I primi dati sulla serie Boutique Roland

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Li avevamo visti fotografati controluce, poi era scattata la corsa al primo leak informativo… Finalmente, arrivano i primi dati meno fantasiosi sui tre apparecchi messi in campo da Roland per continuare la strada degli hardware piccoli, potenti, economici, affascinati e legati al mondo vintage.

I tre rifacimenti si ispirano significativamente ad autentici cavalli di battaglia del catalogo Roland: Jupiter 8, Juno 106 e JX-3p: le prestazioni sono rispettate (quando non potenziate), il comportamento è ottenuto con la tecnologia numerica già utilizzata per la serie AIRA, le dimensioni sono molto contenute.

Di Enrico Cosimi

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Tutti e tre i modelli condividono la tecnologia digitale ACB Analog Circuit Behavior della serie AIRA,  la realizzazione hardware di dimensioni estremamente contenute, il possibile impiego tabletop o con mini tastiera 25 opzionale (il pannello comandi è regolabile con due gradi di inclinazione diversi), l’alimentazione con quattro pile stilo o attraverso cavo USB, la polifonia a 4 voci, le connessioni MIDI In/Out e il volume sul pannello posteriore, la possibilità di funzionare come scheda audio USB 44.1 kHz 24 bit con transito audio stereo in/stereo out. Ah, ci sono anche una coppia di touch sensor che lavorano come bend/modulation e un mini speaker incorporato. Due apparecchi possono essere collegati in CHAIN MODE per gestire polifonia complessiva pari a 8 note (4 più 4). Tutti e tre gli apparecchi, infine, hanno step sequencer a 16 passi, con possibilità di memorizzare 16 pattern.

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JP-08 è il modello ispirato al vecchio Jupiter 8, dotato di 36 controlli sul pannello frontale che ricoprono tutte le funzioni del modello originale ed in più offrono forme d’onda aggiuntive (TRI e NOISE per il modulo LFO, SINE per il modulo VCO-1); l’escursione degli oscillatori è stata incrementata. Il segnale prodotto dai due oscillatori raggiunge il filtro passa basso risonante a 2 o 4 poli, poi il filtro passa alto non modulato e infine l’amplificatore regolabile in livello. Oltre al modulo LFO, è possibile usare la coppia di generatori ADSR per gestire le modulazioni. 

Lo strumento è dotato di sequencer step a 16 passi; la touch strip che funziona come pitch bend può innescare l’apertura degli inviluppi, permettendo, di fatto, la preview timbrica in assenza di altre forme di controller esterno. Ovviamente, se si vogliono ricreare le timbriche in DUAL layer o in SPLIT dello strumento originale mantenendo la stessa polifonia sotto le dita, è necessario collegare due unità JP-08 in CHAIN mode; in questo caso, tutte le operazioni di edit effettuate sul pannello dell’apparecchio A sono rispettate ed eseguite anche nell’apparecchio B.

JU-06

JU-06

Ispirato alle caratteristiche espressive e alla struttura di sintesi del Juno 106, è il secondo modulo della serie Boutique; comprende – neanche a dirlo – la riedizione ACB del classico effetto chorus ottenuto per antiche vie analogiche. Ventitre slider e pomelli a disposizione del musicista per riprogrammare le patches originali, se necessario; in aggiunta, è disponibile un maggiore range operativo per la frequenza del modulo LFO e, questa volta, la frequenza di taglio del filtro passa alto HPF non modulabile è regolabile con continuità (niente selettore a quattro posizioni). Anche in questo caso, è presente uno step sequencer a 16 parti e, tramite ribbon/bender, si possono innescare gli ascolti di preview per le timbriche.

Se lo strumento originale aveva sei voci, in questo caso il modulo JU-06 segue il taglio della serie Boutique, e limita la sua polifonia complessiva a 4 voci simultanee; è comunque possibile collegare due apparecchi in Chain per raggiungere otto note complessive.

