Il grande gioco di fine Estate – Risultati finali
Come con il Mercante in fiera, quando rimangono poche carte da accoppiare, per un verso è meglio – alcuni dubbi sono stati chiariti – per altri versi è peggio – cosa conterrà l’ultimo enigma?
Ora, è il momento di capire con quali strumenti sono state registrare le tracce numerate progressivamente da 09 fino a 16.
Di Enrico Cosimi
Come dicevamo ieri, il compito non è facile e, probabilmente, anche facendo caso a tutti i dettgli più minuti, ci si trova di fronte a difficoltà oggettivamente elevate. Una volta per tutte, fatti salvi i casi più eclatanti, sarebbe ora di finirla con il rimasticare luoghi comuni legati alle famiglie timbriche di appartenenza. Quantomeno, diciamo che – se si vuole – tutti i sintetizzatori possono condividere ampie famiglie timbriche, lasciando ai margini quelle che sono le vere peculiarità espressive di ciascun sistema. Procediamo.
Traccia 09
Il prestigioso – e iper valutato – E.M.S. Synthi A.K.S. è dotato di tre oscillatori (due audio e un terzo sub/audio con possibilità melodiche limitate), un filtro a diodi 18dB/Oct sotto resonance o 12 dB/Oct in comportamento normale, un amplificatore e – a pensarci bene… – poco altro.
La caratteristica più inquietante, nel suo design, è la regolazione di livello in uscita a ciascun circuito; per realizzare la patch utilizzata nella Traccia 09, ci sono tre oscillatori saw wave messi al massimo del volume (distorcono), che sono filtrati nel 12-18 dB/Oct, messo al massimo del volume, che entra nell’amplificatore controllato in voltaggio (messo al massimo del volume).
In questo modo, inviluppo trapezoide a parte, il contenuto armonico pre e post filtraggio è sensibilmente diverso da quello nominale previsto con le tre denti di sega accordate tra loro.
Come al solito, il mondo della sintesi analogica è pieno di piccoli trabocchetti.
Traccia 10
La pigrizia può far considerare il sint polifonico come una semplice macchina da accordi; in base al tipo di struttura e all’implementazione dei parametri, si può isolare una voce facendola lavorare in monofonia. E’ quello che succede nella Traccia 10, realizzata con il burroso Oberheim Xpander.
La natura numerica del controllo che sovrintende all’intonazione dei due oscillatori permette di ottenere il lento sfasamento tra le due intonazioni, percepibile nella traccia come uno slow lfo – nei fatti, inesistente.
Il filtro utilizzato è un 3 poli passa basso, una delle quindici possibilità offerte dall’implementazione articolata attorno all’integrato CEM di bordo.
Traccia 11
Far lavorare due oscillatori in ottava, con un raddoppio square wave all’ottava inferiore, è il meccanismo più gettonato per rinforzare il timbro dei sintetizzatori, siano essi doppio oscillatore o mono oscillatore con sub. Nel caso del Moog Sub Phatty impiegato nella Traccia 12, ci sono due oscillatori audio accordati tra loro all’unisono, più il sub oscillatore che produce l’onda quadra all’ottava inferiore.
Un pizzico di distorsione pre/post filtro, ed il gioco è fatto.
Traccia 12
Il KORG MS-20Kit (utilizzato per la Traccia 12) è caratterizzato dalla doppia sezione di filtraggio in serie hi-lo pass, con la quale è possibile ottenere comportamenti band pass. Ma se si tiene il filtro high pass fermo, senza modulazioni, lo si accorda su una formante bassa che corrisponde con la tonica e se ne carica la resonance, si ottiene un rinforzo di basse che può facilmente superare quanto ci si aspetterebbe dal tradizionale 12 dB/Oct.
Con tanti saluti al suono acido e tagliente che spesso archivia velocemente il discorso timbrico relativo al MS-20, è il caso di verificare le stranezze comportamentali dell’EG2, differente dal tradizionale H-ADSR.
Il fruscio? Su un fraseggio così denso, non c’è modo di ascoltarlo…
Traccia 13
Un buon Virtual Analog deve fornire la riproduzione convincente del comportamento timbrico ottenibile da un sint analogico; in aggiunta, deve fornire maggior controllo e stabilità del funzionamento, con una spruzzata di qualcosa in più per non far rimpiangere il mondo antico. Nel caso del Roland JP8080, il qualcosa in più è rappresentato dalle forme d’onda complesse (disattivate in questo caso) e dalla sezione effetti (disattivata).
Rimane un suono dual saw, sufficientemente intonate, filtrate 24 dB/Oct e inviluppate secondo i canoni dell’impiego bass synth percussivo. Attenzione a non confondere il livello audio contenuto con la mancanza di spinta: molto spesso, una cosa aiuta l’altra.
Traccia 14
Ancora sulla suboscillazione: se non si tratta di MiniBrute, di Roland SH, di SubPhatty, ma c’è un suboscillatore che suona – è quantomeno suggerito dall’assoluta perfezione del rapporto di ottava tra i due segnali – di che macchina si tratterà? Nella lista a nostra disposizione, rimane il recente Novation Bass Station II che, con i suoi due DCO e il sub, può insegnare tanto a diversi sintetizzatori ben più costosi.
