Il Poly Chain e i Dave Smith Instruments

Written by Attilio De Simone on . Posted in Gear, Tutorial

Gli strumenti DSI hanno cominciato ad affermarsi sul mercato in un tempo relativamente breve. La strategia della DSI, a partire dall’uscita del Mopho, è molto semplice: creare una serie di apparecchiature basate sulla stessa struttura operativa e sonora, ma dalla polifonia differente e in grado di strutturarsi in modo modulare ampliando la polifonia a seconda delle macchine che si trovano a comunicare.

di Attilio De Simone

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I fattori che hanno contribuito a rendere i prodotti DSI particolarmente appetibili sono: catena sonora analogica, matrice di modulazione molto ricca (si può dire che tra 4 modulatori, 5 controlli di modulazione, oltre 20 sorgenti di modulazioni e circa 50 destinazioni di modulazione, le combinazioni sono infinite), prezzi ragionevoli (quanto costa un synth analogico monofonico?), suono fumante, customer service di buona qualità (in caso di problemi, spediscono direttamente a casa del cliente potenziometri da sostituire e rispondono entro 12-24 ore a qualsiasi questione).

NB: a causa di architetture di sintesi non propriamente combacianti, questo articolo non riguarda il Prophet 12

Un po’ di storia

La “mente” che si trova a sviluppare queste macchine “infernali” è Dave Smith, il fondatore della Sequential Circuits e ideatore del mitico Prophet 5 e di tante altre macchine. Il Prophet 5 non ha bisogno di presentazioni, si tratta di una delle prime macchine polifoniche completamente programmabili.

Il Prophet 5 è il sintetizzatore per antonomasia della fine degli anni ‘70 ed è presente su quasi tutti i migliori album di quel periodo. Cinque voci di polifonia – due oscillatori per voce e un generatore di rumore bianco. Filtri analogici, inviluppi e LFO contribuiscono a generare sonorità potenti ed estremamente flessibili. Inoltre il Prophet 5 è in grado di salvare delle patch richiamabili, che scansionato e memorizzano ogni impostazione del synth. Questa funzione era assente nella quasi totalità degli strumenti di quel periodo e contribuì al successo del Prophet perché la memorizzazione facilitava di molto il lavoro dei musicisti.

 

Sfatiamo qualche falso mito legato ai synth DSI.

Analogico o digitale?

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Chiariamo che la catena sonora oscillatore>filtro>amplificatore è interamente analogica, sono gli elementi di controllo della catena ad essere digitali. La scelta di questo tipo è da definirsi molto intelligente, sia perché la tecnologia digitale consente di abbattere i costi, concentrando l’investimento solo su ciò che di analogico davvero serve, sia perché la tecnologia DSI consente di ottenere opzioni di controllo ricchissime, che in ambito completamente analogico sarebbero possibili solo impiegando uno strumento modulare costosissimo. Intorno alla catena analogica ruota un complesso sistema di inviluppi (tre di cui uno liberamente assegnabile), lfo (quattro), modulatori (4 modulatori dove possiamo attribuire oltre 20 sorgenti di modulazione a circa 50 destinazioni), quattro sequencer liberamente assegnabili a circa 50 destinazioni e un arpeggiatore.

Diciamo che approfondendo sempre di più la conoscenza dei DSI sembra quasi di lavorare con un plugin virtuale, date le possibilità di modulazione.

Fatta questa premessa, si deve dire che il suono dei synth è analogico, il suono è caldo e carico di sfumature. Tralasciando i preset, se si lavora ad un suono partendo da zero si ha l’impressione di cavalcare un cavallo imbizzarrito in grado di lasciare l’impronta dei propri zoccoli analogici sulla faccia dell’ascoltatore. Pur potendo ottenere risultati concreti immediatamente su sonorità standard, si deve dire che più si approfondisce la conoscenza dei synth e più si prova piacere nella programmazione, può passare molto tempo prima di poter dire di padroneggiare completamente questa famiglia strumenti. C’è sempre qualcosa da scoprire e le combinazioni tra i tanti parametri danno vita a soluzioni operative sostanzialmente infinite e gli scenari sonori disponibili sono innumerevoli.

