Pianoteq parte seconda: ulteriori approfondimenti

Written by Attilio De Simone on . Posted in Software

Gli sviluppatori della versione 5 del Pianoteq hanno dato largo spazio alla ripresa microfonica del suono “acustico” dello strumento. E’ infatti la ripresa microfonica, quindi la scelta dei microfoni, la distanza fisica dal pianoforte e l’angolazione di ripresa, a determinare il colore del suono impresso su una registrazione.

Di Attilio De Simone

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Per accedere alla schermata destinata alla gestione della ripresa microfonica, da quella principale dobbiamo cliccare sul pulsante “Sound recording mode”.

Da questa scehrmata possiamo gestire il posizionamento di ben 5 microfoni posizionabili fisicamente intorno al pianoforte in qualsiasi posizione desiderata, spostando all’interno dello spazio virtuale che raffigura un pianoforte posizionato all’interno di un ambiente, visto da due angolazioni differenti.

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Oltre al posizionamento e all’angolatura del microfono possiamo anche selezionare la tipologia di microfono da impiegare per la ripresa. A disposizione abbiamo un ampio arsenale di microfoni:  U87 (omnidirezionale, a cardiode, a diagramma polare a 8), DPA-4006-4007-4011-4041, C414 (omnidirezionale, a cardiode, a diagramma polare a 8), CMC6-MK2-MK4, SF-12-24,  R84. In aggiunta abbiamo due microfoni “perfetti” (omnidirezionale e a diagramma polare a 8), in grado di catturare il campo acustico senza alcun tipo di saturazione.

Attivando il “Proximity effect compensation” l’algoritmo genera una compensazione automatica per limitare l’enfatizzazione delle frequenze basse nel momento in cui dovessimo posizionare uno o più microfoni troppo vicino alla cassa di risonanza del pianoforte.

Nel momento in cui abbiamo raggiunto un posizionamento dei microfoni che dona un colore sonoro di nostro gradimento, possiamo salvare la configurazione cliccando sul mouse destro e poi selezionando “Save as”.

In alternativa possiamo scegliere tra alcune tecniche di ripresa diventate uno standard (AB, XY, ORTF e MS) in modo da non correre rischi con posizionamenti che potrebbero innescare delle cancellazioni di fase).

Accentuando il valore di Stereo width avremo un’accentuazione del panorama stereofonico.

In modalità binaural avremo un come se avessimo la testa rivolta verso lo strumento e più o meno vicina.

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Oltre ad un’ottima scelta di pianoforti di vario tipo, Pianoteq mette a disposizione tanti altri strumenti di natura percussiva, e ampio spazio è stato dato, ovviamente, ai pianoforti elettrici Rhodes e Wurlitzer. Gli interventi sul suono che possiamo effettuare sono gli stessi che abbiamo analizzato per il pianoforte acustico (con l’aggiunta di un paio di funzioni relative alla simmetria e alla distanza dei pickup presenti sui pianoforti elettrici).  Per entrambi gli strumenti abbiamo una fedeltà sonora molto convincente.

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Stesso discorso vale per il clavinet. Suono molto ma molto convincente e possibilità estese di definizione del suono sulla base dei propri punti di riferimento.

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Riassumendo: Pianoteq 5 offre una vastissima scelta di sonorità di pianoforte acustico che si rifanno a modelli di pianoforte desunti dai punti di riferimento sonori ben precisi (Grand D2, K2, Bluethner, Y5, Pleyel, Erald, Bechstein e Upright U4).

In aggiunta abbiamo repliche fedelissime dei pianoforti elettrici Fender e Wurlitzer e del Clavinet, una serie di percussioni cromatiche (vibrafoni, celesta, glickenspiel, marimba, xylofono e campane da chiesa e tubulari), varie tipologie di steel drums e una serie di pianoforti sstorici, clavicembrali e predecessori del pianoforte. Infine la nuovissima collezione Kremsegg, che ricrea i modelli di pianoforte e cembali storici presenti nel museo austriaco di Kremsegg: una vera e propria manna per gli studenti che vogliono ascoltare il “sapore” autentico di alcune composizioni pensate per gli strumenti predecessori del pianoforte.

 

Ma come suona?

Abbiamo scritto tanto, ma abbiamo lasciato poco spazio alle nostre impressioni sul suono del Pianoteq 5. In verità la cosa è stata voluta. Descrivere un suono così complesso ed articolato è davvero molto difficile. Del Pianoteq va scaricata da demo e deve essere provato. Non c’è altro da fare. Come per l’organo elettromagnetico, i fattori in gioco sono così tanti che ogni musicista ha una propria idea di suono di pianoforte ideale. Diciamo che con il Pianoteq 5, sarà un piacere provare ad inseguire il suono che abbiamo nella mente, visto che i parametri con cui possiamo interagire sono così tanti che riusciremo senz’altro a raggiungere un risultato vicino a quello desiderato.

Abbiamo previsto un percorso di ascolto basato sul Pianoteq. Questa volta partiamo con sonorità moderne, io eseguo (senza sovraincisioni o trattamenti sonori) dei brani ispirati ad un gruppo che sta per fare dopo circa 20 anni il proprio ritorno sulle scene con un nuovo album.

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Audio 2

Infine un esperimento sonoro manipolando in modo estremo i parametri dello strumento.

Audio 3

Si consiglia di utilizzare delle cuffie durante l’ascolto.

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