JX-03

JX-03

Il JX-3P (programmable, preset, portable) è stato uno strumento importante del “dopo Jupiter”: in grado di realizzare complesse timbriche basate sull’interazione dei due DCO di bordo con la cross modulation e il comportamento Metal, poteva letteramente bucare il mixaggio grazie ad un suono particolarmente azzeccato e dinamico. JX-03 recupera tutte le soluzioni originali dell’apparecchio, con 24 potenziometri e il giusto corredo di selettori originariamente presenti nel programmer (opzionale) PG-200. In aggiunta, il range del modulo LFO è stato ampliato in modo significativo, le forme d’onda dei due DCO sono più di quelle originali e la cross modulation, ora, scintilla.  Step sequencer a 16 passi disponibile come per gli altri due modelli boutique, anche in questo caso, è attivabile la concatenzione tra due apparecchi.

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K-25M USB MIDI Keyboard

E’ l’insieme di tastiera a passo mini 25 note, sensibili alla dinamica, e dock per ospitare a scelta uno dei tre moduli Boutique. Il pannello comandi, dopo l’installazione, può essere inclinato scegliendo uno di due diversi angoli (oltre al funzionamento sdraiato); la tastiera è alimentata dal sistema principale.

 

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Tutti e tre gli apparecchi hanno, sul pannello posteriore, interruttore di accensione On/Off, presa mini-USB per l’alimentazione esterna – 500 mA- (e per il comportamento audio interface), potenziometro di Volume, Stereo Output su mini  jack TRS da ”, Stereo Input su mini jack TRS da ”, porta MIDI con In e Out, slot di sicurezza Kensington. In alternativa, è sempre possibile alimentare gli apparecchi con quattro pile stilo AA alloggiate all’interno.

I prezzi leaked per ora sono solo in dollari: 399 USD per il JP-08, 299 USD per il JU-06, 299 USD per il JX-03, 99 USD per il dock/minikeyboard.

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Comments (45)

  • Robbie

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    Ma quanto sono belli? Secondo me la strada intrapresa (gia da anni con Korg) e nell’ultimo periodo anche Yamaha e Roland, è quella giusta. In tempo di crisi, dove risparmiare è sempre più difficile, trovo giusto vendere strumenti di qualità a prezzi popolari, con l’opzione (magari) di metterli in polychain e quindi acquistarli strada facendo.

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    • Enrico Cosimi

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      l’idea della concatenazione 4+4 è sfiziosa… :-)

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  • MdM

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    Mamma ch e gaaaass!!! Se suonano almeno quanto gli aira avranno un successo strepitoso, cominciamo a mettere via qualche euro..

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  • Attilio De Simone

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    Curioso vedere come yamaha e roland abbiano intrapreso una strada opposta a quella che sembra essere una tendenza di mercato che si sta consolidando. Mentre stanno uscendo fuori prodotti sempre più analogici, yamaha e roland tirano fuori questi piccoli synth ispirati a propri analogici storici, ma di dimensioni ridotte e virtual analog.

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    così, riescono a contenere i prezzi in maniera feroce…

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  • MdM

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    Ciao, hai avuto modo di provarli? Chiaramente la risposta sarebbe tutti e tre, anche perché sono strumenti tra loro diversi, ma dovendo scegliere c’è una delle tre macchine che ti ha impressionato più delle altre? Il jx-03 mi sembra molto interessante con l’ aggiunta delle nuove modulazioni..

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    li sto provando, a breve pubblicherò dei video…
    mi sembrano tutti e tre molto ben realizzati e – cosa ancora più importante – ben differenziati nelle prestazioni; così a una prima analisi, il JU è rotondo e essenziale, il JX è molto aggressivo, il JP è molto completo

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  • MdM

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    Ottimo grazie mille.
    Fanno davvero molta gola..anche se non ho ben capito la mossa di Roland di farli uscire in ‘edizione limitata’, forse per aumentare il gas, o forse per future edizioni plug-out chissà..