 

DCO o VCO?

Approfondendo la questione analogico vs digitale, gli oscillatori sono analogici o digitali? Gli oscillatori sono analogici, ma la loro intonazione è gestita in modo digitale. Secondo i tecnici DSI, la gestione digitale degli oscillatori consente di raggiungere un’intonazione perfetta degli oscillatori senza generare battimenti (se si desidera avere a disposizione questa opzione, altrimenti è sempre possibile ottenere il classico battimento tra gli oscillatori usando il comando di fine tune). Questa opzione è sicuramente molto utile quando si lavora in contesti in cui il sincrono basso gommoso cassa esige l’assenza di battimenti per offrire la giusta pressione sonora ai brani.

prophet_5

I DSI suonano come il vecchio Prophet 5?

Negli strumenti polifonici DSI sono previsti molti preset che si ispirano fortemente ai preset dei banchi originali del Prophet. È stato fatto a suo tempo un test “cieco” in cui alcuni tecnici hanno ascoltato delle esecuzioni alternativamente del Prophet 5 e del nuovo Prophet 8. Pur essendoci delle differenze sonore (il Prophet 8 ha delle caratteristiche di controllo molto più ricche del vecchio Prophet V, che inevitabilmete vanno ad intervenire sul suono, oltre a un chipset CEM leggermente diverso…) nessuno è stato in grado di poter dire quale esecuzione fosse attribuibile al Prophet 5 e quale al Prophet 8. A leggere quello che scrive DSI, i nuovi strumenti DSI sono concepiti per suonare meglio dei vecchi strumenti della Sequential Circuits. Non sta a noi confermare o meno questa dichiarazione. È giusto che siano gli utenti di questi strumenti (soprattutto chi conosce a fondo il Prophet 5) ad esprimere la propria opinione a riguardo.

 

Il filtro Curtis dichiarato da DSI è lo stesso filtro presente sul vecchio Prophet 5?

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Liberiamo i posssessori dei synth DSI dalla loro insonnia, che li porta a svegliarsi la notte nell’angoscia di accendere lo strumento, scoprire di dover sostituire un filtro e rendersi conto che quel tipo di filtro non esiste più su tutta la faccia della terra, in quanto non più prodotto.

Il tipo di filtro Curtis impiegato non fa parte di alcun cosiddeto “new old stock” (partita di componenti prodotti qualche decennio fa e acquistati come rimanenza di magazzino presso lo stabilimento produttivo) bensì si tratta di un filtro Curtis di nuova generazione, che utilizza le tecnologie costruttive odierne, ma progettato per lavorare come il vecchio filtro Curtis (con l’arricchimento dello switch 2 poli / 4 poli) e prodotto in quantitativi sufficienti da far fare sonni tranquilli per ancora qualche annetto.

prophet8

La piramide della polifonia

Abbiamo spiegato che tutti gli strumenti DSI (tranne gli Evolver e il Prophet 12) basano la loro architettura sulla stessa scheda sonora, tra uno strumento e l’altro variano solo il numero di schede installate (una scheda = una nota) e il maggiore o minore numero di controlli disponibili. In pratica il suono di ogni strumento (al di là della modalità operativa multi e combi, che semmai approfondiremo in un articolo successivo) è identico all’altro indipendentemente dal numero di note di polifonia ottenibili.

Adesso approfondiamo la “piramide della polifonia” mettendo in sequenza gli strumenti DSI partendo dagli strumenti monofonici e salendo verso quelli con la polifonia maggiore.

  • Mopho Desktop: una voce di polifonia, quattro potenziometri per gestire i comandi assegnabili, il resto dei parametri gestibili via editor da computer.
  • Mopho Keyboard: una voce di polifonia, tastiera 32 tasti, potenziometri e pulsanti sufficienti per gestire i comandi in tempo reale senza ricorrere ad editor da computer.
  • Mopho SE: una voce di polifonia, tastiera 44 tasti, potenziometri e pulsanti sufficienti per gestire i comandi in tempo reale senza ricorrere ad editor da computer.
  • Mopho X4: quattro voci di polifonia, tastiera 44 tasti, potenziometri e pulsanti sufficienti per gestire i comandi in tempo reale senza ricorrere ad editor da computer.
  • Tetra: quattro voci di polifonia, quattro potenziometri assegnati a parametri fissi e quattro potenziometri liberamente assegnabili, il resto dei parametri gestibili via editor da computer.
  • Prophet 8: otto voci di polifonia, tastiera a 61 tasti, potenziometri e pulsanti sufficienti per gestire i comandi in tempo reale senza ricorrere ad editor da computer.
  • Prophet 8 Desktop: otto voci di polifonia, potenziometri e pulsanti sufficienti per gestire i comandi in tempo reale senza ricorrere ad editor da computer.

