Oldies but Goldies: Roland System 100m

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Vintage

Nel panorama dei sintetizzatori analogici modulari, il Roland System 100m occupa un posto speciale: la sua elevata diffusione iniziale, la buona scelta di moduli, l’eredità di conoscenze accumulate da Roland nello stesso settore e – in epoche più recenti – l’adozione del 100m da parte di musicisti nell’occhio del ciclone, hanno reso i verdi moduli un must per parecchie produzioni musicali. Cosa di meglio che ripercorrere le sue funzioni principali?

Di Enrico Cosimi

I precedenti

Il System 100m non è il primo, e neppure l’unico, sistema modulare prodotto da Roland in tempi non sospetti; è possibile tracciare una blanda sequenza cronologica parlando di:

System 100 (1975)

Composto da quattro apparecchi indipendenti, il Model 101 Synthesizer (monofonico singolo oscillatore con ridotte capacità di patching su una struttura semimodulare), il Model 102 Expander (assai simile al precedente, senza tastiera e con minime variazioni nella struttura di voce), il Model 103 Mixer (quattro canali, con panpot, volume, riverbero a molla incorporato e una coppia di stupendi vu-meter Roland), il Model 104 Sequencer (seminale sequencer 12×2, con diverse possibilità di patching e regolazioni), il sistema era concepito per fornire una sorta di studio elettronico integrato e amplificabile attraverso una coppia di Model 109 Speakers, di design appositamente studiato. Obsoleto nelle prestazioni, e per certi versi, caratterizzato da incredibili omissioni, il System 100 è ascoltabile – ad esempio – sotto le mani di S.A.I. Claudio Simonetti ne Il fantastico viaggio del bagarozzo Mark dei Goblin.

System 700 (1976)

Costruito in poche decine di esemplari, con un prezzo proibitivo, il vecchio System 700 riuniva tutto quello che poteva essere necessario al musicista elettronica per produrre strutture timbricamente complesse. Organizzato in sei cabinet più tastiera separata, prevedeva una Main Console con, grosso modo, le stesse potenzialità di un ARP 2600 full function; un Oscillator Bank con sei oscillatori e altri moduli ausiliari, un Filter & VCA Bank con espansione di fitlraggio e articolazione; un Sequencer 12×3 dotato di sofisticate funzioni di controllo; un Effect Bank con phase e (short) delay stereo; un Aux Bank con mixer analogici, frequency to voltage, gate shaper e altri moduli di servizio. La tastiera di controllo, a cinque ottave, aveva funzionalità bifoniche.

System 100m (1979)

L’oggetto del contendere…

 

System 100m, appunto

La scelta hardware è particolare: quasi sempre, i moduli ospitano due circuiti paralleli e indipendenti – perlomeno per le soluzioni più inevitabili e gettonate come VCO, VCF e VCA; negli altri casi, possono trovarsi accoppiamenti più o meno consolidati, e in misura minore soluzioni prive di riscontri precedenti. Il System 100m nasce in un periodo in cui la sintesi modulare inizia, lentamente, a perdere la sua posizione di mercato in favore delle nuove entries monofoniche integrate (a prezzi più abbordabili) e, di li a poco, in favore delle nuove strutture polifoniche o monofoniche che dir si voglia, in cui il microprocessore – prima – e il MIDI – dopo – monopolizzeranno l’interesse.  In questa, per certi versi strana fase d’interregno, gli ingegneri Roland mettono a punto un sistema che è dotato di un suono molto personale e offre, a fronte di diverse economie di scala, una notevole capacità performativa; siamo lontani dalla libertà operativa propria del blasonato System 700, ma il 100m può essere raggiunto da parecchi musicisti dotati di economie anche critiche. Non è cosa da poco.

Il sistema si basa su due tipi di cabinet a 5 e 3 slot, che ospitano tutta l’alimentazione e, nella versione da cinque posti, integrano una serie di connessioni e normalizzazioni che facilitano la vita del musicista. I due rack 190 (a 3 posti) e 190-J (a cinque posti) forniscono le tensioni +15 V, -15 V, +14 V per i led, regolarmente mappate sui connettori del DIN otto poli che collega – caso per caso – i moduli alla struttura madre; sullo stesso connettore, trovano posto anche CV, Gate e Trig ricavati dal Keyboard Bus eventualmente sfruttato sul pannello frontale sotto forma di multipolare DIN o di mini jack ⅛”. Proprio la miniaturizzazione del sistema, privilegia i mini connettori che – come è facile immaginare – nel corso degli anni tendono a divenire uno dei punti deboli dell’ingegnerizzazione, perlomeno nei casi di apparecchi utilizzati senza la giusta dose di delicatezza.

