Lo chef consiglia: Matrix 1000 & Pod X3 Pro

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Recording, Software

Prendete un Oberheim Matrix 1000, lavatelo e fatene quattro parti: un basso, degli ottoni, un syncomp, un lead. Fate  saltare il tutto in un Ableton Live Launchpad Edition in cui avrete avuto l’accortezza di far appassire un riverbero semplice semplice. A metà cottura aggiungete i modelli fisici di un Line6 Pod X3 Pro e fate ritirare.

Le ricette di Jacopo Mordenti

Una spolverata di brickwall limiter e potete impiattare.

… Perché a conti fatti il punto è questo: viviamo in un’epoca nella quale – nel bene e nel male – produrre musica costa pochissimo, ergo perché non concederci il lusso, di quando in quando, di provare a rompere gli schemi? Prendiamo i modelli fisici su cui fanno perno prodotti tipicamente chitarristici come Pod et similia: dove sta scritto che non possano risultare funzionali ANCHE a quei sintetizzatori sprovvisti di adeguata sezione effetti? Posta un’accurata gestione dei livelli, abbinare – ad esempio – un vecchio Matrix 1000 a un Pod X3 Pro (declinato nello specifico nelle forme del plugin VST Pod Farm, ma tant’è) può garantire un luuuuungo periodo di divertimento alle prese con colorazioni più o meno pronunciate e con effetti più o meno inconsueti.

Un esempio pratico, tanto per non parlare di aria fritta? Ecco la cara, vecchia demo del Matrix 1000 pubblicata tempo addietro, processata parte per parte dal Pod X3 Pro / Pod Farm:

 

 

Il timbro con cui prende il via la demo è modellato in prima battuta da American Classic, un algoritmo che si prefigge di ricreare il comportamento di due storiche unità di preamplificazione e di equalizzazione quali l’API 512 e  l’API 550. Il guadagno in ingresso è pronunciato, così da saturare con discrezione il segnale; nell’ottica di favorire il collocamento del timbro nel mix, si è operato un taglio di 6 db alle frequenze basse intorno ai 100 Hz, mentre intorno ai 1500 Hz si è posta un’enfasi di 6 db. Posto un discreto controllo della dinamica per il tramite del Line6 Compressor, il segnale è poi processato da Random S/H, un algoritmo che punta a ricreare una modulazione sample&hold di un VCF dal sapore Oberheim; l’impostazione è evidentemente semplicistica, sta di fatto che la spigolosità che si ottiene – tanto più se si sincronizza la modulazione a un preciso BPM, come in questo caso – risulta stuzzicante. La catena effetti si chiude con Analog Delay, ispirato al Boss DM2: il tempo di ritardo è sincronizzato ai BPM e regolato sui quarti puntati; il feedback è regolato su valori moderati, così come il rapporto tra segnale pulito e effettato                ; i controlli di tono non sono utilizzati.

 

 

Il synthbass è processato dal pre per basso Sub Dub, algoritmo privo di una specifica controparte hardware; il cabinet impiegato è l’1×18 California, esplicitamente ispirato al carattere MesaBoogie. Il microfono impiegato per la ripresa – a breve distanza, peraltro –  è un 112 Dynamic, che rimanda evidentemente all’AKG D112. L’equalizzazione del pre e la scelta del microfono vanno nella direzione di un’enfatizzazione delle frequenze basse; il guadagno in ingresso è generoso, così da portare il timbro ai margini della saturazione. Il transiente d’attacco è modellato a monte del pre dal compressore Vetta Juice, essenziale nei controlli ma francamente efficace; a valle un ulteriore stadio di controllo della dinamica è fornito dal Line6 Compressor.

 

 

Gli ottoni vengano preamplificati dal Modern, modellato sull’Avalon VT-737. Nessuna saturazione in questo caso, ma piuttosto colorazione : un pizzico di filtro passa-alto per non invadere gli spazi altrui, una certa enfasi sulle mediobasse per inspessire, un taglio sulle medie per addolcire, un nonnulla di aria intorno agli 11 kHz. A valle del pre il segnale è processato con discrezione dal Line6 Compressor, quindi dal semplice ma efficace Sine Chorus – privo di specifica controparte hardware – e infine dal MultiHead Delay, modellato sul Roland RE-101: il ritardo è agganciato ai quarti, il rapporto tra segnale pulito e segnale effettato è 1:1.

 

 

Il lead passa inizialmente per il Vintage UK, ispirato al glorioso Neve 1073: posto un guadagno in ingresso sotto controllo, si è utilizzata l’equalizzazione per alleggerire le frequenze basse (80 e 90 Hz, in prima battuta) ed enfatizzare alte e medioalte (intorno ai 4.8 kHz) alla ricerca della nitidezza. Seguono Line6 Compressor, Expo Flange – privo di controparte hardware, agganciato a ½ – e infine Reverse Delay: agganciato ai quarti, forte di un feedback interessante a fronte di un rapporto tra segnale pulito e segnale effettato di circa 3:2, rappresenta la ciliegina finale sulla torta dell’assurdo.

 

 

Una sobria innaffiata di riverbero di mamma Ableton, 1 db di brickwall limiter per non farsi mancare nulla, e dovremmo esserci. Pronti per la prossima avventura fra i fornelli di un home studio?

 

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Comments (2)

  • synthy

    |

    grande jacopo, oltre che strimpellatore di tasti B/N e maneggione audio sono anche un ottimo cuoco e una versione così è davvero simpatica da leggere. potremmo inserirla nel menù di capodanno…

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