I motori di sintesi di KRONOS. HD-1 – Prima parte

Written by Enrico Cosimi on . Posted in Tutorial

Per diversi motivi, KRONOS racchiude la summa della tecnologia KORG nel campo della tecnica di sintesi ad impatto commerciale – con l’esclusione degli algoritmi MOSS adottati per lo Z1 (coperti da diverso copyright), all’interno dell’ammiraglia nipponica, sono incarnati diversi motori di sintesi che possono convivere all’interno della stessa Combination. A fronte di una Parameter Guide che supera le 1000 pagine, è quasi inevitabile approfondire individualmente le diverse funzionalità, o – meglio ancora – le caratteristiche peculiari di ciascun motore di sintesi.

Di Enrico Cosimi

 

Per questo motivo, partiremo dal funzionamento HD-1 (High Definition – 1) che prende l’avvio dalla heritage precentemente incarnata nelle M e T Series, per arrivare ai giorni nostri.

Le brutte notizie

KRONOS ha una serie di manuali che, tutti insieme, totalizzano le migliaia di pagine: non è pensabile padroneggiare in un colpo solo l’intero funzionamento dell’apparecchio e, parallelamente, è necessario consultare spesso la manualistica per capire chi sta controllando cosa. I “sacri testi” sono la Operation Guide (273 pagine) e la Parameter Guide (1156 pagine), tutte e due reperibili in formato pdf sulla pagina di supporto alla tastiera.

 

Le buone notizie

KORG KRONOS è controllabile a distanza con un Editor per Mac/PC, scaricabile gratuitamente, che funziona assai bene; le illustrazioni a corredo di questo testo sono elaborate equamente dall’editor, cioè dalla versione “a schermo” di quanto si vede sotto al Touch Screen e dalla corposa manualistica in pdf (decisamente, il periodo in cui si fotografavano i display lcd è passato da un pezzo…). Anche in questo caso, il download è d’obbligo. Ah, altrettanto obbligatoria è la periodica verifica degli aggiornamenti software, ma questo ça va sans dire

 

Il motore High Definition – 1

HD-1 è il motore di rompler integrato in KRONOS: basa il suo funzionamento sulla ben nota architettura single/dual/drums (rispettivamente, un singolo componente per voce, due componenti paralleli, multisample timbrico in singolo componente) che permette, con un minimo sforzo, di ottenere sonorità espressive e facilmente organizzabili.

Nel corso degli anni, dall’epoca del seminale M1, il sistema è stato progressivamente potenziato con l’adozione dell’elaboratore KARMA (del quale non ci occuperemo) e con l’integrazione del funzionamento wavesequence/vector precedentemente sperimentato nella Wavestation (…o dovremmo dire nella Sequential Prophet VS?).

Come è ovvio, rispetto alle strutture M e T dei tempi andati, ora le cose sono molto più potenti e, oltre all’incrementata polifonia, è possibile lavorare con una quantità impressionante di livelli differenziati per dinamica e assegnazione di tastiera; insomma, il tempo non è passato invano. Ma la differenziazione all’origine non è l’unico potenziamento: il motore di filtraggio può essere riconfigurato per modo doppio indipendente o può essere fuso in un più efficace 24 dB/Oct con cui far fischiare le orecchie ai musicisti.

La struttura

Come al solito, dentro KRONOS, il blocco di parametri ad accesso più frequente è già mappato sulla plancia comandi, mentre gli altri sono distribuiti nelle diverse pagine software raggiungibili con il touch screen.  La difficoltà maggiore è sapere dove cercare le cose che si vogliono trovare.

 

Program Basic

Permette di configurare il comportamento dello strumento in modalità Single, Double, Drums o Double Drums; la polifonia del motore HD-1 è “spalmata” sulla struttura desiderata: 140 note simultanee in Single mode, 70 note in Double; come è ovvio, wavesequences e campioni stereo mangiano polifonia in maniera sensibile; musicista avvisato…

Le voci possono essere mappate in polifonia o monofonia; in tutti e due i modi, è possibile impostare il comportamento legato (che fonde due note in un unica traiettoria d’inviluppo, senza passare forzatamente dal segmento di attack); se dovete riprogettare un Minimoog Model D, il vostro funzionamento sarà mono legato; se invece dovete giocare a fare Oberheim ObX, dovrete impostare poly non legato.

