LINUX – Prima parte

Written by Francesco Bernardini on . Posted in Tutorial

Un giretto nell’universo open source: guida all’audio su Linux.  Prima parte: la gestione dell’audio e le principali DAW in ambiente Linux.

Ricordo benissimo la faccia del commesso del negozio di strumenti musicali al quale, rigirandomi per le mani una Focusrite Scarlett che avevo intenzione di buttare nel setup per un progetto elettroacustico (lo so, mi merito la derisione eterna e 100 frustate per questo), ho chiesto con totale candore: “…ed è compatibile con Linux, vero?”

di Francesco Bernardini

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Lui si è tirato indietro come gli avessi chiesto se ne esistesse una versione a benzina, ha sgranato gli occhi e mi ha sussurrato: “Eh, questo non possiamo dirlo”. Così, come se gli avessi chiesto di dirmi se Dio esiste, o cosa c’è dopo la morte, o se i buchi neri aprono davvero nuove dimensioni come in Interstellar. Poi si è ripreso e mi ha spiegato: “Eh, sai, cioè, nel senso, funzionare so che funziona, ma non esiste una certificazione per Linux ufficiale. Con Linux è tutto un po’ così”.

E aveva straragione: con Linux è tutto un po’ così. Ed è bellissimo.

Ah, per la cronaca, la Scarlett funziona da dio sotto Linux :-)

Cominciamo questa scampagnata nel mondo dell’audio in ambiente Linux partendo dal modo in cui il sistema operativo gestisce l’audio. Linux, come molti sapranno, è un ambiente open source, ovvero a codice aperto: questo significa che gran parte del software ed il sistema operativo stesso vengono rilasciati in forma di codice sorgente aperto, gran parte delle volte secondo le norme di una licenza chiamata GPL che permette in pratica a chiunque di prendere un programma, apportargli le modifiche che crede, e re-distribuirlo a suo a volta. Questo implica spesso (ma non automaticamente) che il software di per sé sia gratuito, e soprattutto che esistono tante “versioni” o “front-end” o “fork” dello stesso programma, specializzate per lo più in compiti specifici. Il sistema operativo stesso può quindi essere configurato in un modo invece che in un altro, a seconda che il mio computer sia un semplice desktop ad uso “navigazione internet” o un portatile che dovrà partecipare ad un concerto live in veste di processore audio digitale. Tutte queste “vesti” differenti che Linux può “indossare” sono dette “Distribuzioni”. Esistono distribuzioni dedicate, ad esempio, al grigio mondo dell’informatica e delle reti; altre – più amichevoli – competono con Windows e Mac per rendere semplice l’uso del computer a mia mamma e mio papà, alcune sono addirittura dedicate a persone portatrici di particolari handicap e montano tutto quello che può servire, ad esempio, ad un ipovedente; ed alcune, ovviamente, sono dedicate al mondo della produzione audio, anche professionale.

Qui, potete farvi un’idea…

In questa guida utilizzeremo una delle distribuzioni più utilizzate al momento, ovvero Ubuntu, ma “riveduta e corretta” in versione “studio di produzione audio”: nello specifico, ci riferiremo a una cosa chiamata “KXStudio”, che è solo una tra le tante distribuzioni concepite per chi fa musica (e video) col computer.

I vantaggi sono molteplici: ci ritroveremo il PC già bello e pronto per suonare, con un kernel (il “cuore” del sistema operativo) configurato a puntino per l’audio e la musica (moduli belli e pronti per la bassa latenza, per esempio, e nessun bisogno di installare driver di nessun tipo). Soprattutto, avremo immediatamente a disposizione “JACK” (che sta per Jack Audio Connection Kit – gli acronimi ricorsivi sono considerati cool da certi programmatori :-) ), ovvero un vero e proprio server audio, concepito appositamente per la produzione, che rende semplicissimo collegare tra loro tutti quei programmi che emettono o ricevono audio o segnali di controllo. Normalmente, su una distribuzione qualsiasi troveremmo invece PulseAudio, un “gestore” differente, orientato all’uso domestico (home theater, speaker per la riproduzione della musica da PC etc…), simile al “Mixer Audio” di base di Windows: PulseAudio funziona bene ed è buono e caro, ma a noi serve qualcosa di più “serio”. JACK, una volta avviato, prende possesso della nostra scheda audio e di tutto quello che entra o esce sia da lei quanto dai programmi che lanceremo. Il sistema che ci consente di interagire facilmente con JACK è “LADISH”, tramite cui potremo, per esempio, visualizzare facilmente la situazione della nostra workstation.

ladish-jack1-room

In questa immagine vediamo in pratica cosa succede: da sinistra a destra troviamo prima di tutto il “Capture”, ovvero la nostra scheda audio o interfaccia midi o quello che è, collegata via midi a “Yoshimi” che è un sintetizzatore software. A sua volta, “Yoshimi” è collegato – questa volta via audio – all’uscita audio della scheda.

