API 512C versus Neve 1073LB: confronto tra preamp

Written by Emiliano Girolami on . Posted in Gear, Recording, Tutorial

Questa volta vediamo analogie e differenze di due tra i più famosi preamp della storia dell’audio pro. Il primo, API 512C, deriva direttamente da un progetto degli anni ’60. Piccole revisioni a parte (testimoniate dalla lettera C del model number) il design è rimasto sostanzialmente lo stesso da oltre 50 anni. È il primo di una serie di moduli della Serie 500 che, negli anni, si è affermato come standard de facto al punto che tutti i produttori hanno in catalogo modelli realizzati per questa configurazione.

di Emiliano Girolami

AMS Neve non sfugge alla regola e, da poco, ha rilasciato la sua versione di preamp, equalizzatore e compressore che si rifanno ai modelli tradizionali del brand ma sono compatibili con le specifiche del famoso Lunchbox di casa API.

Oggetto del test di oggi è il modello 1073LB, design tra i più famosi di Rupert Neve che risale al 1970 e, come dicevamo, ha da poco preso forma, dimensioni e connessioni in standard API 500.

API 512C: descrizione

Il modulo è dotato di un ingresso Mic e uno Instrument sul pannello anteriore. Tra le connessioni sul retro c’è l’ingresso Line. Il guadagno (max 65dB) si regola con un potenziometro e, con switch dedicati, si attivano inversione di fase, pad, alimentazione phantom e ingresso Mic. Il livello è misurato da una serie di LED. La scala arriva a 18dB. All’interno il circuito è semplice. Un trasformatore di input e uno di output. Lo stadio di guadagno è realizzato da un OpAmp a componenti discreti in classe AB, il classico 2520.

Neve 1073LB: descrizione

In questo caso il design è in classe A. Nove transistor sono via via attivati dal selettore di guadagno che gestisce anche la scelta degli ingressi Line o Mic. Non c’è ingresso Instrument e, anche in questo caso, il segnale può essere inviato da un comodo connettore XLR sul pannello frontale. Il guadagno arriva a 80dB. È possibile invertire la fase, cambiare l’impedenza d’ingresso da 1200Ω a 300Ω e attivare l’alimentazione phantom. Molto comodo un trimmer per la regolazione del livello di uscita. All’interno si notano i due trasformatori (ingresso e uscita) e una realizzazione con SMD. La commutazione del guadagno avviene attraverso una serie di relay resi necessari dagli spazi angusti che, nel modello originale risultano molto più ampi e consentono l’utilizzo di un commutatore di dimensioni standard al quale sono direttamente collegate le resistenze della rete di guadagno. Sul retro dello chassis un connettore bipolare consente l’insert del modulo di equalizzazione (1073LBEQ) in modo da riprodurre con maggiore fedeltà la configurazione pre-eq degli anni ’70.

API512C: in uso

Il 512 è un preamp veloce e vivace, restituisce un suono pronto e deciso. Ha un carattere rock ma, a bassi livelli di guadagno riesce a essere fedele e a riprodurre la sorgente con una certa oggettività. All’aumentare del livello di uscita si sentono gli effetti di saturazione dei trasformatori e dello stadio di amplificazione. La colorazione, comunque, non è esasperata. Il suono è portato avanti e diventa esuberante e pronto, gli americani direbbero in your face. Ottima la risposta ai transienti e la dinamica. Il segnale può arrivare alivelli elevati, come detto fino a 18dB. Per apprezzare e gestire la saturazione c’è bisogno di moduli adeguati in uscita o di un attenuatore che riporti tutto sotto controllo prima di arrivare al convertitore. Il suono è bello e si capisce, ascoltandolo, perché questo preamp è presente in tutti gli studi del mondo.

API_Electric

API_Acustica

 

Neve 1073LB: in uso

In questo caso si avverte una maggiore rotondità che, senza limitare i transienti, aggiunge un colore tipico anche con poco gain. I bassi sono poderosi, i medi presenti definiti e colorati molto piacevolmente, gli alti sono presenti ma mai invadenti. Aumentando il guadagno arriva la saturazione e, complice il controllo di output trim, la gestione di questa è molto più facile. Il Neve 1073LB può essere pulito o cattivo con un carattere che aumenta al crescere del guadagno e restituisce un suono bello, quasi equalizzato e con una evidente compressione se si spinge. Anche in questo la qualità è alta e va bene (con le opportune regolazioni) per tutti i generi musicali. Non lo useremmo per la musica classica e per le riprese hifi perché il colore Neve è impartito al segnale in ogni caso.

NEVE_Electric

NEVE_Acustica

 

Il confronto

Come segnali di test abbiamo usato una chitarra acustica e una elettrica (sia pulita che distorta). Le chitarre acustiche in entrambi i casi vengono bene. Ricche di dettaglio con l’API e calde e rotonde con il Neve. A basso guadagno i suoni si assomigliano di più. Introducendo un po’ di distorsione armonica le differenze aumentano. Sarebbe probabilmente ottima la combinazione dei due timbri magari con una ripresa Mid-Side assegnando alternativamente il ruolo di Mid all’uno a all’altro preamp.

Sulla chitarra elettrica pulita l’API sembra preferire gli arpeggi o le ritmiche funk quando serve dettaglio e risposta pronta. Il colore del Neve, invece, rende semplicemente eccezionali le parti ritmiche che diventano piene, morbide ma dettagliate e eufoniche. Con la chitarra distorta il carattere da adolescente con sovrabbondanza di ormoni esce fuori senza difficoltà dall’API. Il Neve, invece, preferisce la rotondità e la classe. Ovviamente non c’è un vincitore. I moduli sono entrambi di prima qualità e più che adeguati a sostenere ogni ruolo in studio. Probabilmente è vincente la combinazione dei due (occhio alla fase) anche in funzione delle scelte stilistiche dei brani che si stanno registrando. Il prezzo non è basso (circa 880€ per l’API e 1040€ per il Neve a cui si devono aggiungere i circa 450€ per il Lunchbox) ma l’investimento dura una vita e riempie di soddisfazioni in entrambi i casi.

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