Me & My Modular 05. I Formati – Terza parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Gear

Si parla di sintetizzatori modulari e, ovviamente, si finisce sempre per parlare di Buchla… il più costoso, controverso, desiderato e odiato sistema di sintesi attualmente disponibile per i musicisti più avventurosi. E facoltosi.

Di Enrico Cosimi

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Archiviate velocemente le polemiche sulla tenuta societaria (BEMI ≠ Buchla & Associtates ≠ Donald Buchla…) e ancora più velocemente archiviate le contestazioni sulla scarsa qualità costruttiva (cfr. S.O.S. e altre recenti fonti d’informazione), si rimane di fronte ad un modo di interpretare la sintesi analogica che si compiace della sua incompatibilità con il resto del mondo o – se si preferisce – che afferma con orgoglio la propria assoluta auto sufficienza dal punto di vista strutturale, funzionale e musicale. Se scegli Buchla, vuol dire che ti serve solo quello.

Le convenzioni e i formati

Il modulare Buchla adotta un formato meccanico proprietario tanto per le dimensioni dei moduli quanto per la scelta dei connettori a pettine sui quali viaggiano alimentazione e tensioni distribuite nel sistema. La regola fondamentale è che, qui dentro, tutto costa una barca di quattrini, anche le cose apparentemente più banali; estote parati.

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Le tensioni di controllo sono gestite con i connettori Banana; abbiamo già parlato dei vantaggi intrinseci a questo formato di collegamento: possibilità di sdoppiare con comodità qualsiasi segnale per inviarlo a destinazioni multiple, ridotto ingombro, eccellente tenuta meccanica del contatto.

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Le tensioni di controllo possono essere di due tipi: controlli continui (veri e propri CV che variano tra 0 e 10V di escusione) e tensioni di gate/impulso. Qui le cose sono più ambigue perché, nell’orgoglioso mantenimento di standard pionieristici, i livelli variano a seconda del comportamento: il fronte ripido del transiente positivo del gate (che si chiama Pulse, tanto per non farsi guardare dietro…) raggiunge i 10V; la persistenza della tensione di gate si stabilizza invece su 5V.

I segnali audio viaggiano su connettore mini jack 1/8” apparentemente identico a quello utilizzato in Euro Rack, ma con una sottile (e subdola) differenza relativa al formato del puntale tip. Montando, principalmente, connettori femmina Switchcraft, alcuni utenti hanno sperimentato una certa difficoltà nell’utizzare cavi qualsiasi per entrare e uscire dal proprio modulare Buchla: alcuni cavi funzionano con Buchla, altri no, altri si possono incastrare… dipende dalla superficie di contatto. Alla fine, inevitabilmente, si finisce per usare solo i costosi cavi brandizzati. L’ampiezza picco-picco del segnale audio non è sempre dichiarata (nell’elusiva manualistica Buchla, si parla genericamente di “…1V di ampiezza, con picchi che possono raggiungere i +20dB sopra al valonre nominale”.

Esiste un codice colore per le connessioni di controllo (le connessioni audio, lo ripetiamo, vivono in un mondo parallelo): le boccole banana di colore nero sono ingressi di modulazione; le boccole di colore blu, o viola, o verdi (molto più rare) sono uscite di modulazione; le boccole arancioni sono ingressi per le tensioni di gate/Pulse; le boccole rosse sono uscite di tensione gate/Pulse.

 

Ha un senso, nel 2015, tenere separati tensioni di controllo e segnali audio? Nell’epoca del pionierismo modulare, era l’unico modo per garantire ai musicisti riparo da errori grossolani – ad esempio, collegare in audio l’uscita di un generator AR e poi dire “non si sente niente!”. Oggi, tutto sommato, può apparire limitante, specie per chi abbia imparato a mandare in banda audio la ripetizione di un generatore transiente, utilizzandola come sorgente timbrica alternativa. J

 

Produttori di moduli

Il formato Buchla è seguito non solo da BEMI, ma anche da una raffinata cerchia di costruttori che forniscono circuiti originali o, in alcuni casi, clonano accuratamente vecchi moduli ormai non disponibili.
Prima di elencarli, è necessario ricordare che – di fondo – la compatibilità tra vecchie e nuove generazioni di System 200/200e è solidamente difesa da Buchla: in questo modo, è facile popolare il proprio (costoso) sistema con unità che magari provengono da epoche diverse e che, a prescindere dalle possibilità di memorizzazione e automazione – ulteriori particolari in seguito… – possono essere usate con profitto.

