Moog Werkstatt: cronache di un montaggio veloce

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Moog Werkstatt è un piccolo hardware analogico concepito per far lavorare i partecipanti ad un workshop analogico che faceva parte delle diverse attività collaterali all’ultima edizione MoogFest. Visto il successo dell’iniziativa (i partecipanti dovevano popolare la scheda, saldare i componenti e assemblare meccanicamente lo strumento), in casa Moog hanno capito l’antifona e, prima per il mercato statunitense, poi anche per il resto del mondo, hanno intrapreso la commercializzazione del Werkstatt già popolato, cioè solo da assemblare con un cacciavite a stella.

Di Enrico Cosimi

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L’apparecchio, lo ripetiamo per chi avesse perso le puntate precedenti, è un piccolo monofonico analogico dotato di singolo oscillatore pulse/saw, con simmetria variabile, un filtro low pass, un amplificatore; le modulazioni sono generate da una mini tastiera 1 ottava (13 interruttori di pannello in configurazione cromatica) con gilde, un inviluppo AD(S), un LFO square/triangle.

Oltre alle funzioni di pannello, si può alterare il comportamento dell’apparecchio usando ponticelli di cavo elettrico non schermato collegabili tra le 14 porte in uscita e le 6 porte in entrata. Uscita audio su jack standard ¼” e alimentazione esterna completano il tutto.

Nella confezione, trovano posto:

  • la scheda analog già popolata con tutti i componenti;
  • il cabinet in metallo con il pannello comandi forato e serigrafato;
  • quattro piedi in gomma per l’apparecchio;
  • l’alimentatore esterno;
  • cinque ponticelli in cavo non schermato;
  • cinque più quattro viti per il montaggio;
  • un dado jack in plastica, con rondella di distanza, e tredici tastini per gli switch “di tastiera”.

Il montaggio è semplice, roba di una mezzoretta in tutta calma.

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Una volta aperti i componenti e sballata – con cura – la parte elettronica, si parte con i primi passaggi.

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Si montano i quattro piedoni in gomma che sorreggono l’apparecchio; il montaggio è a pressione.

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E’ necessario tagliare la rondella distanziatrice in plastica, per adattarla allo spazio necessario nel serraggio tra presa audio out e scocca metallica.

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La scheda viene adattata all’interno del case metallico, avendo cura di far combaciare il jack audio di uscita (si intravede sul bordo destro esterno dell’apparecchio), la porta dell’alimentatore esterno e le cinque viti di fissaggio tra scheda e sottostanti torrette filettate.

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Il serraggio delle cinque viti deve essere fermo, ma non esagerato; insomma, inutile chiamare Arnold per dare una mano…

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Dopo aver testato l’alimentazione e il funzionamento dell’apparecchio (il led rosso pulsa a velocità LFO), si possono installare i 13 tastini sugli altrettanti switch di tastiera; occorre solo rispettare l’allineamento giusto della sagoma.

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Con quattro viti, si fissa il pannello comandi alla scocca ed il gioco e fatto.
Non rimane che iniziare a suonare on board o modificare la circuitazione utilizzando i cinque ponticelli predisposti all’uso.

 

Per controllare Werkstatt con un sistema esterno?

Premessa: tra le porte di controllo disponibili, non c’è il gate input per far partire l’inviluppo dall’esterno (ad esempio, con un trigger generato da una batteria elettronica vecchia scuola); questo significa che se si vuole suonare “da fuori” il Werkstatt, occorre articolare la catena audio con uno o due inviluppi euro rack o roba del genere. La decisione ha un senso commerciale (non tagliare il mercato agli altri prodotti in catalogo) e logico (Werkstatt nasce come strumento con cui divertirsi a fare pratica di montaggio).

Seconda premessa: nella scheda componenti, c’è un’ampia porzione di predisposizioni per il controllo esterno: tutte le porte d’ingresso possono essere ponticellate “in stile Buchla Music Easel” alle porte di destinazione, a patto di volersi mettere a saldare e tirare fuori i connettori di passo standard.

Sulla manualistica scaricabile, è documentata la procedura per costruirsi i cavi con i quali – intanto – entrare nella morsettiera di pannello: occorre collegare un qualsiasi jack mono TS portando il suo segnale tip al cavo stagnato che, fisicamente, entrerà nella morsettiera. Tanto il Werkstatt, quanto l’apparecchio esterno dovranno condividere la stessa massa, ad esempio collegati allo stesso mixer audio.

La morsettiera può essere usata smistando due o più copie della stessa sorgente su diverse destinazioni; è meglio non sommare due sorgenti diverse sulla stessa destinazione, per evitare il rischio di sovraccaricare il circuito superando i margini elettrici previsti.

Buon divertimento.

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Comments (4)

  • cactusound

    |

    Alla Moog hanno capito l’antifona ma soltanto a metà, rispetto ai monofonici base giapponesi e tedeschi lo trovo un ” po’ ” troppo costoso…
    ma si sa il nome…
    Riguardo il suono c’è già qualche prima impressione?
    Grazie.

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    • Enrico Cosimi

      |

      sul prezzo, si può discutere a lungo: comunque sia, è un aggeggio di ferro costruito con una certa accuratezza, è importato e questo significa pagarlo un 26% in più di quanto non preveda il costruttore…

      Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      più che “molto interessante”, la definirei “fondamentale” :-)
      grazie per la segnalazione!!!

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