Moog Moogerfooger MF-108M: solo un flanger?

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear, Tutorial

Quando è stato presentato sul mercato, il Cluster Flux Moogerfooger, questo il nome di battaglia per il modello MF-108M, ha fatto girare più di un occhio attento grazie alla sua implementazione MIDI applicata alla struttura BBD analogica. In pratica, l’apparecchio, con una linea di ritardo full analog messa sotto il controllo di un modulo LFO interno e di una nutrita struttura MIDI, può generare chorus e flanger a discrezione del musicista. Ma non è tutto…

Di Enrico Cosimi

Schermata 01-2456295 alle 10.37.07

Una volta che, come in ogni flanger che si rispetti, viene stabilito il percorso di feedback che collega l’uscita del flanger nuovamente all’ingresso di trattamento, l’apparecchio inizia a enfatizzare i picchi risonanti prodotti dai “denti” della struttura Comb Filter realizzata internamente.

Se il feedback continua ad aumentare, il flanger entra in auto oscillazione, producendo un’onda sinusoide che può essere controllata in frequenza tanto attraverso tensione CV esterna quanto attraverso codici MIDI Note On/Off ricevuti all’apposita porta di gestione dall’esterno.

Esiste un preciso rapporto tra tempo e frequenza: il primo indica la durata della linea di ritardo implementata per realizzare il flanger (la sovrapposizione di segnale diretto e copia ritardata produce l’andamento comb filter necessario alla “flangerizzazione” del suono…); il secondo, indica l’intonazione del picco risonante risultante; in rete, è pieno di siti in cui sono forniti pratici meccanismi per convertire una quantità con l’altra (ad esempio, qui… ).

Senza annegare nella teoria, ci limiteremo a ricordare come più corta la linea di ritardo, nell’ordine di qualche millisecondo, più acuta risulterà la sinusoide generata; in aggiunta, variando la polarità del segnale di feedback, si otterrà un salto d’ottava nell’intonazione percepita (polarità negativa corrisponderà a picco risonante all’ottava inferiore).

Tutto questo ci porta ad un comportamento nativo che può avere interessanti ripercussioni sulla performance con il Cluster Flux: anche in assenza di segnale in ingresso, il circuito di feedback produce una frequenza controllabile dall’esterno con assoluta valenza melodica (in pratica, è un generatore in più nel nostro parco macchine).

Ma se, più o meno casualmente, in ingresso al flanger c’è anche un segnale audio riconoscibile – meglio se con andamento ritmico e scarsa valenza melodica (che andrebbe in conflitto con la frequenza generata dal feedback…), il meccanismo può divenire ancora più interessante per le possibilità d’interazione/controllo sulla timbrica generata. Chiunque abbia fatto qualche esperienza, seppure limitata, con gli algoritmi di Karplus-Strong (ad esempio, con le versioni commerciali incarnate nel filtro Comb +/- Waldorf o con lo String Oscillator di Clavia, o – ancora più indietro nel tempo – con Softsynth Digidesign…) riconoscerà l’importanza timbrica ottenibile centrando il flanger time con la frequenza (o la presunta frequenza) del segnale percussivo in ingresso: con un minimo di accortezza, si può suonare sopra il segnale audio processato, portando a passeggio la durata della linea di ritardo/flanger e lavorando con una timbrica piacevolmente plucked strings.

Manca solo un’inviluppo di ampiezza, ma a quello si può lavorare prendendo in prestito un qualsiasi circuito da strutture modulari di passaggio…

Schermata 01-2456295 alle 10.38.14

Buona visione (l’audio è rigorosamente monoaurale, ma da un telefono che cosa pretendete?).

Ah, ovviamente, Buon Anno!

 

 

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