Per garantire la massima flessibilità d’utilizzo – e per supplire alla non stackabilità dei mini jack, la fascia frontale del cabinet 190-J è occupata da dodici multipli a 4 vie (con integrazione tra jack ¼” di passo standard e mini jack da ⅛”, più una coppia di connettori Output Jack direttamente presenti in doppio formato hardware.

Quando il musicista esaurisce i tre o i cinque slot disponibili, deve per forza di cose aggiungere un altro cabinet, e poi un terzo, e poi un quarto, fino a assemblare un vero e proprio muro di moduli. E’ bello avere questi problemi!

 

I moduli principali

Il System 100m può ospitare diversi moduli, scelti tra i 10 diversi modelli presenti in catalogo; di seguito, una panoramica delle rispettive funzionalità. Inutile ricordare come esercitarsi nelle scelte di configurazione rappresentasse, all’epoca come oggi, un esercizio complesso e assai gratificante, se compiuto in condizioni di budget non illimitato. Le configurazioni più diffuse erano quelle composte da 112 Dual VCO, 12 Dual VCF, 130 Dual VCA, 140 Dual Env & LFO, 150 Ring Mod, Noise, LFO, S&H (nella versione a 5 moduli), e 110 VCO, VCF, VCA, 140 Dual Env & LFO, 150 Ring Mod, Noise, LFO, S&H (nella versione a 3 moduli).

Di seguito, una veloce panoramica delle caratteristiche di ciascun modulo.

Model 112 Dual VCO

Due oscillatori controllati in tensione, che sviluppano forme d’onda triangolare, rampa e impulsiva a simmetria variabile; si può ascoltare solo una forma d’onda alla volta, non è possibile sommare diversi segnali in uscita al modulo, che è comunque dotato di due prese Output parallelate tra loro. La frequenza è regolabile attraverso selettore a ottave 32’/2’ e Pitch Adjust +/-700 cent. Ciascun modulo prevede tre punti d’ingresso per il controllo della frequenza, tutti dotati di amount 1x regolabile; il primo dei tre è normalizzato internamente al modulo con la tensione CV ricevuta dalla tastiera; gli altri due sono a disposizione del musicista. E’ possibile regolare la sincronizzazione sulle posizioni weak (semplice forzatura del ciclo) e strong (reset del ciclo e formazione di armoniche addizionali); un’apposita porta Sync Out fornisce il segnale per schiavizzare altri oscillatori. La simmetria dell’onda impulsiva può essere regolata manualmente tra 10 e 50% o può essere gestita attraverso tensione ricevuta dall’esterno (regolarmente controllabile in amount). A fronte di un suono più sottile di altri sintetizzatori americani, gli oscillatori 112 sono comunque in grado di fornire timbriche carnose e potenti; il range di frequenza dichiarato copre 1-30.000 Hz, con ampiezza 10 V picco-picco; l’utente deve comunque fare i conti con la relativa impostazione spartana dei comandi e la scarsa escursione dei controlli di pannello. Non è un sistema per i deboli di cuore.

Model 121 Dual VCF

Ciascun sotto modulo filtro è dotato di tre ingressi audio regolabili individualmente che, una volta sommati, raggiungono il filtro vero e proprio; quest’ultimo è il classico Low Pass 24 dB/Oct (25-20.000 Hz, per una risposta in frequenza dichiarata pari a 10 Hz – 20 kHz) rinforzato – come tradizione Roland nelle macchine integrate – da una sezione High Pass 12 dB/Oct inseribile indipendentemente e utilizzabile su tre tagli di frequenza fissi a 1, 2 e 5 kHz.

Le modulazioni sono garantite da tre ingressi di controllo indipendenti e dosabili individualmente; il primo è normalizzato al Keyboard Control Voltage ricevuto dal cabinet bus. Il suono del filtro Roland, costruito usando i famigerati BA662A, è carnoso al punto giusto, selettivo e musicale, senza essere una cover tale e quale del tradizionale transistor ladder.