 Si potrebbe quindi dire che la polifonia massima raggiungibile dagli strumenti DSI sia 8 voci?

In realtà, possiamo connettere più apparecchi differenti DSI e sfruttando le connessioni MIDI in modalità Poly Chain arrivando ad ottenere una polifonia massima di 16 voci (una per ogni canale MIDI standard). Alcune delle possibili combinazioni portano ad espandere la polifonia a 5 voci (collegando un Tetra e un Mopho), 8 voci (collegando due Tetra), 12 voci (tre Tetra), 16 voci (quattro Tetra), 12 voci (un Prophet 8 e un Tetra), 16 voci (un Prophet 8 e due Tetra).

tetra

Come funziona il Poly Chain?

Gli strumenti DSI dispongono di tre connessioni MIDI: MIDI In, MIDI Out (in taluni stumenti l’uscita è denominata MIDI Out/Thru) e Poly Chain Out.

Per incrementare la polifonia dei DSI, dobbiamo collegare l’uscita Poly Chain Out dello strumento che vogliamo faccia da master al MIDI In dello strumento che farà da slave.

Un’ottima combinazione è rappresentata dal Poly Chain tra il Mopho Keyboard e il Tetra. Oltre ad incrementare la polifonia massima a 5 note, il Tetra beneficerà della possibilità di controllo di tutti i parametri in tempo reale.

NB: data l’architettura monofonica del Mopho, utilizzando preset del Tetra che impiegano il multilayering (ed escludendo a priori la modalità combo) si lavorerà con una polifonia massima di 4 note.

Per ottenere la polifonia di 5 note, dobbiamo collegare il Poly Chain Out del Mopho Keyboard al MIDI In del Tetra. Successivamente, nella sezione Global Parameters del Mopho arriviamo alla voce Poly Chain e selezioniamo il parametro Out 4: questo significherà che il Mopho suonerà la sua voce solo dopo che avranno suonato 4 note del Tetra.

Informazione: se il parametro di Poly Chain è settato su off, la porta Poly Chain Out lavorerà come una normale porta MIDI Out (nel caso in cui dovesse servire, abbiamo due porte MIDI Out che inviano gli identici messaggi MIDI a due uscite differenti).

Tutto qua? No, dobbiamo compiere l’ultimo passo. Dobbiamo rendere disponibile su entrambi gli strumenti il preset che vogliamo suonare con la polifonia estesa.

Per trasferire un preset da uno strumento all’altro dobbiamo, sempre nella sezione Global Parameters, andare sulla voce MIDI SysEx Dump e selezionare un’opzione tra:

  • Current Program (trasferisce solo il preset selezionato in quel momento, che verrà trasferito nell’altro strumento nella stessa posizione nel Bank)
  • Current Bank (trasferisce un intero banco di 128 programmi)
  • All Banks (trasferisce tutti i programmi dei tre banchi)

Nel momento in cui sarà conclusa l’operazione trasferimento del/dei programma/i, il sistema è pronto per sfruttare al meglio l’espansione della polifonia.

In questo video, lo stesso Dave Smith descrive la funzionalità Poly Chain dei propri strumenti

Di seguito, altri due video sul Poly Chain nei DSI

 

Ultima annotazione

E’ possibile utilizzare la stessa procedura di Poly Chain per la famiglia DSI Evolver, ampliando la polifonia a 5 note combinando Mono e Poly Evolver. Non è possibile combinare la famiglia degli Evolver con gli altri Synth DSI perché le architetture sonore sono differenti.

