Little Primal Tap: il delay mattacchione
Un delay è per sempre: con la giusta regolazione di feedback, s’intende. E comunque, se l’eternità proprio non ci aggrada, è un attimo a impiegare il ritardo quale effetto di compagnia, capace alla bisogna di stravolgere con spensieratezza la più scarna delle parti: agli amanti dell’ambito software più spericolati consiglio in questo senso il Little Primal Tap di Soundtoys.
Acquistato qualche mese fa nel corso di un’encomiabile campagna di solidarietà imbastita da Soundtoys, il piccoletto viene presentato dal suo sviluppatore quale declinazione minimale del più complesso – e più oneroso – Primal Tap. Il riferimento è esplicito: l’architettura di fondo delle macchina – e auspicabilmente il suo comportamento timbrico – è mutuata dal Lexicon Prime Time Model 93, un’unità di ritardo del 1978 considerata a suo modo iconica.
Dimenticatevi i colori dei delay analogici (tanto più di quelli a nastro), ma dimenticatevi anche la pulizia dei delay digitali di oggi: con Primal Tap quelli che vi trovate per le mani sono gli effetti collaterali che un’acerba tecnologia digitale, quasi quarant’anni fa, produceva quando era costretta a misurarsi con il concetto di ritardo e la sua pletora di declinazioni pratiche.
Little Primal Tap, nello specifico, punta subito al sodo. Da sinistra a destra, si comincia con il regolare il tempo di ritardo in millisecondi: l’intervento in tempo reale sul parametro manda in filologica crisi la macchina, che risponde allo stress a cui è sottoposta la propria RAM producendo dei deliziosi glitches: i primi di una lunga serie.
A seguire il controllo ADJUST, che permette di ridurre il tempo di ritardo fino a portarlo alla metà del valore impostato in partenza: il tutto aumentando senza soluzione di continuità la frequenza di campionamento del segnale in ingresso, inducendo così la macchina, in caso di intervento in tempo reale, a dei gustosi cambi di intonazione dal sapore accidentalmente bucked-brigade.
Ma il meglio deve venire. Con MULTIPLY si ha il contro-altare – sotto steroidi – di ADJUST: il tempo di ritardo viene moltiplicato per due, quattro o otto volte. Non c’è trucco, non c’è inganno: la frequenza di campionamento viene dimezzata a ogni raddoppio del tempo, fino a precipitare (dai già non molto performanti 12 KhZ) a 1,5 KhZ. Più Lo-Fi di così si muore.
… Anzi, no: si è solo feriti gravemente. Perché la frollatura del segnale può essere portata avanti anche sul binario parallelo rappresentato dallo slider IN, che regola il guadagno in ingresso del segnale medesimo: linearità e pulizia non sono le benvenute, sicché ci vuole relativamente poco a passare dalla leggera saturazione alla becera distorsione. Ancora più a destra FB e MIX fanno esattamente quello che ci si aspetta: posta la delicatezza delle due regolazioni, un po’ di tranquillità psicologica non guasta.
Dalla teoria alla pratica. Ecco un divertissement dell’Invisibile Unicorno Rosa dove – musicalmente parlando – a farla da padrone è proprio Little Primal Tap, capace di stravolgere una parte che più minimale non si potrebbe (farina del sacco dell’Operator di Ableton, per completezza) fino a trovarsi per le mani qualcosa di ipnotico e – come dire? – mattacchione:
Il segreto di Pulcinella? Ricorrere all’automazione INDIPENDENTE per ADJUST e per MULTIPLY:
Un’accortezza per insaporire il piatto: far lavorare le due automazioni sì in loop, ma su lunghezze diverse .
E anche per stavolta è tutto. Alla prossima apparizione, gente!
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