Arpeggiando l’Unicorno: il piccolo, grande Arpeggiator
Stante l’impostazione data alle proprie apparizioni, l’Invisibile Unicorno Rosa tende a integrare nel proprio setup almeno un vattelappesca che concorra alla ritmicità della performance: tipicamente un arpeggiatore O uno step sequencer O il Moog MIDI MuRF. Diamo un’occhiata alla prima di queste tre soluzioni…
Di Jacopo Mordenti
L’arpeggiatore di riferimento è da tempo quello integrato in Live! 9, subdolamente chiamato da quelle volpi di Ableton “Arpeggiator”. Perfettamente in linea con l’ergonomia di Live! – benché ripensare la distribuzione dei parametri non sarebbe un’eresia, probabilmente – Arpeggiator è in grado di produrre risultati minimali o, all’opposto, relativamente complessi, senza per questo costringere l’utente a una dose massiccia di analgesici.
Proviamo a declinarne le caratteristiche – enunciate con teutonica precisione nel manuale di riferimento – a partire da un esempio pratico di unicornesca fattezza:
In questo estratto Arpeggiator va a braccetto con Bass Station II di Novation, beninteso dopo aver ricevuto le informazioni di nota del caso:
arp chords.png
Parliamo di un giro in 8 battute che, in termini di densità dell’accordo, presenta due diverse situazioni: le battute 1-2-3 e 5-6-7 chiamano in causa solo due note per volte (tonica e quinta), mentre le battute 4 e 8 quattro note per volta (tonica, terza, quinta e ottava). Oltre a questa diversità, per interpretare il comportamento di Arpeggiator nel corso dell’intero giro dobbiamo mettere sul piatto quanto specificamente impostato in esso. In ordine auspicabilmente logico:
- Quando è che Arpeggiator cessa di funzionare? Quando i messaggi di nota in ingresso vengono meno, nello specifico caso; in linea generale, per godere di un arpeggio sine die è sufficiente ricorrere all’opzione hold. Un discorso a parte – che qui NON affronteremo – attiene il parametro repeats: di default impostato su inf, serve giustappunto per indicare un numero eventualmente predeterminato di ripetizioni dell’arpeggio, raggiunto il quale Arpeggiator cessa di lavorare. La cosa, come esplicitato dallo stesso manuale, comincia a farsi interessante tanto più se combinata al retriggering dell’arpeggio, di default disattivato ma all’occorrenza abbinabile alla nota o, anche e soprattutto, a uno specifico intervallo temporale espresso da beat.
- Come vengono restituiti da Arpeggiator gli accordi in ingresso? A salire dalla nota più grave a quella più acuta: è lo style UP, bellezza. Inutile dire che optando per altri stili – dai canonici DOWN, UPDOWN, UP&DOWN ai più esotici CONVERGE, DIVERGE, PINKY, THUMB, ecc. ecc., fino alla rapsodica famiglia dei RANDOM – la musica cambia. Se poi volessimo uscire dalla rigidità del seminato potremmo ricorrere al menù groove e, in luogo dell’algido straight , optare per uno fra gli swing disponibili: potrebbe essere opportuno, in questo senso, dare un’occhiata a un’illuminante how to dello scafatissimo AfroDJMac.
- Può Arpeggiator intervenire sulla progressione dello style scelto? Si, con offset: spostando l’avvio dell’arpeggio da quella che sarebbe dovuta essere la nota di partenza alla seconda nota, o alla terza, ecc. ecc. Nel frangente offset se n’è rimasto buono buono su un cerchiobottista 0, e chi s’è visto s’è visto…
- Può Arpeggiator trasporre quanto prodotto? Si, con l’apposito transpose: nel caso specifico quella che si verifica, dopo un primo arpeggio in linea con i messaggi di nota ricevuti, è 1 trasposizione – espressa dal valore 1 di steps – a +12 semitoni dalla nota di partenza. Peraltro è interessante notare come la funzione, che concettualmente potremmo assimilare a un moltiplicatore , non vada necessariamente espressa per semitoni: Arpeggiator può forzare la trasposizione su una specifica tonalità, tanto maggiore quanto minore.
- Che durata hanno le note trasmesse da Arpeggiator? Nel corso dell’estratto si alternano valori di Gate pari a 99% e 50%: se nel primo caso ogni nota viene interrotta appena prima della trasmissione della nota successiva, nel secondo la pausa fra una nota e l’altra è evidentemente più pronunciata. Per amore di completezza non sarà gratuito precisare come valori superiori al 100% inducono alla sovrapposizione fra note: giocare con questo parametro non può quindi prescindere da una riflessione sulle impostazioni del generatore a valle (in termini di monofonia/polifonia, nonché di articolazione degli inviluppi).
- A quale velocità Arpeggiator trasmette i messaggi di nota al generatore a valle? Lavorando in SYNC con il tempo del progetto, il nostro spara alla volta della Bass Station II una raffica inesorabile di sedicesimi. In altri contesti nulla vieterebbe non solo e non tanto di optare per altre densità ritmiche, ma anche e soprattutto di procedere spericolatamente a velocità autonoma.
- Arpeggiator e velocity vanno a braccetto? Nello specifico caso no, ma volendo ci si può divertire a combinare velocity target e decay, triggerando e ritreggerando alla bisogna il tutto…
Come tradurre quanto impostato in un colpo d’occhio che aiuti a cogliere le possibilità di Arpeggiator, pur alle prese con una parte evidentemente semplice semplice, al limite del banale? Registrando i dati a valle, si ottiene questo:
Dalla panoramica con Gate impostato al 50% – prego notare le note di durata pari a 1/32 – ci si concede uno zoom sulle battute 3 e 4 con Gate impostato al 99%:
… E’ con questo è tutto, gente. Buon arpeggio, alla prossima!
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