C’è un problema da affrontare: che succede se si lega l’esecuzione di due voci che fanno riferimento a un multisample? E, peggio ancora, se c’è un portamento tra le due note? Diventa necessario definire un valore di offset all’interno del quale sarà concesso spostare lo start point di lettura, per non avere bruschi salti timbrici durante l’esecuzione.  Quando la tastiera funziona in mono, si può definire la proprità alle note low, last o high: prevarranno le note più basse, le più acute o le ultime eseguite sulla tastiera.

A fronte di polifonia pari a 140  o 70 note, quante note volte eseguire simultaeamente? Se rifiutate l’allocazione dinamica (come dire, se volete controllare in maniera ferrea quello che succede), potete stabilire un numero di voci, compreso tra 1 e 16,  dedicate al singolo programma; superato il numero definito, la richiesta non verrà soddisfatta. Specificando il comportamento dynamic allocation, lascerete allo strumento ampia libertà di azione: KRONOS pescherà a piene mani nella polifonia disponibile senza che vi dobbiate preoccupare troppo; ovviamente, quando vi troverete in Combi mode, dovrete fare i conti con le 16 istanze timbriche simultanee; le 140 voci potrebbero risultare insufficienti (140/16=8.75)…

Altra caratteristica interessante: è possibile simulare il vecchio Chord Mode del Polysix, con il quale si imposta preventivamente un accordo e lo si riproduce per armonizzazione parallela semplicemente fraseggiando con le radici.

L’eventuale funzionamento in Unison può essere configurato nella quantità di voci da impilare e nella loro deviazione dall’intonazione nominale.

Cosa suonare e dove suonare (sulla tastiera)

I due oscillatori del modo Double possono essere configurati per estensioni di controllo; ciascuno è dotato di un Key Zone differenziabili per limite minimo e massimo e per sensibilità all’hold, cioè al prolungamento di sustain indefinito – quest’ultima funzione può tornare praticamente utile per suonare i campionamenti ad andamento ritmico/percussivo (ad esempio, un crash campionato messo in hold suonerà fino al limite dello sfinimento senza obbligare il musicista a tenere a lungo la nota premuta).

Oscillator Basic

Dopo aver deciso l’intonazione (per piedaggio d’ottava, semitono, centesimo di semitono e offset in Hz), si definisce l’eventuale delay sull’emissione al nota on (anche 5 secondi dopo aver premuto un tasto); vista la natura rompler del motore HD-1, non deve essere sottovalutata l’interazione tra tuning e velocità di playback dei samples/multisamples disponibili per gli oscillatori. Si possono ottenere, in maniera assai economica, comportamenti timbrici di grande fascino semplicemente facendo suonare i samples su intonazioni lontane dalla loro radice di campionamento. Provare per credere. E, a proposito di sperimentazione facile facile, come non citare la possibilità di eseguire in reverse le forme d’onda?

A proposito d’intonazione: è possibile uscire dal pitch slope lineare rappresentato dal temperamento equabile (12 semitoni per ottava), privilegiando microtoni o macrotoni; stretchando o comprimendo la risposta al keyboard control, l’oscillatore dilaterà o contrarrà l’intonazione prevista nota per nota, facilitando l’emissione di densi clusters armonici o, all’opposto, allontanando tra loro il moto delle parti; al massimo, si può arrivare ad un controllo 2x sulla mappatura di tastiera: ad ogni tasto, corrisponderà un tono.

Inoltre, l’intonazione è subordinabile al pitch envelope dedicato (ulteriori particolari in seguito) e al ribbon controller… le possibilità di personalizzare l’esecuzione non mancano.