Altre configurazioni non sono così banali:

lv_mod_setup

La domanda – lecita – è: ma perché tutto questo? Beh, il fatto è che la possibilità di fare questo “routing” e di connettere tra loro i singoli programmi ci mette di fatto nella stessa identica situazione di quando in un reale – e un po’ antiquato – studio di registrazione ci troviamo a dover collegare i vari cavetti tra i vari macchinari. Ma non è per amore del “retrò” che su Linux si implementa questo tipo di architettura, quanto perché – in pieno stile open source – essa ci libera in toto dalla tradizionale visione DAW-centrica tipica del software commerciale.

Mi spiego meglio: in ambiente Windows, di norma, si adotta una tra le molteplici DAW presenti sul mercato e si sceglie se usare ProTools o Ableton, dopodichè si lavora a suon di plugin che vengono caricati sempre e solo nei rack di questi software, che quindi – per loro comprensibile natura – tendono a diventare “monolitici”, ovvero a voler – e dover – comprendere il maggior numero di “feature” possibile, e della miglior qualità: ci dovranno essere – sempre nello stesso programma – il sequencer midi quanto il mixer, il registratore quanto il sistema di routing tra i plugins etc… etc…: una visione architetturale di questo tipo implica grandi team di programmatori e tecnici che lavorano a grandi progetti, ergo grandi investimenti e la necessità – ovvia – di un ritorno.

In ambiente Linux, al contrario, si tende a “spezzettare” il lavoro il più possibile, lasciando ai singoli progetti la facoltà di specializzarsi in un ambito e di raggiungere l’eccellenza solo in quello. Detta in soldoni: posso voler usare un certo programma per scrivere il MIDI, ma voglio che poi gli arpeggi (solo alcuni) siano buttati fuori da quell’altro sequencer perché ha una forma di programmazione che mi piace di più, e voglio registrare i suoni con quest’altro mentre li processo con un plugin scritto da me: con JACK mi basta avviare i vari software che intendo usare, connetterli come credo e iniziare a suonare. Questo non significa, comunque, che in ambiente Linux non siano presenti progetti più corposi del singolo sintetizzatore o registratore di suoni: esistono molti applicativi “grossi” e praticamente ormai sulla stessa linea “concettuale” dei concorrenti commerciali (Ardour è un clone di ProTools) e team di sviluppo veri e propri.

Vediamo quindi di fare un po’ di ordine mediante una rassegna dei progetti più interessanti, andando per tipologie di software…

 

DAW

La principale e più utilizzata al momento è sicuramente Ardour. Arrivato alla versione 3, è sviluppato e mantenuto dal papà stesso di JACK: sebbene sia un progetto open source, viene chiesto (per la versione “pacchettizzata”, ovvero auto-installante) un contributo volontario (anche di un centesimo). La versione in codice sorgente (ovvero quella da compilare a manina con tutte le dipendenze da risolvere :-) ) è invece disponibile in modo assolutamente gratuito. In KXStudio, comunque, sono disponibili i pacchetti precompilati.

Ardour3

Ardour è, come già accennato, una sorta di clone di ProTools. Consente di registrare audio multitraccia, di inserire plugin, di registrare MIDI etc… etc… Fino alla versione 2 era molto stabile e veloce (anche se mancava completamente il supporto MIDI), nel passaggio alla 3 inizialmente ci sono stati alcuni guai – qualche bug di troppo aveva fatto storcere il naso ai più – ma allo stato attuale posso dire che ha raggiunto una maturità completa, è comodo da usare, si può integrare benissimo con sistemi di controllo tipo NanoKontrol della Korg (per quelli che proprio devono muovere qualche fader con le dita), ha un buon sequencer MIDI (anche se elementare) e un buon sistema di controllo delle automazioni.