Model 130 Dual VCA

Ciascuno dei due amplificatori controllati in tensione sono presenti nel modulo può lavorare in modalità Linear/Exponential selezionabile. E’ possibile regolare l’Initial Gain del circuito (utile quando si usa il VCA per processare segnali di controllo che non devono mai raggiungere lo zero) e il design di pannello prevede tre possibili sorgenti esterne di controllo regolabili individualmente in intensità; nella parte alta dei due moduli, trovano posto i tre possibili ingressi audio indipendenti, ciascuno dotato di regolare individuale di ampiezza; ciascun oscillatore, infine, ha una doppia uscita High e Low level, per garantira un’ampio panorama di possibili connessioni. Dal punto di vista tecnico, il segnale in ingresso ed in uscita High può raggiungere le 15 V picco-picco (valore di tutto rispetto…); la risposta in frequenza dichiarata copre il range 3-50.000 Hz, con un rapporto S/N pari a 70dB – ricordiamo che il Moog Model 902 dichiara 80 dB…

Model 131 Output Mixer

Configurato per offrire tutto ciò che serve prima di arrivare sull’impianto di amplificazione, il 131 comprende un Mixer audio a quattro canali, ciascuno dei quali dotato di livello e panpot indipendente, in configurazione 4:2 con uscita addizionale mono; il rapporto S/N dichiarato è migliore di 75 dB. In aggiunta, è previsto un preamplificatore per l’ascolto in cuffia, una regolazione Master Volume e un oscillatore di taratura, chiamato Standard Oscillator, che – con volume regolabile indipendentemente – può produrre una sinusoide relativamente pura a 220, 440 e 880 Hz. Non è la prima volta che Roland si cimenta con un oscillatore di riferimento; nel più completo System 700, inglobati in un unico blocco funzionale, c’erano due oscillatori di taratura dedicati alla generazione di sinusoidi a diverse ottave e onda quadra per la regolazione del livello Zero Vu. O tempora, o mores!

Model 132 Dual 4 Channel Mixer & Voltage Processor

I due mixer, identici tra loro, sono abilitati alla gestione dei segnali audio e dei segnali di controllo; ciascun mixer è dotato di quattro ingressi, con altrettanti slider per controllare l’ampiezza di segnale. Due normalizzazioni interne, interrompibili con il semplice inserimento di jack, collegano le tensioni +10 V e -10 V (prodotte dal Voltage Processor adiacente) agli ingressi 3 e 4 dei mixer. In questo modo, è possibile alzare o abbassare globalmente il risultato in uscita alle strutture di mixaggio. Ciascun mixer è dotato di doppia uscita standard e doppia uscita con polarità invertita. I segnali in ingresso possono avere ampiezza massima di */-10 V picco picco; stesso valore è riportato per l’uscita. La risposta in frequenza è pari a 0-40 kHz, il rapporto S/N è superiore a 90 dB.

Il Voltage Processor genera due tensioni costanti, con ampiezza variabile a discrezione del musicista, comprese tra -10 V e + 10 V. Tanto la struttura VP, quanto le inversioni presenti sulle uscite del mixer hanno illustri precedenti nella letteratura modulare, basterebbe pensare al vecchio ARP 2600 per rendersene conto…

Model 140 Dual Envelope & LFO

Ciascuno dei due inviluppi offre Attack variabile tra 1.5 ms e 7.5 sec, Decay variabile tra 4,5 ms e 15 sec, Sustain variabile tra 0 e 10 V, Release variabile tra 4 ms e 15 sec. Gli inviluppi sono innescabili dal solo Gate (ricevuto dall’esterno, sul buss di sistema o con il tastone di pannello Manual Gate), dal Gate più Trigger (per articolare le note anche in presenza di esecuzione legata); ogni inviluppo ha due uscite parallelate, con polarità positiva, e una terza uscita con polarità invertita.

L’oscillatore a bassa frequenza LFO produce onde sinusoide, triangolare, quadra, rampa e dente di sega; il range di frequenza è regolabile su tre range Low, Mid e High compresi tra 0.05 – 0.6 Hz, 0.5 – 6 Hz, 2.5 – 30 Hz); l’emissione della forma d’onda modulante può essere ritardata fino ad un massimo di 7 secondi e il suo ciclo è sincronizzabile con il Keyboard Trigger ricevuto dal buss di sistema; la velocità è regolabile con un segnale collegato all’ingresso Freq CV In, che rispetta il formato 1V/Oct per tutte e 8 V di escursione. Le due uscite (il cui valore è visualizzato da un LED di segnalazione) sono parallelate. Il musicista può moltiplicare 1x o 0.1x il valore in uscita.

Model 150 Ring Mod, Noise, Sample & Hold

Una sorta di coltellino svizzero che raccoglie in un unico box tutti gli altri circuiti normalmente presenti all’interno di un sint modulare di buone prestazioni. I due ingressi audio del Ring Modulator sono normalizzati ai segnali di Noise e LFO, ma possono ovviamente essere utilizzati con qualsiasi altra coppia di segnali generati internamente al sintetizzatore o ricevuti dall’esterno; il range di frequenza è 20-20.000 Hz, con dinamica dichiarata pari a 60 dB (la stessa del vecchio VCS-3… un discreto valore per circuitazioni RM analogiche). Il Noise Generator offre due uscite per il White e altre due per il Pink Noise; non è disponibile il comportamento Low Frequency; l’uscita è pari a 12 V picco – picco. Le funzionalità del modulo LFO sono identiche a quelle illustrate in precedenza per il Model 140.

