Audio digitale: l’ascolto (è) consapevole?

Written by Luigi Agostini on . Posted in Recording, Tutorial

Sono un convinto relativista, ben poche verità sono assolute secondo me. Molti di voi leggendo queste parole penseranno “ fatti tuoi”, altri perderanno interesse nell’articolo, ma se state continuando a leggere per favore tenete la mia dichiarazione in debita considerazione. Questo perché mi appresto a confutare in parte quanto ho detto nell’articolo precedente. Articolo che, se lo avete letto con attenzione, già denunciava un’ambiguità sostanziale nel suo contenuto. Se l’ascolto naturale è sempre 3D, perché utilizzare qualcosa di più di un singolo diffusore per ascoltare l’audio registrato?

 

di Luigi Agostini

Il concetto che utilizzerò per ribaltare in parte quanto avevamo apparentemente stabilito è quello di “riproduzione digitale” di un evento, tanto caro a Benjamin. Cercherò, in pratica, di portare la vostra attenzione sul fatto che stiamo parlando di mero materiale registrato. La realtà intesa come esperienza sensibile, secondo me, può essere superata soltanto dalla pura fantasia, mai da un costrutto umano più o meno tecnologico. Quindi ogni tentativo di simulare o riprodurre un evento passato è destinato a fallire miseramente se paragonato alla possibilità di vivere personalmente l’evento stesso. Ma che valore ha il materiale che abbiamo creato, cercando utopisticamente d’imprigionare un frammento della nostra esistenza?

Un valore relativo, certo, che per molti di noi mammiferi più o meno evoluti però potrebbe anche essere quello di un’opera d’arte. Lasciamo perdere la filosofia spicciola e, sorvolando sul significato della parola “Arte”, rientriamo in tema che “l’abbiamo presa anche troppo larga” come direbbero i miei concittadini. Tenendo sempre a mente la “Schizofonia” che abbiamo generato, per dirla alla Schafer, semplicemente effettuando la registrazione con l’intento di ascoltarla poi in un contesto diverso da quello dell’esecuzione originale, ipotizziamo l’uso di una tecnica microfonica Ambisonics, che ci permetta, forse, di aumentare la qualità del documento storico creato.

Tale tecnica utilizza quattro capsule montate a tetraedro per catturare, oltre al fronte d’onda diretto, anche le riflessioni dell’ambiente circostante.

Di tecniche Ambisonics ne esistono molte, quella di cui sto parlando è soltanto la prima e la più semplice, (Wxyz) adottata da vari array microfonici come ad esempio il Tetramic o il Soundfield. Se avete approfondito il tema come vi avevo suggerito (avete fatto i compiti per casa?) saprete già che esistono microfoni costosissimi come lo Eigenmike che arrivano a livelli stratosferici di Ambisonics utilizzando fino a 32 capsule…

Ecco, questa potrebbe essere, indifferentemente, o la soluzione ideale o una esagerazione bella o buona a seconda del vostro punto di vista sulla “Schizofonia” dell’evento registrato. Perché affannarsi tanto se poi non raggiungeremo mai una qualità paragonabile alla realtà e quindi perché utilizzare Ambisonics o addirittura uno dei nuovi sistemi SIRR basati sulle tecniche di Spatial Impulse Response Rendering? Già prendendo in considerazione una di queste soluzioni ci siamo auto-imposti l’uso di un sistema multicanale per la riproduzione della registrazione, altrimenti un puntamento singolo sarebbe stato sufficiente.

La risposta che mi sono dato è che forse non siamo una specie animale tanto intelligente quanto ci piace pensare d’essere, (e ascoltando un qualsiasi telegiornale ne possiamo avere anche la conferma) ma non finisce qua, perché esiste al mondo anche una genia particolare di esseri illogici e incredibilmente presuntuosi (della quale, ahimè, ho paura, forse, di far parte) che pensano di poter ancora creare qualcosa di nuovo sotto il sole e si fanno chiamare per questo Sound Designer; ecco, a queste persone di solito non interessa tanto riprodurre un evento sonoro quanto crearne uno nuovo, manipolando i suoni acquisiti per ricreare dei paesaggi sonori (soundscape) in grado di regalare esperienze estetiche appaganti al loro pubblico.

