MOOG SUB 37 Tribute Paraphonic Analog Synthesizer

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Come al solito, in occasione delle grosse Fiere internazionali (NAMM e MusikMesse), si scatenano i peggiori rumori su quello che sarà o non sarà presentato al pubblico; in maniera non convenzionale, Amos Gaynes di Moog Music ha deciso di svelare l’esistenza del SUB 37 Tribute Paraphonic Analog Synthesizer, diffondendo un semplice disegno tecnico che, nelle ore successive, è stato affiancato a due possibili rendering di pannello. 

Di Enrico Cosimi

sub37-2

Per questo motivo, in modo del tutto innocuo e privi di pezze di supporto, ci siamo divertiti a leggere il disegno tecnico, verificando le possibili future capacità del nuovo sintetizzatore. Come è facile immaginare, non tutto potrebbe essere confermato, non tutto potrebbe appartenere alla realtà, non tutto potrebbe trovare riscontro commerciale. Procediamo per ordine.

 Il nuovo sintetizzatore targato MOOG si chiama SUB 37 (dal nome dei tasti disponibili nelle tre ottave), Bob Moog TRIBUTE (abbastanza esplicativo) Paraphonic Analog Synthesizer (avremo modo di tornare a breve sulla parafonia).  Di fatto, è l’aggiornamento potenziato del prestigioso Sub Phatty, che ha mandato in pensione il precedente Little Phatty e ha dimostrato come sia possibile concentrare prestazioni timbriche di prima qualità con ingombri particolarmente contenuti.

Dopo numerose richieste, ecco arrivare la versione full function (non sappiamo se ci sarà un Editor Mac/PC – anche se alcune decisioni di pannello sembrerebbero confermare la sua necessità) con (quasi) tutti i comandi residenti sul frontale, tastiera allungata a tre ottave e una cospicuo rifornimento di funzionalità aggiuntive.

Moog-Sub37

Parafonia vs polifonia vs bifonia

Un sintetizzatore monofonico è in grado di produrre un’unica nota alla volta, gestendola in priorità low, last o high a seconda del meccanismo abilitato alla scansione di tastiera; all’interno della singola voce generata, trovano posto gli oscillatori, i filtri, gli amplificatori, gli inviluppi e tutto il resto della circuitazione ritenuta necessaria per caratterizzare e articolare l’emissione sonora.  Una singola voce, purtroppo, può non risultare sufficiente per tutte le applicazioni – banalmente, non è possibile coprire le parti armoniche… – per questo motivo, da che Musica Elettronica è Musica Elettronica, si è cercato di coniugare la polifonia con l’economicità d’esercizio, approcciando la polifonia in due maniere differenti:  polifonia numericamente limitata e polifonia per divisione di frequenza.

Nel primo caso, il fabbricante decide un numero massimo di voci simultaneamente utilizzabili (quattro nel Roland Jupiter 4, cinque nel Sequential Prophet 5, sei nel KORG Polysix, otto nell’Oberheim ObX, eccetera); all’interno di questo tipo di struttura, ciascuna voce è – di fatto – un sintetizzatore indipendente e completo, messo sotto controllo di un unico pannello comandi (come standard commerciale dalla fine degli Anni 70 in poi) o dotato di una propria indipendenza hardware anche dal punto di vista dei controlli (come nel caso dell’arcaico Oberhemi Four Voice System).  Fintanto che il numero delle voci è sufficiente, nessuno si lamenta, ma se – a fronte di quatto voci disponibili – si vuole realizzare una massa orchestrale più pesante, ecco che i limiti diventano evidenti.

