ARTURIA ANALOG EXPERIENCE 49 THE LABORATORY – SECONDA PARTE

Written by Antonio Antetomaso on . Posted in Gear, Software

Ben ritrovati. Oggetto di questa seconda ed ultima puntata  è l’analisi della parte software, ovvero del motore di generazione sonora. Tale software, disponibile tanto su piattaforma Windows quanto su piattaforma OSX,  risponde al nome di “Analog laboratory” ed è fruibile sia in modalità standalone che in host presso una DAW (es. Logic o Cubase) compatibile con i protocolli AU, VST o RTAS.

Di Antonio Antetomaso

Per l’utilizzo è necessario essere in possesso del software eLicenser (lo stesso sistema di protezione di Cubase), meglio se corredato di una chiavetta hardware da portare sempre con sé e sulla quale trasferire la licenza. Installato e attivato il prodotto, esso cerca subito di rilevare la controparte hardware e si presenta con l’interfaccia in figura.

 Andiamo ad analizzare nel dettaglio cosa viene offerto. Per farlo vorrei partire dal focus sulle due modalità, si è detto, di operare dello strumento: sound piuttosto che scene, entrambi richiamabili tanto da software quanto dal controller MIDI (ricordate?)

Iniziamo dalla prima, quella più semplice: modalità sound significa sostanzialmente scegliere (magari cercando) un preset e suonarlo su tutta la tastiera agendo sui controlli rotativi, sugli sliders, sui bottoncini e sulle lucette per modificare, adattare, stravolgere il suono originale a nostro piacimento. Il tutto proprio come se avessimo una macchina analogica sotto mano. Solita lente di ingrandimento alla Sherlock Holmes e cominciamo l’analisi analizzando la figura di seguito, che mi sembra assai adatta all’uopo:

L’immagine dovrebbe evidenziare le sezioni principali in cui è organizzato il software. Sorvoliamo rapidamente sulla parte inferiore dell’interfaccia che, come avrete sicuramente capito, mappa uno ad uno il controller midi e tutte le sue possibilità, dai controlli rotativi, agli sliders, ai PADS. La parte superiore invece offre all’utente la possibilità di scegliere i suoni e di accedere ai parametri di ciascuno di essi. Nel dettaglio, l’interfaccia è divisa in tre sezioni:

  • La prima, all’estrema sinistra, consente di navigare il mare dei mille e oltre presets a disposizione, mediante filtri per tipo di strumento (MOOG, ARP ecc.), per tipo di suono (PAD, LEAD), per caratteristiche (MORBIDO, AGGRESSIVO…). Diciamo che è praticamente impossibile non arrivare subito alla “meta del disio”;
  • La seconda, centrale, consente la selezione del suono vero e proprio da una lista di preset corrispondente alla selezione di filtri operata a sinistra;
  • La terza, destra, fornisce informazioni sullo strumento software da cui proviene il suono selezionato (Prophet V, Minimoog V ecc…).

Tutto qui? Naturalmente no!! Date un’occhiata al bottoncino “Edit” presente sotto la sezione centrale. Come ci si aspetta, cliccando su di esso si ha accesso alla sezione di editing costituita da una parte di base offrente pochi parametri e da una parte avanzata che consiste, niente popo’ di meno che, nell’apertura dello strumento software vero e proprio da cui il suono è tratto!!!! Accipicchia ragazzi che potenza: tutto il mare dei prodotti di Arturia a portata di click!! Naturalmente dovete averli installati, funzionanti e correttamente “licenziati” perché il gioco funzioni, non è tutto gratis!!

Facciamo un esempio: scelgo un suono dello Jupiter 8V, clicco su Edit e poi su “Open”….et voilà:

Niente male vero? Ma il bello non finisce qui, passiamo alla sezione scene.

