Il Moog Voyager esce di produzione

Written by Redazione Audio Central Magazine on . Posted in Gear

Dopo tredici anni di vita e più di 14.000 esemplari venduti, la produzione del Minimoog Voyager si ferma, come da nuovi ordini della dirigenza Moog. Gli ultimi 600 esemplari saranno realizzati con particolare cura per il mobile e l’assemblaggio elettronico, prima di essere spediti ai fortunati possessori.

A cura della Redazione di Audio Central Magazine

moog voyager moog voyager

Il Voyager è stata la ripresa ufficiale del vecchio design a tre oscillatori originalmente pionierizzato con il Model D. Nel 2002, quando è entrato in produzione, ha definito la rinascita del marchio commerciale Moog Music Inc (in precedenza, Bob Moog produceva come Big Briar) e ha segnato la rinascita dell’interesse planetario verso le timbriche analogiche monofoniche. E non solo.

In molti, all’epoca, si sono incaponiti a voler cercare estreme somiglianze tra la timbrica ottenibile dal Voyager e quella generata da un classico Model D in medie condizioni di sopravvivenza. Come è facile immaginare, a parte la mancanza di senso nel paragonare elettroniche che hanno 40 anni di differenza d’uso sulle spalle, rimane una differenza fondamentale: nel vecchio Model D, il filtro era singolo, ottenuto secondo circuito transistor ladder, con componenti matchate manualmente secondo la sensibilità (o la mancanza di sensibilità) propria degli assemblatori – come dire che, nessun Model D suona uguale all’altro… – nel nuovo Voyager, facevano bella mostra di se due filtri assegnabili in serie hi-lo o in parallelo lo-lo, realizzati attraverso l’impiego di componenti transistor array che garantiscono una maggior coerenze nelle prestazioni tra le diverse macchine. Insomma, ha poco senso paragonare due macchine che sono più diverse di quanto possa sembrare da nome e disposizione/disponibilità dei parametri di pannello.

moog voyager moog

Prima di salutare lo storico apparecchio, ricordiamo con piacere che il Voyager è l’ultimo progetto interamente concepito da Bob Moog e da lui portato a termine: da questo punto di vista, i successivi Little Phatty, FreqBox e MuRF hanno visto successive collaborazioni e revisioni sovrapposte all’originale concepimento del maestro. Il Voyager è l’ultima (grande) macchina interamente messa a punto da Bob.

 

 

 

Tags: ,

Comments (25)

  • Michele

    |

    Buongiorno,

    ne consigliereste l’acquisto? Sul mercato dell’usato a volte si trovano degli esemplari a dei prezzi interessanti…ma comunque sempre nell’ordine di un paio di migliaia di euro… paragonato a certi vintage sembra comunque ancora potere dire la sua… non so, aspetto fiducioso qualche commento illuminante!

    Grazie!

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    non è una risposta facile; elenco in maniera casuale le considerazioni che mi vengono in mente:

    a) il Minimoog Model D è diventato un classico quasi 20 anni dopo essere uscito di produzione; per tutti gli Anni 80, era possibile acquistarne uno per una cifra corrispondente a 100 euro di oggi; quindi, una (ri)valutazione feroce per un materiale analogico DI OGGI è, sicuramente proiettata MOLTO IN AVANTI nel tempo

    b) di Voyager, ne hanno costruiti più o meno 14.000 esemplari negli ultimi tre lustri; sono TANTI per aspettare che uno strumento diventi “raro” e difficile da trovare; specie in Italia dove – per tante ragioni – il marchio Moog ha sempre funzionato bene.

