MOOG Sub Phatty – Under The Hood

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Il punto di forza del nuovo monofonico Sub Phatty è la disponibilità immediata, da pannello, di tutti i parametri indispensabili alla configurazione timbrica dell’apparecchio. Come una volta, ogni funzione ha il proprio controllo pronto per essere grabbato e smanettato a discrezione dell’utente… Ma è proprio vero? Siamo sicuri che, sotto al cofano, non ci siano nascoste altre opzioni in grado di arricchire il già interessante arsenale timbrico dell’apparecchio? Leggete e scopriamolo insieme.

Di Enrico Cosimi

Schermata 02-2456342 alle 19.16.13

Quando, con un misto di panico e divertimento, abbiamo scoperto di dover maneggiare per primi in Europa – nonchè in Italia – il neonato Sub Phatty per il Keyboard Synth Expo veronese, ci siamo resi conto che (inquietante sensazione già vissuta in diverse occasioni di beta testing e demoing…) l’apparecchio è lungi dall’essere innocuo come sembra e – seppur nei precisi limiti di mercato cui è indirizzato – offre diverse sorprese.

Stiamo parlando degli Extended Parameters che, per motivi squisitamente fisici, non hanno trovato posto sul pannello comandi.  Dopo aver fatto shift, cioè dopo aver premuto Bank 4 + Activate Panel, siamo pronti per partire.

 

Extended Parameters

I parametri estesi sono raggruppati in due categorie: un primo blocco di funzioni che sono assegnate ai comandi di pannello e un secondo blocco che è invece raggiungibile combinando in diverse maniere gli otto selettori Bank / Patch. Nulla di spaventosamente complicato per il primo gruppo (basta ricordarsi a cosa corrispondono le funzioni – alla peggio, con una matita morbida facilmente cancellabile, si possono scrivere le nuove funzioni direttamente sul pannello frontale), un pochino più impegnativo ricordare le funzioni “di combinazione” e l’impiego delle due ottave di tastiera come data entry.

Schermata 02-2456342 alle 19.14.43

Parametri estesi di pannello

I due controlli di Sustain, presenti negli inviluppi ADSR dedicati al filtro e all’amplificatore diventano rispettivamente:

  • Filter EG Velocity Amount, la quantità d’inviluppo ADSR inviato alla frequenza di taglio del filtro è moltiplicata per la dinamica di tastiera. Suonando piano sui tasti, il filtro si muoverà poco, cioè la curva d’inviluppo sarà scalata nella sua ampiezza; pestando come un fabbro sui tasti, si invierà al filtro una significativa modulazione d’inviluppo, ottenendo una maggior articolazione timbrica (ovviamente, nei limiti delle forme d’onda selezionate).
  • Amplifier EG Velocity Amount, simmetricamente, la quantità d’inviluppo che modula il Gain del VCA è scalata per la dinamica di tastiera: suonando piano, c’è poca apertura dell’amplificatore; suonando forte, si esaspera il range dinamico ottenibile.

Il comando Noise Level nella sezione Mixer diventa External Input Level, con cui dosare la quantità di segnale audio ricevuto dall’esterno e convogliato nella sezione di filtraggio; la regolazione, assente nelle precedenti versioni Phatty, permette di meglio dosare la distorsione e/o la linearità nel trattamento di filtraggio applicato all’external input. Per i DJ eventualmente in ascolto, ricordiamo che Sub Phatty è uno strumento sia monofonico (cioè non prende accordi) che monoaurale (cioè non stereofonico)… insomma, non ci si può filtrare il segnale L&R che esce dal Technics 1200, a meno di non sommare preventivamente i due canali left e right…

Il comando Oscillator 2 Frequency diventa Oscillator 2 Beat Frequency e permette d’impartire una differenza d’intonazione compresa in +/- 3.5 Hz; in questo modo, diventa facile generare un lento battimento tra i due oscillatori che rimane costante lungo tutte le due ottave di tastiera, cioè non cresce seguendo la scalatura esponenziale degli intervalli. Se quello che vi interessa è produrre un effetto di micro modulazione tra due sawtooth sapientemente detunate, questo è il controllo da utilizzare. Se invece potete convivere con la normale procedura di progressivo incremento mano mano che si sale sugli acuti, potete utilizzare il comportamento standard del controllo Frequency.