Ardour3-Session

Sostanzialmente rappresenta lo standard Linux per la registrazione audio. Esiste anche per Mac, e una sua versione “alternativa” è disponibile anche sotto Windows (dove però esiste già Reaper, che è anche lui gratuito e molto buono, a quanto mi dicono).

Un altro software, un pelo più “minimale” ma completo quanto Ardour, è Qtractor. Qtractor è meno “bello” ed esteticamente curato di Ardour ma ha sostanzialmente tutto quello che serve: audio multitraccia, plugins, e un sequencer MIDI molto più comodo e curato di quello di Ardour.

qtractor-screenshot11

Per chi deve smanettare con note e velocity, è decisamente meglio, ed inoltre è molto più “leggero” in termini di risorse utilizzate.

Più orientato alla produzione MIDI che alla registrazione in toto, Rosegarden è un classico “sequencerone” MIDI che piacerà ai nostalgici dei tastieroni per il pianobar: concepito da musicisti per musicisti (retrò) Rosegarden è nudo e puro nel volerci mostrare lo spartito oltre che il pianoroll, nonché il matrix apposta per le parti percussive.

rosegarden

Nonostante la grafica davvero “anni 90” (la prima volta che l’ho visto ho pensato “cos’è, un programma della Simulmondo?”) Rosegarden è davvero comodo da usare per chi smanaccia con il MIDI a livello di singola nota, e per chi vuole scrivere tondini su pentagrammi. Giunto alla versione 14, l’unica cosa che si potrebbe chiedere sarebbe una bella “ripulita” e una nuova veste grafica, per il resto è un software stra-maturo, stra-affidabile e stra-documentato.

Ultimamente sta andando forte una suite di programmi (quindi non proprio una DAW “unica” quanto una serie di programmi che si completano a vicenda – solita filosofia Linuzzara :-) ) chiamata “NON”, che comprende vari programmi dedicati alla registrazione, al mixing, all’editing nonché al management di sessione per la gestione “unitaria” dei vari programmi lanciati. La suite “NON” è pensata per pesare pochissimo sul sistema ed essere il più stabile possibile, ragion per cui viene spesso utilizzata in sessioni live.

Più orientata a chi non ha voglia di star troppo a smanettare e vuole qualcosa di “pronto all’uso”, LMMS riprende la filosofia di software tipo Reason, in cui ogni cosa è già pronta per essere messa in traccia e suonata.

lmms

Ha subito un importante upgrade di recente e la nuova versione è molto curata sia dal punto di vista grafico che tecnico.

Muse, arrivata di recente alla release 2: simile a Qtractor, è molto orientata alla produzione MIDI e consente di editare a spartito, ma non mancano una sezione di registrazione multitraccia e la possibilità di inserire plugin.

main_window_with_tracks-s

Per gli amanti dei vecchi tracker tipo “FastTracker” che andavano tanto di moda su sistemi Amiga e AtarisST, Radium rappresenta la versione stra-potenziata di quei vecchi software: comprende una sezione di strumenti, mixer, sequencer e addirittura una versione “embedded” del linguaggio di programmazione audio “PureData”.

radium

Radium sta facendo passi da gigante e nelle ultime release il sistema è notevolmente maturato, raggiungendo un grado di stabilità notevole che lo rende adatto anche ad un utilizzo live.

Non mancano le soluzioni commerciali: Bitwig si propone come workstation “tutto compreso” in classico stile “Ableton”, propone una veste grafica curata e una stabilità ormai consolidata, e una suite completa di strumenti ed effetti per creare il suono senza doverci preoccupare di altro.

BWS_Screenshot

Non manca ovviamente la possibilità di sfruttare nel contempo tutti gli altri software presenti sul sistema.

Un’ultima DAW, anch’essa commerciale ed impostata di nuovo sul modello dei vecchi “tracker”, è Renoise, che è presente sul mercato da molti anni e si distingue per l’eccellente livello di programmazione, in grado di “spremere” anche le macchine più vetuste ottenendo risultati strabilianti in pieno stile “demo-scene” degli anni del C64 :)

keyzones-300-thumb

Nella prossima puntata daremo un’occhiata ai plugin, agli effetti e a qualche altra stramberia dell’universo Linux!