Come accennato nella prima puntata, in tale modalità il controller MIDI  si trasforma in una vera e propria workstation musicale: loops triggerati dai pad, tastiera splittata, sequenze, layers e chi più ne ha più ne metta. In modalità scene il programma “Analog Laboratory” consente appunto di programmare delle scene di esecuzione e di assegnare alle varie componenti del controller midi il loro preciso ruolo. Ciascuna di queste configurazioni può essere salvata e richiamata in ogni momento. Ma diamo un’occhiata a come si presenta il programma quando si seleziona questa modalità, sì da fugare ogni dubbio.

Come si nota, il panorama non è molto diverso; sulla sinistra quanto occorre per catalogare, ricercare rapidamente e caricare le scene in base alle proprie preferenze e in modo molto simile a quanto offerto per i presets. Sulla sinistra, i dettagli della scena caricata in termini di sezioni che è possibile modificare. Conviene spostare la lente di ingrandimento su questa parte per capire cosa si può e cosa non si può fare.

Iniziamo dalla cosa più elementare, la scelta dei timbri che si intenderà suonare nella nostra scena, da assegnare alla parte LOWER e UPPER della tastiera:

Come si nota, per ciascuna delle due sezioni è attivabile una modalità di selezione simile a quella già analizzata per la modalità sound. Da notare il rettangolino sulla sinistra intitolato “MODE” che consente di decidere come operano la sezione lower e upper: split (due timbri separati), layer (due timbri attivabili in base alla dinamica), multi (due timbri che suonano simultaneamente).

Passiamo alla possibilità di selezione di un arpeggio da assegnare alla parte upper o lower della tastiera. E’ la sezione chiamata “MELODY”.

Anche qui si ha tutto l’occorrente per selezionare la sequenza di proprio interesse.

Passiamo alla sezione ritmica, dalla quale si possono programmare i loops da assegnare ai pads, ricercandoli, ormai l’abbiamo capito, per genere:

Da sottolineare che Arturia mette a disposizione sul sito un bel po’ di expansion packs da scaricare gratuitamente per i possessori di Analog Experience The Laboratory. E scusate se è poco!

Passiamo infine all’ultima sezione, ma non di certo per ordine di importanza: il mixer. Eh già, perché non pensavate mica che non si potesse miscelare sapientemente sequenze, suoni, loops e tutto il resto?

Semplice ma funzionale.

Passiamo ai giudizi: beh signori, direi che il prodotto merita certamente l’attenzione di chiunque sia alla ricerca di un buon controller MIDI con cui divertirsi per fare musica elettronica. Il controller, come spiegato è di ottima manifattura e questo lo si apprezza sin da subito. Il surplus di prezzo (ma poi neanche tanto) è assolutamente giustificato dalla valenza del programma che, non farà fare tutto, ma sicuramente farà trascorrere parecchie giornate prima che venga sfruttato appieno e, sempre sicuramente, sarà in grado di regalarvi bellissime soddisfazioni: non ci dimentichiamo che la qualità dei suoni è quella di Arturia!!

Cosa non mi ha convinto? Pochissime cose, vi cito le più immediate:

  1. La non completa stabilità del programma (per lo meno sotto MAC OSX), che si manifesta particolarmente quando si installano separatamente  i virtual synth di Arturia e se ne abilita la gestione direttamente da Analog Laboratory: ogni tanto si hanno degli errori in chiusura, per lo meno in modalità standalone.
  2. Un certo sapore digitale che si avverte specialmente nei potenziometri rotativi, dove il “DISCRETO” si fa sentire particolarmente (provate a regolare la resonance e noterete in più di una occasione dei fastidiosi scalini).
  3. La mancata mappatura dei potenziometri del controller sui prodotti di nuova generazione di Arturia, usciti dopo di questo: es. SEM V non è mappato per nulla, come se tra le mani si avesse un controller midi di un’altra marca.

Ma, ribadisco, si tratta di peccati veniali considerato tutto il resto e il prezzo (349 euro) . Se siete interessati ad un prodotto del genere, ve lo consiglio caldamente.

Chiudo con un video che mostra una prova sul campo del prodotto. Benchè in giapponese, il video si guarda e si capisce con piacere.

Buona musica.

 

 

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