L’altro meccanismo, mediato dal mondo degli organi elettronici e adottato, in maniera più o meno sotterranea nel mondo dei sintetizzatori, consiste nel generare dodici frequenze corrispondenti ai semitoni dell’ottava più acuta (da Do diesis al Do superiore) e sottoporre il segnale dei dodici oscillatori “reali” ad una batteria di divisori di frequenza (diviso 2 per l’ottava inferiore, diviso 4 per due ottave inferiori, diviso 8 per tre ottave inferiori, diviso 16 per quattro ottave inferiori, eccetera). A fronte di soli 12 oscillatori reali, il risparmio è notevole se si considera che un meccanismo del genere permette di ottenere polifonia totale su tutti i tasti della tastiera… a patto di tollerare il brutto suono prodotto dai divisori di frequenza (quasi sempre, un’onda quadra o triangolare non particolarmente aggraziata). Per evitare cotanta sgradevolezza, alcuni costruttori particolarmente coraggiosi (ad esempio, David Luce all’interno di Moog Music) progettarono complessi sistemi di reshaping nota per nota, in modo da ottenere nel vecchio Polymoog la generazione in full polyphony di onda quadra a simmetria variabile  su un oscillatore e onda dente di sega su un secondo oscillatore, con possibilità di detune anche severo.

 

E la parafonia?

Ora ci arriviamo… Supponiamo che, per artifici nella scansione di tastiera, o per sopraggiunti progressi tecnologici, sia possibile leggere due o quattro note simultaneamente, ma che non si voglia spendere per avere due o quattro voci completamente indipendenti dal punto di vista circuitale. Rimane una strada intermedia, economica e relativamente soddisfacente (specie nel pionieristico mondo degli Anni 70), con la quale si genera la polifonia richiesta, ma si convogliano tutti i segnali all’interno di un unico filtro e di un unico amplificatore. In questo modo, il musicista può eseguire un accordo, che sarà regolarmente articolato (dal punto di vista timbrico e di durata/andamento), ma che non sopravviverà nel caso di un’esecuzione polifonica che pretende l’indipendenza tra le voci: ciascun tasto retriggererà – infatti – l’unico inviluppo (o l’unica coppia di inviluppi) disponibile, facendo risuonare tutte le note premute ogni volta che si articola un nuovo tasto.  Anche se i Kraftwerk hanno reso immortale l’effetto con l’introduzione strumentale di The Model, il risultato non è dei più esaltanti.

Recentemente, diversi costruttori, tanto in regime analogico quanto digitale, hanno rispolverato le delizie della parafonia per offrire prestazioni (appunto) parafoniche contenendo i prezzi.

Perché chiamare parafonico il SUB 37? Perchè, come il vecchio ARP Odyssey, può assegnare i due oscillatori 1 e 2 rispettivamente alla nota più bassa e più alta eseguite sulla tastiera; la bifonia così ottenuta, confluisce nell’unico filtro e – da questo – nell’unico amplificatore. Se, in uscita ai due oscillatori, ci fosse stata una coppia di filtri e di amplificatori, dal punto di vista rigorosamente calvinista, si sarebbe parlato di bifonia pura… in questo caso, gli ingegneri Moog hanno preferito resumare il termine parafonico per indicare le capacità del proprio strumento.

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Le funzioni del SUB 37

Come dicevamo in apertura, questo è un gioco, una sorta di scommessa fatta leggendo il pannello comandi – anzi, il suo disegno tecnico – e esprimendo desideri che si spera saranno poi confermati dal controllo pratico sul primo esemplare hardware disponibile.

 

Catena audio

La struttura di voce è simile a quella del precedente Sub Phatty: due oscillatori, un sub calcolato sul primo oscillatore, un noise generator, un eventuale segnale esterno confluiscono nel low pass filter risonante, con doppio distorsore, e da questo raggiungono la coppia di amplificatori che permettono la gestione dell’articolazione e della dinamica.

 

Catena di controllo

Due generatori d’inviluppo, con capacità di loop, e due oscillatori a bassa frequenza, permettono di influenzare in maniera transiente o ciclica le destinazioni di controllo ritenute significative. In aggiunta, parrebbe esserci un arpeggiatore con prestazioni estese.

Andiamo per ordine.

