GForce Software ci riprova – Oddity 2 (prima parte) 

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Software

La GForce Software è una software house che produce da tempo nel mercato dei synth virtuali per computer. Particolarmente orientata verso l’emulazione dei synth del passato, questa azienda ha messo nelle mani dei musicisti avvezzi all’uso del computer per le proprie produzioni, capisaldi come Minimonsta (emulazione potenziata del Mini Moog), Virtual String Machine, impOSCar (emulazione dello stravagante ed inglesissimo synth OSCar) e il più che degno di nota Oddity, forse la migliore emulazione del glorioso ARP Odyssey MK2 mai uscita sul mercato.

COPERTINA

Dopo un periodo di relativo “abbassamento di volume”, la GForce è ricomparsa di recente sul mercato con il lancio di alcune riedizioni dei suoi synth più famosi, a cominciare da Imposcar 2.

Nel 2014, precisamente verso la fine di novembre e giusto in tempo per Natale, ha lasciato tutti di nuovo senza fiato con il lancio della seconda edizione di Oddity….signore e signori, permettete che vi presenti Oddity 2!!

FIGURA1

Dunque, di roba da dire ce n’è tanta, ma la ricetta che vorrei proporvi è sempre la stessa e vale a dire:

  1. Un tour attraverso le prerogative del synth, con particolare accento sulle novità rispetto alla versione 1 del prodotto (sempre valida) e allo strumento originale.
  2. Una sezione di giudizi/critiche/elogi strettamente personali forniti sulla base della mia esperienza con il prodotto ed elargiti a mo’ di spunti di riflessione sulla base dei quali intavolare piacevoli (e sottolineo tali) discussioni: no trolls admitted!

Iniziamo senza indugio dalla prerogativa che forse spicca di più ad un primo utilizzo del prodotto, rispetto sia alla versione 1 che alla macchina originale: la polifonia.

Mentre il motto della prima versione era “fedele è bello”, potremmo azzardare il motto di questa nuova release: “innovativo è bello”.

Con questo (intendiamoci…),  lungi da me dal dire subito che il risultato timbrico non sia fedele alla macchina originale. Sto soltando dicendo che, dopo una prima versione del software che mirava alla fedeltà estrema alla “real thing” è apparso logico ai produttori concentrarsi, per il nuovo rilascio, sull’esplorazione di nuove frontiere timbriche che semplicemente non erano possibili sullo strumento originale e che, nello stesso tempo, hanno lo scopo di provare che nonostante gli acciacchi dell’età, l’Odyssey è uno strumento “sempre verde”.

Ci saranno riusciti? Sarà stato compiuto tutto nel rispetto delle scelte architetturali originali o si è snaturata completamente la filosofia del pezzo di ferro? Scopriamolo insieme.

Anzitutto uno sguardo alle caratteristiche di massima del prodotto, che, a proposito, non costa proprio poco poco (ma neanche tantissimo): 116 sterline e spicci, pari a circa 150 euro più IVA ovviamente.

Per i non addetti ai lavori, stiamo parlando di un virtual instrument per PC e MAC, fruibile in modalità standalone, AU, VST, RTAS (niente AAX mi dicono dalla regia, per il momento) ispirato al leggendario synth antagonista del Minimoog, l’ARP Odyssey che “infiniti addusse lutti agli Achei” (…e ai possessori di Minimoog).

 

FIGURA2

La macchina originale non ha certo bisogno di presentazioni, ma se dovesse venirvi la voglia di approfondire potreste consultare quest’ottima recensione.

Oddity 2 si ispira in particolare alla terza riedizione dello strumento originale, il MK III, mentre Oddity prima serie si ispirava alla versione MK II, quella che causò tante diatribe tra ARP e Moog a causa del filtro passa basso 24db ottava adottato, che si pensò fosse stato copiato dal modello introdotto sulle macchine di zio Bob…

Nella versione III dello strumento, ARP introdusse il suo filtro per risolvere i problemi con la concorrenza, il nuovo ARP 4075. Nella figura sottostante, trovate lo schema del filtro; se siete degli appassionati di elettronica potete divertirvi a risolvere il circuito (io ho preso 24 ad Elettronica sudando non poco, me ne guardo bene…).

 

FIGURA3

Finita la doverosa digressione, carichiamo il nostro virtual instrument, inseriamo il seriale ricevuto nel momento dell’acquisto e prepariamoci a toccare con mano.

Analizzando l’interfaccia si nota subito l’organizzazione in tre sezioni, dal basso verso l’alto:

  1. La tastiera virtuale, la sezione patches e la sezione “morphing” (buoni…ne parleremo).
  2. La sezione di controllo del motore di sintesi, forse quella più fedele allo strumento originale: ne ricalca perfettamente la struttura…anche in merito ai tre pulsanti gommati per il controllo del pitch bending e del vibrato (aaaarrrggghhh).
  3. La sezione dedicata alle modulazioni ausiliarie, agli effetti e…ad altri ammennicoli che con lo strumento originale c’entrano davvero poco.

Partiamo dalla sezione di sintesi allora, così ripassiamo anche il percorso del segnale della macchina originale.

 

FIGURA4

OSCILLATORI

Direi che siamo in linea con lo strumento hardware: due oscillatori pressoché identici tra loro, capaci di generare simultaneamente dente di sega e quadra a simmetria variabile. Le due forme d’onda possono essere sapientemente miscelate dal programmatore/musicista, ma non dalla sezione oscillatore come vedremo più avanti: i due oscillatori inviano simultaneamente le forme d’onda allo stadio di mixer e da lì al filtro.

