Lennar Digital Sylenth1 Polyphonic VSTi Synthesizer – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Software

In un lasso di tempo relativamente breve, Sylenth1 è divenuto uno standard timbrico della produzione elettronica più “militante”, dove è necessario raggiungere velocemente risultati lusinghieri e dove l’efficacia timbrica è importante per far muovere la gente in pista. Ovviamente, noi di Audio Central non potevamo trattenerci dal curiosare all’interno della sua struttura…

Di Enrico Cosimi

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Di fatto, Sylenth1 è un VSTi virtual analog con una struttura di sintesi sofisticata, ma non sperimentale; buona parte della sua innegabile fortuna commerciale dipende da una serie di intuizioni strutturali che – a diversi livelli – lo rendono differente dal sintetizzatore “pane e burro” cui siamo da sempre abituati. E’ facile elencare i punti di forza del sistema: oscillatori alias free, in grado di generare una quantità impressionante di voci (tanto in polifonia quanto in stacked unison), sfruttabili per lavorare con le rotazioni di fase e gli spread timbrici; filtri analog sounding, ben configurati nella restituzione della saturazione input/output, perfetti per urlare o per spremere tutta la cremosità che ci si aspetterebbe da un analogico di classe; matrice di modulazione ben bilanciata tra potenza operativa e semplicità d’impiego; sezione effetti con otto trattamenti (anzi, sette più un arpeggiatore) studiati da uno che se ne intende di produzione elettronica.

E, last but not least… una quantità impressionante di tutorial on-line, sound banks, timbriche da scaricare a costo zero, supporto community e diffusione planetaria. Niente male.

Il VSTi è disponibile doppia piattaforma e, una volta superate le tradizionali operazioni d’installazione e autorizzazione, nulla separa il musicista dall’esplorazione della struttura di sintesi.

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Struttura di programma

Sylenth1 è un sintetizzatore doppio; lavora, cioè, con due sezioni tra loro identiche, Part A e Part B, ciascuna dotata di due oscillatori, filtro e amplificatore, che confluiscono in un’unico blocco di mixaggio; è possibile, come vedremo, incrociare i due timbri prelevando il segnale degli oscillatori A per mandarlo nel filtro B (e viceversa), ma – normalmente – si può considerare la doppia struttura come un meccanismo pratico e veloce per configurare timbriche attraverso l’accoppiamento per macro blocchi di sintesi.

La fascia basa del pannello comandi è occupata dalla matrice di collegamento e dalle sorgenti di modulazione; nella parte centrale, campeggia il display virtuale (ricorda parecchio quello hardware installato su KORG Triton e Roland V-Synth XT… ma questa è solo nostalgia di un ottuagenario), dove sono raggiungibili tutti i parametri “numerici” che non hanno riscontro sui controlli virtuali di pannello.

Fatta salva la possibilità d’incrociare i percorsi audio A e B, non ci sono sorprese sgradevoli per l’utente con poca esperienza; forse, uno dei punti più significativi per comprendere il successo di Sylenth1 è proprio la sua facilità.

Dal momento che lo spazio sullo schermo non è infinito, la visualizzazione delle Part A e B è alternativa e selezionabile attraverso opportuni comandi posizionati nella fascia alta della schermata; allo stesso modo, si può mettere in Solo la parte visualizzata, per concentrarsi (senza distrazioni) sul suo effettivo funzionamento. Tutti i comandi di pannello possono essere velocemente accoppiati a controlli esterni attraverso la classica procedura di MIDI Learn.

Tutto quello che viene programmato all’interno di un modulo può essere copiato e poi incollato su altro modulo corrispondente utilizzando i due tastini C e P incastonati nella cornice superiore del modulo stesso; in questo modo, si possono velocizzare le procedure di programmazione tra oscillatori e filtri.

Parlavamo, in precedenza, della facilità con cui Sylenth1 genera grandi quantità di polifonia: lo strumento può generare una quantità variabile di note simultanee comprese tra 1 e 16 (fin qui, nulla di particolarmente sconvolgente), ma ciascuna nota può ricorrere ad una quantità di Voci liberamente definibile dal musicista tra 1 e 8. Questo significa che, con 16 note da 8 voci cadaua, Sylenth1 mette in gioco simultaneamente 128 voci detunabili, sottoponibili a Spread e utilizzabili per raffinati giochi di fase. 

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Percorso audio

Come accennavamo in precedenza, ci sono due “sotto sintetizzatori” completamente indipendenti, definiti Part A e Part B; ciascuno di essi è dotato di due oscillatori A1, A2 e B1, B2, il cui segnale confluisce nei blocchi multi modo Filter A e Filter B; da questi, il segnale pasa negli Amp A e Amp B per raggiungere il Mixer globale.