    Certo è che sono giorni di grande eccitazione, tra questi, il Circuit, e soprattutto il Mother, il portafoglio trema..

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  • Enrico Cosimi

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    le edizioni limitate servono a far aumentare il fattore hype e a creare domanda; è una tecnica vecchia quanto il mondo

    (in realtà, tutti gli strumenti sono in edizione limitata: passata l’epoca della DX7 mk1 – 170000 e passa esemplari – oggi una tiratura standard va dai 1000 ai 5000 esemplari per un prodotto commerciale o dai 20 ai 200 per uno di nicchia)

    Reply

  • Ric

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    Dalla tua prova al volo, di quanto si avvicinano agli originali? Grazie

    Reply

    • Enrico Cosimi

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      molto molto molto molto molto molto

      come al solito, dovremmo poi discutere a lungo su quale strumento paragonare a una riedizione: quello ascoltato in una produzione discografica? l’esemplare mio (stupendo che suona benissimo), l’esemplare tuo (bruttissimo, mal conservato, che suona malissimo)?

      😉

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  • Ric

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    A proposito ma sono stati riprodotti con tutte le caratteristiche dell’originale. Ad es. il portamento polifonico nel Ju-06. Grazie

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  • Gianluca

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    Ma…piccola riflessione mia…
    non è che forse sembreranno dei piccoli giochini plasticosi di fianco a Korg Ms20mini, ARP ODYSSEY, ARTURIA MINI/MICROBRUTE, NOVATION BASS STATION, WALDORF PULSE ecc???
    Ormai l’utente medio oggi si sta sempre più sensibilizzando verso il suono di strumenti analogici, perchè insistere così sul digitale?

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    sulla “plasticosità” sarei tranquillo, visto che il pannello frontale è in puro materiale metallico…

    non capisco la domanda relativa all’insistenza sul digitale: la tecnica di sintesi usata per JU, JX e JP è una virtualizzazione del percorso sottrattivo analogico eseguita con perizia e notevole risultato timbrico…

    l’impiego esclusivo della tecnologia full analog per una struttura polifonica non permette di conservare prezzi (e, in misura minore) ingombri così contenuti come quelli offerti dalla serie Boutique

    a quel punto, la domanda è sempre quella: preferisco uno strumento virtual analog che posso affrontare come acquisto o uno strumento full analog talmente costoso da non poter essere comprato?

    Reply

  • Ric

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    Che ne pensi della polifonia. Bisogna prenderne 2 e per la tastiera occorre prenderne 1 per ognuno o 1 è un master. Grazie

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    quattro voci, oggettivamente, sono poche; due macchine collegate in CHAIN possono dare otto voci gestibili attraverso qualsiasi master keyboard MIDI

    non penso sia necessario comprare la tastierina mini a 25 note, se non per un fatto estetico…

    Reply

    • Ric

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      Infatti, penso che per massima polifonia tu intenda per tutte e 3 gli strumenti. Ma come funziona in chain. Le 8 voci sono gestite tutte dalla prima unitá mentre l’altra rimane inutilizzabile oppure ….. Grazie

      Reply

  • benedetto "Benis67"

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    Da quello che ho sentito e visto sembrano degli ottimi gioiellini. Credo che il limite delle 4 voci sia una semplice strategia di marketing, fatta per non intaccare i modelli roland che costano 10 volte tanto, esattamente come successo per AIRA. Se si fa una analisi dei costi, il DSP responsabile della sintesi costerà al massimo una ventina di Dollari, una frazione rispetto al costo dell’intero hardware. Un synth identico ma con 8-10 voci costerebbe al produttore solo una manciata di dollari in più (nel caso peggiore si sarebbero potuto inserire un paio di DSP in coppia). Non a caso la soluzione due moduli in serie tramite midi è una soluzione improponibile per un “professionista” che ambisce alla semplificazione…e ha notoriamente problemi di spazio. È aimè, questa di Roland, esattamente la stessa filosofia di Yamaha con i Reface: non mi venite a raccontare che nel 2015 un DSP nuovo di zecca in grado di fare ad esempio la FM a 16-32 voci con 6 operatori costa talmente tanto da impedire la vendita di un ipotetico Reface Pro a 450 Euro rispetto ai 400 di quello oggi in commercio ( 8 voci, 4 operatori) !!!:-) Marketing !!

