Il simpatico gioco dell’autunno: parte seconda.

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Come dire: è possibile un differente approccio alla sintesi? Visto che qualche simpatico “traditore” ha ben pensato di rovinare la sorpresa anticipando la soluzione (ma sappiate che ha barato, dato che era già informato), i lettori già sanno che il sintetizzatore impiegato è un semplice Moog Slim Phatty. Capiamone di più…

Di Attilio De Simone

00

Ho deciso di sviluppare questo esempio sul Moog Slim Phatty per vari motivi:

  1. Lo strumento lavora col filtro ladder, che ne tipicizza moltissimo il suono;
  2. Il Phatty ha un’architettura hardware chiaramente ispirata al Minimoog e quindi con precisi limiti strutturali per quel che concerne le modulazioni;
  3. Il Phatty viene associato a determinate famiglie sonore, prevalentemente alle famiglie dei bassi, dei pad e dei lead. Sicuramente non viene associato alle sonorità tipiche della musica elettronica avanzata.

In buona sostanza il Phatty è un buon sintetizzatore, con il classico suono Moog, in cui a farla da padrone è il filtro ladder tipico degli strumenti americani, ma dalle possibilità di intervento sul suono molto limitate.

 

01

 

Se andiamo ad analizzare l’architettura sonora del synth, sostanzialmente, non troviamo nulla di nuovo: guardando lo schema, individuiamo la classica struttura a cui siamo ben abituati. Due oscillatori (che compongono la sezione VCO) vanno a confluire in un mixer assieme ad un ulteriore possibile input audio da fonte esterna e poi entrano nel filtro (VCF) andando a finire nell’amplificatore (VCA), per poi terminare nell’output.

La struttura è quella tipica dei sintetizzatori a sintesi sottrattiva. Dopo il Minimoog, non possiamo contare i prodotti che hanno ricalcato la sua struttura VCO-VCF-VCA.

Dal punto di vista delle modulazioni, il Phatty offre ben poco; infatti troviamo due inviluppi classici ADSR (uno che lavora all’interno del VCF e uno nel VCA) e una matrice di modulazione molto limitata, con una sola sorgente di modulazione (selezionabile tra 4 forme d’onda, un S&H, un Filter Env, un Noise e l’OSC2) assegnabile a due destinazioni (selezionabili tra Pitch, Filter, Wave e OSC2). In aggiunta a tutto ciò è possibile controllare tramite CV il pitch, il gate, il filtro e il volume.

La somma di tutte queste considerazioni ha fatto si che il lavoro sullo Slim Phatty rappresentasse per me una sfida per comprendere come espandere le potenzialità dello strumento, per renderlo così flessibile da poterlo paragonare quasi ad un modulare (taluni limiti strutturali permettendo).

 

Ovvero…

L’idea di base è frutto di una intuizione che ha aperto la strada a prove e sperimentazioni Questa idea è stata supportata da una serie di conoscenze in ambiti diversi, frutto di studi e approfondimenti portati avanti in oltre 25 anni di passione: la conoscenza della sintesi sottrattiva e dei sintetizzatori modulari, i lavori portati avanti anni addietro in ambito MIDI e la recente programmazione sui sintetizzatori DSI (che offrono matrici di modulazione molto ricche) oltre ai circa 14 anni passati a programmare sintetizzatori ed effetti su piattaforma Native Instruments Reaktor.

L’idea di base è quella di utilizzare tutti i comandi di controllo del Phatty come elementi indipendenti ed autonomi, che non avessero il solo scopo di contribuire a determinare il suono in uscita, ma che fossero dei veri e propri “musicisti” indipendenti.

Quindi il mio obiettivo è stato quello di sovrapporre all’architettura sonora dello strumento una struttura per controllare tutti i parametri del Phatty.

02

Esattamente come un marionettista muove una marionetta tramite i fili…..

 

Dettagli

Se andiamo ad analizzare nel dettaglio di ogni singola sezione abbiamo i seguenti comandi:

03

  • il controllo di ottava (i quattro piedaggi),
  • il controllo della forma d’onda,
  • ilcontrollo del livello di volume;
  • sulla seconda forma d’onda abbiamo gli stessi controlli, con l’aggiunta del controllo della frequenza;
  • infine, abbiamo il tempo di glide e il sync tra le due forme d’onda.

04

Per la sezione VCF,  abbiamo i classici controlli che regolano:

  • il taglio della frequenza,
  • la resonance,
  • il controllo di Keyboard, cioè la capacità della frequenza di taglio di seguire l’altezza della nota eseguita,
  • il controllo che gestisce l’influenza sul filtro dell’envelope generator (EG),
  • il controllo dell’intensità dell’OL, ossia del sistema di distorsione del Phatty.