    c) un Voyager usato può valere, a seconda dei modelli, dai 2000 ai 3500 euro o forse più, nel caso delle edizioni limitate e personalizzate come legno e colore della retro illuminazione; occorre tenere presente che…

    c1) la retroilluminazione, ad un certo punto, si stabilizza su mezza potenza e rimane così per sempre: dopo 6000 ore di attività, il dimmer messo al massimo riesce a spremere solo metà della luminosità iniziale

    c2) per un certo periodo, Moog ha installato INCONSAPEVOLMENTE componenti fallati forniti da Texas Instruments e Analog Devices; dal momento che il montaggio di una analog board è operazione manuale e non documentata in maniera “tracciabile”, quando i primi Voyager hanno iniziato ad avere problemi, c’è voluto tanto tempo prima di rendersi conto che era un problema di un’intera infornata di macchine…

    c3) purtroppo, quelle macchine sono andate in giro per tutto il mondo; non sono tantissime; probabilmente, qualche centinaio; probabilmente, oggi quello che si doveva rompere SI E’ GIA’ ROTTO ed è stato GIA’ SOSTITUITO – tra l’altro, due anni orsono la Moog ha finalmente fatto una campagna di richiamo ufficiale e ha sostituito i componenti fallati (al posto loro, io avrei inseguito col forcone T.I. e A.D. prima, durante e dopo la campagna, ma loro hanno preferito fare i signori…);

    c4) insomma, alcune generazioni di Voyager – molto spesso gli “Electric Blue” (che, per fortuna, sono anche brutti da vedere) – hanno statisticamente maggior probabilità di appartenere al periodo dei componenti fallati; magari sono già stati riparati, magari no… quindi comprando un Voyager di seconda mano, un certo margine di rischio potrebbe esserci

    d) quando si compra una macchina analogica, prima o poi serve l’assistenza: l’importazione italiana (Midiware) – ma il discorso è applicabile a tutti gli importatori Moog nel mondo – è MOLTO sensibile alla provenienza di un oggetto eventualmente affidatole per l’assistenza. Giustamente, del resto. Questo significa che, acquistando un Voyager second hand (o third hand) che magari proviene dalla Francia, o da altro mercato estero, potrebbero esserci dei costi imprevisti nelle eventuali fasi di riparazione – del resto, è anche vero che stiamo ormai parlando di macchine NON PIU’ IN GARANZIA, quindi questa considerazione “si archivia da sola”.

    e) timbricamente, il Voyager non è il Phatty e non è il Model D: ha un suo suono, molto potente, rombante, ha delle caratteristiche esclusive, che gli vengono dall’avere tre oscillatori e due filtri – mentre altre macchine hanno dotazioni assai diverse. Se serve “quel suono”, è la scelta più giusta.

    f) se però – e questo è spesso un pensiero inconfessabile – io compro il Voyager ma, sotto sotto, vorrei il Model D, sto SBAGLIANDO ACQUISTO. A prescindere dalla differenza di valutazione, le due macchine sono diverse.

    spero di essere stato utile

    Reply

    • synthy

      |

      al tuo confronto l’acqua di fonte è opaca…

      Reply

  • Michele

    |

    Ma grazie!

    Che bella risposta : in effetti, problemi a parte (di cui non sapevo l’esistenza), lo prenderei per diversificare la timbrica a mia disposizione visto che ho già un Phatty… l’idea di averli entrambi mi sollettica e le Sue parole mi confortano!

    Grazie ancora per i chiarimenti!

    Reply

    • Attilio De Simone

      |

      Beh con il Voyager non è che diversifichi più di tanto la timbrica, visto che il suono di oscillatori e filtro è pressochè lo stesso. Con il Voyager hai maggiori possibilità di modulazione, ma il suono di base è sempre quello Moog. Se vuoi diverificare la timbrica devi dirigerti verso un produttore diverso.

      Reply

  • David De Rossi

    |

    Una delucidazione: esce di scena l’intera produzione Voyager o rimane sul mercato la versione XL? Gli ultimi 600 esemplari si riferiscono al Voyager standard o proprio al fratello più grande?