Il selettore Hard Sync On diventa Oscillator Gate Reset e permette di sincronizzare/resettare l’emissione dei due oscillatori in passo con il gate di tastiera; ogni volta che si preme una nota sulla tastiera, i due oscillatori (ri)partiranno con il loro ciclo di forma d’onda ammassando (nel caso di transienti verticali) tutta l’energia sull’inizio della nota. Perchè sfruttare un comportamento simile? Per ottenere la massima spinta dinamica nota per nota, spremendo tutto il segnale generato dall’oscillatore in perfetta coerenza di fase. Il comando è assolutamente da evitare se vi interessa avere sotto le dita l’imprevedibile variabilità che rende unica ogni nota prodotta attraverso un sintetizzatore analogico, ma è assolutamente da favorire se state progettando sequenze percussive particolarmente veloci. Provare per credere…

Il selettore Pitch Amt Osc 2 Only diventa LFO Gate Reset e permette di resettare il ciclo dell’oscillatore a bassa frequenza sull’allineamento del Keyboard Gate; in questo modo, specie se con modulazione progettate per un utilizzo ritmico, è garantito il corretto allineamento durante l’esecuzione. Provate a impostare una veloce dente di sega con cui aprire la frequenza di taglio (avete presente Jaws?) e verificate le differenze ottenibili con e senza il restart/reset di tastiera sul ciclo di modulazione…

 

Parametri raggiungibili attraverso le combinazioni di selettori Bank e Preset

Qui, le cose si fanno un pochino più complicate… non tanto per le funzionalità vere e proprie (che rimangono sempre all’interno del mainstream di funzionamento proprio alla struttura analogica), quanto per lo sforzo mnemonico che è necessario compiere al fine di raggiungere – previa selezione dello Shift Mode – i singoli parametri addizionali.

La procedura di selezione e regolazione è sempre la stessa: dopo essere entrati nel modo Extended Parameter, si preme una combinazione di Bank selector (1-4) e Patch selector (1-4) per definire quale parametro si vuole raggiungere e, dopo, si usano le due ottave di tastiera per specificare il valore assegnato al parametro a partire dalla nota più bassa. Non tutti i parametri hanno un’escursione che copre tutti e 24 i possibili valori/nota rappresentati dai 24 semitoni.

Questo l’elenco delle possibili funzioni (si potrebbe pensare che, con otto selettori, ci possano essere 4×4 possibili combinazioni, invece – ad oggi – i parametri attivi sono 20 e non ci sarebbe nulla di strano se, in un prossimo futuro, dovessero aumentare):

 

Pitch Parameters – Bank 1, Preset 1-4

  • B1 P1 = Pitch Bend Up Range, regolabile tra un minimo di 0 e un massimo di 24 semitoni;
  • B1 P2 = Pitch Bend Down Range, regolabile anche questo tra 0 e 24 semitoni;
  • B1 P3 = Glide Legato On/Off, per innescare il portamento solo quando si fraseggia in modalità legato, cioè senza liberare il Gate Off di tastiera;
  • B1 P4 = Glide Type, per selezionare tre diverse modalità di calcolo per il portamento; sono disponibili i modi LCR-Linear Constant Rate (velocità costante a prescindere dall’intervallo melodico eseguito), LCT-Linear Constant Time (durata costante a prescindere dall’intervallo melodico eseguito), EXP-Exponential (rallentamento progressivo, mano mano che ci si avvicina alla nota di destinazione).

 

Filter & Modulation Parameters – Bank 2, Preset 1-4

  • B2 P1 = Filter Poles, permette di selezionare la risposta del low pass filter in modalità 6, 12, 18 o 24 dB; come è facile immaginare, la configurazione di default è pari a 4 poli/24 dB per ottava, raggiungibile e confermabile premendo il tasto D#;
  • B2 P2 = Waveform Modulation Destination, non ci dispiacerebbe vedere questo parametro implementato anche sul Minimoog Voyager… permette di sintonizzare la wave modulation, cioè la scansione automatica del tipo di forma d’onda prodotta dagli oscillatori, sulle destinazioni solo VCO 1, solo VCO 2, tutti e due gli oscillatori – quest’ultimo comportamento è quello di default;
  • B2 P3 = LFO Pitch Tracking, permette di agganciare la velocità del modulo LFO al voltaggio di tastiera, cioè di farlo accelerare mano mano che si sale nell’estensione delle due ottave disponibili; la velocità catturata come valore statico è quella calcolata in base al valore di pannello e definita dall’ultima nota eseguita prima di innescare la procedura di editing;
  • B2 P4 = LFO Range, anche se, di pannello, la LFO Rate recita laconicamente 0 – 10, l’oscillatore a bassa frequenza del Sub Phatty può lavorare all’interno di tre range di velocità ben differenziate: 0.01-10Hz, 0.1-100Hz, 1-1000 Hz; a seconda delle necessità (mortalmente sub audio, normalmente lento, in banda audio per caotiche FM e AM…), si può scegliere il margine operativo desiderato; la sovrapposizione è buona e permette, con un singolo sweep di potenziometro, di raggiungere effetti particolarmente espressivi.