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Comments (18)

  • Antonio Antetomaso

    |

    Ti faccio i miei più sentiti complimenti per l’articolo e soprattutto per l’idea relativa a questa nuova miniserie. C’era decisamente bisogno di far un po’ di luce sull’argomento e sullo stato dell’arte.
    Grazie mille!

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    • frabb

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      grazzieeeeeeee :)

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  • synthy

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    ottimo Francesco, gran bella idea quella di parlare dell’audiom in linux, alcuni anni fa mi ci ero avvicinato ma non c’era molto a parte la distribuzione ubuntu studio. live ho sempre usato reaper su pc con win7 e va davvero bene, poi per 30 euro di licenza pagati a quel tempo ne è valsa la pena. ora visto che c’è il clone di pro tools per linux vedrò di organizzarmi e riprovare. però i compilatori di DAW e software audio potrebbero almeno mettersi d’accordo nell’usare tutti gli stessi tasti per la medesima funzione, che tenerne a mente 3 o 4 differenti è davvero annoying…lo so che si possono riconfigurare ma se comincio a giocare al piccolo informatico finisce che poi di musica ne faccio poca

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    • frabb

      |

      purtroppo il problema di “così finisco a fare l’informatico” è comune e molte piattaforme commerciali vendono proprio questo: ti sollevano dal perdere tempo con cose con cui la musica c’entra poco. Poi dipende dal genere che uno fa: a me piace la sperimentazione elettronica pesante, per cui rientra al 100% nei canoni del genere lo smanettamento sia di hardware (synth e cavetti, ma anche cose autocostrutite per i piu svariati utilizzi) che di software (sintetizzatori e programmini autoprogrammati). Se uno invece ha bisogno di una piattaforma semplice da usare per registrare un pezzo di blues con la chitarra, capisco che tutto il tempo perso a configurare e smanettare col SO possa essere tranquillamente considerato come “buttato”.
      Ciao!

      Reply

  • Attilio De Simone

    |

    Ho un computer esclusivamente dedicato all’ambiente Linux, dove ho installato varie versioni del so, compresa la release dedicata all’audio. Apprezzo molto questo ambiente ed è interessante passarci del tempo, ma devo dire che quanto ad effetti e synth virtuali, la qualità è lontana da quella dei software commerciali per altre piattaforme. d’altra parte lo sviluppo, l’aggiornamento di software di nicchia (come quello dell’audio) ha bisogno di risorse e tempo che possono essere dedicate da chi ne fa un business. Il pacchetto di synth Bristol è interessante, ma molto lontano da applicazioni di altre piattaforme. Non è una critica, come detto apprezzo e uso l’ambiente, ma una constatazione.

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    • frabb

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      ciao attilio, è vero che la qualità media del software commerciale, se parliamo di strumenti virtuali, è sicuramente incomparabile con quella di gran parte del software open source, tuttavia anche in ambiente Linux si trovano vere e proprie eccellenze che competono senza problemi con molti rivali a licenza chiusa, per lo meno quanto a qualità audio (parlo di virtual synth come zynaddsubfx, amsynth, ALSAModularSynth e simili). Quello che purtroppo difetta spesso in questi software è una interfaccia utente degna di questo nome (zynadd è tremendo anche se suona benissimo). Bristol, al contrario, ha una interfaccia stilosa (riproduce molti vecchi sintetizzatori con notevole accuratezza), ma suona proprio male. Comunque vedremo questi programmi nel dettaglio nelle prossime puntate, ciao!