Il circuito Sample & Hold può processare segnali ricevuti dall’esterno o, in alternativa, sfruttare due possibili normalizzazioni con LFO e Noise presenti nello stesso modulo; a fronte di due regolazioni di Clock Rate (min-max 0.2-25 Hz, eventualmente sostituibile con un External Clock In) e Lag Time (0-3 secondi), è possibile campionare arbitrariamente il segnale, producendo un comportamento stepped (totale assenza di Lag Time) o smoothed (progressivo addolcimento a colpi di Lag) sulla porta S & H Out. Un led di segnalazione visualizza la frequenza di clock.

Model 172 Phase Shifter, Audio Delay, LFO, Gate Delay

E’ un altro modulo a coltellino svizzero, reso disponibile in un momento successivo alla prima commercializzazione del sistema; al suo interno, trovano posto circuiti opportunamente semplificati, ma precedentemente sperimentati nel più professionale System 700.

Il Phase Shifter agisce su 8 stadi, con rotazione complessiva di fase pari a 1080°; il range di frequenza è 20-20.000 Hz e il rapporto S/N è migliore di 60 dB. Sul pannello frontale, è possibile regolare la Shift Frequency (200-8000 Hz), la Resonance, la Modulation Intensity per un segnale normalizzato al mini LFO interno (ulteriori particolari in seguito) o ricevuto dall’esterno. Le connessioni In/Out e lo switch di Effect On completano la dotazione.

Il sub modulo Audio Delay può essere regolato in Delay Time (max 7 millisecondi, ottenuti attraverso integrato BBD MM3004 a 512 stadi, Resonance, Modulation intensity (con la stessa condizione normalizzata illustrata a proposito del Phase Shifter). Anche in questo caso, In/Out e Effect On/Off sono regolarmente controllabili da pannello.

Il mini LFO lavora con due versioni normale e invertita dell’onda triangolare, rese disponibili su due uscite indipendenti; l’unico controllo regolabile è la Frequency.

La sezione Gate Delay permette di risagomare e ritardare un qualsiasi impulso (DC-2000 Hz) ricevuto all’ingresso Gate In, controllando la Threshold, il Delay Time complessivo e il Gate Time (0.3 ms – 6 sec) da risagomare. Utile nella normale procedura di variazione legato/staccato su treno d’impulsi passante, il sub modulo può lavorare anche per rinforzare eventuali tracce di click precedentemente registrate su nastro magnetico e utilizzabili per sincronizzare lo Step Sequencer interno. Ahhhhh, che tempi!!!!

Model 182 Sequencer

E’ uno step sequencer con due colonne Ch 1 e Ch 2 da 8 step; indipendente nella generazione di Tempo (7sec – 30 ms, cioè 0.14 Hz – 33 Hz), può essere utilizzato per automatizzare simultaneamente i due parametri ritenuti più significativi all’interno della struttura di sintesi e, parallelamente, articolare con l’unica connessione Gate Out le aperture dei generatori d’inviluppo. Non è possibile programmare pause, se non controllando a 0 V l’ampiezza dei VCA.

Il musicista può definire il comportamento Parallel/Series, cioè 8×2 o 16×1 e, all’interno del modo scelto, dimensionare la sequenza sul numero di step desiderati. Dal momento che la regolazione avviene con un unico selettore a 8 posizioni, è abbastanza difficoltoso ottenere sequenze di determinate lunghezze dispare. Da questo punto di vista, il vecchio sistema implementato sul Model 104 (selezione dell’ End Step 1-12 e specifica dell’End Channel A-B) era molto più flessibile.

In maniera indipendente, i due canali possono lavorare su 10 V o 3 V di uscita, rendendo più facile (ad esempio) l’intonazione degli oscillatori – che deve essere otttenuta in assenza di quantizzazione. Oltre alla velocità di esecuzione, è possibile regolare il Gate Time (tra 10 e 90 %) e l’eventuale Portamento (0-10 sec). La sequenza può essere ripetuta all’infinito (modalità Repeat) o eseguita una sola volta (modalità Single).