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      il voyager xL rimane l’unico in catalogo; i 600 esemplari sono riferiti al voyager “normale” :-)

      Reply

  • Giovanni

    |

    Quindi rimarranno in catalogo solo i Phatty (oltre all’XL) oppure verrà sostituito da un altro modello?

    Reply

  • Guido

    |

    Ma si sa perché l’hanno fatto uscire di produzione o almeno si sospetta?

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      chi li obbliga a produrre una cosa all’infinito?
      ne hanno venduti 14.000, adesso faranno altre cose…

      Reply

  • Ric

    |

    Quando si parla di Moog ci si riferisce in genere al filtro transistor Ladder del Minimoog D o dei Modular. Ma, quello del Voyager (array) o del Minitaur (Ladder) o del Sub 37 ( Ladder) sono lo stesso filtro Moog con il suono Moog o cambia qualcosa e cosa. Grazie, spero di essermi espresso in maniera coerente.

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    premesso che, allo stato attuale della documentazione tecnica moog – che, ricordo, è coperta da un accordo di non divulgazione – diventa difficile indicare quali macchine siano realizzate con il transistor array e quali con le singole celle resistenza/condensatore matchate a mano (io lo so, ma proprio in virtù dell’accordo di cui sopra, in pratica non lo so 😉 ), premesso questo, dicevo, in ogni caso la differenza timbrica “di comportamento” tra un sistema a celle individuali NUOVO DI PACCA e un sistema basato sul transistor array non è avvertibile da orecchie “normali”

    diverso è il discorso se, con la scusa del confronto RC versus TA, si paragona uno strumento NUOVO a uno strumento STORICO; in quel caso, il confronto è “immorale” per altri motivi facilmente individuabili

    Reply

    • Attilio De Simone

      |

      Per darsi una risposta da soli e non rompere il vincolo di non divulgazione, può aiutare sapere quali sint moog sono stati di proprietà del “non divulgatore”? presuppongo che i moog acquistati e/o posseduti ricadano tra quelli che hanno le caratteristiche tecnologiche più “fedeli”.

      Reply

      • Enrico Cosimi

        |

        sono la persona meno adatta a questo tipo di risposta: per lavoro, mi passano TUTTI i modelli sotto le mani e non ho modo di esprimere attraverso l’acquisto una preferenza…

        Reply

        • Enrico Cosimi

          |

          tra l’altro, non necessariamente il transistor ladder fatto “alla vecchia maniera” è sinonimo di “prestazioni migliori”…

          Reply

      • Enrico Cosimi

        |

        comunque, sono orgoglioso proprietario di un Minimoog Model D prima serie (del primo migliaio – che mi accompagna da ormai 43 anni) e di un Minimoog Voyager Select Series Walnut/Solar

        Reply

        • Attilio De Simone

          |

          se non ricordo male, a lungo possessore anche di un little phatty, esatto?

          Reply

  • ric

    |

    Non intendevo paragonare uno strumento nuovo a uno storico, solo mi domandavo cosa cambiasse per la Moog in termini di suono e di peculiarità realizzare il suo filtro con RC o TA. grazie

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    significa non avere più una pensionata con bigodini che prende fisicamente una resistenza dal secchione dei componenti e la compara MANUALMENTE alle altre fino a quando non forma la coppia giusta…

    (e, intanto, il tempo passa)

    ora, a seconda dello strumento, la pensionata coi bigodini prende direttamente il transistor array già “matchato” e lo salda sulla scheda componenti

    Reply

  • Ric

    |

    Quel filtro Ladder del Sub 37 e del Mintaur come è stato prodotto? Grazie

    Reply

  • Francesco

    |

    …caro Enrico… non è che per caso esiste un manuale in Italiano del Voyager? …Ne sarei felice!!! Grazie: Francesco.

    Reply

  • Enrico Cosimi

    |

    è passato veramente tanto tempo, ma NON mi sembra di aver fatto la traduzione anche di quello…

    controlla sul sito midiware, dopo esserti registrato

    Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');