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Oscillatori 1 e 2

Con il consueto, raffinatissimo, circuito che permette la generazione progressiva di triangolare – rampa – quadra – impulsiva, i due oscillatori possono essere controllati in ottava (da 16’ a 2’). Il primo oscillatore è molto basico nella dotazione, mentre il secondo può essere personalizzato con:

  • gestione di Keyboard Control Low / High (novità) per far precipitare la frequenza nella banda sub audio;
  • Duo Mode (novità), per assegnare il secondo oscillatore alla voce più alta nel bicordo eseguito su tastiera;
  • Frequency Offset; più o meno sette semitoni di deviazione dall’intonazione nominale;
  • Beat Frequency; offset di frequenza espresso in Hertz e costante lungo tutta la tastiera.

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Mixer

Gestisce i livelli di Osc 1, Sub 1 (produce onda quadra all’ottava inferiore di Osc 1), Osc 2, Noise, Feeback/External In (novità).

Rispetto alla precedente versione, il quinto regolatore di volume può gestire direttamente il segnale esterno – in precedenza, il suo controllo era alternativo al livello del Noise – e la disponibilità del positive Feedback spalanca la porta a una serie di “cattiverie timbriche” recentemente confermate da Arturia Mini/MicroBrute o Native Instruments Monark, tanto per nominare i primi due che vengono in mente.

 

Filtro

Il filtro è il classico Transistor Ladder Low Pass risonante, con possibilità di selezionare i poli desiderati (slope a 6, 12, 18 o 24 dB/Oct di attenuazione). Come nel precedente modello, si decide il Keyboard Tracking tra 0 e 2:1, si dosa l’Envelope Amount su scala bipolare +/-5 e  si regola Resonance e Multidrive. L’auto oscillazione e i comportamento “industriali” dovrebbero essere garantiti. A parte la disponibilità su pannello della Slope Selection, non ci sono differenze con la versione precedente.

 

Amplificatore

Non ha controlli di suo, se non la regolazione di Output Volume (attinente alla catena di circuito a valle del VCA vero e proprio); lo stadio di uscita offre, oltre al volume, il dosaggio di ascolto in cuffia e la possibilità di mettere in Mute l’uscita del sintetizzatore.

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LFO 1 e  2

Qui ci sono le più significative differenze con la versione Sub Phatty. Oltre al raddoppio delle sorgenti modulanti (due LFO contro il singlo circuito della versione 25 note), molto è stato “spalmato” su pannello comandi:

  • Rate regolabile tra 0.1 e 100 Hz secondo controllo nominale di pannello; un selettore denominato Hi Range permette di moltiplicare la frequenza, entrando prepotentemente in banda audio. Nella vecchia installazione, erano disponibili tre range in generoso overlap.
  • Source; la sorgente di modulazione può essere: onda triangolare, quadra, rampa, dente di sega, random, Filter Envelope/Program. Quest’ultima denominazione, ben nota a quanti abbiano fatto esperienza con il Minimoog Voyager, lascia pensare che – anche in assenza di display di bordo – sia possibile in qualche maniera programmare una diversa sorgente di controllo da accoppiare alla posizione fisica del selettore a scatti.
  • Sync; per sincronizzare il ciclo dell’oscillatore a bassa frequenza sul clock MIDI ricevuto dall’esterno; sotto Sync, il potenziometro di Rate permette la selezione del coefficiente di divisione desiderato.
  • Keyboard Reset; per far ripartire forzatamente il ciclo modulante in corrispondenza di ogni codice Nota On.
  • Pitch Amount; in maniera abbastanza raffinata (grazie, Matteo Balducci!!!), il segnale di modulazione può essere ruotato su Osc 1 (escursione antioraria del controllo) o Osc 2 (escursione oraria); non è dato sapere se, attraverso Editor o altri sotterfugi, sia possibile influenzare simultaneamente tutti e due gli oscillatori con lo stesso LFO. Questa, insieme alla seguente, è una delle due destinazioni privilegiate di modulazione; le altre destinazioni condividono lo stesso bus.
  • Filter Amount; la quantità di modulazione sul filtro.
  • Mod 1 & 2 Amount; permette di definire il valore massimo raggiungibile con la Modulation Wheel messa al massimo.
  • Modulation Destination; è possibile ruotare il segnale di LFO 1 e 2 su Osc 1 Wave, Osc 2 Wave, Osc 1 & 2 Wave, VCA Level, LFO 1 Rate, LFO 2 Rate, Noise Level, EG Time/Program (vale, a proposito di quest’ultima denominazione, quanto notato in precedenza).