 

Envelope & Gate Parameters – Bank 3, Preset 1-4

  • B3 P1 = Filter Envelope Reset, normalmente, il nuovo Gate On consente una “saldatura” nel valore d’inviluppo; a discrezione dell’utente, si può resettare forzatamente la curva d’inviluppo del filtro facendola ripartire dal minimo ogni volta che si preme una nuova nota sulla tastiera; l’effetto ha una sua logica utilità in base alle scelte esecutive del musicista e – per dovere di cronaca – è diverso dal vecchio comportamento single trigger ottenibile sulla tastiera del Model D…
  • B3 P2 = Amplifier Envelope Reset, come sopra, ma applicato all’inviluppo dell’amplificatore;
  • B3 P3 = Legato On Off, se preferite, con una minima licenza poetica, potete assimilare questo parametro al single/multiple trigger select, cioè la possibilità di innescare l’inviluppo solo quando tutte le note sono rilasciate (single trigger) e di prolungare “in comune” l’inviluppo quando si preme una seconda nota senza aver lasciato quella precedente (legato); il tutto, in alternativa al non legato mode, in cui ogni nota premuta corrisponde a un attacco differenziato dell’inviluppo (multiple trigger);
  • B3 P4 = Gate On/Ext; volete burro o cannoni? Volete triggerare gli inviluppi dalla tastiera e dalle porte MIDI/USB, o preferite tenerli in costante Gate On/Hold anche senza premere note? Meglio ancora, volete abilitare il funzionamento della porta di controllo analogico Gate In? Gli utenti del Minimoog Voyager riconosceranno questo parametro…

 

MIDI Parameters 1 – Bank 4, Preset 1-4

  • B4 P1 = MIDI Channel In, per scegliere il canale su cui Sub Phatty riceve i codici ricevuti dall’esterno;
  • B4 P2 = MIDI Channel Out, per scegliere il canale su cui Sub Phatty trasmette;
  • B4 P3 = Local Control On/Off, per agganciare o sganciare la tastiera dal synth engine vero e proprio; il parametro è molto importante se lavorate con un MIDI sequencer esterno in modalità Patch Thru…
  • B4 P4 = 14 Bit Output, permette di alternare la definizione 0-127 standard dei MIDI CC di pannello con una più dettagliata – e onerosa per la struttura ricevente – densità di dati 0-16384; detto in maniera meno velata, alterna la trasmissione 14-bit o 7-bit.

 

MIDI Parameters 2 – Bank 1&4, Preset 1-4

  • B1&4, P1 = MIDI Path In, Sub Phatty può ricevere informazioni digitali (contrapposte a CV e Gate…) di controllo alle porte DIN MIDI, USB, DIN+USB o OFF;
  • B1&4, P2 = MIDI Path Out, come sopra, la possibilità di selezionare da dove sono emessi i codici digitali di controllo: DIN MIDI USB, DIN + USB, OFF;
  • B1&4, P3 = MIDI Merge DIN; i dati ricevuti in ingresso devono essere fusi con quelli generati autonomamente e inviati alla volta del MIDI Out? Si può decidere di mettere in Merge con le funzionalità di tastiera & pannello comandi i dati ricevuti al DIN MIDI Input e inviare tutto il pacchetto su DIN MIDI Out, USB Out, USB + DIN, OFF; l’ultima opzione disabilita il Merge;
  • B1&4, P4 =  MIDI Merge USB, come sopra, ma applicato ai dati di controllo ricevuti alla porta USB.

 

Insomma, di quello che c’è non manca niente.

Non rimane che fare una bella prova approfondita dell’apparecchio, magari mettendolo a confronto con gli altri campioni della Phatty Family presenti nel catalogo Moog. O, magari, tentando anche un confronto tra Voyager, Minitaur e Sub Phatty… chi vivrà, vedrà.

Siamo ancora convinti che Sub Phatty sia un sint piccolo piccolo piccolo? :-)

 

 

Tags: ,

Trackback from your site.