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    • Enrico Cosimi

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      Purtroppo, i conti non possono essere fatti in quel modo: un dollaro in più per il costruttore diventano automaticamente 3 dollari in più per l’acquirente finale, senza contare i costi aggiuntivi per la gestione del componente più performante. Nel caso di prodotti di questo tipo, caricare 10, o 20 o 30 dollari in più sul prezzo di acquisto significa uscire dalla fascia di mercato cui ci si riferisce.

      Non dimentichiamo che, lo possiamo verificare su qualsiasi social network, c’è gente che si lamenta GIA’ quando un sintetizzatore costa 130 euro; per alcune persone, le Volca sono “care”… a quel punto, chi commercializza è terrorizzato.

      Anche il System-1 lavora con polifonia a 4 voci; è probabile che la generazione usata nella serie Boutique sia studiata sulla/per la stessa piattaforma, quindi senza volontà/necessità di spremere più polifonia.

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      • Attilio De Simone

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        Non dimentichiamoci dell’iva, del costo della mano d’opera (un componente in più da installare significa minuti/ore di lavoro in più da retribuire) e delle tasse sugli utili che vanno ad incidere sul costo finale dei prodotti. Giustamente 30 € in più vanno almeno raddoppiati se non triplicati, e questo significa allontanarsi sensibilmente dal target di mercato posto come obiettivo. La concorrenza non va fatta solo guardando altri synth ma coi computer e con i tablet (quanto deve costare oggi un synth per invogliare qualcuno a comprarlo senza dargli il tempo di pensare che con 400-500 €, costo di un portatile con processore i7, e del software freeware ci si porta a casa un arsenale sonoro in grado di coprire tutte le sonorità dell’universo). Sono lontani i tempi in cui si progettava prima un synth e poi si ragionava sul prezzo di vendta. È cambiato un mondo, una volta andati in pensione i musicisti-icona del passato (che stanno in piedi finchè riescono a far girare qualche soldo) il futuro della musica sarà fatto da una massa di amatori anche avanzati e semipro, che faranno musica senza guadagnare nulla. A questa generazione di “poveri” i produttori di strumenti devono guardare e le apparecchiature dovranno costare sempre meno.

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        • Attilio De Simone

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          Ultima considerazione: il prezzo deve essere tenuto basso dalla Roland a tutti i costi. Se il prezzo salisse sopra i 400€, si avvicinirebbe troppo alle quotazioni di uno juno 106 usato e in buone condizioni (venduto attualmente fra i 600 e i 700€). A quel punto uno potrebbe farsi due calcoli e segliere cosa gli conviene prendere….

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      • Benedetto "benis67"

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        Concordo: quasi certamente system-1 e boutique utilizzano lo stesso DSP. Riguardo il fatto che un modello diciamo 100 euro più costoso ma con più voci di polifonia venderebbe di meno e produrrebbe meno utili , credo sia tutto da dimostrare, in quanto ci sarà molta gente, io tra questi, ben disposto a spendere 100 euro in più per un synth decisamente più utilizzabile e che al contrario non aquisterà mai un synth limitato in polifonia. E non credo di essere il solo.