Magari prendendo come punto di partenza proprio una registrazione ambientale Ambisonics in B format, tanto per non farsi mancare nulla, ma innestando in questa, dinamicamente, suoni e rumori monofonici a piacere, per dare vita ad un soundscape che non potrebbe esistere in natura. Dinamicamente, perché di onde sonore, vibrazioni quindi, stiamo parlando e il movimento di questo scenario inesistente lo possiamo percepire soltanto a livello acustico e tattile, a meno che non si possa utilizzare la sinestesia utilizzando delle immagini… ma questo è già un altro argomento quindi lasciamo perdere, per ora.

Per simulare la presenza del movimento a livello acustico dobbiamo utilizzare una delle tante tecniche di panning inventate da personaggi come Di Giugno, Pukki o Trondiuss e in parole povere andare a modificare il segnale audio che faremo uscire da ognuno dei nostri diffusori acustici, posizionati, si spera, perlomeno intorno agli ascoltatori e ad altezze diverse tra di loro. Adesso la smetto di auto-fustigarmi in quanto essere umano di questo disgraziato ventunesimo secolo e prendo per buono il valore relativo di ciò che abbiamo realizzato, ipotizzando che il nostro soundscape, originato da una registrazione multicanale e arricchito con suoni campionati o di sintesi spazializzati in 3D, possa essere considerato un’opera d’arte da qualcuno.

A questo punto, in quanto patrimonio dell’umanità (sic) l’opera deve essere divulgata: e qui mi casca l’asino, come diceva un grande comico del passato. Sì, perché ci imbattiamo di nuovo in quei signori che dicono di aver “inventato il 3D”, che si trovano in una condizione di assoluto strapotere sul mercato dei supporti digitali e non vogliono far conoscere al grande pubblico nessuna delle tecnologie delle quali vi ho accennato in precedenza.

Probabilmente non sapete che io ed Etienne Deleflie, e prima di noi il mio amico Richard Elen, abbiamo prodotto, documentato e nel mio caso anche messo in commercio veramente, dei supporti digitali contenenti audio in 3D che poteva essere riprodotto con un normale Home Theater di medio livello purché dotato di un lettore blu-ray compatibile DTS HD Master Audio. L’ultimo requisito, a dir la verità, lo pretendevo io perché una corretta spazializzazione non può far a meno di una sincronizzazione al sample tra i diffusori del sistema e quindi i segnali audio non dovrebbero essere compressi, in teoria.

Il DTS HD Master Audio è l’unico vero formato non compresso che “quei- signori-che-dicono-di-aver-inventato-il-3D” hanno messo a disposizione di noi comuni mortali, per imperscrutabili motivi, e, come mi hanno personalmente assicurato, eliminando qualsiasi taglio di frequenze dal canale destinato al sub per mezzo delle impostazioni dello Home Theater, si possono utilizzare otto canali audio in PCM digitalizzati su blu-ray senza compressione, se si utilizza un cavo digitale HDMI 1,2 o superiore per la connessione tra l’AV- receiver e il lettore BD. Naturalmente le casse devono essere posizionate su due livelli duplicando la posizione di L, R, Ls e Rs esattamente in perpendicolare a 2 metri circa da terra, ottenendo Lh, Rh, Lsh e Rsh.

No, l’anno non deve essere bisestile e la luna può anche non essere calante…

Scherzi a parte, visto il numero di coincidenze necessarie mi viene il dubbio di aver individuato un “buco” nella rete di impedimenti marketing creata da qualche povero dipendente dei “quei- signori-che- dicono-di-aver-inventato-il-3D” che poi sia stato immolato sulla pubblica piazza per colpa mia e sinceramente mi dispiace, ma solo per lui. Ebbene, io di tali supporti non ne ho venduti nemmeno uno, nonostante fossi riuscito anche a produrre una compilation approvata dalla sezione italiana del FKL e Tempo Reale, contenente alcuni tra i più apprezzati sound designer a livello mondiale tra i quali la mitica Hildegard Westerkamp.

Troppo di nicchia direte voi, ma io vi rispondo “e il mio amico Richard allora, come me lo spiegate”?

Utilizza Ambisonics dal 1971, dopo l’incontro con uno dei creatori del sistema, il compianto Michael Gerzon, in una riunione IEEE. Coinvolto nello sviluppo del sistema, sotto l’egida di un ente governativo britannico chiamato il National Research & Development Corporation, ha contribuito a progettare una serie di unità hardware per la registrazione e ha fornito le sue competenze Ambisonic e le attrezzature per la produzione di svariati album di successo internazionale, tra cui Stereotomy da Alan Parsons Project.

Dall’inizio del 2003 gestisce i servizi creativi a Meridian Audio Ltd, la prima società al mondo a commercializzare un hardware per la codifica e decodifica Ambisonics.

