Digital Synsations by UVI: la madeleine e l’Unicorno

Written by Jacopo Mordenti on . Posted in Software

… E così tempo addietro è capitato che alla UVI siano impazziti e – per un breve lasso di tempo – abbiano regalato un prodottino da leccarsi i baffi quale Digital Synsations: un tuffo nei colori digitali degli anni Ottanta e Novanta sotto le mentite spoglie di quattro tastiere epocali.

Di Jacopo Mordenti

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… Perché poniamo di volere arricchire la propria palette sonora con i timbri di Korg M1, Yamaha SY77, Ensoniq VFX e Roland D50: “che fare?” (ipse dixit).

In brutali termini pragmatici le soluzioni sono 3:

  1. Acquistare the real thing: fattibile, se non fosse che ingombro, costo e manutenzione rischiano di essere un gran bel disincentivo, tanto più se parliamo non di colonne portanti delle proprie parti, ma di più occasionali tasselli.
  2. Ricostruire virtualmente, con intento 1:1, questa o quella macchina: anche ammesso di venire pienamente a capo dell’architettura di sintesi – non necessariamente un’eresia, anzi – rimane il problema di replicare in maniera convincente tutte quelle sfumature che, magari non evidenti prese una ad una, messe insieme possono fare la differenza: a conti fatti potrebbe non rivelarsi un affare buttare sangue su una propria virtualizzazione della D50, se non si è in grado di ricostruirne con puntualità – per dire – ANCHE lo stadio di uscita.
  3. Scendere a compromessi e – tanto più approfittando della provvidenziale liberalità di UVI – scegliere una congrua via di mezzo che ha i suoi punti di forza in un ampio lavoro di campionamento a monte e in un ragionevole margine di manipolazione a valle. Entriamo nel merito?

Al di là delle strizzate d’occhio di tipo estetico, va messo in chiaro da subito come, in Digital Synsations, la filologia si esaurisca nei campioni che alimentano la catena di sintesi: sono essi, con i loro colori, a dare quel quid che fa stare in piedi la baracca, e al contempo sono essi – per un paradosso solo apparente – a risultare l’anello blindato dell’intero plugin. Intervenire sugli oscillatori di DS77, DS1, DSX e D590s è infatti impossibile: Digital Synsations, organicamente integrata nella più ampia piattaforma di UVI, la cosiddetta Workstation, non contempla la famigerata INIT PATCH, sicché quello che l’utente si trova a dover fare è richiamare una patch gradita per poi, eventualmente, manipolarla.

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“Manipolarla come?”. Con un’architettura di sintesi semplice semplice ma complessivamente efficace, confezionata con un’ergonomia – al netto dei quattro diversi layout sviluppati da UVI – che la rende accessibile a tutti. Prendiamo a titolo di esempio DSX, dove fanno bella mostra di sé:

  • Inviluppo ADSR dell’ampiezza, con modulazione opzionale della velocity
  • Filtro multimodo (LP-BP-HP) costruito su un numero imprecisato di poli, con modulazione via velocity e via inviluppo ADSR.
  • Inviluppo sul pitch, limitato a profondità – ancorché bipolare – e tempo.
  • Modalità a scelta fra monofonica e polifonica. Ma niente portamento/legato, a quanto pare.

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Appena più in basso ulteriori interventi in bilico fra pragmaticità e divertente ruffianeria:

  • Minimale è bello… almeno finché non si scopre che, sotto il cofano, la sezione effetti è un po’ più elastica del previsto (consultare a questo proposito la UVI Workstation User Guide).
  • Per giocare fra Left e Right o ripiegare su di un Unisono muscolare.
  • Perché il distorsore di cui sopra evidentemente non basta, e il timbro lo si vuole fare a pezzi anche sul piano della frequenza di campionamento e dei bit. Scherzi a parte, QUI si gioca un capitolo importante di tutta la faccenda, probabilmente.
  • Vale a dire Phaser, Delay e Reverb, che fanno sempre comodo. E che, come si diceva, possono essere oggetto di interventi successivi (di nuovo: la Guida!).
  • Per associare in un modo che più rapido non si potrebbe la modulazione di vibrato, tremolo e cutoff al Control Change 1.

Ce n’è abbastanza tanto per concedersi un tuffo fra alcuni dei timbri che hanno segnato anni e anni di produzione tastieristica, quanto per modellare alla bisogna la madeleine di turno sulla base del qui e ora: la possibilità di assegnare a ogni parametro il suo bel MIDI CC, peraltro, aiuta non poco sia l’interfacciamento con un controller sia l’eventuale automazione in una DAW. Proust approverebbe, e così l’Invisibile Unicorno Rosa: a seguire un piccolo assaggio di come i colori Ensoniq, sotto le mentite spoglie della DSX di UVI, si siano di recente prestati a un ossessivo arpeggio per il più sbilenco dei blues:

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E anche per stavolta è tutto: chissà che in futuro non facciano seguito altri assaggi. Alla prossima!

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