Oltre al delay sull’emissione, si può subordinare il playback alla doppia condizione di nota on e damper premuto; in questo modo – pensate alla timbrica di pianoforte, composta dai samples di piano e “dall’ambiente” della soundboard con tutte le vibrazioni simpatetiche possibili e immaginabili – un oscillatore può essere chiamato in causa solo dopo che il musicista si sia premurato di tenere premuto anche il pedale.

Che suono deve fare l’oscillatore? Siamo in un rompler, quindi la scelta della forma d’onda – o, più correttamente, del sample/multisample – è fondamentale per partire con il piede giusto. KRONOS offre una quantità spaventosa di sonorità residenti, composte da singoli campioni, multisamples, wave sequences (ulteriori particolari in seguito), per non parlare delle possibilità native di acquisire, attraverso il campionamento, segnali provenienti dal mondo esterno.

Non finisce qui: ogni oscillatore può fare riferimento a otto zone dinamiche indipendenti, ciascuna con il proprio sample/multisample assegnato; ogni zona dinamica diviene operativa in base ai valori di key velocity  ricevuti e valutati come valore assoluto o come possibile dissolvenza incrociata di velocity crossfade. Non male (occhio alla polifonia…). La sovrapposizione tra due livelli dinamici può avvenire definendo l’escursione del crossfade – cioè i valori in comune calcolati nella variazione dinamica – ed il tipo di funzione/curva desiderata (lineare, equalpower, layer semplice senza crossfade).

Ogni oscillatore ha la propria regolazione indipendente di Portamento.

Pitch Envelope

A cosa serve un inviluppo sull’intonazione? A far variare, in maniera non ciclica, la frequenza generata dall’oscillatore, in maniera utile tanto alla simulazione di determinati strumenti acustici (la tradizionale imprecisione/aggiustamento di frequenza sull’emissione dei fiati o, parallelamente, la struggente confluenza nell’unisono in storici timbri di synth brass – Jump, tanto per dirne uno…), ma anche – ancora una volta, tenendo d’occhio la natura rompler del sistema HD-1, per far accelerare e decelerare l’intonazione/durata del sample preso in ostaggio dall’oscillatore.

L’unico Pitch Envelope disponibile per tutti e due gli oscillatori ha andamento bipolare, ovvero a cavallo del valore zero, può essere sincronizzato ad altre sorgenti di modulazione, puà lavorare con traiettorie variabili tra il comportamento lineare e quello esponenziale/logaritmico; eccessive curvature, nei due sensi, delle traiettorie porteranno – con egual durata – ad un senso di accelerazione/decelerazione apparente.

La struttura è quella classica KORG Multi Segment: Start Level, Attack Time, Attack Level, Decay Time, Break Point Level, Slope Time, Sustain Level (sempre a zero), Release Time, Release Level.  I tempi possono essere spalmati tra 0,667 millisecondi e 87,3 secondi; potenza del digitale…

Tempi e livelli possono divenire destinazione di modulazione ed essere quindi subordinati all’azione di controllo da parte di altri circuiti del sintetizzatore.

 

Compitini a casa


La prossima volta, parleremo di filtraggio e del resto della catena audio; nel frattempo, impegnatevi a spremere qualche timbrica diversa da quelle consuete agendo su:

  • la scelta dei multisamples – tra tutti quelli disponibili – con particolare attenzione a quelli del blocco SFX; provate a verificare il comportamento agli estremi dell’intonazione/pitch change… bassi cavernosi e ambienti amniotici, acuti stridenti e artefatti conseguenziali all’aliasing;
  • contrazione e dilatazione del pitch tracking – microtoni per cluster a grande impatto emozionale (ovviamente, se il genere musicale lo prevede), macrotoni per giocare a “instant Debussy”;
  • velocity crossfade & positional crossfade – isolate un multisample significativo, raddoppiatelo su un secondo layer e utilizzato in reverse; dosate i due componenti timbrici in base all’escursione di tastiera (in senso orizzontale) o alla dinamica di key velocity (in senso verticale);
  • automazione esasperata d’intonazione attraverso il pitch envelope – provate a simulare le “diving bombs” di tradizione chitarristica.

Buon lavoro…

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