Prima del mixaggio A+B, è però necessario ricordare che esiste la possibilità di influenzare il comportamento di filtraggio agendo per offset attraverso la sezione globale Filter Control; in pratica, dopo aver faticosamente regolate le differenze di Cutoff per i trattamenti A e B, si può decidere di “aprire” o “chiudere” globalmente le due sezioni ruotando un controllo master che si porta appresso tutti e due i filtri; la stessa cosa è disponibile per la Resonance; dal vivo, quanto sotto pressione compositiva, è un bel vantaggio…

In uscita al Mixer di raccolta audio, si raggiunge la sezione Master Effects, con i trattamenti audio Distortion, Phaser, Chorus, Equalization, Reverb, Delay, Compressor) e, finalmente, si arriva al timbro definitivo.

E’ possibile prelevare il segnale dei due oscillatori A1, A2 e inviarlo anche al filtro B; simmetricamente, i due oscillatori B1, B2 possono entrare anche nel filtro A.

 

Struttura della singola Part

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Oscillatori

Ciascun oscillatore può generare fino a otto voci simultaneamente, con otto possibili forme d’onda che riproducono il normale funzionamento dei sinth virtual analog, ma non ripudiano le esperienze peculiari di storiche macchine Anni 90; sono disponibili: Sine, Saw, Triangle, Pulse, HPulse, QPulse, TriSaw, Noise. L’intonazione può essere regolata attraverso i controlli di Octave e Note, più Detune per gli aggiustamenti minimi.

Il comportamento dell’oscillatore è gestibile in Volume d’uscita, Phase della forma d’onda (cioè il punto di partenza del suo ciclo, espresso in gradi sessagesimali – il ciclo è quindi documentato in 360 possibili gradi di escursione), Retrigger, cioè la possibilità di forzare Stereo Width, apertura in separazione stereofonica che risulta attiva – ovviamente – solo se il conto delle voci generate è superiore a 1, posizione di Pan, per la localizzazione stereo left – right direttamente a livello di generazione.

In mancanza del comportamento Pulse Width Modulation (le forme d’onda sono cicli generati numericamente, senza capacità di variazione di simmetria), è possibile ricorrere all’Inversion sul segnale generato dall’oscillatore: due oscillatori che producano simultaneamente rampa ascendente e dente di sega discendente (invertendone una delle due oscite), sovrapposti con lieve detune, produrranno un comportamento timbrico assimilabile a quello tipico della Pulse Width Modulation.

Perchè tanta enfatizzazione su Phase e Stereo? Perchè se – ad esempio – generate otto voci di polifonia per la singola nota, e tenete perfettamente in fase le sette clonazioni della voce principale, peggio ancora retriggerandole perfettamente a ogni nota on, avrete “solo” un significativo incremento d’ampiezza nel segnale finale; ma se, invece, differenziata Phase e Stereo, le otto voci assumeranno un comportamento “rombante e rollante” dovuto proprio alle cancellazioni, e ai rinforzi, di livello prodotti attraverso le varazioni di fase. Provare per credere. 

 

Filtri

Il modulo filtro prevede la selezione del comportamento richiesto (bypass, low, band, high) e la specifica della sorgente da prendere in considerazione; in questo modo – ad esempio – il Filter A può ricevere il segnale degli oscillatori A1, A2 (condizione di default), o il segnale degli oscillatori B1, B2 (per un comportamento di filtraggio parallelo applicato alla Part B), o la somma dei segnali A1, A2 più B1, B2 (per realizzare timbriche massive). Quale che sia la funzione di trasferimento, cioè il modo di filtraggio, selezionata, è possibile definire una severa pendenza a -24 dB/Oct o un più gentile comportamento a -12 dB/Oct.

Oltre alle consuete regolazioni di Cutoff e Resonance (i filtri raggiungono l’auto oscillazione), si può dosare la quantità di Drive; la distorsione agisce in quattro punti diversi del circuito di filtraggio, saturando progressivamente il segnale per arricchirne il contenuto armonico.

 

Amplificatore

Come di consueto, il blocco di comandi è quello relativo all’inviluppo ADSR dedicato. L’altro inviluppo, quello del filtro, lo trovate sotto la denominazione Modulation Envelope.

 

Macro comandi di filtraggio

Quale che sia la (doppia) struttura di filtri che avete scelto per Filter A e Filter B, con il Filter Control Panel potete gestire simultaneamente le due Cutoff Frequency e le due Resonance. In aggiunta, si può dosare il Keytrack, per influenzare l’apertura del filtro lungo l’escursione di tastiera (con il comando al massimo e con la Resonance in auto oscillazione, i filtri diventano dei biechi generatori di sinusoide…), e si può innescare il Warm Drive  per caratterizzare ulteriormente il timbro. Quest’ultimo trattamento è particolarmente avido di CPU.

Il segnale prodotto dalle due parti A e B è dosabile a discrezione del musicista usando i due controlli dedicati Mix A e Mix B presenti nella sezione Mixer; sempre qui, trovate il Main Volume del programma.

 

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Le modulazioni

Oltre ai comportamenti dedicati (inviluppo su filtro, ad esempio), è possibile controllare il comportamento delle altre sorgenti di controllo e gestire la matrice di modulazione vera e propria.