 

Chi produce sistemi Buchla compatibili? È presto detto:

  • Buchla/BEMI (ovviamente).
  • EarDrill; qui ci sono coserelle assai interessanti… Chris Muir ha firmato un interessante Pendulum/Ratchet con il quale far rimbalzare all’impazzata tutti i moduli di articolazione e inviluppo presenti nel sistema Buchla. Ma c’è anche un raffinato modulo multifunzione che può semplificare parecchio la vita ai musicisti. Qui, ci sono approfondimenti in merito.
  • Kilpatrick Audio; in edizione limitata, non sempre disponibile, realizza una versione Buchla-compatibile del potente K4816 Pattern Generator, un sistema di programmazione “cartesiano” con il quale articolare complessi incastri ritmici e melodici su base grafica. Qui, potete trovare ulteriori informazioni.
  • Sputnik; attivo anche in formato Euro Rack (avremo modo di riparlarne), Roman Filipov ricostruisce con affetto e rispetto i Complex Oscillator e tanti altri circuiti caratteristici. Come è facile immaginare, i tempi di attesa sono biblici, proporzionati alla qualità, la difficoltà di reperimento è elevata.
  • Verbos; prima di spiccare il volo come costruttore Euro Rack, Mark Verbos ha firmato diverse realizzazioni hardware in formato “nativo”; lo elenchiamo per una pretesa completezza, non certo per la facilità di reperimento di questi moduli ormai leggendari.

 

 

Il modulare secondo Buchla

Chiariamo subito una cosa; come affermava il compianto Richard Lainart “se sei profondamente analogico, Buchla non fa per te”; si riferiva all’attuale System 200e, ma il concetto è chiaro; come conferma Don Buchla in persona (verificare nelle FAQ del sito…), all’interno dei sistemi che portano il suo nome si usa la tecnologia che serve per fare ciò che serve. Da questo punto di vista, quindi, determinati comportamenti di controllo, di gestione e di trattamento audio non banale sono effettuati nel dominio digitale; altri comportamenti di generazione e trattamento rimangono saldamente ancorati al dominio analogico. Non vi piace la cosa? Siete talebani del condensatore? Il mondo è pieno di altri sistemi modulari…

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Di fondo, la filosofia originale Buchla spostava parte del peso timbrico sulle sorgenti sonore, offrendo generatori particolarmente raffinati che (lavorando in coppia Modulator-Carrier) producevano masse armoniche impossibili da ottenere su un classico oscillatore “di tipo Moog” per intenderci, decongestionando – da questo punto di vista – la pressione progettuale nei confronti dei filtri. Un sistema Buchla, ancora oggi, ha generazioni complesse e sfaccettate che finiscono in un sistema di filtraggio incredibilmente spartano… i giochi timbrici si svolgono a monte del filtro stesso.

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Abbiamo parlato diffusamente del meccanismo Lopass Gate e delle sue ricadute operativa; nel caso, recuperate i vecchi articoli sul Music Easel e verificate quanto scritto all’epoca.

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L’articolazione è, quasi sempre, affidata al classico loopable AD/AR che può lavorare in modalità transiente Attack/Decay o Attack/Release, ma che può essere trasformato in modulatore ciclico che ripete indefinitamente il proprio percorso. Grazie alla disponibilità di End Pulse Out e al montaggio in quadratura di diversi stadi AD/AR, è possibile concatenare il meccanismo realizzando inviluppi ben più folli di quelli ottenibili nella normalità dei sistemi in giro per il mondo.