Nel 2001, Richard ha scritto e co-presentato (con Bob Clearmountain e Greg Laney) un documento relativo alla ottimizzione della qualità audio di Internet alla Conferenza Internazionale del 18° Audio Engineering Society a San Francisco e ha anche presentato un documento alla conferenza Surround del 2001 a Beverly Hills, in una sessione con il dottor Thomas Chen.

Richard Elen è stato un membro del comitato organizzatore della Audio Engineering Society britannica alla Cambridge Conference del 2007, dal titolo Illusions in Sound, dove ha presentato un documento su Ambisonic Surround-Sound. Era anche nel Comitato per l’evento del 2008 e ha presentato un documento, questa volta proprio sulla tecnologia di distribuzione della musica. Non mi sembra un’attività di nicchia, che ne dite?

Allora, conosciamo le tecnologie necessarie, abbiamo le workstation e i software (nei prossimi articoli vi farò anche i loro nomi), sappiamo anche come masterizzare e diffondere le nostre opere in 3D, perché ancora ascoltiamo in 2D o addirittura in mp3? No, non è una domanda retorica, ve lo chiedo veramente, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione. Avete un campo per i commenti qua sotto: utilizzatelo, no?

Ciao, alla prossima…

 

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Comments (6)

  • synthy

    |

    bella la divagazione tecnico-culturale stile antipasto per istigare le nostre menti, ora affamate davvero, a cercare risposte che nella maggior parte dei casi equivarranno a leggere il sanscrito antico, essì l’audio a certi livelli è solo matematica pura…
    però le tue semplici parole ci hanno fatto un quadro abbastanza chiaro sulla realtà 3D, sui cui tanta energia hai speso per illustrarci in modo comprensibile, e ci sei anche riuscito! (complimenti).
    e visto che domandi non misere ma semplici opinioni al tuo pubblico, eccomi pronto a soddisfarti e darti qualche grattacapo. forse…
    quando addenti con gusto un panino alla mortadella o culatello o prosciutto che dir si voglia non ti domandi nè ti viene da pensare a come pane e mortadella vengano prodotti, il processo e gli stadi della lavorazione, il tuo cervello dice solo: mi piace o fa schifo.
    così è per qualunque cosa, e l’ascolto della musica non ne è esente.
    oggigiorno, vuoi per i frenetici ritmi impostici dal modello di vita attuale, vuoi per l’ormai fatta consuetudine di “vivere” il tempo multitasking, non c’è più da una parte la voglia o la possibilità di fermarsi per ascoltare: io stesso che ho in passato speso i pochi soldi, ed erano davvero pochi, per un impianto stereo “hifi” decente oramai lo accendo di rado, sia per motivi logistici sia per “pigrizia”, è molto più comodo far andare itunes mentre scarico la posta, rispondo a te, navigo, etc etc etc, senza contare le tastiere accese alle mie spalle su cui ogni tanto faccio due note perchè mi viene l’ispirazione e quindi le registro…un casino bello e buono, frenetico, mentre il divano, il camino e il bell’impianto stereo sono in salotto…ma non c’è tutto il resto.
    e quindi la musica la si ascolta in auto, ed già è un lusso, altrimenti sul treno, sul bus, a piedi, e quindi col grande traguardo di questo secolo: mpeg 2 layer 3 o MP3; a questo punto visto che il proiettile MP3 è riuscito a scalzare lo sviluppo del DVD audio, mi sembra improponibile pensare al 3D per un prodotto di massa.
    questo è il guaio, non possiamo o non vogliamo più permetterci di staccare e goderci l’attimo, breve o lungo che sia, in qualcosa che ci possa coinvolgere appieno.
    milioni di Mb di musica sui nostri computer ma l’ascolto vero quasi mai, la musica usata come sottofondo più piacevole forse dell’inquinamnto acustico a cui oggi siamo sottoposti, ma raramente come evento primario.
    Allora si capisce come il solo pensare alla musica 3D diventi utopico.
    last but not least, un pò per girare ilo coltello nella piaga, il costo. e su questo c’è poco da commentare oggi, in un futuro chissà…

