DSI & RLD Tempest Analog Drum Machine – Terza parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Al dunque, la gestione di Tempest è suddivisa in almeno due momenti operativi: la costruzione/programmazione delle singole timbriche e la loro organizzazione in pattern ritmici successivamente concatenabili. Da che mondo è mondo, le batterie elettroniche di una volta privilegiavano pesantemente la seconda fase, lasciando ben poco margine alle sperimentazioni timbriche del musicista.

Di Enrico Cosimi

tempest_top

Grazie al campionamento, le cose si sono abbastanza bilanciate, ma è oggi – attraverso Tempest ed altri hardware corrispondenti – che finalmente si può parlare di sintetizzatori dedicati alla programmazione ritmica. Ovviamente. occorre fare i conti con un raddoppio dei compiti da svolgere.

Le funzioni di Edit applicate alle timbriche, cioè ai singoli Sound precedentemente programmati (o in programmazione) comprendono:

  • Copy Sound, per trasferire la timbrica da una pad all’altra, o da un Beat all’altro
  • Initialize Sound, per partire con il piede giusto
  • Rename Sound
  • Copy Beat, per duplicare l’intera programmazione ritmica di pattern
  • Initialize Beat
  • Rename Beat
  • Copy Bars
  • Insert Bars into Beat
  • Delete Bars from Beat
  • Change Time Signature of Beat, il pattern si allungherà con segmenti vuoti o perderà pezzi di programmazione
  • Rename Project
  • Initialize Project
  • Rename Playlist
  • Initialize Playlist

Durante le operazioni di trasferimento dati dalla Flash Memory di bordo, si può decidere di caricare l’intero Beat, solo i Sound più i dati di Mixer, solo i Sound, solo le note di Sequencer più le Note FX, solo il Beat FX.

Il musicista può decidere se lavorare con un clock di progetto o generale, applicabile a tutte le programmazioni ritmiche contenute in Tempest.

Schermata 12-2456642 alle 20.13.59

Programmare con 16 Time Steps e griglia di allineamento

Dopo aver inizializzato il Beat desiderato, si può procedere alla programmazione da certosini costruttori, agendo all’interno della logica 16 Time Steps: in pratica, Tempest usa le sedici superfici sensibili per accendere/nota on o lasciare spento/nota off il comportamento del suono precedentemente selezionato. Uno alla volta, con la santa pazienza, si può trasferire il disegno ritmico desiderato per il Sound di turno, fino al completamento del Beat che abbiamo in mente.

L’operazione può avvenire tanto durante l’ascolto Rec/Overdub (in perfetto stile TR-808), quanto a macchina ferma, semplicemente basando la propria programmazione sulla visione degli step accesi o spenti.

Se invece si preferisce, è possibiel lavorare in Event Key, inserendo i dati direttamente nella griglia grafica che appare sul Display OLED: quattro righe di programmazione, per altrettanti strumenti visibili simultaneamente, tra i 32 previsti all’interno di ciascun Beat, con possibilità di personalizzarne Key Velocity, Duration, Tuning, Note FX1, Note FX2, Note FX3, Note FX4, Time Shift o Reverse.

  • Key Velocity è ovviamente relativa alla dinamica MIDI
  • Duration è espressa in 24 PPQ del MIDI e ha diretto riscontro nella durata di Gate applicata agli inviluppi
  • Tuning sposta l’intonazione di +/-60 semitoni
  • FX1-4 sono i comportamenti assegnabili ai due mini ribbon presenti sul pannello comandi
  • Time Shift permette di spostare l’evento di +/- 3 impulsi (relativi al PPQ) rispetto all’allineamento originale
  • Reverse, abilita l’inversione temporale delle curve di inviluppo analogico o la lettura al contrario dei campioni digitali

Schermata 12-2456642 alle 20.16.31

MIDI

Oltre alle consuete funzioni di sincronizzazione, si possono gestire da fuori l’innesco delle timbriche, la selezione in playback on/off per i Beat assegnati alle pad, il mute degli strumenti contenuti nei Beat; dal MIDI In, si può suonare una timbrica interna sfruttando la polifonia a sei voci dell’apparecchio (ovviamente, la timbrica deve avere un’applicazione armonico/melodico pratica, altrimenti l’intera procedura ha poco senso).