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        • Enrico Cosimi

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          non posseggo verità rivelata e mi limito a ripetere quanto detto da diversi fabbricanti interpellati sull’argomento:

          a) è inutile mettere l’aftertouch su tastiera, tanto la gente non sa usarlo (si parlava del Radias)
          b) è inutile caricare di polifonia lo strumento, tanto i producer non usano mai più di quattro note in un accordo (si parlava di virtual analog)
          c) è inutile mettere la tastiera su uno strumento, tanto sono rimasti in pochi a saper suonare (come sopra)

          Ora, se le tre affermazioni – che all’epoca, da pianista, MI HANNO OFFESO – si fossero dimostrate errate, molto semplicemente, il mondo dei sintetizzatori sarebbe precipitato in una crisi severa e non se ne sarebbe venduto neanche uno. Mi sembra che sia esattamente il contrario: continuano ad essere sfornati sintetizzatori monofonici, con tastiere al massimo dotate di aftertouch monofonico, con tastiere a tre ottave (quando non a DUE ottave), si fanno polifonici con tastiere a quattro ottave E NON VENDONO numeri significativi di pezzi.

          Che conclusioni devo trarre?
          Chi è che va contromano in autostrada? 😉

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          • Benis67

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            …mi sa proprio che faccio parte di una categoria di … pianisti, sintetisti in estinzione :-) ho serie difficoltà a fare un accordo con meno di 6 note (due con la sinistra e 4 con la destra), e quando passo all’accordo successivo in molti casi mi servono ulteriori 6 voci di polifonia per non troncare le note lasciate. In mancanza di 12, un polifonico con 8 voci mi può bastare, ma uno con 4 non lo comprerei mai. Razza in estinzione , sicuramente!!!

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          • Enrico Cosimi

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            più che altro, scelta di strumento sbagliato…
            per quanto densa armonicamente sia la parte che stai realizzando, fatta sopra un sintetizzatore (bada, un sintetizzatore, NON una workstation…) ti troveresti ad ammassare tale e tanto contenuto armonico da rendere timbricamente ingestibile la cosa. I sintetizzatori richiedono un approccio di voicing molto diverso dal pianoforte.

            Reply

          • Benis67

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            Beh, creda dipenda dal tipo di suono: sono tantissime le combinazioni timbro- tipologia di utilizzo, in cui 4 note bastano, ma senza scomodare le armonizzazioni di un piano, se prendo uno ju-06, molto probabilmente sono interessato ad usarlo per i suoni di Pad che utilizzano il chorus interno…e in quel caso le 6 note del judo 106… servono tutte!!! comunque, non sono qui a parlare male di questi moduli che non a caso ho chiamato gioiellini, ragionavo un po’ ad alta voce su come le 4 note possono rappresentare un limite ed un freno alla loro vendita.

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          • Enrico Cosimi

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            quattro voci sono indubbiamente il minimo minimo minimo sindacale, ma se con sei voci ne devo buttare via due per raddoppiare la tonica in sinistra, è chiaro che poi tutto l’arrangiamento ne risente e diventa fangoso…

            Reply

          • Enrico Cosimi

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            allo stesso modo, se – con timbriche sintetiche – mi metto a giocare di voicing stretto, finisce per suonare tutto come una grossa fisarmonica sgraziata; non è un caso che i maestri nell’uso del synth polifonico (categoria intesa in senso trasversale ai generi musicali) finiscono sempre per lavorare con tre voci in destra (o quattro) e max una voce in sinistra; altrimenti, si finisce per ingombrare tutto lo spazio timbrico disponibile

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          • Attilio De Simone

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            La tendenza del mercato è chiara: sempre meno persone vivono con la musica, sempre meno professionisti con esigenze professionali da soddisfare, sempre più hobbisti non professionisti, con conoscenze tecniche approssimative, disposti a spendere sempre di meno.
            Il target di mercato è cambiato e ci si deve rivolgere ad un pubblico diverso con esigenze diverse. Se vuoi vendere una raffinata pietanza da 30 € a piatto su un’isola in cui tutta la gente vuole hamburger da 1 €, mi sa che non sopravvivi. Detto questo, esistono tanti prodotti in grado di soddisfare le esigenze di chi vuole maggiori prestazioni, ci sono prodotti di fascia alta, in ambito sia analogico che virtuale.