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  • Luigi Agostini

    |

    Grazie, così mi piace, ricambio i complimenti per il lungo commento e sottoscrivo completamente quanto mi fai notare quasi fino alla fine… L’audio 3D non è una utopia perché appena usciti dai confini del nostro fantastico (in tutti i sensi) paese, diventa una realtà acquisita che nulla toglie alla diffusione dell’ascolto stile fast-food perché destinato a ben altri ambiti. Anche la mia generazione (e qui viene fuori che sono un dinosauro) ascoltava la musica gracchiante dei giradischi e dei jukebox, ma poi comprava e ascoltava i 33 giri con gli stereo componibili per avere la puntina migliore e il braccio del piatto pesato… Manca questo oggigiorno, mi riferisco, citandoti, allo “staccare e goderci l’attimo, breve o lungo che sia, in qualcosa che ci possa coinvolgere appieno”. Anche la scusa del costo non mi trova d’accordo, un home theater entry level nei grandi magazzini si trova a poche centinaia di euro, casse comprese. e la cifra è inferiore a quella che tanti spendono per un iPad o un iPhone… L’audio 3D deve coesistere con tutti gli altri formati ma non essere visto (o sentito?) come qualcosa di esoterico, quello che conta è la sua destinazione d’uso… ma ne parleremo in modo più diffuso in uno dei prossimi articoli, a voi la parola, ciao Luigi

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  • synthy

    |

    grazie della risposta Luigi.
    Utopia non inteso in senso stretto ma riferito alla frenesia odierna che ci lascia giusto il tempo del respiro.
    iPad e iPhone et similia…figli del nostro tempo e riallacciandomi a quanto detto “la musica la si ascolta in auto, ed già è un lusso, altrimenti sul treno, sul bus, a piedi, e quindi col grande traguardo di questo secolo: mpeg 2 layer 3 o MP3” e “il guaio, non possiamo o non vogliamo più permetterci di staccare e goderci l’attimo, breve o lungo che sia, in qualcosa che ci possa coinvolgere appieno.
    milioni di Mb di musica sui nostri computer ma l’ascolto vero quasi mai, la musica usata come sottofondo più piacevole forse dell’inquinamnto acustico a cui oggi siamo sottoposti, ma raramente come evento primario.” si capisce come questi oggetti hanno avuto la meglio su qualunque altro prodotto, Steve Jobs è stato un genio nel prevedere ed alimentare tutto questo: così ci danno, spesso con mio disappunto ma credo anche tuo, la fruibilità del sottofondo musicale senza dovere essere legati a problematiche di ingombro, peso, costo e immobilismo (inteso come poltrona-sigaro-cognac) ma soprattutto “scollegamento” temporaneo dal mondo: in breve one pocket solution, o vita “merendina”, un bel comodo pachettino che il nostro modo d’essere oggi ci costringe a gradire, e alla fine il risultato lo si vede e si sente nelle nuove produzioni musicali per esempio, come al cinema, o in quello che si mangia, ci adattiamo a tutto per poter avere tutto, pronto, pulito, subito e col minimo sforzo (per l’iPhone ci sono le rate…), ma tutto questo entra in un discorso che esula dall’ascolto 3D, che non ho mai avuto piacere ma mi piacerebbe provare.

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    • Luigi Agostini

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      …quando vuoi provarlo scrivimi e vieni a Livorno a trovarmi. Non ti arrendere, se sei convinto di quello che hai scritto hai ancora una speranza di poter cambiare le cose. Ciao, Luigi

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  • Emiliano Girolami

    |

    Aggiungerei, a quanto avete detto voi, che la qualità dell’audio è solo uno degli aspetti che contribuiscono a creare l’emozione nell’ascolto di un brano. Se un pezzo è ben registrato e ben suonato gli aspetti fondamentali del timbro di colgono anche in MP3. Il fluire delle emozioni è influenzato da ritmo, armonia, melodia, arrangiamenti, testo e carattere della voce (se c’è una parte cantata) e substrato psico-culturale di chi ascolta.

    Questa somma di esperienze e raccolta di emozioni fa si che l’ascolto sia appagante lo stesso.

    Io, poi, ritengo che anche la capacità che hanno le cuffiette di creare un ambiente (sintetico se vogliamo) indipendentemente dalla realtà che c’è intorno, è parte del gioco.

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  • Luigi Agostini

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    Ciao Emiliano e grazie per il tuo commento. Sono d’accordo con te e vorrei precisare che quando vedo una cuffia non mi metto a gridare, :-) le uso anch’io quando voglio ascoltare qualcosa senza disturbare chi mi sta intorno… non considero però quel tipo di ascolto come qualcosa di paragonabile all’esperienza estetica che si prova ascoltando un soundscape in 3D ben fatto su di un sistema multicanale ad 8-12 diffusori. Tutto qui.

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