Comments (15)

  • fabrizio

    |

    Caro Enrico ma un bell’articolo sul mopho x4 quando lo scrivi? please !!!! cosi’ si che ci divertiamooooo:)

    Reply

    • fabrizio

      |

      ahahaha …se passi per Napoli te lo presto io :)

      Reply

  • fabrizio

    |

    altro che sub phatty….:)

    Reply

  • Giovanni

    |

    Altro che mopho x4…il sub phatty è analogico nel suono, a differenza dell’altro.
    (forse sono un po’ polemico ma devo rispettare anche io le mie orecchie, sennò si arrabbiano!)

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    in effetti, non stavo dicendo nulla, ma il paragone mi sembrava azzardato – di sicuro, il Mopho x4 è “quantitativamente” più potente, ma il motore full analog del Sub Phatty lascia il segno…

    Reply

  • fabrizio

    |

    Ah! Ops! scusate l’impulsiva ignoranza pensavo che il mopho x4 fosse analogico al 100% :( Ma quindi qual’e’ la differenza con il sub phatty in termini di analogico?

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    facciamo prima una premessa GROSSA COME UNA CASA: se il suono del Mopho x4 ti soddisfa, ha poca importanza che sia generato analogicamente, digitalmente o in maniera mista…

    comunque, nelle strutture di Dave Smith – come in tutte le strutture costruite da persone che lavorano “per portare a casa un risultato” rimanendo con i piedi per terra, si utilizza l’analogico quando serve e il digitale quando serve – di solito, per i controlli;

    in aggiunta, certi oscillatori DSI, ad esempio il 3 e il 4 del mono evolver, sono dichiaramente digitali proprio per poter lavorare con le tabelle… ancora una volta, si usa il digitale quando serve e l’analogico quando serve

    a tutto vantaggio del musicista 😉

    Reply

  • fabrizio

    |

    Il suono non solo mi soddisfa ma per usare un’espressione a me cara “mi da gusto” e il gusto non e’ solo per le orecchie ma anche per gli occhi e i polpastrelli. A livello di finiture, qualita’ costruttiva e di assemblaggio, quando ci ho messo su le mani ho goduto! Ho maneggiato gli altristrumenti di cui si parla nell’articolo, non il sub phatty ovviamente, e devo dire che per quanto riguarda questi aspetti non mi hanno restituito la stessa soddisfazione Per non parlare poi della semplicita’ e intuitivita’ di utilizzo associata alla quantita’ di manopoline da spippolare. Last but not least la versione editor e vst per un controllo totale dei parametri e delle automazioni.

    Reply

  • Paolo

    |

    Salve Enrico sono indeciso a vendere il Minibrute per prendere il Sub phatty avendo già il Little-phatty e un Voyager cosa mi consigli?

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      beh, sicuramente il Minibrute è più “diverso e complementare” nei confronti degli altri sint targati Moog che già possiedi; d’altro canto, il Sub Phatty è molto più versatile rispetto al Brute (non a caso, costa quasi il doppio…)…

      devi decidere se vuoi allargare drasticamente il tuo parco suoni (e, allora, ti conviene il Brute) o se invece vuoi potenziare, perfezionandolo, il suono Moog appoggiandoti alla struttura con sub oscillatore e doppio distorsore del SP 😉

      fammi sapere

      Reply

  • alessio

    |

    ciao Enrico, ho avuto un problema tecnico dopo aver fatto l’aggiornamento del firmware..ho seguito tutte le istruzioni presenti nel forum moog, ma alla fine del processo il risultato è stato è che il mio sub phatty ha smesso di funzionare. non da alcun segno di vita se non un intermittente segnale led di LFO rate

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      Ciao Alessio,
      è un problema che hanno avuto in molti: la procedura è descritta in maniera poco dettagliata e ti lascia pensare che le cose vadano in un certo modo, mentre – se non ricordo male – lo strumento sta semplicemente aspettando che tu gli mandi il resto dei file da caricare.

      Per sicurezza, contatta direttamente l’assistenza; io ho avuto lo stesso dubbio all’epoca (ma sono passati troppi mesi e non ricordo come ero uscito fuori dal guado)…

      fammi sapere, in bocca al lupo!!!

      Reply

  • nicola

    |

    Ciao Enrico,
    da bassista mi sto affacciando ai synth bass per la prima volta.
    Mi piacerebbe affiancare al basso elettrico la possibilità di suonare alcuni pezzi con un synth e le mie ricerche mi hanno portato alle tue fantastiche recensioni sul Sub Phatty, che tra l’altro è lo strumento utilizzato da Michael League, colui che mi ha spinto a prendere questa strada.
    Credi che questa soluzione possa andare bene anche per un neofita come me o sarebbe più opportuno un altro synth?
    Grazie mille e complimenti per le recensioni!

    Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');