Le connessioni di controllo comprendono CV Out indipendente per i due canali, il Gate Out complessivo (un corposo +14 V, in grado di mandare in crisi diverse apparecchiature analogiche odierne), il Tempo CV In per modulare il clock interno, l’ingresso Trig In (per controllare dall’esterno l’avanzamento passo passo del sequencer con una qualsiasi serie d’impulsi più lunghi di 1 msec) e l’uscita End Pulse Out (di durata fissa a 10 msec), con cui realizzare strutture di sequenza a staffetta tra più moduli 182.

Sicuramente, non è lo step sequencer più completo del mondo, ma garantisce una buona dose di divertimento.

Model 110 VCO – VCF – VCA

Seguendo una tendenza che durerà fino ai nostri giorni (basterebbe pensare al Dark Energy Doepfer, alla sua versione Euro Rack A-115, ai corrispondenti moduli Cwejman e ad altre analoghe realizzazioni…), il modulo 110 offre, in un unico ingombro, tutto quello che serve per realizzare una voce di synth… a parte le modulazioni.  In questo modo, tagliando qualcosina qui e la, si riesce ad ottenere un oscillatore analogico con doppio controllo di modulazione (contro i tre dei circuiti 112), un filtro low pass doppio controllo (privo di sezione HPF presettata), un VCA con doppio controllo di ampiezza.

Le caratteristiche tecniche sono le stesse precedentemente incontrate nei moduli principali e, per questo motivo, non le ripeteremo.

Le tastiere 

Oltre a due modelli minori, M-180 e M-181 caratterizzati da diverse estensioni 32 e 49 tasti – sempre non sensibili alla dinamica – e limitate alla produzione simultanea di un CV, un Gate e un Bend signal, il modello principale, quello che per molti versi ha fatto la fortuna del System 100m è la tastiera M184 Four Voice Polyphonic Controller.

Ancora insuperata, per accuratezza del tracking e per semplicità di gestione, questa tastiera permetteva di controller simultaneamente quattro canali CV/Gate indipendenti (quattro sintetizzatori fisicamente diversificati o quattro sezioni di un modulare sufficientemente dimensionato), con doppio formato jack standard e mini jack. In aggiunta alle quattro voci (utilizzabili in mono, in unison stack, in poly rotate e poly reassign), c’erano inoltre un bend regolabile in escursione, un portamento controller e un arpeggiatore U, D, U&D e RND di classica scuola Roland sincronizzabile esternamente e Octave Transpose con cui supplire alle “sole” quattro ottave.

Conclusioni

Mancano all’appello due moduli più elusivi, relativi a Junction/Multiples & Electronic Switch e Parametric Equalizer; a parte questo, il panorama è completo. Ci sono parecchi motivi per cercare, sul mercato vintage un System 100m: il valore commerciale dell’apparecchio (il classico investimento che, da musicisti, vediamo come fumo negli occhi), la peculiarità timbrica non troppo potente, non troppo fina, insomma riconoscibile tra molte e complementare ad altre blasonate strutture modulari o integrate; ma anche la facilità d’utilizzo che, a fronte di soli dieci moduli “ufficiali” (non sono mancante, in epoche più recenti, interessanti variazioni sul tema sequencer prodotte da terze parti…), permetteva anche agli utenti meno esperti il raggiungimento pressochè immediato di risultati apprezzabiii.

Sul fronte negativo, la fragilità dei connettori mini jack, l’assenza di moduli particolarmente esoterici, la limitazione di alcuni parametri – tra tutti, il Delay Time, più adatto a produrre effetti di Comb Filtering che di ribattute vere e proprie, hanno contingentato le possibili fasce d’utenza.

In ultima analisi, un bello strumento, dotato di voce e prestazioni personali. Dove trovare informazioni e pettegolezzi vari? Ad esempio, qui.

 

 

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Comments (4)

  • K

    |

    “Servizio Avvisami!” :) 10 moduli 100m costano come il Jupiter 8 …. non proprio economico…ma certo, c’è di peggio …

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      eh eh, al peggio non c’è mai limite… pensa a quelli che si ostinano a comprare un noto modulare statunitense che notoriamente funziona male come era tollerabile negli Anni 60 – ma come oggi è intollerabile… – ad un prezzo assurdo! 😉

      Reply

  • KRiSh

    |

    ..infatti non li capisco nemmeno io ! E si vede che Roger Arrick ha saputo far tesoro di ciò che dici, e renderci tutti più felici :-)

    Io sono da poco più felice con il System 100m.. anche se devo cambiare uno slider a causa di una cattiva spedizione..

    Non è facile trovare i ricambi o parti compatibili per questi signori modulari di vecchia data.. e sto ancora cercando il datasheet Panasonic anni 80..

    Reply

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