La struttura della sezione Modulation è abbastanza semplice: oltre ai due inviluppi da locare (Mod Env 1 e Mod Env 2), ci sono gli LFO 1 e LFO 2, per le gestioni cicliche, e poi quattro possibili sorgenti selezionabili attraverso altrettanti menu a tendina. Ciascuna sorgente (ricordiamo, ce ne possono essere otto simultaneamente – quattro dedicate e altrettante selezionabili) può infliuenzare due destinazioni diverse, scelte con altrettanti menu a tendina e gestibili separatamente per polarità e ampiezza di controllo. La struttura grafica è sufficientemente chiara da permettere, con un minimo di esperienza, di trascurare la lettura del manuale operativo.

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Sorgenti di modulazione

E’ possibile utilizzare i due inviluppi “di modulazione” (sono tutti e due ADSR tradizionali) o i due LFO di bordo; ciascuno di essi è dotato di Rate regolabile, Gain per dosare l’ampiezza dell’uscita (attenzione a non entrare in conflitto con le ampiezze di modulazione impegnate a destinazione), Offset, per sommare una costante positiva o negativa al valore generato. Il ciclo della forma d’onda selezionata può essere generato liberamente (controllo Free abilitato) o sincronizzato con il BPM di sistema.  Le forme d’onda generate comprendono: Sine, Negative Saw, Positive Ramp, Triangle, Square, Pulse/Rect, Narrow Pulse, TriSaw, Lorenz, Sample & Hold, Random.

In aggiunta alle quattro sorgenti più “ingombranti”, sono poi selezionabili le opzioni previste dai menu a tendina, ovvero: Key Velocity, Modulation Wheel, Key Tracking, Amplitude Envelope A, Amplitude Envelope B, Modulation Envelope 1, Modulation Envelope 2, LFO 1, LFO 2, Channel Aftertouch, Step Velocity (ulteriori particolari in seguito).

Le apparenti duplicazioni nella lista di sorgenti sono giustificate dalla configurazione “libera” della matrice: nessuno impedisce di usare cinque volte lo stesso inviluppo (o lo stesso LFO), in dieci maniere diverse, su dieci possibili destinazioni di controllo del sintetizzatore. Non male.

 

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Le destinazioni di modulazione comprendono:

Oscillators

Volume A, Volume B, Volume AB, Pitch A, Pitch B, Pitch AB, Phase A, Phase B, Phase AB, Pan A, Pan B, Pan AB

Filters

Cutoff A, Cutoff B, Cutoff AB, Reso A, Reso B, Reso AB.

Miscellaneous

Phase Frequency, Mix A, Mix B, Mix AB, LFO 1 Rate, LFO 1 Gain, LFO 2 Rate, LFO 2 Gain, Distortion Amount.

Non ci sarebbe dispiaciuto trovare una maggior quantità di possibilità nei confronti degli altri algoritmi di effetto.

 

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Gli effetti

Anche se Sylenth1 considera l’Arpeggiator alla stregua di un semplice effetto audio, in questa sede lo terremo separato dai trattamenti veri e propri (ne parleremo più avanti); per ora, concentriamoci sugli effetti, che comprendono:

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Distortion

Overdrive, Foldback, Clip, Decimate e BitCrush possono essere applicati al suono del sintetizzatore regolando Amount e rapporto Wet/Dry.

 

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Phaser

E uno sfasatore a sei stadi, che può essere regolato in Center Frequency, Spread (non male!), Left/Right Offset, Stereo Width, LFO Rate/LFO Gain, Feedback, Rapporto Dry/Wet. Out Of The Blue non è mai stato così vicino.

 

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Chorus

Sdoppia apparentemente il suono, permettendo di agire su Delay, Depth, Rate, Feedback, Dual Mode (sdoppiamento del percorso di modulazione, ciascun ramo con due delay e due LFO che lavorano in quadratura), Stereo Width, rapporto Dry/Wet.

 

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Equalizer

Due celle semiparametriche per BassGain/Bass Freq e High Gain/High Freq.

 

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Delay

Due linee di ritardo indipendenti, per il trattamento del segnale Left e Right. I comandi comprendono Delay L e Delay R Time, Feedback, PingPong On/Off (per le ribattute alternate sui due canali dello stereo), Stereo Spread (agisce solo in PingPong), Stereo Width, Low Cut, High Cut, rapporto Dry/Wet, Smear (perdita progressiva delle acute sulle ribattute).

 

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Reverb

Un ambiente virtuale, regolabile in Size, Damping sulle alte frequenze, PreDelay, Stereo Width, rapporto Dry/Wet.

 

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Compressor

Per pompare il suono, agendo sui picchi indesiderati; è possibile intervenire sui parametri di Ratio, Threshold, Attack, Release. Non è previsto un Sidechain da parte di segnali esterni (chi troppo vuole…).

La prossima volta, parleremo di tastiera virtuale, arpeggiatore e trarremo qualche conclusione. If any…

 

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