L’articolazione in sequenza, tanto auto generativa quanto completamente progettata dal musicista, è uno dei punti forti del panorama Buchla e – accettando la convivenza con il digitale – ci si può velocissimamente trovare catapultati in una dimensione espressiva di grande fascino. Da questo punto di vista, prima ancora di scomodare le sequenze vere e proprie, come non citare la Source of Uncertainty, il modulo random generator più potente e affascinante del pianeta?

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Qui, è possibile farsi un’idea di quello che offre la ditta; ovviamente, tenete d’occhio i prezzi. Dal punto di vista hardware, l’ultimo Winter NAMM ha visto la presentazione di diversi moduli in formato half height, cioè dimensionati in maniera tale da poter essere alloggiati “due nello spazio di uno”. In alcuni casi, si tratta di semplici ridimensinamenti di circuiti storici (dual function generator o dual lopass contro i quad originali); in altri (MIDI-CV Interface) si è finalmente aperto il cassetto dei progetti originali.

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Un sistema classico Buchla prevede la presenza di un doppio oscillatore (da solo, fornisce AM, FM e generazione “pura”), un quadruplo lopass gate, un quadruplo generatore d’inviluppo e un MIDI Decoder/Preset Manager. Quest’ultimo modulo è stato spesso sottovalutato dai puristi del secolo scorso, ma incarna la differenza assoluta che c’è tra un modulare Buchla e un modulare marca Capicchioni…

 

Il Buchla System 200e ha le memorie.

 

Se andate dal vivo spesso, se volete richiamare suoni in punta di dito, non potrete fare a meno di queste funzionalità pressochè esclusive Buchla. Con il Preset Manager, a patto di usare moduli compatibili, è possibile memorizzare e richiamare la posizione fisica dei controlli rotativi e degli interruttori che popolano il pannello comandi di tutti i moduli presenti nel sistema.
Ovviamente, per ottenere lo stesso suono a distanza di mesi, è necessario lasciare i cablaggi – i collegamenti fatti con i patch cords – nello stesso modo, e dovendo gestire la memorizzazione di diversi timbri, il cablaggio dovrà essere il più possibile esaustivo. Per fortuna, c’è un modulo di matrice memorizzabile che gestisce tanto il transito dei segnali audio quanto quello dei segnali di controllo su Banana Plug; possiamo garantire che riconfigurare in un colpo solo tutto il proprio modulare richamando memoria 02 è sempre una forte emozione.

Paragonabile, forse, solo a quella che si prova quando arriva il saldo negativo del proprio conto corrente…

 

Qualche riflessione

Buchla costa una tombola, lo abbiamo ripetuto decine di volte, ma ha un fascino timbrico irresistibile che è solo parzialmente soddisfabile attraverso le innumerevoli clonazioni Euro Rack. Il problema più grande, con questo sistema, è che – dopo aver superato una ripida curva di apprendimento – il musicista è sempre soggetto al dubbio: “sono io che sto suonando lo strumento, o è lui che sta suonando me?”.

La personalità timbrica spiccatissima, l’estrema facilità con cui si torna su precisi stilemi timbrici possono spesso condurre il musicista a ripercorrere stratte abusate. E’ un attimo…

Di contro, tutto quello che si fa con estrema facilità in un sistema tradizionale, dentro Buchla costa sangue, sudore e lacrime: bassoni gommosi o aggressivi, filter sweep con la resonance piacevolmente frizzante, pwm e hard sync da monsters of rock diventano complesse se non irraggiungibili. La filosofia timbrica è veramente diversa. Anticamente, si parlava di East Coast (Moog) versus (West Coast) Buchla e Serge…

Un ottimo allenamento – interpretatelo come “sogni ad occhi aperti”, se volete – consiste nello studiare le configurazioni di sistema proposte da Buchla verificando, caso per caso, le scelte dei moduli proposte e iniziando a “navigare” con sempre maggior consapevolezza tra le decisioni prese: quante sorgenti sonore? Quanto sbilanciamento sui trattamenti piuttosto che sulle sequenze? E’ tutta esperienza che ci tornerà utile, una volta archiviata la discussione preliminare sui formati, quando – finalmente – dovremo avere a che fare con “il nostro” modulare.

 

Stay tuned.

 

 

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