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      • Attilio De Simone

        |

        I synth li conosco e li ho provati tutti. Come per i plugin secondo me siamo molto lontani mediamente dall’offerta per altre piattaforme. Poi semmai capita anche l’applicazione che abbia una funzione particolare, ma nel complesso, se si cercano tanti strumenti differenti che coprano le tante sonorità dei synth, purtroppo l’ambiente Linux vacilla. L’interfaccia è fondamentale secondo me, perchè chi fa musica ha bisogno di un approccio immediato con gli strumenti, altrimenti si alza il livello di difficoltà di accesso e il numero di utenti si restringe o a chi usa Linux solo per alcune funzioni o per studio o al classico utente/musicista/programmatore che però è più interessato ad alcuni aspetti. L’unico pacchetto che offre davvero un’interfaccia immediatamente e semplicemente fruibile è Bristol, ma il suono che tirano fuori i suoi strumenti è piattissimo ed inoltre ogni strumento suona pressochè uguale all’altro, si perdono le caratteristiche sonore degli strumenti di riferimento. Dico questo nella massima serenità, come detto, uso l’ambiente Linux per piacere personale dell’approfondimento e non ho i paraocchi, ma ad oggi quello della sintesi e dell’effettistica mi sembra una mancanza (ma è dovuta al fatto che gran parte degli sviluppatori lo fanno gratuitamente o comunque non possono contare su Linux come unica fonte di reddito e se sviluppassero un software synth innovativo, cercherebbero di offrirlo a pagamento sulle piattaforme dove possono accedere ad un’utenza maggiore). Di contro, sono molto interessanti i sequencer, che lavorano molto bene. Se uno concepisce la piattaforma solo per fare hard disk recording “puro”, inteso nel senso di registrare tutto da fonti audio esterne, allora si trova a che fare con un sistema molto stabile in grado di gestire un numero di tracce molto più alto rispetto a quelle che si gestirebbero su un’altra macchina di eguale potenza ma con un OS Win o Mac.

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        • frabb

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          se mi parli di interfaccia assolutamente, non esiste praticamente un virtual synth sotto linux che sia “decente” da questo punto di vista, ma come resa sonora ci sono tanti programmini assolutamente azzeccati e in grado di dire la loro su qualsiasi mix… alsams per esempio è davvero notevole e il suono che si può riuscire a tirarci fuori davvero convincente, certo si tratta quasi di un linguaggio visuale più che di un softsynth con un’interfaccia sfiziosa…. per quanto riguarda i plugin, a parte la possibilità di utilizzare soluzioni commerciali identiche a quelle presenti in altri ambienti, il formato LV2 ha fatto passi da gigante e ci sono suite come i CALF (parlo della versione “dev”) che sono allineate col livello di molti concorrenti commerciali. Ad ogni modo, avremo tempo di analizzare tutto nel prossimo futuro :)

          Reply

  • Hinfoweb

    |

    Perché non riesco più a leggere il mio post? :(

    Reply

  • Hinfoweb

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    Forse è severamente vietato esprimere la propria opinione su questo sito..

    Reply

    • frabb

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      ciao hinfo, non credo che qualcuno ti abbia “censurato”, il sistema di commenti di wordpress fa le bizze e il tuo commento potrebbe essere passato in quelli “non pubblicati” per via di qualche script di “purge” (era successo anche a me), sono sicuro che qualcuno lo rimetterà online :)
      oppure: hai mica fatto casino con l’infernale macchinetta del numero mancante qui sotto? Io ci sono impazzito per risolvere 7 * x = 42
      Ciao

      Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    se fosse severamente vietato esprimere la propria opinione su questo sito, sarebbe proibito anche mostrare un atteggiamento inutilmente aggressivo e pervicacemente fuori luogo….

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    visto che ambedue le proibizioni non corrispondono a verità, la cosa più semplice potrebbe essere RIPOSTARE NUOVAMENTE il commento…

    chissà, magari questa volta la censura vulcaniana potrebbe distrarsi e lasciarlo passare intatto

    Reply

  • frabb

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    o wordpress che fa casino con i timestap dei commenti a causa del cambio dell’ora ? può succedere… ho tenuto su siti con CMS simili per anni e casini del genere erano all’ordine del giorno ….

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    può succedere…

    ma da questo ad accusare gratuitamente persone che neppure conosci di atteggiamenti censorii porta (99 su 100) ad essere blacklistati mooooooooooooolto velocemente 😉

    (il mio brutto carattere è ben noto)

    Reply

  • Hinfoweb

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    Anche per magia le risposte arrivano mooolto più velocemente se si scrive qualcosa di “inutilmente aggressivo e pervicacemente fuori luogo..” (Strategia vulcaniana.. :) ). Ok, grazie non ero a conoscenze dei problemi tecnici dei sito, è solo che la risposta fino a l’altro ieri la vedevo postata, poi è sparita e siccome ho accennato a prodotti commerciali, pensavo che avevate tolto il post per eventuale “pubblicità gratuita” che ho fatto a certi prodotti.. Tutto qui.. Riscriverò il post, altrimenti “blacklistatemi pure”. Sconterò la mia pena.. :)

    Reply

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