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Envelope 1 & 2

I due inviluppi sono uguali tra loro: apparentemente configurati in formato ADSR, possono essere arricchiti di comportamenti addizionali Initial Delay e Hold; il primo segmento ritarda l’inizio dell’attacco, il secondo ritarda la partenza del decadimento. Come nella precedente versione, ma con completa mappatura di pannello, è possibile gestire i comportamenti Multi/Single Tritter, Reset (partenza incondizionata da zero), Loop On/Off (per la ripetizione incondizionata dei tre tempi di Attack, Decay, Release in configurazione LFO), Latch Oh (per il congelamento di Gate); un nuovo selettore Sync potrebbe essere relativo alla possibilità di forzare la durata dei cicli di Loop sulla griglia del clock MIDI… lo scopriremo solo in futuro.

Come in precedenza, è possibile subordinare durate e livelli degli inviluppi alla Key Velocity e al Keyboard Tracking. In maniera più chiara di quanto non fosse in precedenza, le funzioni Delay, Hold, Vel Amt e KB Track sono considerate Knob Shift, gli altri cinque comportamenti hanno completi corredi di selettori dedicati.

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Keyboard & Glide

La tastiera ha tre ottave, sensibili alla dinamica; non è dato sapere, per ora, se ci sarà una sensibilità anche al channel aftertouch che (si badi bene) era già preso in considerazione nel vecchio Editor; l’intonazione può essere trasposta di ottava con i tastoni Oct Up e Down.

Il regolatore di Glide permette di definire il tempo di transizione tra una nota e l’altra, il comportamento Exponential, Linear Constant Rate o Linear Constant Time, con innesco all’esecuzione Legato/Staccato, Gated o Free, abilitato o disabilitato. Nulla che già non fosse disponibile nella versione precedente.

 

Arpeggiator

Qui si respira aria nuova: dall’epoca del vecchio Little Phatty, molti erano stati i musicisti che rimpiangevano la comodità dell’arpeggiatore di bordo, meglio ancora se personalizzabile timbrica per timbrica.  Nel nuovo SUB 37, l’Arpeggiator può essere configurato con:

  • Rate; da 2 a 280 BPM.
  • Sync selezionabile per il clock MIDI esterno.
  • Range compreso tra -2 e +2 ottave calcolate rispetto all’estensione originaria.
  • Mode Back/Forth e Invert per la scansione delle note catturate in tabella.
  • Pattern di esecuzione Up, Down, Order, Random.
  • Accensione On/Off e congelamento in Keyboard Latch

In aggiunta, quattro posizioni Rec, Tie, Step e Rest lasciano pensare (lo scopriremo solo in futuro) che sia possibile personalizzare il pattern di arpeggio o  – meglio ancora – scrivere una propria sequenza caratterizzata da note, pause, legati e avanzamenti di step. Se sono rose…

 

Programming

SUB 37 prevede 16 locazioni di memoria per un numero imprecisato di banchi; sedici selettori fisici allineati sul fronte inferiore del pannello comandi possono essere utilizzati per scrivere e richiamare la memoria desiderata, ma potrebbero essere utilizzati anche come On/Off per la scansione di eventuali passi di sequenza…

Nella sezione Programming, è previsto lo scrolling Up/Down, le opzioni di Save e Compare, l’accesso alla configurazione MIDI e Global per i canali di trasmissione/ricezione e per lo smistamento bidirezionale dei dati da e per le porte analogiche CV/Gate, MIDI e USB. Non manca il “sintonizzatore” per i Preset e per il modo Manual Panel di programmazione diretta.

 

 

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Comments (29)

  • EF

    |

    Grazie per aver districato e approfondito!

    Reply

  • licio

    |

    ..grande enrico..

