Negli oscuri meandri del campionatore

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Gear, Recording, Tutorial

Pare proprio che ci siamo: nel nostro computer ci sono non uno ma trentatre piccoli file .wav che fremono dalla voglia di essere letti dal nostro campionatore. Pronti, partenza, via? Macché: l’operazione di traghettamento – triste ma vero – potrebbe non essere troppo agevole, e questo sulla base della macchina di cui si dispone. Quali filesystem digerisce?

di Jacopo Mordenti

Quali formati supporta? Entusiasti avvisati: ci vuole un attimo per ritrovarsi impantanati nella palude delle conversioni, dell’interfacciamento SCSI, del sample dump.

Fortuna vuole che l’E-MU E4XT Ultra – in dotazione allo scrivente – in virtù del sistema operativo EOS 4.7 non ha problemi a gestire filesystem FAT: ne consegue che lo scambio di dati con Windows risulta piuttosto pacifico. Il punto sta nell’individuare il mezzo fisico più idoneo (leggi: più economico / più facilmente reperibile) per fare da “ponte”: non è poi così campata per aria l’idea di usare non una ma due unità Zip di Iomega, di cui una SCSI (collegata all’E4XT) e una USB (collegata al computer), intente a scambiarsi fraternamente cartucce da 100 mb ciascuna. Un’alternativa (forse più pratica, certo più onerosa)? Un’unità Jaz dotata di apposito adattatore SCSI/USB, in grado di lavorare con cartucce da 1 (e a seconda dei modelli 2) gb l’una: chi scrive si trova in effetti a utilizzare questa soluzione.

Copiati i file sull’unità di destinazione (magari all’interno di una cartella che chiameremo “Charlatan”), non resta davvero che svegliare il drago: con un rumore di avviamento di altri tempi, l’E4XT Ultra si accende… senza beninteso offrire qualcosa di più di un malinconico, muto EMPTY PRESET. Poco male: a partire dalla funzione Disk/Browse accediamo all’unità (presupponendo di aver impostato per essa un numero di ID SCSI che non confligga con quello delle altre eventuali periferiche collegate, campionatore incluso), ci portiamo all’interno della cartella “Charlatan” e disponiamo il LOAD nella memoria RAM dei campioni in essa contenuti: nel caso in cui l’E4XT intenda i trentatre campioni come afferenti ad altrettanti banks – una condizione che spinge  di fatto la macchina a sovrascrivere in RAM un campione sull’altro –  dobbiamo avere l’accortezza di specificare il comando merge.

LOAD eseguito? Bene: puntiamo dritto verso la funzione Place contenuta in Sample Manage, attraverso la quale istruire l’E4XT su come ottenere tre multisample (le nostre beneamate dente di sega, quadra e triangolare) a partire da tre distinti gruppi di undici campioni. Continuiamo a prendere ad esempio i campioni di onda quadra, definendo per ciascuno di essi il gruppo di appartenenza (1), la nota originale (evidentemente C1, F#1, C2, F#2, e così via) e infine l’intervallo di note su cui spalmare il campione: ad eccezione di C1 e C6 (il primo e l’ultimo campione della serie, da estendere il primo fino all’estremo inferiore della tastiera, il secondo fino all’estremo superiore), ogni campione deve coprire un intervallo di sei semitoni. Se C1 – in quanto appunto apripista della combriccola – coprirà l’intervallo C-2 – D#1, F#1 si accontenterà di E1 – A1, C2 di A#1 – D#2, ecc. ecc. ecc…. fino all’ultimo dei Mohicani – C6 – che andrà da A#5 a G8.

Un pizzico di pazienza, un nonnulla di metodo, e op-là: il multisample  dell’onda quadra è (quasi) pronto. Spostiamoci pure in Preset Edit: notiamo come il Preset 000 risulti articolato in undici voci (V1, V2, V3, ecc. ecc.), evidentemente una per ogni campione. All’interno di SZone impartiamo il comando combine, con il quale tutte le voci sono convogliate in un unico multisample. A conti fatti – per il tramite di EditVce – non resta che programmare.

“Programmare cosa?”, ci si potrebbe chiedere. Semplicemente di tutto, o quasi: una volta ripetute le operazioni descritte per gli altri due gruppi di campioni (dente di sega e triangolare), ci ritroviamo per le mani da un lato tre forme d’onda che più canoniche non si può, dall’altro un’architettura di sintesi con tutto il necessario per divertirsi (filtri, modulatori, effetti)… e persino una marcia in più. Come resistere – per dire – ai filtri Z-Plane dell’E4XT Ultra, opportunamente modulati da inviluppi e LFO? Nella prossima e ultima fase di questa chiacchierata metteremo sul piatto qualche vezzoso esempio pratico, chiamando in causa – che so? – l’LPF a 6 – leggasi SEI – poli risonante, o magari il Vocal Ah-Ay-Ee, o magari… slurp.

Un’unica – banale? –accortezza: SALVARE. Salvare il lavoro di programmazione dei preset, certo, ma anche e soprattutto il lavoro di piazzamento & assemblaggio dei campioni. La prossima volta che accenderemo il campionatore non dovremo ricaricare del materiale grezzo, ma solo e soltanto il bank (“Charlatan”,a l solito) frutto di questa sessione di lavori. Meno lavoro per il futuro = più tempo per gli ampi margini di miglioramento di cui disponiamo.

Pronti per l’ultima puntata di questa saga?

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Comments (2)

  • Riccardo Galatolo

    |

    e magari anche qualche esempio audio… 😉
    così mi ascolto per bene questi famigerati Z-Plane Filters di E-mu 😀

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  • Antonio Antetomaso

    |

    Concordo con Riccardo. Bellissimo articolo ma, speriamo tutti in un bella demo multimediale a scopo riepilogativo/dimostrativo.

    😉

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