Di ciascun oscillatore, è possibile regolare l’intonazione in modalità “coarse” da 20Hz a 2 kHz (circa un range di 6 ottave) e in modalità “fine” per centesimi di semitono. Ancora, di ogni oscillatore è possibile modulare la frequenza ad opera di quattro sorgenti di modulazione: LFO dente di sega, LFO onda quadra, inviluppo ADSR e S/H Mixer. Quest’ultimo è  un mixer vero e proprio che alimenta lo stadio di Sample and Hold e nel quale confluiscono le forme d’onda del VCO1, la quadra del VCO2 e il Noise Generator. Già così abbiamo una bella potenza di fuoco in termini di modulazioni, non trovate?

Non è finita: dove c’è quadra a simmetria variabile, inevitabilmente si sente puzza di PWM e difatti ciascun oscillatore offre due sliders (estrema destra) con cui rispettivamente regolare in modo statico il duty cycle dell’onda quadra, l’ampiezza dell’impulso, nonchè dosare la modulazione di tale ampiezza a cura di una sorgente a scelta tra LFO sinusoidale e ADSR.

La differenza tra VCO1 e VCO2 risiede in ciò: il VCO1 può essere degradato ad LFO staccando il controllo ad opera della tastiera, dopodichè la frequenza minima e massima regolabili diventano pari a 2 Hz e 20Hz rispettivamente. Il VCO2 invece può essere posto in hard sync con il VCO1: VCO1 agisce da master, VCO2 da slave.

Fino a qui, fedeltà allo strumento originale. Passiamo a…

 

FIGURA5

Filtro, Mixer e Amplificatore

Anche qui, la fedeltà è garantita ma con qualche chicca in più: perchè avere un solo tipo di filtro quando se ne possono avere tre, precisamente tanti quanti sono i modelli adottati nella storia degli ARP Odyssey? Beh..perchè no?

In fondo, si tratta di scrivere qualche riga di codice in più per cui, eccovi servito un bel filtro bassa basso risonante con la possibilità di selezionare quale tipologia di hardware emulare grazie al selettore a destra della risonanza. Le opzioni sono:

  1. ARP 4023
  2. ARP 4035
  3. ARP 4075

Accanto al filtro passa basso, è presente anche uno stadio di filtraggio passa alto non risonante ed uno slider con cui governare l’initial gain del VCA e, a patto di avere il filtro passa basso aperto, ottenere luuuunghe note sostenute con cui lanciarsi in droni forsennati. Ovviamente il tutto come sulla macchina originale.

In merito alle sorgenti di modulazione che incidono sulla frequenza di taglio, ci sono due slider con cui dosare l’incidenza di:

  1. LFO sinusoidale o modulo di S/H a scelta.
  2. Inviluppo ADSR o inviluppo AR a scelta.

Il mixer consente, come da tradizione Odyssey, di miscelare tra loro le varie forme d’onda disponibili in uscita dagli oscillatori nonchè il segnale derivato dalla modulazione ad anello tra VCO1 e VCO2 od in alternativa il noise generator.  In aggiunta abbiamo in miscelazione anche l’uscita di un modulo di suboscillazione, cosetta questa che rappresenta una novità rispetto alla macchina originale e della quale avremo modo di discutere.

In merito all’amplificatore, è possibile dosare solo il livello di incidenza a cura di una sorgente di modulazione a scelta tra i due inviluppi ADSR e AR.

FIGURA6

Generatori d’Inviluppo

L’abbiamo già detto, sono due: uno di tipo AR (in alto) e l’altro di tipo ADSR (in basso). In merito al primo, oltre ai tempi di attacco e rilascio è possibile regolare il livello di incidenza della dinamica rispettivamente sull’amplificatore e sull’apertura del filtro a patto di modulare questi ultimi con uno dei due inviluppi naturalmente. Anche questa è una aggiunta rispetto alla macchina originale che non consentiva tale possibilità.

Di questo inviluppo è possibile regolare la modalità di (re)innesco, scegliendo tra gate di tastiera o onda quadra del LFO.

In merito al secondo inviluppo, oltre ai valori canonici di attacco, decadimento, sostegno e rilascio, è presente (come nella macchina originale) una coppia di selettori con i quali:

  1. Abilitare l’innesco di tale inviluppo ad opera del gate di tastiera o dell’onda quadra dell’LFO.
  2. In questo secondo caso scegliere se la ripetizione è comunque vincolata alla pressione di un tasto (e quindi al gate, ancora) o libera.

FIGURA7

LFO e SAMPLE&HOLD

Una delle cose più apprezzate della macchina originale, anch’essa lievemente potenziata in Oddity 2.  L’oscillatore a bassa frequenza è capace di generare onde sinusoidale e quadra ad una frequenza che va da -2 Hz a 20 Hz, passando per i 2 Hz. La novità della versione software consiste nella possibilità di sincronizzarlo al Clock di sistema e di impostare o meno il Reset del ciclo alla pressione di un tasto.

Il modulo di Sample and Hold, pilotato dall’onda quadra del LFO o dal Gate di tastiera, campiona un segnale proveniente dal modulo di Sample and Hold Mixer, in cui vengono convogliati due segnali:

  1. Uno a scelta tra onda quadra e rampa del VCO1.
  2. Uno a scelta tra generatore di rumore e onda quadra del VCO2.

La sezione all’estrema sinistra dell’area centrale contiene alcune tra le novità più importanti, fatta eccezione per il generatore di rumore, capace, come nello strumento originale di generare rumore bianco o rosa a scelta.

Ma di questa e delle altre novità più succulente introdotte da Oddity 2, parleremo nella seconda puntata.

Restate con me.

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