05

Dato che non mi sono curato degli inviluppi (in seguito spiegherò come ho creato degli inviluppi indipendenti e con tempi di escursione totalmente differenti da quelli disponibili sul Phatty), gli altri parametri che mi interessano sono quelli della sezione di modulazione, all’interno della quale abbiamo la possibilità di gestire i seguenti controlli:

  • intensità della modulazione (Amount),
  • tempo della modulazione (LFO Rate),
  • sorgente della modulazione (Source),
  • destinazione della modualzione (Destination).

 

Goal

L’obiettivo della mia idea è quello di arrivare a gestire in modo indipendente tutti questi elementi, costruendo un’impalcatura con ulteriori sorgenti di modulazione aggiuntive a quelle disponibili, con l’obiettivo di avere una modulazione indipendente per ognuno dei parametri di controllo del Phatty.

La scelta dei controlli di modulazione è ricaduta su:

  • LFO (con tutte le forme d’onda possibili più un S&H) con rate in Hz o ancorabile al Clock MIDI,
  • un envelope generator a 4 stadi (il tipico ADSR) con tempi di escursione molto differenti da quelli presenti sul Phatty (in modo da ottenere comportamenti nuovi),
  • un sequencer a 16 step.

Tirando le somme, voglio mettere a disposizione di 14 parametri del Phatty (OSC1 Waveform, OSC1 Level, OSC2 Waveform, OSC2 Level, OSC2 Frequency, Cutoff, Resonance, EG Amount, KB Amount, Overload, Volume, LFO Amoount, LFO Rate, Mod Wheel) ben 3 sorgenti di modulazione indipendenti, cioè 13 LFO, 13 inviluppi e 13 step sequencer. Se ragionassimo in termini economici, mettere in piedi uno strumento modulare con un armamentario del genere costerebbe un occhio della testa.

Che cosa posso aver fatto per riuscire ad ottenere l’obiettivo che mi sono prefissato?

Lo saprete continuando a leggere ACM.

Nel frattempo lasciandovi all’ascolto di altro esempio in cui ho fatto interagire il Phatty “customizzato” con una drum machine, per approfondire il livello di interazione ritmica che è possibile ottenere con il mio approccio.

Buon ascolto!

Tags: , ,

Trackback from your site.

Comments (8)

  • Antonio Antetomaso

    |

    Mi domando chi è questo traditore….che vergogna.
    Fossi stato per me, non mi sarei mai permesso…..

    😀

    Grandioso articolo.
    Un abbraccio.

    Reply

  • mirko

    |

    Scusate anticipatamente se dirò l’ennesima stupidaggine,
    ma se non ho capito male (cosa molto probabile) l’insieme di questi parametri è stato modulato con una sorta di “macro controllo”? Ad esempio assegno all’LFO1 il controllo del cutoff, resonance, etc… e così via?

    Grazie mille

    Reply

    • Attilio De Simone

      |

      No, ho creato 14 LFO, 14 Inviluppi e 14 step sequencer indipendenti.

      Reply

  • Giorgio e.v.

    |

    I 2 brani demo sono molto interessanti, complimenti!
    Non vedo l’ora che venga svelato il kit abarth che trasforma un semplice monofonico in un potente modulare.
    Qualcosa mi dice che è tutto software.
    Qualche domanda.
    Le modulazioni (14+14+14) sono poi modificabili in tempo reale e quale controller hardware e più indicato?
    Le modulazioni agiscono via midi?
    Il kit è adattabile ad altri synth?

    (attendo il prossimo articolo, magari troverò già le risposte)

    Grazie, ciao

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      se fossero midi CC, sarebbero sicuramente adattabili a qualsiasi altro synth in grado di ricevere midi CC… 😀

      Reply

      • Attilio De Simone

        |

        Sto già lavorando ad un prototipo per il Waldorf Pulse 2, uno dei synth più versatili usciti negli ultimi periodi, ma passato purtroppo inosservato. Dovrei ottenere dei risultati ancora più imteressanti.

        Reply

  • Bruno DC

    |

    mhh… mumble.. mumble….
    hai controllato i parametri del Phatty tramite dei messaggi di Control Change e/o sistema esclusivo inviati tramite MIDI da un controller esterno (oppure da un sequencer o una DAW) ??!!

    Complimenti Attilio, un altro ottimo articolo !!

    Reply

  • Attilio De Simone

    |

    Hai centrato l’obiettivo! Per i dettagli continua a seguirci.

    Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');