento dei tonewheels, i differenti fattori di distorsione e di tensioni di uscita delle bobine dei pickup e dei filtri, il fenomeno del foldback, il tapering (differenze dei volumi per ogni singola piedatura lungo tutta la tastiera), e l’apertura meccanica causale dei 549 contatti per ogni singolo manuale, che determina il keyclick che ha reso famoso lo strumento vintage.

Non è stato trascurato alun elemento che contribuisce a rendere lo strumento molto musicale e piacevolmente suonabile. La distorsione non suona digitale, le percussioni sono molto naturali e possono raggiungere vette “emersoniane”, il chorus/vibrato è molto credibile.

Fino ad ora il limite che forse non ha permesso a questo sviluppatore di prendere il volo con una tecnologia simile è sempre stato costituito dall’assenza di un hardware dedicato. Hoax era un prodotto di nicchia perché lo sviluppatore si prefiggeva il compito di integrare la scheda FPGA all’interno di cloni e console non più funzionanti. Tutto ciò ha fatto passare il prodotto in sordina, perché per avere questa tecnologia bisognava disporre di un clone preesistente non più funzionante (Korg, Roland, Hammond digitali, ecc.), bisognava spedire lo strumento presso l’officina di Carsten per far effettuare l’implementazione o bisognava avere un know-how adeguato per poter implementare da soli la tecnologia all’interno del proprio strumento.

Adesso con la realizzazione di questo espander MIDI viene fatto un ulteriore passo verso la diffusione massiccia di questo prodotto.

Basta collegare una tastiera tramite cavo MIDI e tutti i parametri dello strumento si lasceranno pilotare dalla tastiera controller, dopo appropriata configurazione e assegnazione dei comandi CC. Inoltre esistono vari tipi di settaggi che rendono l’expander gestibile senza bisogno di alcuna configurazione da strumenti come il NIB4, il VOCE MIDI Drawbars, l’Hamichord, gli Hammond XK e SK, il KeyB.

Il pedale del volume (consigliato lo Yamaha FC-7, ma va bene qualsiasi pedale di espressione standard) e il pedale di switch (per modificare la velocità del leslie, va bene qualsiasi tipologia di pedale di switch purché conforme agli standard MIDI) si possono connettere direttamente negli input appositi dell’expander. Il pedale del volume lavora in maniera analoga al pedale del volume dell’elettromagnetico di riferimento. Posizionare il pedale del volume al minimo non significa azzerare il volume ma offuscare determinate frequenze, mantenendo la presenza, invece, delle frequenze basse ed acute.

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Tutti i parametri essenziali (percussion on/off, percussion level, percussion decay, percussion harmonic, leslie on/off e slow/fast, vibrato lower e upper on/off e vibrato type, oltre naturalmente ai drawbars di tutti i manuali) possono essere gestiti da controller externo, mentre tramite i pulsanti di date entry ci possiamo addentrare nei parametri meno usuali, come ad esempio l’attivazione del sustain sul pedale, l’indirizzamento dell’outuput della pedialera sul leslie o sull’uscita dedicata, eventuali splittaggi di tastiera, il volume del leslie (per incrementare l’overdrive), il livello del riverbero (emulazione di un riverbero a molla), configurazione dei canali midi, tanti altri parametri per la personalizzazione del vibrato, degli effetti di flutter e leakage, ecc.

È uno strumento che consiglio assolutamente di provare, potrebbe interessare il musicista alla ricerca di uno strumento portatile (220 x 150 x 44 mm, peso 680 grammi, entra nella tasca di un giaccone) senza rinunciare al “suonone” della console: percussioni efficaci, distorsione naturale e non dal sapore digitale, strumento che “grida” sulle ottave acute.

Per maggiori dettagli.

A breve dei video esplicativi, nel frattempo gustatevi questi contributi…

Video 1

Video 2

Video 3

Video 4

 

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Comments (5)

  • alfonso pellegrini

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    Secondo te…meglio dsp o fpga? Alfonso

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    • Enrico Cosimi

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      boh… fpga, per molti, è sinonimo di maggior affidabilità commerciale – in alcuni ambienti di pensiero, la assimilano all’affidabilità dell’hardware dedicato; ma, probabilmente, esistono pro e contro in egual misura 😉

      Reply

      • Attilio De Simone

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        Per esperienza diretta fpga garantisce latenza pressochè nulla (inferiore a 1 ms) e quindi maggiore feeling esecutivo, grandissima affidabilità e resistenza del prodotto e suono che si avvicina tanto a quello reale.

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  • Lello

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    Il clone hammond HX3 si comporta esattamente come qualsiasi expander? Cioè basta collegarlo ad una qualunque master per avere un suono hammond?

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