    Reply

  • riccardo

    |

    Ciao Enrico, il NAMM 2014 ha mostrato dei video del Sub 37. Vorrei sapere da te un raffronto tra il Sub 37 e il Two Voice Oberheim. Grazie

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    premesso che, fintanto non ci sarà un esemplare disponibile per prove approfondite – e, con soli tre prototipi realizzati, per ora la vedo DURA – è prematuro tranciare giudizi, le differenze più significative sono:

    a) il Sub 37 è bifonico, MA le due voci sono limitate al livello di oscillatore: filtro, amplificatore e inviluppi sono gli stessi per le due voci… è come era l’antico ARP Odyssey

    b) il Two Voice è effettivamente una scatola che contiene due sintetizzatori COMPLETAMENTE indipendenti; più limitati come parametri, tutto quello che si vuole, ma fisicamente indipendenti; al punto tale che una voce può avere un suono, l’altra voce può avere un timbro completamente diverso

    c) il SUB ha il filtro MOOG e il Two Voice ha il filtro Oberheim…

    insomma, le differenze ci sono…

    Reply

    • riccardo

      |

      Ho notato che al Two Voice manca il MIDI in/out. Come mai?.Grazie

      Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    evidentemente, Tom Oberheim non ha ritenuto opportuno imbarcarsi nella trasmissione delle sequenze sul MIDI Out

    i parametri di pannello NON sono convertiti in MIDI CC (è una macchina analogica di concezione “antica”), quindi non c’è necessità dell’Out MIDI

    Reply

    • Riccardo

      |

      IL FILTRO DELL’ARP ODYSSEY MARK I Model 4023 a 2pole è lo stesso del TWO VOICE? Riccardo

      Reply

      • Riccardo

        |

        In attesa della tu risposta ho notato che il modulo Sem-pro ha MIDI IN/Thru e 2 Audio IN. Come mai queste due strade. Inoltre dalle foto in web non riesco a vedere se il Two Voice Pro ha l’audio in. Grazie Riccardo.

        Reply

        • Enrico Cosimi

          |

          la coppia di audio in serve a gestire il noise (in incognito) e l’eventuale segnale esterno; tieni presente che il progetto SEM è molto vecchio e – per certi versi – limitato, rispetto agli standard di oggi…

          in tutti i casi, se stiamo parlando della riedizione, c’è il rischio che non debba mai vedere la luce… un conto è prendere il SEM singolo, con o senza interfaccia analogica o MIDI, altro è aspettare il two voice o – peggio ancora – il four voice. :-(

          Reply

      • Enrico Cosimi

        |

        no, sono tutti e due a 12 dB/Oct, ma il secondo ha un suono molto diverso, grazie alla componentistica usata; anche la resonance è differente sulle due macchine

        Reply

        • riccardo

          |

          Posseggo sia il Minimoog D che l’Arp Odyssey MK1 bianco e vorrei affiancargli o Sub 37 o SEM (pro singolo con Midi). Grazie

          Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    dal punto di vista timbrico, forse il SEM è quello che si diversifica di più rispetto alle tue macchine; non perderei tempo ad aspettare IL NUOVO Two Voice, perché ho paura che non arriverà tanto presto in distribuzione…

    meglio concentrarsi su una delle due versioni singolo modulo attualmente disponibile da Schneider. 😉

    Reply

    • Riccardo

      |

      Stavo pensando di affiancare il Sem Pro al DARK energy I. Che ne pensi. Grazie

      Reply

      • Riccardo

        |

        Oppure: minibrute+DARK energy I + Sem pro.

        Reply

  • eugenio lato

    |

    ciao e grazie per la spiegazione! p.s. posseggo un sub phatty (e ne sono innamorato)…. varrebbe la pena prendere anche un sub 37? in attesa di una risposta sincera…. (come al solito competente!)… ti abbraccio! p.s. sei un grande!