 

Solo gli strumenti DSI possono espandere la polifonia lavorando in Poly Chain?

No, con la famiglia Phatty dei Moog è possibile settare in Poly Chain fino a 16 Phatty, la combinazione ideale è pilotare 15 Slim Phatty tramite un Little Phatty, per ottenere un suono potentissimo con i controlli di tutti i Phatty gestiti dal master della catena. Bisogna dire che il costo di 16 Phatty comincia ad essere abbastanza impegnativo, visto che superiamo abbondantemente i 12.000 €, però è possibile ottenere risultati polifonici interessanti anche con un numero minore di Phatty, creando un vero e proprio sistema modulare.

Qui dei video esplicativi.

Anche con il Waldorf Rocket è possibile espandere la polifonia lavorando in Poly Chain.

Ecco un video.

 

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Comments (15)

  • Giovanni

    |

    Prophet 5 o Prophet 08?
    Qui c’è un video comparativo che fuga ogni dubbio, come d’altra parte era da aspettarselo. Cetramente, per un terzo del prezzo e con infiniti problemi in meno, un professionista di oggi non avrebbe dubbi a scegliere uno strumento moderno, più flessibile e con un suono che si avvicina veramente molto all’originale. Ma per qualcuno che volesse godersi la real thing e che fosse interessato solamente alle particolari sfumature e sensazioni che può offrire uno dei migliori polysinth analogici della storia non ci sono dubbi. Vince a mani basse il Prophet V, che è esente da alcune freddezze e durezze dell’altro. E non mi dite sempre che i video non dicono la verità. Bisogna saperli ascoltare criticamente e interpretarli. Io, tutte le volte che ho avuto l’occasione di verificare dal vivo un test su youtube ho confermato sempre le impressioni che ne avevo avuto. In questo caso poi mi sembra un poco difficile sostenere quello che è riferito e che cioè che alcuni tecnici hanno trovato gli strumenti indistinguibili. Ma forse erano tecnici e non musicisti!
    http://m.youtube.com/watch?v=C36W-L0VnGI

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    • Enrico Cosimi

      |

      l’impressione ricorrente è che – più di una volta – ci si sia lanciati in questa comparazione solo perché stimolati dallo stesso nome e dallo stesso produttore; in realtà, i due strumenti sono differenti come componentistica “significativa”, quindi non possono, non vogliono e non devono suonare allo stesso modo

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      • Giovanni

        |

        “È stato fatto a suo tempo un test “cieco” in cui alcuni tecnici hanno ascoltato delle esecuzioni alternativamente del Prophet 5 e del nuovo Prophet 8. Pur essendoci delle differenze sonore (il Prophet 8 ha delle caratteristiche di controllo molto più ricche del vecchio Prophet V, che inevitabilmete vanno ad intervenire sul suono, oltre a un chipset CEM leggermente diverso…) nessuno è stato in grado di poter dire quale esecuzione fosse attribuibile al Prophet 5 e quale al Prophet 8.”
        Questo è stato scritto testualmente nell’articolo. Non è una mia interpretazione.
        Ma non voglio fare nessuna polemica, di nessun genere. Desidero solo specificare ciò che l’articolo avrebbe potuto far immaginare a qualcuno, li dove parla chiaramente di “indistinguibilità”: ed è diverso da quello che tu, saggiamente, dici e che condivido pienamente.

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        • Giovanni

          |

          Rileggo quello che ho scritto a proposito della “indistinguibilità” e riconosco che non è un termine corretto perchè l’articolo parla in realtà di differenze sonore.