Per realizzare la Traccia 14, è stato usato il filtro Classic (l’alternativa era l’Acid Filter in stile Roland) con slope a 24 dB/Oct.
Traccia 15
Pochi fortunati mortali, a parte i frequentatori degli appuntamenti fieristici, hanno avuto modo di ascoltare dal vivo il sintetizzatore Cwejman S1 Mk2 usato per la Traccia 15… è un vero peccato, perché lo strumento è flessibile, potente, dotato di una precisione timbrica che può essere guidata fino ad ottenere (molti) risultati desiderati dal musicista. Un lettore critico potrebbe dire “ma, allora, questa macchina non ha un suo suono riconoscibile!”. A parte che l’intero gioco serve – forse – a dimostrare come proprio “il suono riconoscibile” sia una delle più gettonate leggende urbane del nuovo millennio, è chiaro che una macchina flessibile può essere piegata a seconda delle proprie esigenze; avendo chiare esigenze, si otterranno risultati chiari.
La struttura è quella classica: tre oscillatori, più noise più ring, con doppio circuito di filtraggio utilizzabile tanto in serie quanto in parallelo, inviluppi velocissimi, una pletora di modulazioni e struttura semi modulare per i più coraggiosi.
Traccia 16
Dalla sua introduzione sul mercato, Arturia MiniBrute non ha fatto che far parlare di se: la dotazione pressoché unica del ripescato filtro Steiner, la presenza del circuito di feedback sul percorso generale, la scelta generosa per le forme d’onda simultaneamente disponibili ne hanno fatto una macchina piccola, cattiva, diversa dalle altre, alla quale si perdonano i piccoli peccatucci di giovinezza compiuti in sede progettuale (inviluppi difficili da regolare, in primis…).
Nella Traccia 16, convivono felicemente una saw wave, una triangle wave ripiegata attraverso processo di metallicizzazione, un sub oscillatore; il filtro è portato al limite della saturazione con l’impiego del Brute Factor, cioè del feedback non invertito in polarità. A differenza di quello che sarebbe facilmente ottenibile mettendo a 10 tutti i controlli di saturazione, in questo caso, si è preferito enfatizzare solo marginalmente la componente aggressiva del suono.
Conclusioni
Salvo casi eclatanti, volutamente macroscopici, tutte le macchine che lavorano in sintesi sottrattiva (real analog, virtual analog, ibride…) sono in grado di realizzare timbriche talmente ad ampio raggio e sovrapponibili tra loro da rendere oggettivamente difficile riconoscerle ad un semplice ascolto. Peggio ancora, quando l’ascolto semplice non è – come in questo caso, con lo strumento isolato in mixaggio – ma è collocato all’interno di una base o di una produzione.
Fintanto che si lavora per cliché musicali, cioè fintanto che ci si sforza di far suonare le macchine sempre allo stesso modo, diventa facile riconoscere da un chilometro il KORG MS-20 piuttosto che la Bassline, o il Buchla piuttosto che l’ARP Odyssey. Ma quando le cose escono dal cliché – non necessariamente per ricerca, magari solo per scarsità di tempo disponibile – ecco che tutto diventa più impalpabile e le mezze misure, i chiaro scuri, tornano ad essere importanti.
Attenzione! Non stiamo dicendo che il cliché sonoro sia facilmente raggiungibile, o che non costi fatica: in certe macchine, specie quelle più indomabili, è più facile rimanere su timbriche indeterminate piuttosto che centrare al primo colpo il bel suono “che ha fatto storia”.
Nel corso delle prossime settimane, prendendo spunto dalla lista dei sedici apparecchi cortesemente a nostra disposizione – speriamo per molto tempo ancora… – cercheremo di approfondire il funzionamento timbrico reale di ciascuno di essi.
Nel frattempo, grazie per aver voluto giocare.
Speriamo sia un Autunno (timbricamente) sereno.
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Comments (3)
Mirko Busatto
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Davvero interessantissimo gioco! Soprattutto per un neofita come me. Graziee!
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Enrico Cosimi
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Attilio De Simone
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L’articolo centra completamente l’obiettivo: togliere il velo a tanti luoghi comuni che assegnavano ad ogni strumento un determinato comportamento sonoro. In realtà ascoltando i singoli suoni, anche facendo i propri ragionamenti, è molto difficile beccare lo strumento. Io sono riuscito ad indovinare un paio di sonorità Moog (ma non lo strumento, oggettivamente la differenza fra Little e Sub Phatty è davvero minima) e avevo assegnato a tre tracce il Minibrute, ma per il resto era oggettivamente difficile trovare la soluzione. Il suono non è solo udito ma anche vista e memoria (che non è un senso e che inganna, perchè ci porta ad attribuire un suono a degli strumenti ben precisi). I sensi, se usati uno per volta, possono ingannare. Lo sapete che ad occhi chiusi e naso turato non si è in grado di distinguere tra il sapore di una mela e una patata cruda? E sempre nelle stesse condizioni, non si è in grado di dire se ciò che si sta leccando sia un pezzo di burro o un gianduiotto….. I sensi e i sint ingannano…..
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