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      beh, il sub 37 è MOLTO più potente e completo:

      – due lfo invece di uno
      – arpeggiatore di patch
      – step sequencer di patch
      – tutti i comandi mappati su pannello
      – matrice di modulazione completamente “folle” (puoi modulare lo slope del filtro: vallo a fare con altri sint analogici…)
      – percorso di feedback mixer
      – TRE ottave di tastiera
      – bifonia

      insomma, di cose in più ce ne sono tante 😀

      Reply

  • Ric

    |

    Sono indeciso tra pro2 e il sub 37. Secondo te quali potrebbero essere le differenze sostanziali che farebbero pendere la scelta tra uno o l’altro. Mi piacciano tutti e due. Uno analogico e l’altro digitale. Possiedo un Voyager è un progetto 08. Grazie

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      Sono due macchine MOLTO diverse come concezione: Dave Smith usa in maniera giustamente funzionale e spregiudicata la tecnologia digitale; per questo motivo, filtri a parte, genera, controlla, articola, processa e sequenzia tutto quello che c’è all’interno del suo apparecchio usando la comodità del “non analogico”. Si può discutere dal punto di vista filosofico, ma certe cose il progettista le ottiene solo se usa tecnologie sofisticate come – appunto – quella digitale.

      Moog, d’altro canto, DEVE fornire un certo tipo di timbrica full analog per la parte audio che, inevitabilmente, limita le prestazioni nel senso della versatilità.

      Come dire: è la scelta tra tradizione e innovazione… 😉

      Fuori dai denti, apprezzo moltissimo il sequencer “fluido” del P02 e la struttura di feedback delay (sono del tutto indifferente agli escamotage parafonici, ma questo è un altro discorso); dall’altra parte, dentro al Moog apprezzo moltissimo la bifonia vecchia scuola, l’interazione tra arpeggiatore, sequencer e oscillatori, la sincronizzazione ritmica tra lfo 1, lfo2, eg 1, eg2, arp e seq.

      Tra le due macchine, mi sembra ci siano 200 euro di differenza a favore del Moog, che però ha anche una mezza ottava in meno (e non ha possibilità di prendere quattro note alla volta)…

      Reply

  • Ric

    |

    Riguardo ai due filtri del pro 2, in serie -parallelo, diversi dal sub37, li ritieni qualitativamente convincenti per far propendere verso il pro 2? Grazie

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    beh, due filtri è sempre meglio di un filtro solo…

    😉

    Reply

  • Ric

    |

    Il sub 37 non ti sembra che suoni un po’ come il voyager.

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    mi sembra molto più moderno, timbricamente parlando, del voyager… se poi questo sia un pregio o un difetto, diventa una valutazione personale

    😉

    Reply

  • Ric

    |

    Perchè avevo pensato ad un sequencer esterno per il voyager, ma se prendessi il Sub37 avrei il sequencer è più spettro sonoro. Che ne pensi?Sai se i due filtri del pro2, usati insieme, possono essere indirizzati in uscita uno a destra e uno a sinistra, come nell’A4. Grazie.

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    calcola che il sequencer del sub 37 esce su MIDI e su USB, ma non su CV (visto che non ci sono analog outputs sullo strumento);

    mi sembra di ricordare che i due filtri del Pro2 possano essere separati sul percorso stereo – mi sembra… – per sicurezza, conviene andare sul sito DSI e scaricarsi il manuale pdf dello strumento 😉

    Reply

  • marco

    |

    mmm ho un problema per favore… ho fatto l’aggiornamento alla 1.1.0, seguito alla lettera ogni passaggio dal manuale…. e sul display rimane la scritta “FIRMWARE UPDATE” Flash erased ready for code….
    rifatto la procedura più volte, ma è semre bloccato… c’è la possibilita di ripristinare le impostazioni di fabbrica?
    grazie mille

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    devi dargli il tempo di cancellare il codice; se hai usato il loro programma per il trasferimento, devi aspettare che i tastoni tornino “normali”; altrimenti stai abortendo la procedura prima del previsto e poi non vai da nessuna parte

    riprova, con estrema attenzione, e lasciagli il tempo che chiede

    lo stai facendo con un mac o con un pc?

    Reply

  • marco

    |

    grazie per la risposta… con un pc windows… ora riprovo, grazie ancora

    Reply

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