          Reply

          • Attilio De Simone

            |

            Ciao Giovanni, le polemiche lasciamole a cose più importanti. Qua discutiamo per il piacere di discutere. Chiariamo una cosa: come ho scritto nell’articolo, io non fornisco alcun giudizio sulla questione Prophet 5 vs Prophet 8. Non sta a me, che non conosco bene il P5, dire se i due syth abbiano davvero lo stesso suono. È chiaro che DSI ci gioca un poco su questa cosa. Nell’articolo riporto quello che dichiara DSI: sul Prophet 8 hanno inserito vari preset dove si ricostruiscono alcuni dei preset storici del P5. DSI ha fatto un test cieco, in cui hanno fatto ascoltare diverse esecuzioni dei preset e i tecnici (conoscitori di entrambi gli strumenti e in grado di esprimere un parere) pur riscontrando delle diversità nei suoni non sono stati in grado di attribuire le esecuzioni al P5 o al P8. Tutto qua. Non sta a me dire quale synth sia migliore dal punto di vista sonoro. Sicuramente non mi sbaglio nell’affermare che i synth DSI hanno un’architettura tale da consentire controllo del segnale molto più ricco e profondo rispetto al P5. Ma la questione sul suono non me la pongo proprio perchè del P5 conosco solo le versioni virtuali, e non sono in grado di esprimermi, come ho scritto nell’articolo. Il P8 è uno strumento moderno e flessibile con un suono molto convincente. Il P5 sta bene dove sta: sui dischi che ci hanno fatto sognare. Poi se uno vuole arrischiarsi spendendo quei 4-5.000 € necessari per ottenere QUEL suono è libero di farlo, se consapevole di tutte le possibili controindicazioni che può avere il fare un investimento di questo tipo, va bene. Ho un amico che ha il Prophet 5 in riparazione dal 2009.

            Reply

          • Giovanni

            |

            Sarà che a me il suono dello 08 non è andato mai a genio. L’ultimo polifonico analogico con un suono valido resta per me l’Andromeda. E tra i monofonici moderni mi piacciono molto il Mini MS20 e il Sub Phatty.
            Premesso questo, preferisco fidarmi delle mie orecchie e ascoltare una prova comparativa come quella che ho proposto sopra su youtube che fidarmi delle valutazioni della stessa DSI a proposito della indistinguibilità dei suoni. È come domandare all’oste se è buono il suo vino…

            Reply

          • Attilio De Simone

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            Infatti è proprio quello che ho scritto, chi conosce meglio gli strumenti può dare la propria opinione sul raffronto P5-P8. Onestamente, io non mi fido nemmeno dei test di youtube, valgono per farsi un’idea generale su uno strumento ma non per decidere cosa acquistare. Se il P8 non ti piace, è giusto che ti orienti verso un altro tipo di strumento, su questo non si discute.

            Reply

  • Attilio De Simone

    |

    Il Prophet 5 è ingestibile. È un pezzo di antiquariato. Ha un bellissimo suono ma costa tra i 3.500 e i 5.000 € e se devi andare dal tecnico è possibile che il synth resti in laboratorio per qualche anno prima di rivederlo.

    Reply

  • Andrea

    |

    ciao a tutti, sono in preda ad un terribile dilemma (dovuto sicuramente anche alla mia ignoranza sull’argomento) per l’acquisto del mio primo vero synth analogico e il mio dubbio è al momento tra questi due rack:

    1) MOOG Slim Phatty
    2) DSI Tetr4

    premesso che non mi servono in alcun modo per fare techno o “roba” del genere, ma solo per ampliare la versatilità del mio live setup in generi che vanno dalla fusion, al funk, al neo soul… è gradito qualsiasi tipo di consiglio :)

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      di sicuro, il DSI è più versatile, il Moog è dotato di maggior personalità; dipende dal panorama timbrico che si vuole raggiungere e coprire con un unico investimento…

      Reply

      • Attilio De Simone

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        I due synth hanno sonorità diverse, devi sapere tu di cosa hai bisogno. Se vuoi il suono del Moog, devi prendere il Moog. Se vuoi maggiore versatilità sonora (con un filtro molto di verso da quello del Moog) devi prendere il Tetra. Valli a testare a lungo.

        Reply

        • Andrea

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          grazie, purtroppo non ho avuto ancora modo di testare il tetra di persona, cmq per il momento in effetti il solo suono del Moog sta facendo la differenza nella mia scelta :)

          Reply

          • Andrea

            |

            (alla fine Cory Henry e Shaun Martin mi hanno convinto per lo Slim Phatty)

            Reply

  • mirko

    |

    Gentilissimo sig.Cosimi
    ho una domanda per Lei: il synth Dave Smith Evolver Desktop è uguale al synth Evolver Mono Keyboard?

    Grazie mille per l’aiuto

    Reply

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