Little Primal Tap: il delay mattacchione

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in no-categoria

Un delay è per sempre: con la giusta regolazione di feedback, s’intende. E comunque, se l’eternità proprio non ci aggrada, è un attimo a impiegare il ritardo quale effetto di compagnia, capace alla bisogna di stravolgere con spensieratezza la più scarna delle parti: agli amanti dell’ambito software più spericolati consiglio in questo senso il Little Primal Tap di Soundtoys.

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Acquistato qualche mese fa nel corso di un’encomiabile campagna di solidarietà imbastita da Soundtoys, il piccoletto viene presentato dal suo sviluppatore quale declinazione minimale del più complesso – e più oneroso – Primal Tap. Il riferimento è esplicito: l’architettura di fondo delle macchina – e auspicabilmente il suo comportamento timbrico – è mutuata dal Lexicon Prime Time Model 93, un’unità di ritardo del 1978 considerata a suo modo iconica.

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Dimenticatevi i colori dei delay analogici (tanto più di quelli a nastro), ma dimenticatevi anche la pulizia dei delay digitali di oggi: con Primal Tap quelli che vi trovate per le mani sono gli effetti collaterali che un’acerba tecnologia digitale, quasi quarant’anni fa, produceva quando era costretta a misurarsi con il concetto di ritardo e la sua pletora di declinazioni pratiche.

Little Primal Tap, nello specifico, punta subito al sodo. Da sinistra a destra, si comincia con il regolare il tempo di ritardo in millisecondi: l’intervento in tempo reale sul parametro manda in filologica crisi la macchina, che risponde allo stress a cui è sottoposta la propria RAM producendo dei deliziosi glitches: i primi di una lunga serie.

A seguire il controllo ADJUST, che permette di ridurre il tempo di ritardo fino a portarlo alla metà del valore impostato in partenza: il tutto aumentando senza soluzione di continuità la frequenza di campionamento del segnale in ingresso, inducendo così la macchina, in caso di intervento in tempo reale, a dei gustosi cambi di intonazione dal sapore accidentalmente bucked-brigade.

Ma il meglio deve venire. Con MULTIPLY si ha il contro-altare – sotto steroidi – di ADJUST: il tempo di ritardo viene moltiplicato per due, quattro o otto volte. Non c’è trucco, non c’è inganno: la frequenza di campionamento viene dimezzata a ogni raddoppio del tempo, fino a precipitare (dai già non molto performanti 12 KhZ) a 1,5 KhZ. Più Lo-Fi di così si muore.

… Anzi, no: si è solo feriti gravemente. Perché la frollatura del segnale può essere portata avanti anche sul binario parallelo rappresentato dallo slider IN, che regola il guadagno in ingresso del segnale medesimo: linearità e pulizia non sono le benvenute, sicché ci vuole relativamente poco a passare dalla leggera saturazione alla becera distorsione. Ancora più a destra FB e MIX fanno esattamente quello che ci si aspetta: posta la delicatezza delle due regolazioni, un po’ di tranquillità psicologica non guasta.

Dalla teoria alla pratica. Ecco un divertissement dell’Invisibile Unicorno Rosa dove – musicalmente parlando – a farla da padrone è proprio Little Primal Tap, capace di stravolgere una parte che più minimale non si potrebbe (farina del sacco dell’Operator di Ableton, per completezza) fino a trovarsi per le mani qualcosa di ipnotico e – come dire? – mattacchione:

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Il segreto di Pulcinella? Ricorrere all’automazione INDIPENDENTE per ADJUST e per MULTIPLY:

adjust

multiply

Un’accortezza per insaporire il piatto: far lavorare le due automazioni sì in loop, ma su lunghezze diverse .

E anche per stavolta è tutto. Alla prossima apparizione, gente!

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