            Reply

          • synthy

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            è vero non possiedi la verità rivelata, ma sai analizzare assolutamente bene qualunque verità

            Reply

  • Enrico Cosimi

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    tu compri due JP, o due JX, o due JU, colleghi il midi out del primo al midi out del secondo; abiliti il modo CHAIN e suoni dalla tua tastiera collegata all’in midi del primo sintetizzatore…

    le prime quattro note vengono eseguite dal primo; dalla quinta all’ottava, vengono eseguite dal secondo

    Reply

    • Attilio De Simone

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      E il suono esce identico da tutte e due le macchinette? Quindi l’architettura interna è identica e a cambiare è solo l’interfaccia. E di conseguenza hackerando (parlo solo a titolo informativo, nessuna intenzione piratesca) il SO interno è possibile in teoria passare da un synth all’altro, come recentemente è accaduto con il minibrute, per il quale grazie ad una modifica del SO interno è possibile passare dalla versione con arpeggiatore a quella con sequencer (quando renderanno la modifica di serie?).

      Reply

      • Enrico Cosimi

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        è banale dire che con il software si può fare tutto; però, a differenza del System-1, che ha una plancia hardware con tutti i comandi possibili e immaginabili, la plancia del JU ha molti meno comandi di quella del JP, quindi avrebbe poco senso trapiantare i motori di sintesi per poi non poterli controllare direttamente…

        Reply

        • Attilio De Simone

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          Si, questo mi era chiaro.

          Reply

      • Enrico Cosimi

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        fermo!
        tu puoi mettere in CHAIN quello che vuoi, ma la trasmissione del sysex e l’omogeneità timbrica tra le due macchine collegate si avvera SOLO se agganci due strumenti “dello stesso tipo”…

        tra l’altro, prima di metterli in CHAIN, loro ti consigliano CALDAMENTE di uniformare il contenuto delle memorie interne, per ovvi motivi

        Reply

        • Attilio De Simone

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          Haaaa, adesso è chiaro. Forse sono io che l’ho,presa troppo alla leggera, ma pensavo che bastasse mettere in catena due synth qualsiasi della famiglia boutique (e a quel punto tutto il ragionamento sul so poteva stare in piedi) per avere stesso suono e polifonia estesa. E invece ci vogliono due synth identici.

          Reply

          • Enrico Cosimi

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            eh si, poi – chi può dirlo – magari la frequenza di taglio corrisponde in tutti e tre i sint con lo stesso messaggio sysex, ma le cose si fermano a quel punto…

            Reply

  • Ric

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    Grazie della spiegazione. Quindi il secondo synth serve solo per la polifonia perchè si articola il suono solo dal primo, giusto? Grazie

    Reply

  • Enrico Cosimi

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    si edita dal primo e il secondo tira fuori la potenza di calcolo e la generazione delle voci 5-8

    Reply

  • Mario

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    Buon pomeriggio professore! volevo acquistare il modello JP8.

    Volevo sapere se si può controllare ( es da octatrack via midi ) con i cc Midi. Grazie in anticipo
    Mario.

    Reply

    • Enrico Cosimi

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      con il primo firmware pubblicato, JP-8 risponde(va) al MIDI sui controlli di pannello solo quando lo si mette in configurazione “Chain”; quindi, la risposta corretta è “dipende”…

      per sicurezza, scarica i manuali e vedi se sul sito c’è un aggiornamento firmware da scaricare

      Reply

  • sergio

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    enricoo ciao! volevo chiederti se secondo te era possibile collegare jp 08 e un jx 03 (ad esempio) in modalità Chain..grazie in anticipo! :))

    Reply

    • Enrico Cosimi

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      ciao Sergio,
      dovrebbe essere possibile – quantomeno a livello di codici nota on/nota off, ma sicurmamente perdi le funzioni di omogeneità timbrica e l’integrazione “di pannello”…

      Reply

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