Schermata 12-2456642 alle 20.15.22

Azzardiamo una conclusione

Tempest è un gran bell’oggetto: costruito bene, appena poco leggibile nelle situazioni di scarsa illuminazione, trasmette da subito la voglia di suonare, percuotere, programmare e performare al di sopra della sua superficie di controllo.

Le capacità timbriche sono quelle tipiche dei migliori strumenti DSI: dinamica, carnosità, potenza sono rapidamente raggiungibili; il loro impiego nelle applicazioni ritmiche è reso interessante da autentici virtuosisimi (come il recupero del MIDI delay e la gestione full analog del Reverse).

Di contro, il prezzo elevato (cinicamente, sarebbe bello se costasse, da nuova, il prezzo richiesto per gli esemplari second hand…) e la gestione non proprio immediata delle funzioni di programmazione possono disorientare il musicista volenteroso.

Come è facile immaginare, un musicista elettronico serio, committed e dotato di sufficienti risorse, può trovare in Tempest un grande strumento con cui veicolare le proprie idee.

La dotazione di controlli e di connessioni strappa l’applauso.

Perché non ci sono video a corredo di questi articoli? Semplicemente, perché non saremmo stati in grado di fare meglio di questo

 

 

Tags: , , ,

Trackback from your site.

Comments (9)

  • Alberto Battaglia

    |

    Buon Natale ad Enrico Cosimi, Antonio Antetomaso, Attilio De Simone, Jacopo Mordenti, tutta la Redazione di AudioCentralMagazine, e a tutte le Persone che hanno contribuito a far crescere questo sito, con le loro domande e con le loro risposte, facendolo diventare un Grande punto di riferimento, per orientarsi al meglio nell’Arte della Musica Elettronica. Grazie a Tutti continuate così.

    Reply

  • pier

    |

    salve, ho appena preso la Tempest ed è la prima volta che mi trovo ad avere a che fare con uno strumento analogico (o ibrido) e vi sarei molto grato se mi si chiarisse un dubbio atroce. In pratica non di rado quando passo da un beat all’altro si sente come una coda di rumori che si somma sull’aux, come dei bugs. Il delay di un suono precedente ad esempio (che non è neanche presente nel successivo beat), oppure come un release di qualche nota che si sente in sottofondo. A seconda della complessità dei pattern, forse anche dalla polifonia utilizzata, si avvertono rumorini più o meno fastidiosi. La domanda è: è normale? Cioè, non essendo uno strumento digitale, significa che devo aspettarmi questo genere di cose e farci i conti io stesso o pensate si possa trattare di una macchina difettosa? (aggiungo che questi suoni sospetti li sento anche con i beats di fabbrica, quindi escludo che sia dovuto alla mia cattiva programmazione). Grazie a chiunque possa rispondermi, ovviamente confido nel maestro Enrico! Grazie ancora e a presto

    Reply

    • Enrico Cosimi

      |

      purtroppo, è quasi “normale” per la tempest… un classico è la friggitoria in coda ai colpi singoli di cassa.
      non è bello, ma è abbastanza diffuso con quello strumento :-(

      per sicurezza, io contatterei direttamente DSI, magari ALLEGANDO UN FILE AUDIO di riferimento, dove il difetto sia BEN CHIARO e inequivocabile, per avere da loro una dritta

      Reply

      • pier

        |

        Ti ringrazio per la risposta! Proverò a contattarli e ti farò sapere, a presto!

        Reply

        • Attilio De Simone

          |

          Conosco abbastanza i DSi, secondo me è fisiologico. Avendo una struttura ibrida (oscillatori, filtro a ampli analogico e modulatori digitali) quando cambi preset in corsa, resta la coda delle modulazioni sul nuovo preset (in questo caso beat). Fai una prova: fai girare un beat, poi spegni il play, cambia beat e fai partire il play. In questo caso non dovresti sentire code o altro perchè il suono, una volta spento, conclude gli inviluppi e le altre modulazioni. Prova così.

          Reply

  • Robbè 991

    |

    Ciao Enrico volevo chiederti se per caso sai dove posso procurarmi un manuale in italiano x la tempest

    Reply

Leave a comment

Inserisci il numero mancante: *

ga('send', 'pageview');